Libreria
Italiano
CapitolI
Impostazioni

Capitolo 5 Amber

La camera di Luke è molto ordinata. Si può sentire il suo profumo ovunque, una fragranza che ho sempre amato negli uomini, insieme all’odore del tabacco.

Si gira verso di me e lentamente si avvicina, con quel suo fare magnetico che incanta, e con uno sguardo che promette solo peccati.

Posa le sue labbra carnose sulle mie. Il sapore di tabacco si accentua, e il bacio, inizialmente dolce, si trasforma subito in qualcosa di più passionale, fino a diventare carnale. Fa scorrere le sue mani sulla schiena, fino ad arrivare al sedere, dove lo palpa e stringe forte. Poi mi solleva come se non pesassi nulla.

D’istinto avvolgo le mie gambe intorno alla sua vita, e lui torna ad accarezzarmi su tutto il corpo, fino a sotto la mia maglietta, che prontamente mi sfila. E dio, se sa usare la lingua mentre mi bacia. Gli sfilo anch’io la maglietta e sbavo sul suo corpo muscoloso, sui suoi bicipiti tesi per il mio peso che sostiene. In un attimo, il suo sguardo cambia; le sue pupille si allargano, quasi a annientare il loro colore.

Prima che possa dire altro, mi lancia sul letto e lui ricade su di me.

Siamo sdraiati nel letto, dopo aver fatto sesso due volte, entrambi con lo sguardo al soffitto e ansimanti. Lui si gira verso di me.

“Lo sai che mi hai chiamato Samuel mentre venivi, vero?”

Cazzo, speravo non se ne fosse accorto, o semplicemente speravo di non aver pronunciato quel nome. Mi giro verso di lui e lo guardo negli occhi, cercando di capire la sua reazione. Se fosse capitato a me, avrei smontato questa stanza, per non parlare degli insulti che avrei ricevuto. Ma nel suo sguardo non scorgo delusione o rabbia, anzi, vedo preoccupazione, e questo la dice lunga.

“Senti, non mi voglio impicciare, ma ti do un consiglio da amico. Ti farai del male; Samuel è bravo a distruggere tutto.”

Mi acciglio e lui capisce dalla mia espressione che è meglio fare un passo indietro. Così cambio argomento.

“Quindi siamo amici io e te adesso?”

Lui ride e mi prende il piede per posarci un bacio sopra. “Migliori amici, e ti aiuterò a far impazzire Samuel.” Vorrei rispondergli che non ho bisogno del suo aiuto, ma io sono una stronza a cui piace giocare, quindi perché no?

Rimaniamo ancora mezz’ora a chiacchierare e prenderci in giro. Poi mi vesto ed esco dalla stanza prima di Luke.

Appena giro nella sala grande, non ho bisogno di vederlo per sapere che mi sta fissando. Lo sento fin dentro le ossa, e per quanto possa sembrare assurdo, capisco che il suo è uno sguardo di puro odio.

Ma non contenta e volendomi fare del male, mi giro dalla parte che so che c’è lui. Ed eccolo lì, bello come il sole, con la sigaretta tra le labbra e lo sguardo inchiodato al mio corpo. Sposta lo sguardo dietro di me e il suo sguardo diventa ancora più letale.

Sento un braccio stringermi e poi delle labbra posarsi sul mio collo. “Mi ucciderà, e lo farà in modo lento. Ma adoro farlo impazzire,” mi dice Luke ridacchiando. Rido anche io.

Si stacca da me e mi dà una sonora pacca sul culo, facendo girare le persone più vicine.

Io e Jenna ci siamo sedute e stiamo chiacchierando sul fatto che sto cercando lavoro, quando sento la sua voce.

“Potresti venire a lavorare per me.”

Giro lo sguardo e lo guardo male, ma Jenna gli risponde secca. “Non si spoglierà per uomini ubriachi e ciccioni.” Lui alza gli occhi al cielo. “Intendevo come barista.”

Io non dico una parola; potrei anche fare la spogliarellista, niente che non abbia già fatto. Alla fine, dopo venti minuti di discussioni, accetto di andare a lavorare per lui. E dentro di me sento di aver appena commesso un errore, ma la certezza me la dà lui. Quando lo guardo, so nel profondo che quello sguardo promette vendetta.

Oggi inizio a lavorare per Samuel.

Non so cosa aspettarmi. Sono fuori dal locale, incerta su cosa fare. Alla fine prendo un respiro profondo e decido di entrare.

Ma prima ancora che possa guardarmi intorno, una bestia d’uomo mi si para davanti. “Dolcezza, cosa ti porta qui?” Dice squadrandomi dalla testa ai piedi. Io faccio lo stesso, anche se con più difficoltà, visto che è alto trenta centimetri più di me. Capelli lunghi legati in una coda che gli scende sulle spalle, braccia grosse come la mia testa ricoperte di tatuaggi, e bello, ma continuo a preferire Samuel.

“Cerco Samuel,” dico decisa. Mi guarda titubante. “Bene, aspetta qui e non muoverti.” Vorrei rispondergli, ma non mi dà il tempo. È già scomparso.

Non ho neanche il tempo di guardarmi intorno che l’uomo torna e mi dice di seguirlo. Mi conduce verso un corridoio lungo, con ai lati pieni di porte; saranno le salette private.

Arriviamo davanti all’ultima porta, con sopra scritto “Ufficio”. Lui bussa piano e poi la apre. Davanti a me c’è Samuel, che come sempre si sta fumando una sigaretta mentre parla con un altro ragazzo. Non alza nemmeno lo sguardo e continua a parlare per diversi minuti.

Quando finiscono, il ragazzo si alza, mi guarda e poi esce dalla porta, seguito dalla bestia.

Samuel mi guarda senza dire una parola. Poi alla fine cede. “Accomodati pure.” Così faccio, mi siedo dove prima si trovava il ragazzo.

“Come ti ho già detto ieri, ho bisogno di una barista, ma prima devo capire se sei in grado di servire dei clienti senza far cadere loro addosso nulla.” Lo dice con uno sguardo compiaciuto. In questo momento, vorrei prendere quel posacenere posato sulla scrivania e tirarglielo in testa. Ma voglio essere superiore, quindi ingoio la risposta tagliente che volevo rifilargli e gli sorrido.

“Ho già fatto la cameriera, so benissimo come comportarmi. In più, so essere multitasking; se hai bisogno, posso anche ballare.”

La sua espressione cambia. “Non ne saresti in grado; le ragazze seguono dei corsi.”

Lo ignoro, perché anche io ho seguito gli stessi corsi, ma non voglio rivelargli di più di quanto già sa. Così lo provo.

“Vuoi una dimostrazione?” Dico accavallando le gambe. Ed è in quel momento che capisco di essere nei guai.

Scarica subito l'app per ricevere il premio
Scansiona il codice QR per scaricare l'app Hinovel.