1
Jackson
È il mio primo giorno da insegnante, si tratta ancora di
una supplenza e da quanto ho capito sarei rimasto per
qualche mese.
Meglio di niente.
Prima di poter andare in classe a conoscere i miei futuri
studenti, chiedo ai miei colleghi di spiegare e
aggiornarmi la situazione dei ragazzi.
«Per qualunque cosa, siamo qui, Rathburn.»
«Grazie».
Esco dall’aula professori e percorro velocemente il
corridoio che porta al quinto piano, e prima di entrare
faccio un bel respiro profondo, poi abbasso la maniglia,
rimango sulla soglia e guardo la classe.
Una classe composta da ragazzi chiassosi.
Numerosa.
Forse troppo.
Sarei stato in grado a gestirla?
Dopo essermi presentato, inizio a fare l’appello.
Raggiungo la M, è il turno di Emma Marrison.
«Quindi ho una connazionale, americana di dove?»
«New York.»
«Bella città, puoi tornare a sederti».
Terminato di ascoltare gli studenti, mi alzo aggirando la
scrivania per sedermi su di essa e avere una visione
migliore della classe. Ammetto che non so cosa
aspettarmi e da quello che ho capito, tranne alcuni, la
maggior parte sono stati rimandati.
Dovrei procedere con un buon ripasso, avanzando
gradualmente.
Sento il loro sguardi su di me.
«Siete all’ultimo anno adesso, quindi non siete estranei
ai nuovi insegnanti. Quindi penso che voi sappiate che
l’unico modo per me di capire come siete realmente
messi con il programma e preparazione è fare un test
d’ingresso».
Lamentele e sussurri vari mi fanno fermare e sbattere la
mano sulla scrivania.
«Silenzio! Ci tengo a sottolineare che non ci sono voti e
voglio solo conoscervi e poi continuare con le lezioni».
Sembrano che si siano tranquillizzati leggermente.
«Quindi non fate facce spaventate, non vi ucciderò se
commettete qualche errore o tralasciate qualcosa».
Alzo la mano in segno di pace.
«Allora cominciamo, ho qui dei fogli, chi si offrirebbe
gentilmente di farne delle copie?»
A offrirsi è Emma con la sua compagna di banco che se non
sbaglio si chiama Chiara.
«Grazie ragazze, ma per favore non perdetevi per strada!
Altrimenti vi devo mandare a cercare e la classe si
decimerebbe».
Scherzo.
Aspettiamo qualche minuto.
Quando tornano le ragazze, consegno i fogli.
«Ebbene, portatemi qui tutti i libri di aritmetica, se
sbirciate o copiate non mi aiutate»
Spiego.
«In queste settimane avrei bisogno che qualcuno mi
facesse delle copie dei libri prima della fine delle lezioni,
come ben capite non li ho ancora ricevuti. Avete un’ora.
Buon lavoro»
ogni tanto giro tra i banchi per vedere cosa stanno
facendo.
«Ehi! Non parlate o dovrò scambiarvi di posto!»
L’ora passa abbastanza velocemente e quando suona la
campanella mentre mi metto la giaccia gli ultimi
ritardatari posano il foglio sulla scrivania.
«Bene ragazzi, restate in classe mentre aspettate il
cambio, a domani».