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Capitolo 3 Amber

Sono tornata a sedermi sulla sdraio e guardo Samuel che si sta fumando una sigaretta. Chi vuole prendere in giro? Si vede lontano un miglio quanto guarda Allyson con desiderio, ma sa che non può averla, e forse è questo che lo tormenta.

È bellissima, gentilissima, ma secondo me può avere di meglio. Trovo che lui sia molto più sexy rispetto al fratello; è molto più uomo e scatena in me fantasie notturne.

In un certo senso, posso capirlo quando dice di non credere nell'amore, perché anche io non ci credo. Ma almeno lui sa cosa si prova ad essere amati. I suoi genitori, anche se non sono perfetti, dimostrano chiaramente amore per tutta la loro famiglia. Io ho solo vaghi ricordi di mia mamma che mi diceva di volermi bene. Ricordo appena quando mi abbracciava o mi baciava. Darei un sacco di cose per avere una famiglia come la sua.

Torniamo a casa dei genitori di Jenna e io vado subito a chiudermi in camera. Mi spoglio e mi butto sul letto. Devo ammetterlo: forse ho esagerato nel toccarlo. Ma cavolo, ha il petto che sembra fatto di ferro, proprio come i supereroi. Anche se l'ho solo sfiorato nell'unico intento di farlo impazzire, ho potuto constatare che ha gli addominali scolpiti e, quando mi sono avvicinata, il suo profumo mi ha invaso le narici. Ne ho visti e avuti di ragazzi, ma mai come lui. Lui è un uomo fatto e finito.

Mi rigiro nel letto da ore e non riesco a prendere sonno. Sto per alzarmi quando sento dei passi nel corridoio. Mi volto di schiena, scoprendo la mia schiena nuda e lasciando intravedere il perizoma che indosso. I passi si fermano davanti alla mia porta e, per qualche istante, non sento niente. Poi lentamente, la porta si apre cigolando. So che è lui, riconosco il suo odore. Sento dei passi e poi solo un’imprecazione, seguito dalla porta che si chiude. Ma non doveva essere con la bambina? Sicuramente l'ha lasciata a sua mamma.

Decido di alzarmi e mettere un paio di pantaloncini corti e una canottiera senza reggiseno. Poi scendo le scale e vado in cucina per bere un bicchiere d'acqua.

Non lo posso vedere nell'oscurità della casa, ma sento i suoi occhi puntati addosso. All'inizio mi immobilizzo, ma poi faccio finta che lui non ci sia. Mi diverte provocarlo. Apro il frigo e prendo una bottiglietta d'acqua, facendola cadere appositamente per terra, poi mi piego in modo sfacciato per raccoglierla.

Sento solo un grugnito gutturale. Sorrido a me stessa, poi mi alzo e mi fingo spaventata. Appena mi volto, lo trovo seduto sulla poltrona del salotto che mi fissa. In mano ha un bicchiere con del liquido ambrato dentro, sarà sicuramente whisky.

Decido di rompere il silenzio. "Non sapevo fossi qua."

Vedo che sorride, poi si alza e mi viene incontro. Ha un sorriso da diavolo e poggia entrambi i palmi della mano sull'isola, incastrandomi tra il suo corpo e il bancone. "Davvero non lo sapevi?" dice a filo con il mio orecchio, innescando così un incendio dentro di me.

Non so per quale ragione, ma questo ragazzo risveglia in me emozioni di possesso. Mi schiarisco la voce, anche se so che servirà a poco. "No, pensavo fossi a casa tua."

Mi schiaccia ancora di più al bancone. "Non ti conviene giocare a questo gioco con me?" Ah, gli uomini pensano sempre di avere tutto sotto controllo. Ma con me si sbaglia di grosso.

Non so con quale forza alzo il braccio vicino al suo collo e lentamente inizio a massaggiargli le spalle. Sento che si irrigidisce e si sposta leggermente da me. Mi avvicino a lui e gli sussurro: "Scopa con me."

Si stacca di colpo, come se avesse preso una scossa. "Non esiste, sei una ragazzina." Ok, mi ha ferito. Ci sono rimasta male. Mi guarda con disprezzo negli occhi, poi si allontana da me. Ma visto che devo sempre avere l'ultima parola, dico: "Ah, Samuel."

Si volta nella mia direzione. "Questa era la prima e ultima volta che te lo chiedo. Se ben ricordi, ti ho detto che c'era solo una possibilità di venire a letto con me." Torno a salire le scale lasciandolo lì, ma non sono contenta del fatto che lui sia molto più stronzo di me.

Sale i due scalini che ci separano e si avvicina con uno sguardo cattivo. Mi dice: "Non scopo con ragazzine incapaci. Io voglio una donna che sappia darmi piacere, non una a cui dovrei insegnare tutto."

Rimango di sasso. Me ne hanno dette di tutti i colori, ma mai che non sapessi dar piacere. Lui se ne va sbattendo la porta di casa, facendomi sussultare. Rimango paralizzata per un paio di minuti, guardando la porta. Perfetto, vuoi fare lo stronzo? Io so essere ancora più stronza.

Rientro in camera sbuffando e, anche se è notte fonda, entro in bagno, mi tolgo tutti i vestiti, apro il getto della doccia e mi ci butto sotto. Mentre l’acqua bollente scorre, penso che domani dovrò andare in università e non vedo l’ora. Invece di essere nel letto a dormire, sono qui a perdere tempo dietro a un coglione che mi vede solo come un’amichetta di sua sorella.

Non so come sono riuscita ad addormentarmi. Ora mi sto vestendo per andare al campus. Ho optato per un paio di pantaloni in pelle abbinati a una maglietta bianca che lascia scoperta la spalla, e ai piedi un paio di anfibi. Mi guardo allo specchio e sono soddisfatta di me stessa. Proprio in quel momento entra Jenna, tutta sorridente. "Ieri sera sei sparita?"

Lei mi guarda con un sorriso che arriva agli occhi. "Sì, mi ha portato a fare un giro. Poi mi ha riportata a casa."

La guardo, incitandola a continuare, ma sembra non capire. Alzo gli occhi al cielo. "Quindi?"

"Niente, finito il racconto."

Non ci credo. "Niente bacio della buona notte?"

"No," sembra anche lei delusa.

"Vedrai, prima o poi cederà," dico, e lei annuisce d'accordo con me.

Davanti all'università è pieno di gente e la segreteria non è da meno. Quaranta minuti dopo, finalmente abbiamo i nostri orari in mano.

"Non abbiamo nessun corso in comune," sbuffa rattristata.

"Io studio ingegneria meccanica, tu medicina," dico indicandola. "Non solo non abbiamo corsi in comune, studiamo in due atenei completamente differenti."

Alla fine sembra rassegnarsi. "Pensavo… ti andrebbe di andare al club? Ho voglia di vedere Thomas."

Annuisco, perché la mia idea era la medesima.

Appena arriviamo nello spiazzale, individuo subito la moto di Samuel. Stronzo. Faccio finta di niente e seguo Jenna, che entra come se niente fosse. Il posto è veramente carino. Dietro al bancone c'è Letizia, insieme alla bambina che gioca con un ragazzo che non ho mai visto, ma ehi, è veramente carino.

"Ciao, mamma."

"Ciao ragazze, avete mangiato?" La solita mamma preoccupata che il proprio figlio abbia mangiato.

"Sì, siamo a posto."

Sposto lo sguardo sul ragazzo che mi sta praticamente mangiando con gli occhi. È alto e ben piazzato anche lui, con lunghi capelli neri e occhi color caramello.

"Ciao, io sono Luke."

Gli sorrido. "Io sono Amber."

"Vuoi qualcosa da bere?"

Annuisco, indicando la birra. Lui ne stappa una e me la porge facendo il giro del bancone, per poi sedersi accanto a me. "Sei di queste parti?"

Bevo un sorso. "In realtà sono di Las Vegas, ma sono qui per studiare al college."

Appena sente "college", si blocca.

"Non fare anche tu così, ti assicuro che non mi piacciono i ragazzi della mia età." Mi guarda furbo, poi alza le mani in segno di resa. "Vivi qui?"

Annuisce.

Dal corridoio vedo uscire Samuel accompagnato da una bionda e noto che si allaccia la cintura. Appena mi vede, si blocca per poi tornare a fare quello che stava facendo. Ah, è così che vuoi giocare? Perfetto. Mi avvicino a Luke e inizio ad accarezzargli il bicipite. Lui segue con lo sguardo la mia mano. "Che dici, mi porti a vedere la tua camera?"

Subito sembra titubante, ma poi mi afferra la mano e mi incita a seguirlo. Così faccio. Passiamo accanto a Samuel, che ci guarda seguendoci con lo sguardo fino alla porta della camera di Luke. Prima di entrare, saluto con la mano Samuel e poi chiudo la porta alle spalle. Fottiti, stronzo.

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