Riepilogo
Micaela Keller è l’ultima figlia di Thomas Keller. Fiera, orgogliosa, con un sogno da realizzare e il desiderio di emergere in una famiglia dove tutti sono realizzati decide di abbandonare il sicuro nido paterno per realizzare il suo sogno. Nel suo percorso sarà aiutata dal principe non riconosciuto Edward di Lussemburgo che le presenterà sua sorella maggiore e prima ballerina Thea Keller Shuber, principessa del Lussemburgo e baronessa di Danimarca. Thea è ballerina presso la Aquamarine Ballett school, dedicata a sua madre, col suo corpo di ballo è spesso chiamata a esibirsi con la Royal Ballett di Londra, di cui è prima ballerina. Il sogno di entrambe le ragazze e diventare etoile. Entrambe vogliono eguagliare Marina Rossi, l’etole che anni prima era stata nominata: l’angelo della danza. Thea sa e ha compreso che non riuscirà mai ad arrivare al livello di sua madre, anche perché dibattuta tra l’amore per la danza e quello verso Leonard del Kleinsten. Al contrario Micaela farà di tutto per emergere, il suo fisico prosperoso è infatti un handicap per la sua ascesa nel mondo del balletto. Ma c’è un segreto che Thea e suo fratello Heinrich custodiscono dentro i loro cuori, quel segreto emergerà quando Micaela avrà la stesura di un balletto creato appositamente per la figlia, un’eredità che porta con sé un grande segreto. Le sue ballerine si scopriranno sorelle ed insieme affronteranno il vero amore e riporteranno in vita sul palco la grande storia d’amore di Marina Rossi. In contemporanea i reali di Lussemburgo e del Kleinsten daranno vita a una nuova generazione carica d’amore. Heinrich e Thea, Letizia, Leonard, Dallas, Pamela. Micaela ed Edward, vi porteranno fin loro in un mondo dove la favola iniziai e la mistica presenza di Marina e Stephan è sempre più forte.
LIBRO 1 Dallas - Capitolo 1
Dallas
Sono Dallas Thompson. Ultimo figlio di Simon Thompson e la brasiliana Manila Sanchez.
Ero l'ultimo di quattro fratelli di successo, London e Chester, Brooklyn e Adelaide, e gemello di Alaska. I primi quattro sin da bambini avevano sempre saputo cosa fare delle loro vite. Imprenditore, tecnico meccanico, avvocato... Tra i quattro era stata Brooklyn a smarrirsi durante il percorso, da bambino, visto la nostra natura poliglotta e la passione di Brooke nel mantenere i rapporti con amici cinesi, tedeschi e Italo-francesi, pensavo che mia sorella sarebbe partita all'avventura sulla sua barca a scoprire il mondo. Ero piccolo e non capivo le dinamiche della nostra società. Brooklyn invece le aveva capite appena fatto l'ingresso in società al suo sedicesimo compleanno e il figlio dell'allora giudice Jenkins le chiese di frequentarsi. Effettivamente la società così funzionava e questo si aspettavano dai membri di due famiglie come i Jenkins e I Thompson, Brooke si era adeguata seguendo le regole imposte e nel farlo si era smarrita. Dopo il matrimonio infatti aveva dovuto mettere da parte il lavoro, le amiche straniere e cosa peggiore tutti noi, la sua famiglia, per assecondare i Jenkins il cui patriarca era in corsa per diventare senatore. Avvertivo che Brooklyn stava male, non perché fossimo in confidenza, ma perché lei come Alaska era una persona remissiva e permissiva. La mia gemella non lo faceva per cattiveria, a lei piaceva accontentare tutti e nel farlo spesso si sacrificava se stessi. Brooklyn invece non era mai stata permissiva fino a quando non si era sposata con Jonathan. Si era imposta con papà quando a quindici anni si era imposta quando aveva chiesto ai miei genitori di voler andare a trovare le sue amiche di penna nei loro paesi, da sola. Con le sue tre amiche, Sabrina, Silvye e Shu, avevano organizzato ogni anno una meta nei loro paesi di origini. A quindici anni era stata sei settimane in Francia luogo di nascita di Silvia. Sempre per sei settimana in Germania, l'anno successivo, quello dopo in Italia a Genova. A diciotto anni per due mesi senza nessuno di noi che le facesse compagnia, le quattro amiche erano state a Pechino in Cina e da lì erano andate anche quindici giorni in Tibet. Per me Brooklyn era un eroina libera da ogni imposizione.
Poi i Jenkins l'avevano relegata al fantasma di sé stessa.
Non avrei mai permesso che qualcuno facesse lo stesso con Alaska. Era la mia gemella e proprio per il suo carattere temevo che si sarebbe fatta incastrare facilmente.
Alaska al mio opposto era molto romantica e una sognatrice. Io ero invece più scanzonato, come lei credevo nell'amore unico ed eterno, al contrario mi piaceva divertirmi con le ragazze. Preferivo circondarmi dei miei amici, non erano tanti.
Sin da ragazzino avevo frequentato solo Lion e Carter i figli delle cugine di papà e mio coetaneo.
Poi a quattordici anni alle superiori conobbi colui che sarebbe diventato il mio migliore amico. Edward il gemello di Elisabeth ed Emmanuelle Nasseaux, le nuove amiche di Alaska e Micky, sicuramente meno tossiche di Mary Powell e Summer Murphy. Edward aveva raggiunto le sue sorella a dicembre col cugino Luc e si erano iscritti alla nostra scuola. Complice l'amicizia delle ragazze tra di loro subito diventammo amici, con Edward un po di più che con Luc, forse perché il primo sembrava mite anche se sentivo che dentro di sé era molto di più.
Mi professai infatti a conoscerlo, comprendevo il suo disappunto quando non era d'accordo con le sorelle. Era lo stesso che nutrivo io verso Alaska, infatti comprendevo anche i loro discorsi fatti solo di sguardi, proprio perché anche io e Alaska usavano un linguaggio non verbale.
L'ultimo anno di scuola avevo quindi l'unica certezza che la mia amicizia con Edward sarebbe stata per sempre, nonostante egli fosse un principe e venisse dall'Europa. Non avevo altro, nessun obbiettivo e nessun sogno da realizzare, al contrario di Edward.
"Non ho ancora presentato nessuna domanda universitaria." Sospirai quando fu il momento.
"Io andrò a Durham, in Inghilterra, farò legge." Mi rivelò.
"Non ho carattere per fare il legale." Ammisi divertito.
"Guarda che per ora farò solo la triennale. Mi serve per entrare nell'accademia militare di Sandhurst, diventerò un soldato." Ammise.
"È il percorso di tuo padre, giusto?" Gli chiesi.
"Si è no! Papà studiò legge e scienze sociali e dopo l'anno accademico militare si fermò dedicandosi alle attività di principe. Io penso che continuerò con la carriera militare nel mio paese, non sono un figlio legittimo e così posso aiutare il mio popolo." Mi rivelò.
"La carriera militare! Fare qualcosa per gli altri e non per se stessi." Affermai intanto che sentivo il cuore gonfiarsi di gioia. Mi era sempre piaciuto aiutare gli altri. Potevo quindi farlo senza una laurea in medicina o in diritto? Sentivo di non essere portato per nessuna di quelle cose.
"Già. Posso seguire l'esempio di mio padre, ma per il prossimo. Non per me stesso, per questo legge." Continuò Edward. "Non voglio essere avvocato, bensì conoscere le basi e i diritti internazionali delle persone." Mi spiegò.
Sospirai. "Mi piace! Effettivamente non avevo mai pensato a legge sotto questo punto di vista." I diritti umani. "Se mi arruolo verrei mandato a seguire le missioni di pace, potrei difendere chiunque a prescindere dalla razza e dal contesto sociale." Affermai.
"Ti riferisci ai paesi sottosviluppati?" Mi chiese Edward.
Annuii. "So cosa voglio fare Ed!" Affermai. Volevo arruolarmi, dovevo però prima affrontare l'argomento con papà.
"Io ti sosterrò sempre Dals." Mi disse Ed.
Feci una smorfia. "Sicuro? Emma mi ha chiesto di provare a metterci insieme." Confessai.