Capitolo 6
AMY
Non riesco a crederci. Ho fatto l’amore con Tobias Turner! Ok, chiamarlo amore è un azzardo. So bene che lui non prova niente per me, del resto anch’io lo conosco troppo poco per pensare di essermi innamorata.
Però è stato bello.
Ho fatto sesso con una persona che conosco appena e mi è piaciuto. E pensare che sono sempre stata convinta che la mia prima volta sarebbe stata con Lucas! Che saremmo andati a vivere insieme, ci saremmo sposati, avremmo avuto dei figli… la mia vita è cambiata all’improvviso. O forse sono cambiata io.
Di certo mi sento diversa, ora.
Mi è bastato trasferirmi a New York per rinnegare la vecchia me stessa: la brava ragazza del Minnesota, tutta casa, chiesa e famiglia. In realtà, credo che la vera Amy sia quella che è sdraiata su questo letto. Quella che sogna di fare la modella, trasferirsi a New York, diventare famosa e – perché no – andare a letto con uomini affascinanti e di successo come Tobias Turner.
È sconcertante, lo so. Ma la nuova me mi piace.
Un sacco.
«Tutto a posto?». Tobias si solleva su un gomito, mi scruta. L’intensità del suo sguardo mi provoca delle contrazioni alla base dello stomaco.
Annuisco e mi perdo a guardarlo. Ha gli zigomi alti, la mascella affilata, le sopracciglia folte e nere. Per non parlare degli addominali muscolosi, le spalle ampie e la vita sottile. Quest’uomo è talmente bello da sembrare irreale.
«Hai fame?»
«Un po’». Non so che ora sia, ma di sicuro l’ora di pranzo è passata da un pezzo. Il mio stomaco si mette a brontolare in risposta e lui ridacchia.
«Coraggio, muovi il tuo bel culetto e andiamo a vedere cosa c’è in cucina». Mi dà una pacca sul sedere e io mi tiro su controvoglia. Si stava così bene su quel letto, noi due sdraiati l’uno di fianco all’altro. Ma non voglio sembrare sentimentale, quindi taccio. Cerco i miei vestiti, ma trovo solo i jeans; devo aver lasciato la maglietta e il reggiseno nell’altra stanza. Mi mordo piano il labbro.
«Tieni, prendi questa». Tobias mi lancia la sua t-shirt, ridacchiando. L’afferro e la indosso, aspirando a pieni polmoni il profumo che emana. Dio, l’odore della sua pelle… è afrodisiaco. Si infila velocemente i jeans e mi strizza l’occhio avviandosi scalzo verso la cucina. Mi piace il modo in cui si muove: deciso, sicuro. È a proprio agio in qualsiasi situazione; vorrei assomigliargli un po’.
Mi accorgo di essere rimasta imbambolata a fissarlo, arrossisco e lo seguo, anch’io a piedi nudi. Anche questa nuova intimità che si è creata tra noi mi piace: poter camminare per casa con indosso solo la sua maglietta è figo. Mi sento sexy, più donna. E credo che in parte sia voluto, sta cercando di farmi prendere confidenza col mio corpo.
Niente in Turner è casuale.
In cucina apre il frigo e infila dentro la testa. Lo sento borbottare qualcosa tra sé, poi solleva lo sguardo, la fronte corrugata. «La signora che viene a fare le pulizie si è scordata di lasciarmi qualcosa di pronto da mangiare. E se ordinassimo del sushi da asporto?».
Non ho mai mangiato sushi in vita mia, ma mi guardo bene dal dirlo. Non voglio essere presa per una provinciale. Invece gli rivolgo un sorriso spontaneo. «Posso cucinare qualcosa io, se per te non è un problema».
«Sai cucinare?»
«Sissignore». Il fatto che sembri così stupito dovrebbe ferirmi, invece lo trovo solo divertente. «Se mi lasci curiosare un po’ nella tua cucina, vedo cosa posso fare».
Lui solleva entrambe le braccia, come per darmi il via libera. Ha un sopracciglio alzato e continua a fissarmi come se fossi un’aliena. Gli darò prova di ciò che so fare. Forse non sarò una modella esperta, ma in cucina me la cavo piuttosto bene. Alla fine preparo delle crepes con le verdure, un’insalata, e fragole con panna per dessert.
Turner sembra soddisfatto. Si siede a tavola e divora tutto quello che ha nel piatto alla velocità della luce. Io invece spilluzzico qua e là, troppo concentrata su di lui. Amo guardarlo, anche se non lo ammetterei mai.
«È tutto squisito», commenta alla fine stendendo le lunghe gambe sotto il tavolo, gli occhi fissi su di me. All’improvviso il suo sguardo muta. Da divertito diventa passionale; sembra che voglia divorare me al posto del dessert. Afferra la sua ciotola di fragole e si alza, ordinandomi di fare altrettanto.
Non so cos’abbia in mente, ma le ginocchia mi tremano. Sento di nuovo quelle dolci contrazioni al basso ventre e un intenso calore tra le gambe. Mi fa sedere sulla penisola della cucina, posa le fragole con panna accanto a me e mi sfila lentamente la maglietta dalla testa. Il suo sorriso sarebbe in grado di sedurre una suora; lo osservo mentre mi porge una fragola. L’addento senza staccare un attimo gli occhi dai suoi, poi gli succhio il dito. Non so dove io abbia trovato questa vena maliziosa e sensuale, ma sembra che su di lui abbia un certo effetto. La patta dei suoi calzoni si tende, è eccitato.
«Tobias… ».
Mi zittisce all’istante, posandomi un dito sulle labbra. Poi le accarezza col pollice, fissandole con bramosia. «Voglio mostrarti un nuovo modo di gustare le fragole». La sua voce è bassa, profonda.
Mi bagno all’istante tra le cosce.
Lui intanto continua a imboccarmi. Una fragola, poi un’altra. Faccio lo stesso anch’io con lui: gli offro una fragola gigante e indugio col dito nella sua bocca; prima di ritrarlo gli accarezzo il labbro inferiore.
Questo gioco mi piace.
Guardandomi dritto negli occhi con quel suo sguardo da rapace, Turner prende un po’ di panna e me la spalma su entrambi i capezzoli. Poi la lecca via, un’espressione compiaciuta sul volto.
«Oddio», gemo e rovescio la testa all’indietro mentre mordicchia le punte ormai sensibili. Le contrazioni nel basso ventre aumentano e sfociano in una voglia che non ho mai sperimentato prima.
Voglia di lui, del suo pene caldo e duro dentro di me.
Ansimo piano finché non capisce cosa desidero veramente, allora si sbottona i jeans e abbassa la cerniera senza distogliere un solo attimo i suoi occhi dai miei. Sono ipnotizzata da quest’uomo, alla sua completa mercé. In questo momento farei di tutto per averlo, anche vendere l’anima al diavolo.
Per fortuna non mi fa attendere troppo. Tira fuori dalla tasca posteriore dei jeans un preservativo, lo apre e me lo passa affinché sia io a metterglielo. Esito solo un istante, poi obbedisco mordendomi il labbro talmente forte da rischiare di farlo sanguinare. Il suo cazzo è così grosso, lo immagino dentro di me e mi bagno ancora di più.
Finalmente mi penetra, le palpebre leggermente abbassate e una gocciolina di sudore a imperlargli la fronte. «Dio, ti voglio da impazzire», ansima contro il mio orecchio. Poi, come se rammentasse all’improvviso che per me potrebbe essere fastidioso, mi scruta più attentamente. «Ti fa male?».
In effetti brucia un po’, ma non è nulla di insopportabile. È più forte la voglia che ho di lui, della preoccupazione di provare dolore durante l’atto. Perciò scuoto la testa.
«È tutto a posto», rispondo. «Ti prego, ho così bisogno di te. Adesso».
Ho il terrore che possa ripensarci, ma non lo fa. Al contrario, mi scivola dentro con estrema facilità; inizia a muoversi.
«Cazzo, sei così bagnata». È quasi stupito, ma la cosa sembra piacergli. Le spinte si intensificano e io mi aggrappo a lui, circondandogli la vita con le gambe e cominciando a muovermi a ritmo con lui. È come se danzassimo insieme, e a ogni spinta il piacere si propaga dentro di me sempre più forte. Più intenso.
Chiudo gli occhi e gemo. «Dio, Tobias… sì, sì». Affondo le unghie nella sua schiena, lui grugnisce qualcosa e aumenta la velocità.
È come essere in paradiso.
Intanto Turner cerca le mie labbra, la sua bocca mi divora mentre la lingua cerca il mio sapore. Mi squadra con quei suoi occhi stupendi, studiandomi. Il respiro mi si strozza in gola e la mia fica si contrae intorno al suo cazzo.
«Vieni, dolcezza», bisbiglia con voce arrochita. I suoi movimenti si fanno più intensi, diventano un incessante martellare finché non lancio un grido ed esplodo in un orgasmo che mi lascia quasi stordita.
Lui sorride contro le mie labbra; abbassa una mano, la preme su uno dei miei seni e strofina il pollice sul capezzolo prolungando il mio piacere. «Sì, così piccolina. Godi». Si spinge dentro di me ancora un paio di volte, poi lo sento ansimare e tremare leggermente. Un attimo dopo appoggia la fronte alla mia, il petto squarciato da respiri affrettati.
«Dio, sei stupenda», mormora con gli occhi chiusi.
E io, per la prima volta in vita mia, mi sento bella e invincibile.