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Capitolo 4

TOBIAS

Sono incazzato.

A dire il vero lo era già da prima che lei entrasse da quella porta, con indosso quel completino intimo così sexy che le sta da Dio.

Dopo il bacio che ci siamo scambiati ieri notte, non ho più avuto pace. La volevo. Cazzo se la volevo. E a essere onesti, questa è la prima volta che una mi manda in bianco fuggendo via sul più bello.

Quindi, potete immaginare il mio stato d’animo quando me la sono ritrovata davanti mezza nuda, le labbra lucide di rossetto e i capelli sciolti sulle spalle, spettinati ad arte come dopo una notte di sesso sfrenato.

Come se non bastasse, la ragazza non ne ha combinata una giusta. Era rigida, gli occhi impauriti come se temesse di essere divorata. Mi ha solo fatto incazzare di più. Alla fine non ci ho più visto e l’ho sbattuta fuori.

Che dovevo fare?

Ma quando alla fine mi ha rivelato di essere vergine, supplicandomi di risolvere il suo “problema”, beh, allora il mio cuore si è messo a correre come impazzito e l’uccello mi si è rizzato nei calzoni. All’istante.

Non avrei dovuto accettare.

Cazzo, no.

Eppure, non ho resistito.

Rientro spedito nel mio ufficio, ancora più nervoso di prima. Stavolta fumare una sigaretta non mi è servito a sbollire la rabbia. Proprio per niente. «Charlotte, vai giù di sotto e dài alla ragazza nuova il mio biglietto da visita coi miei recapiti e l’indirizzo di casa», ordino alla mia assistente, appena la incrocio in corridoio.

Lei sembra non capire. «Come?».

«Sei diventata sorda anche tu? Perché continuate a farmi ripetere le cose all’infinito, cazzo?».

Lei solleva entrambe le braccia in un gesto di resa, come se rinunciasse a capirmi. Il che è un bene, visto che non riesco a capirmi io stesso. «Ok, ok… come non detto. Glielo porto subito».

«Ecco, brava. Muovi quel culo, così ci rimettiamo al lavoro. Vediamo se riusciamo a recuperare qualcuno degli scatti inutili di stamattina».

«Hai deciso di darle una seconda opportunità?»

«Tu esegui gli ordini e basta. Non ti pago per fare domande».

Lei si lascia sfuggire un sorriso malizioso e scuote la testa, ma alla fine fa come le ho detto. Charlotte lavora con me da anni, sa come prendermi. E io non saprei come fare senza di lei. La vedo sparire fuori dal mio studio, poi sento partire l’ascensore. Cinque minuti dopo è di ritorno col fiatone, come se avesse corso. Bene. Così la voglio. Scattante.

«Certo che tu sei pazzo», mi dice ridendo. «Prima la sbatti fuori in malo modo, poi mi chiedi di darle il tuo biglietto da visita. Cosa ti passa per la testa?».

Lo sapessi… In realtà in testa ho la confusione più totale.

Detesto sentirmi così.

Borbotto frasi senza senso, poi le rivolgo una delle mie occhiate di fuoco. «Hai finito di fare conversazione?»

«Sì, vabbè… qui gatta ci cova».

Tornare a concentrarmi sul lavoro è difficile; i pensieri vanno altrove, a una ragazzina con lunghi capelli castani e labbra rosse, con un corpo mozzafiato e l’espressione da cucciolo. È una contraddizione vivente, e forse è proprio questo che mi attira di lei. Penso agli scatti che potrebbero venire fuori, se riuscissi a tirarle fuori quello che ho in mente. Continuo a ripetermi che lo faccio solo per lavoro, perché in lei ho visto del potenziale. Ma chi voglio prendere in giro? Quella ragazza mi attrae in un modo che non riesco a comprendere.

Esco dal mio ufficio che è già sera, come al solito. New York risplende di luci. Le insegne dei locali sono illuminate, così come le finestre dei grattacieli di Manhattan. Salgo in macchina e avvio il motore, il braccio fuori dal finestrino. Con le dita tamburello sul volante. Sono inspiegabilmente impaziente che arrivi il weekend.

Da quanto tempo è che non scopo?

Forse sono così arrapato solo perché ho bisogno di una donna che mi scaldi il letto. Eppure, quando penso al sesso, l’immagine che mi balza davanti agli occhi è quella di Amy in perizoma e autoreggenti. Ripenso alle sue parole: “Io non so come sia il sesso, non l’ho mai fatto”. Un brivido mi scende lungo la schiena. L’idea di insegnare i trucchi dell’amore a quella dolce bambina, non mi è affatto sgradevole. Anzi. Mi chiedo chi sia il ragazzo di cui mi ha parlato, quello che ha lasciato in Minnesota. Possibile che non l’abbia mai toccata?

O è un pazzo o è gay.

Assolutamente.

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