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LIBRO 1 Dallas Capitolo 3

Io raggiunsi Edward e cantando girls like u dei maroon 5 lo informai della situazione con Emma.

Sicuro la notizia fece il giro del tavolo, come anche il viaggio delle ragazze.

"Ehi Dals! Verrai con noi in Italia?" Mi chiese Aly.

"Partite a metà settembre, giusto?" Chiesi con la solita impertinenza ripensando che a settembre avrei dovuto fare degli esami di preparazione all'università militare per accedere al programma telematico. Per metà mese sarei dovuto però essere libero.

"Mik ha organizzato così." Confermò

"Oh oh partite per l'Italia." Chiese Philip. "Vengo anche io. Ce la spasseremo."

"Non sei stato invitato." Gli disse Elisabeth schietta e approvavo il suo dissenso. Che cazzo si metteva in mezzo a una vacanza tra ragazze.

"Neanche tu." Rispose lui.

"Qui ti sbagli. Io non posso andare, ho altri impegni e progetti." Affermò Elisa.

"Vengo, hai bisogno di un amico Dals." Affermò Philip. Io non ce lo volevo in vacanza con me! Non eravamo così amici.

"Che bello! Una vacanza italiana. Ci sto!" Cinguettò Mary.

Dio! Una vacanza con un gallo e tante galline intorno non so se sarei riuscito a reggerla.

"Ehi Ed! Ce la fai a venire con me?" Chiesi a Edward disperato.

Ma lui scosse la testa. "Purtroppo no! Ad agosto rientro dal Giappone poi dovrò andare a Londra per insediarmi al college a Durham." Mi disse con un sorriso sardonico. "Come tu stesso dici amico mio, non posso permettermi anni sabbatici."

"Non sapete proprio spassarvela." Disse Philip. "Ci divertiremo io e te in Italia Dallas."

Ero disperato, non volevo partire con lui, anche perché ero a conoscenza della cotta di Alaska verso quel polipo di Philip. Fortunatamente sarei partito anche io, sperai che in quel periodo Alaska aprisse gli occhi e non si facesse sedurre da quel cretino.

Ci avrei pensato io all'inizio. Poi dovevo solo sperare che Philip non andasse anche in nord Italia con Micky e Alaska.

Furono tre mesi senza tregua! Avevo iniziato a giugno all'accademia l'addestramento basico. A ottobre dovevo partire per l'Afghanistan e per avere il permesso a metà settembre stavo anticipando qualsiasi attività possibile.

Quando partimmo raggiungemmo la Puglia tutti molto eccitati.

Philip si dimostrò subito molto più interessato alle ragazze che alla vacanza in se. Sinceramente poteva fare ciò che voleva con le giovani italiane, le turiste e anche Mary. Ma...

"Tocca mia sorella e ti faccio il culo." Gli dissi prendendomelo da parte. "Ovviamente intendo anche Micky, la reputo al pari di una sorella."

"Credi davvero di farmi paura?" Mi chiese lui sfrontato.

"Vuoi vedere cosa ho imparato in questi tre mesi in accademia militare?" Lo minacciai alzando il pugno.

Finalmente la comprese. Fece un passo indietro e alzò le mani in segno di resa.

"Ho capito fratello! Non le tocco, le lascio stare."

Così mi godetti per bene quei pochi giorni di vacanza.

Arrivò Diamond, la sorella di Micaela, e accogliemmo anche lei. Mi piacque, era sveglia e intelligente e mi rivelò anche che Philip ci aveva provato con lei.

"Mi fa pena poverino." Disse divertita.

Insieme lo prendemmo in giro. Effettivamente il fatto che non sapesse tenersi una ragazza era alquanto preoccupante.

Ahimè il tempo trascorse e dovevo tornare a casa, così iniziai a preparare Alaska alla mia partenza. Lei invece sarebbe andata in Grecia anziché in nord Italia.

Purtroppo la mia gemella era più testarda di mamma, avrebbe voluto che io non partissi.

"Non tenermi il broncio e divertiti anche per me. Così al mio rientro mi racconterai tutto davanti una buona bistecca argentina." Le dissi solleticandola per farla ridere. "Non possiamo lasciarci arrabbiati l'uno con l'altra, siamo una sola anima in due corpi."

"Starai bene?" Mi chiese lei.

"Ho la tua prudenza che mi accompagnerà." Le ricordai. "Tu invece prendi un po' della mia temerarietà per questa vacanza, goditi la vita, incontra un bel greco e divertiti come farei io." Conclusi con un casto bacio sulle labbra.

Lei annuì. "Devi ricordarti che io ci sarò sempre anche se non ti sono vicino."

Annuii. La sentivo sempre con me ogni istante della mia vita e non sarebbe finito quel legame fino alla nostra morte.

"Ovunque andrò tu sarai con me, finché starò bene tu lo saprai." Le dissi.

"Ricordati di non cadere. Se cadi tu, cado anche io." Concluse lei scostandosi dall'abbraccio, era la stessa promessa che avevo fatto a papà e non potevo non mantenerla.

Quando partii salutai anche Diamond e Mikaela con un sorriso e un abbraccio. "Ciao ragazzi, è stato bello avere a che fare con voi. Ci rivediamo tra sette mesi a Boston." Li salutai.

Partii così diretto in Inghilterra, avevo mandato un messaggio a Emma prima di partire come promesso.

Atterrai a Heathrow in orario, Emma era lì ad attendermi.

"Ehi soldato! Tutto bene il viaggio?" Chiese porgendomi il viso.

"Molto!" Le risposi baciandola. "È stato bello rilassarsi prima della partenza."

"Quanto resterai qui?" Mi chiese.

Sospirai. Sarebbe stato facile ricominciare tra di noi, la sintonia c'era. Ma non volevo deluderla. "Ho il volo per domani mattina." Le ricordai.

Lei mi sorrise prendendomi la mano. "Allora andiamo, potremo prenotare in un B&B così non ti allontani troppo."

Sorrisi. "Sempre calcolatrice eh!" Le chiesi. "Non sei nervosa?"

Lei rise. "Un po', ma... voglio farlo. Temo di finire imprigionata in un matrimonio combinato per il principato. Voglio fare una cosa per me prima di adempiere ai miei doveri." Mi spiegò.

"Non credi di dover seguire il tuo cuore?" Le chiesi prima di fare un passo avanti.

Lei rise. "Mamma ci ama tanto è l'unico vero amore che conosco. Se i miei zii si amano tengono nascoste nelle loro stanze questo amore. Un amore come quello dei tuoi genitori ancora non lo provo." Mi confessò. "Quindi per ora voglio seguire il mio corpo, ci sarà tempo per seguire il cuore."

Annuii. "Se la pensi così va bene." Le dissi.

"Non passo per una poco di buono così, vero?" Mi chiese titubante.

"Anche noi ragazzi seguiamo il nostro corpo. Non penso che siamo poco di buono fino a quando c'è rispetto e non ci si sputtani." Le dissi baciandola.

Lei ricambiò il mio bacio. Al che non perdemmo tempo, cercammo una camera e ci concedemmo tutta la notte. Ebbi cura di lei la prima volta, andando avanti con i suoi tempi. Poi invece ci lasciammo andare.

Al mattino quando la sveglia suonò non la trovai. Andai a fare la doccia e guardandomi intorno posai i vestiti sporchi nella sacca. Forse era andata a prendere la colazione.

Presi il cellulare per chiamarla e nel farlo trovai un suo messaggio.

«In realtà mi sarebbe sempre piaciuto che mi guardassi come tuo padre guarda tua madre. Avrei voluto affidarmi a te, come tua madre si affida a tuo padre. Avrei voluto con te sentire l'emozione di mamma quando parla di papà. O vedere l'amore verso degli occhi di Thomas Keller quando osserva Micky in me. Non abbiamo niente di tutto ciò se non una stima reciproca e una bella amicizia. Ti ringrazio per questa prima esperienza molto bella, ma non ti amo! Ti voglio molto bene e spero saremo sempre amici. Grazie di tutto e mi raccomando in gamba e torna da noi a marzo. La tua amica ed ex ragazza Emmanuelle Amelie Nasseaux.»

Il messaggio finiva così. Segno che Emma aveva preferito non vedermi al mattino per evitare qualsiasi imbarazzo.

Tornai a Boston e da lì a West Point. Partecipai a dei corsi e come giusto che fosse partii per la mia prima missione di pace. Ero convinto sarei andato in Afghanistan, ma in ultimo decisero che come prima missione saremo stati di stanza in Somalia. Per cui accettai senza protestare e partii.

Come mi aspettavo, non fu facile soprattutto perché la mia squadra era composta da parecchi cadetti, i veterani c'erano, ma erano pochi. Gli stessi tenenti di reggimento avevano massimo tre anni di servizio.

Eppure per ciò che facevamo andava bene. Dovevamo abituarci a quella che era la nostra missione. Proteggere il prossimo dai rivoltosi, potare loro i viveri, essere attenti al fuoco nemico. Invece quando ero nella mia tenda studiavo, io e un paio di colleghi seguivamo i corsi via web. Potevamo scrivere delle lettere cartacee per informare i nostri parenti che venivano spedite una volta al mese. L'unica volta che ebbi accesso alle mail fu per avvertire l'orario di quando avrei chiamato per Natale. Solo in quei casi avevamo accesso ai servizi. Passò novembre e poi dicembre. A Natale sentii i miei per gli auguri con la sola assenza di Alaska e Brooklyn che a quanto pareva erano in Europa. London mi disse che lui stesso sarebbe partito per la Grecia.

Sereno lasciai tutti!

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