Un nuovo abbigliamento
La pausa pranzo terminò, mi sedetti come sempre e ripresi da dov’ero arrivata. Ero più tranquilla dopo essermi riempita lo stomaco, quando il mio telefono aziendale squillò, era lui. Cosa poteva mai volere ora. Alzai la cornetta “sì pronto?”
N “Ti aspetto nel mio ufficio tra 10 minuti” e mise giù la chiamata. ‘Cazzo se era severo, me lo ricordavo stronzo, ma non a questi livelli’ pensai. Guardai l’orologio e dopo 5 minuti mi alzai congedandomi dai miei colleghi e dicendo alla mia mentore che il capo mi aveva chiamata nel suo ufficio.
Lei di tutta risposta sorrise allegramente.
‘Chissà cosa starà pensando’. Mi incamminai all’ascensore e salii.
Bussai e come sempre la sua risposta fu “entra”. Scrutai l’ufficio, le pareti di un grigio scuro con i mobili di legno massiccio di marrone tenue, un divano e due poltrone nere con un tavolino e la sua scrivania. Le finestre, essendo ampie, illuminavano molto bene la stanza.
A “Eccomi ‘Signore’”, sulla sua scrivania c’era una borsa, non sapevo cosa contenesse, ma presto l’avrei scoperto.
N “Siediti pure. Come sai ho deciso di darti ancora due settimane di prova e ti ho consigliato di cambiare abbigliamento, ma non potevo aspettare”
Non capivo le sue ultime parole, cosa non poteva aspettare?
N “Questa borsa è per te”. La aprii e il mio sguardo si illuminò, c’era una gonna nera che arrivava dal ginocchio con un piccolo spacco, una camicetta nera, un paio di calze e dei tacchi sempre neri. Rimasi scioccata.
A “Cos’è questo?”
N “Non potevo aspettare di vederti vestita ancora così, quindi mi sono preso la briga di prenderti dei vestiti adeguati” quel sorriso, volevo tirargli un pugno in faccia, ma chi si credeva di essere. Erano vestiti di marca, un’ottima qualità, ‘chissà quanto avrà speso’
A “Grazie molte signore, non voglio passare per povera, non posso accettare”
N “Non preoccuparti, non è niente, puoi cambiarti, così posso vedere se la taglia è giusta”
La taglia? Come faceva a sapere la mia taglia? Oh ma certo, Marylin mi aveva chiesto in mattinata il mio numero di scarpe e la mia taglia e il sorriso che mi aveva fatto, ‘ah sono davvero sciocca’.
A “Dove posso cambiarmi?”
N “Qui”
A “Hai una stanza qui?”
N “Forse non hai capito, cambiati proprio qui davanti a me”.
Arrossii, se prima ero riuscita a tranquillizzarmi, ora il cuore mi batteva forte nel petto. Mi aveva già vista nuda, molti anni fa, ma ora mi imbarazzavo davvero.
N “Non preoccuparti, non mordo mica, voglio solo vedere se ti sta bene”
Con tutta la timidezza che avevo decisi di dimostrargli che non ero una codarda, mi aveva già vista svestita, per cui mi misi il cuore in pace e mi alzai dalla sedia.
Misi la borsa sulla sedia e ne tirai fuori il contenuto, lo appoggiai sul divano, in modo da potermi cambiare meglio, lui non mi toglieva gli occhi di dosso.
Mi tolsi le scarpe, poi il maglioncino e infine la gonna. Ero rimasta in intimo, un intimo nero di pizzo. I suoi occhi mi scrutavano da capo a piedi, il suo sguardo si fermò proprio in direzione del mio ventre. Aveva un’aria triste ma non disse nulla. Mi resi conto che stava fissando la mia cicatrice.
Mi sbrigai a mettermi la camicia, facendo attenzione a non rovinarla. La abbottonai con cura. Toccò alle calze, alla gonna e infine ai tacchi. Mi sentivo strana con quel abbigliamento. Era un po’ di tempo che non mi vestivo più bene.
N “Così perfetta..”
A “Come?”
Il suo telefono squillò.
N “Ti sta molto bene, puoi andare ora” e sorrise.
Presi le mie cose e mi congedai.
Nathan
Ho chiesto a Marylin di informarsi sulla sua taglia e poi ai miei uomini di prenderle dei bei vestiti, ‘una bella ragazza dovrebbe vestirsi bene’ pensai.
La chiamai da me, volevo davvero vederla in quegli abiti. Mi colse un brivido.
Bussò e poi entrò. I suoi occhi verdi teneri, i suoi capelli di un biondo scuro, legati in uno chignon, il trucco leggero e il suo profumo. Si fermò a guardare il mio ufficio curiosa, e mi parlo. Le diedi la borsa con i vestiti comprati per lei dicendole di cambiarsi davanti a me. La vidi arrossire, mi piacque ciò.
Alla fine iniziò a spogliarsi, il suo corpo era magro, molto magro rispetto all’ultima volta che lo vidi, poi il mio sguardo cadde su una cicatrice, proprio sul suo ventre. Era grande circa 5 cm, mi rattristai ‘chissà cosa avrà passato’.
Lei mi guardò con un viso interrogatorio e si sbrigò a mettersi la camicia. ‘Dannazione, è così bella’. Una volta finito il mio telefono squillò e la congedai.
Risposi.
“Capo abbiamo dei problemi?”
N “che tipo di problemi?”
“Capo il carico è stato trafugato, manca della merce”
N “Prendi il colpevole subito” e riattaccai.
Tornai a pensare a lei, ad Artemisia, l’unica donna che abbia mai amato e che ho lasciato andare. Se fossi rimasto forse ora le cose sarebbero diverse.
Tornai al mio lavoro.
Artemisia
In ufficio mi fecero i complimenti, arrosii nuovamente. Marylin sorrise con occhi felici “stai davvero bene ragazza” disse facendo l’occhiolino. Bryan chiese a tutti di cenare insieme stasera e acconsentimmo.