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Emma

La mattina dopo ho due ore di matematica e, come al solito, sono seduta sul mio banco a chiacchierare tranquillamente quando la voce del professor Rathburn mi fa sobbalzare.

«Non so se ve ne siete accorti, ma io sarei arrivato!» Ammetto che riesce a relazionarsi in classe e ad attirare l'attenzione con lo sguardo e la voce severa.

Ci sediamo ognuno al proprio banco.

Lo guardo alzarsi e sedersi sulla cattedra.

«Bene! Prima di fare l'appello vorrei dirvi che ho controllato le vostre prove».

Si ferma per alcuni secondi.

Sono sicura che sta cercando le parole giuste per chiamarci idioti.

«Ditemi che è uno scherzo, avete dimenticato tutto il programma del quarto anno?»

A rispondere è Riccardo, il migliore della classe.

«In realtà l'anno scorso non abbiamo fatto niente, il professore arrivava in ritardo o parlava di altro».

Jackson sbatte le palpebre un paio di volte e si massaggia il mento.

Mentre inizia a chiamare i nomi, preparo il quaderno e le penne.

Durante la spiegazione qualcuno alza timidamente la mano e chiede ulteriori spiegazioni, passiamo l'altra ora a fare esercizi e a un certo punto mi chiama alla lavagna.

Io? Sta scherzando, vuole prendermi in giro?

Deglutisco e mi alzo dalla sedia, facendo un respiro profondo, spero di non fare una brutta figura.

Sono tesa e sono sicura che anche lui se ne sia accorto, e infatti le parole che pronuncia sono la conferma dei miei sospetti.

«Tranquilla, non ti mangio e poi siete tutti sulla stessa barca, nessuno si azzarda a commentare».

Annuisco e mi concentro a fare l'esercizio.

Il professor Ratburn spiega diversi metodi per risolvere il problema.

Quando finisco mi giro, ha le mani appoggiate sul tavolo, mi guarda e si congratula con me.

Con il suo permesso, torno al mio posto.

Copio l'esercizio sul quaderno, sottolineando le formule di apprendimento.

Quando le due ore giungono al termine e dopo averci dato i compiti, esce dalla classe salutandoci.

Chiara mi guarda e comincia a parlare:

«Cavolo, che bello! Peccato che sia un nostro professore!»

«Chiaretta, ti ricordo che tu sei fidanzata, non vorrai che Angelo mi chieda di controllarti?»

Scoppiamo a ridere insieme.

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