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Capitolo 10 Ostacolata

«Sa parlare la lingua A! Se prima ero incerta che lei fosse la ragazza di quella notte, ora ne sono sicurissima!»

"Segretaria Desiree" la chiamò un suo collega, non sapendo il motivo del suo blocco improvviso, attirò la sua attenzione e in seguito le ricordò: "Sta per iniziare la conferenza." Desiree gli passò i documenti in mano e aggiunse: "Porta intanto questi documenti al signor Sebastiano, vengo tra poco."

"Allora può venire domani." Dato che pochissime persone conoscevano questa lingua, a loro bastava quella sua unica competenza anche se non possedeva nessuna esperienza lavorativa. Così Alisia si alzò dalla sedia e fece un inclino, li ringraziò e uscì dalla sala soddisfatta. Immediatamente dopo entrò Desiree e intimò a tutti: "Quella donna non può essere assunta, non ha i requisiti adatti per questo lavoro."

"Ma anche se non ha esperienze lavorative, conosce bene la lingua."

"Non vale nulla quello che dico?" Desiree. Lei non solo era la segretaria del signor Sebastiano ma soprattutto la sua fidanzata, nessuno aveva il coraggio di andarle contro. Quindi anche se l’esaminatore lo riteneva un peccato annuì lo stesso: "Va bene".

Alisia uscì dall’edificio era gioiosa «riesco ad intravedere della speranza, la mia vita sta ritornando pian piano sulla retta giusta». Riordinando i pensieri prese un taxi e si diresse alla famiglia di Canova. La macchina arrivò in fretta davanti alla villetta della famiglia, pagò l’autista, scese dalla macchina e con un passo leggero entrò.

Nel salotto Dafne con un fisico formoso era seduta sul divano indossando un pigiama di seta. Vedendo entrare Alisia alzò un suo sopracciglio accurato e commentò con un tono schizzinoso: "Guarda un po’, Alisia Canova".

Lo sguardo di Alisia cadde sul suo polso, precisamente sul bracciale che portava e aggrondò la fronte, quel bracciale l’ebbe visto nel portagioielli di sua madre quando era piccola, e sua madre le disse pure che gliel’aveva lasciato la nonna. E ora invece finì nelle mani di Dafne. Alisia cercò di calmarsi dalla rabbia e le informò che era lì per Giosuè Canova. Dafne giocherellando con le proprie unghia ben sistemate, senza neanche alzare le palpebre e ignorando le sue parole disse: "Non credo te la stia passando bene con uno storpio."

"Non sono affari tuoi" rispose con indifferenza e domandò nuovamente: "È a casa Giosuè Canova?"

Dafne alzò lo sguardo e la squadrò dalla testa ai piedi e commentò: "Guarda come ti sei ridotta, non ti vorrebbe neanche quello zoppo della famiglia Bacci".

Alisia sghignazzò alle sue parole «in questo momento vorrei tanto ringraziare Sebastiano che sta fingendo di essere disabile, perché solo in questo modo posso tornare. Se venisse a sapere che lui in realtà non ha nessuna disabilità forse si sarebbe pentito di non aver fatto sposare la propria figlia, perché d’altronde Sebastiano è un uomo in gamba, molto attraente e carino, e pure ricco. Chissà quante donne bramerebbero di stare con lui».

Dato che Giosuè non c’era, Alisia non volendo sprecare fiato, le voltò le spalle e se ne andò. Appena arrivata alla porta vide arrivare una macchina che si fermò davanti, Alisia la riconobbe subito, era la macchina di Giosuè.

L’autista aprì lo sportello, Giosuè scese dalla macchina e subito vide Alisia in piedi davanti alla porta, al pensiero che probabilmente era venuta per richiedere la dote di sua madre, subito gli si scurò il viso, non aspettando che Alisia pronunciasse nessuna parola, aprì per primo la bocca: "Se vuoi riavere la dote di tua madre va bene, ma devi fare una cosa per me."

Alisia aggrottò le sopracciglia e ribatté: "Mi avevi detto che ci avresti restituito tutto quello che era di mia madre non appena fossi entrata nella famiglia Bacci!" Giosuè sbuffò freddamente: "E io perché ti ho fatta sposare quell’uomo? Perché questo patrimonio possa portare dei vantaggi alla nostra famiglia, soprattutto negli affari".

Alisia tremando dalla rabbia esplose: "Come puoi non mantenere le tue parole, ti ritieni ancora un uomo!?" Giosuè biasimò il suo comportamento: "Ineducata! Sono tuo padre, come ti permetti a rivolgerti così a me?" Alisia rabbrividì, sentì il gelo soprattutto nel cuore! «Come può rimangiarsi le parole!»

"Se vuoi riavere le cose, di’ a Sebastiano di concedermi il diritto di sfruttamento della Baia Luce." Finito di comunicarle ciò, la oltrepassò ed entrò nella villa, appena qualche passo distante da Alisia si fermò e aggiunse: "Quel pezzo di terreno è estremamente importante per me, se riesci a convincerlo, ti restituirò tutto quello tua madre ha trasferito in questa casa, compreso il pianoforte che tua madre ti regalò per il tuo compleanno".

Alisia non avrebbe mai pensato che Giosuè potesse essere così spudorato ed impudente. «Non ci casco più. Temo che dovrò trovare un altro modo per riprendere tutto». Pensando a ciò Alisia strizzò gli occhi «Quello che vuole Giosuè ora è nelle mani di Sebastiano, ciò vuol dire che se voglio avere in mano un punto debole di Giosuè devo lavorarci sul mio “caro marito”… ma come devo fare? Anche se siamo già sposati però siamo “più estranei di due estranei”». Alisia arrivò a casa e per l’intero tragitto non riuscì a trovare una soluzione, ma ricevette una chiamata nella quale venne informata di non essere assunta.

"Ma non mi aveva detto potevo iniziare il lavoro già da domani?" domandò Alisia impazientemente. "Ci dispiace molto, ma non la possiamo prendere, non possiede i requisiti che richiediamo." Risposero e riattaccarono la telefonata. Alisia restò ferma a fissare il telefono per un po’.

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