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Capitolo 4 Samuel

Ho bevuto talmente tanto che ho deciso di restare a casa di mia mamma.

Dopo aver lasciato Sophia con i miei genitori, decido di andare a dormire in camera mia. Salgo le scale, mi fermo davanti alla mia porta e lentamente la apro.

Appena metto a fuoco chi c’è e come sta dormendo, impreco: -Cazzo, è mezza nuda e indossa solo un microscopico perizoma.- Al mio amico laggiù sembra piacere la visuale.

Devo ricordare che è l’amica di mia sorella; non vorrei andarmene, anzi, vorrei buttarmi in quel letto e prenderla in tutte le posizioni che conosco.

Con molta fatica torno sui miei passi e decido di bermi ancora un po' di whisky.

Sono appena tornato a casa.

Quella stronzetta dalla lingua lunga mi ha esplicitamente chiesto di scoparla. Mi sono allontanato da lei come se bruciasse.

Non posso toccarla; deve rimanere qui per anni e non voglio intaccare l’equilibrio familiare.

Però, cazzo, quando si è piegata a novanta per raccogliere la bottiglietta d’acqua, avrei voluto tanto sculacciarla.

Cerco di togliermi l’immagine di lei dalla testa e di mettermi a dormire. Domani penserò a trovare qualcuna che mi soddisfi.

Entro al club sbattendo la porta. Sono frustrato. La prima persona che incontro è Sheila.

"Muovi il culo e vieni con me," le dico. Lei, senza fiatare, mi segue.

Pensavo che dopo essermela scopata la frustrazione sarebbe scemata, ma non potevo sbagliarmi di più.

Mi sto allacciando la cintura quando la sento parlare. Alzo gli occhi e vedo che parla con Luke. Appena mi vede, inizia ad accarezzarlo sul braccio.

Gli dice qualcosa e lo vedo prenderla per mano e portarla verso la sua camera. Ma che cazzo?

Lei si volta verso di me e mi saluta con la mano prima di entrare in camera sua e chiudere la porta. Perfetto, ora la mia frustrazione è anche aumentata.

Ci andrà a letto? Un momento, perché mi importa? So solo che provo un senso di fastidio. Vorrei entrare in quella stanza e portarla via di peso.

Mi dirigo verso Jenna, che sta parlando con Thomas, e mi avvicino.

"Lo sai che la tua amica è chiusa in camera con Luke?" chiedo. Lei guarda il corridoio e poi alza le spalle come se non le importasse niente.

"Spero che come al solito non mi faccia aspettare ore," dice. Spalanco gli occhi. Ha detto ore… che cazzo deve fare lì dentro?

"Ore?" le chiedo. Mi guarda scrutandomi e io mi mostro indifferente.

Con molta indifferenza dice: "Sì, le piace divertirsi." Un momento, allora perché ha detto a me di starle lontano?

"Lo fa spesso?" sembra pensarci. Io intanto mi accomodo sullo sgabello.

"Diciamo che sa quello che fa. Perché ti interessa tanto?" Questa volta è il mio turno di alzare le spalle.

"Non la conosco per niente e volevo sapere qualcosa su di lei." Sembra averci creduto.

"Vediamo… adora le macchine, anzi le moto. Studierà ingegneria meccanica, non ha peli sulla lingua, ha una passione per i vestiti e le piacciono i ragazzi più grandi. Vuoi sapere altro?"

Scuoto la testa. Mi alzo, lasciandoli soli, e vado a prendermi una birra. Mi siedo sul divano, che mi permette di guardare il corridoio.

È passata un'ora e mezza e lei non è ancora uscita.

La cosa che non capisco è perché mi importi tanto. Non finisco nemmeno di formulare il pensiero che lei torna nella sala grande.

Solo ora mi rendo conto di come cazzo si è vestita. Quella ragazza è una tortura ambulante. Si sistema i capelli, poi si avvicina al bancone e prende una bottiglia d’acqua, bevendola praticamente tutta.

Estraggo una sigaretta dal pacchetto e me la accendo, continuando a guardarla. Neanche due minuti dopo, compare Luke con il volto soddisfatto.

Si avvicina a lei, la bacia sulle labbra, le sussurra qualcosa all’orecchio e le dà una sonora pacca sul culo, facendo voltare anche Jenna.

"Finalmente," le dice Jenna. Lei guarda Jenna e le sorride, mentre a me non degna neanche di uno sguardo.

"Scusami, mi stavo godendo il momento," dice con tono malizioso, facendo un occhiolino a Luke. "Andiamo, abbiamo detto che ti avrei aiutata a trovare un lavoro," le avevo detto che poteva lavorare da me.

"Perché non vieni a lavorare da me al locale?" Mia sorella mi guarda male. Che ho detto? "Come barista, si intende," chiarisco.

Vedo che si rilassa e poi dice: "Mi sembra un’ottima idea, Amber." Questa volta sono d'accordo con lei, ma lei mi guarda e poi alza gli occhi al cielo.

"Eh, va bene," sbuffa e finalmente mi guarda. Saluta tutti e poi se ne va con mia sorella.

Luke prende una birra e si siede accanto a me.

"Ce n’hai messo di tempo," dico, e vedo nei suoi occhi un strano luccichio.

"Quella ragazza è fuoco vivo, non puoi capire." Certo che non posso, l'ho rifiutata come un coglione per fare un favore a mia sorella.

"È una ragazzina, non sarà in grado di far niente," dico, ripetendo il pensiero che mi ripeto nella mente per starle lontano.

"Oh, fratello, non potresti sbagliarti di più," dice, buttando giù un sorso di birra. Ora sono del tutto nervoso.

Mi alzo dal divano e decido di andare nel mio locale. Sto per salire sulla moto quando mi arriva un messaggio.

"Non mi dici a che ora devo venire?" Anche se il suo numero non è registrato, so già che si tratta di lei.

"Tra un’ora, fatti dire da mia sorella dov'è," digito veloce e poi chiudo il telefono.

Accendo la moto e sgommo via.

Sono nel mio ufficio quando sento bussare alla porta. "Avanti," dico. Davanti a me compare un altro membro del club.

"Trevis, dimmi."

"Dì là che c’è una ragazza da pura che chiede di te." Sbuffo, ormai rassegnato che tutti se la vogliono scopare.

"Falla accomodare qui," ordino. Annuisce e sparisce dal mio campo visivo, solo per tornare qualche minuto dopo con lei.

"Prego, entra," dico. Vedo Trevis che la fa passare e poi, spudoratamente, le fissa il culo.

Lei entra e si siede sulla sedia. "Puoi andare, Trevis," dico. Lei si gira verso di lui.

"Ciao Trevis, noi ci vediamo dopo," dice con un sorriso malizioso. Quel coglione le sorride e poi finalmente se ne va.

La guardo male e lei fa una faccia da angioletto che non le si addice per niente.

"Bel posto," dice, osservando l’ufficio.

"Allora, tu qui dovrai solo limitarti a fare la barista," spiego. Annuisce.

"Più tardi arriverà Sheila che ti farà vedere come funziona."

"Va bene, ma non ci vuole chissà cosa a preparare dei drink e servirli," risponde, arrogante.

"Ora posso andare?" chiede.

"NO," rispondo, e il tono mi esce troppo perentorio. Lei mi guarda torva.

"Stasera dovrai lavorare, quindi non ha senso andare a casa."

"Quindi vuoi che rimanga qui con te?" Fa un sorrisetto da diavolo e io me ne sto già pentendo. La conferma arriva trenta secondi dopo.

"Posso andare da Trevis?" Mi piglia per il culo.

"Non ti è bastato Luke?" Accavalla le gambe in modo sensuale.

"Amo il sesso e non mi basta mai." Sono sempre più convinto che sia la mia copia al femminile.

"Te l’ho già detto, non faremo sesso."

"Infatti, non l’ho chiesto a te, ma sto chiedendo se posso andare da Trevis." Quella cazzo di lingua biforcuta.

La fulmino e lei sembra capire. "Comunque, le ragazze che lavorano per te non sanno muoversi sul palco," dice con nonchalance. Impossibile, le ragazze le ho scelte appositamente io.

"Perché, tu forse riesci a fare di meglio?"

"Ovvio. Non hai una saletta privata?" Annuisco, perché è ovvio che ce l’abbia.

"Ok, portamici," dice alzandosi. Mi alzo anche io e le faccio segno di seguirmi.

Esco dal corridoio e la faccio entrare in una delle stanze private. Lei si guarda intorno.

"Ok, siediti lì. Io arrivo subito," dice, e poi scompare dietro la tenda.

Subito non so che fare; guardo il divano e decido di sedermi. Due minuti dopo parte una musica sensuale, un genere che qui al locale non mettiamo.

Quando esce dalla tenda, mi va di traverso la saliva. Ma che cazzo… si muove nella mia direzione a piedi scalzi, con un completino tutto trasparente in pizzo che non lascia niente all’immaginazione.

In un nano secondo, il sangue mi defluisce tutto nel cazzo. Inizia a ballare a tempo di musica, con movimenti sensuali che non hanno niente a che vedere con movimenti volgari. E io rimango come un cretino a guardarla.

Mi accendo una sigaretta e vedo che lei si avvicina a me. Ora è in piedi di fronte a me e posso vedere i suoi capezzoli duri. Cazzo, ha un seno tondo e pieno. Abbasso lo sguardo sul piercing all’ombelico fino a un piccolo tatuaggio che ha sul fianco.

Fa scorrere un piede sopra il divanetto, mostrandomi così la sua figa. Poi lentamente si abbassa fino a sedersi sopra di me. Non so da dove trovo la forza sufficiente per resisterle.

"Vedi, posso fare molto di meglio," dice. Non le darei mai questa soddisfazione.

"Sarà, a me non è piaciuto," dico, mentre fa strusciare il suo culo sul mio cazzo.

"Io sento di sì," risponde, alzandosi e sculettando mentre torna dietro la tenda. Mi passo una mano sul viso, frustrato.

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