Riepilogo
Artemisia, una ragazza innocente che dopo una relazione finita male, trova un nuovo lavoro, il suo capo è niente di meno che un suo ex del passato.
Un nuovo inizio
Erano le 7:00 del mattino, la sveglia suonava e la dolce melodia mi faceva desiderare di riaddormentarmi.
Era una giornata di sole, nonostante il freddo di novembre.
Decisi di alzarmi contro la mia volontà, ero così abituata ad orari diversi che faticavo a svegliarmi così presto, ma avevo finalmente un nuovo lavoro, un nuovo inizio, dopo gli anni di turbamento passati.
Mi preparai con calma, poiché avevo un’ora e mezza a disposizione e il lavoro non distava tanto dalla mia casa.
Preparai la colazione, due pancake con qualche lampone e una tazza di the e poi mi vestii con abiti consoni al mio nuovo impiego, fermandomi a guardare la mia immagine nello specchio e passando la mano sulla ferita. Ormai erano passati due anni…
Mi misi un pantalone lungo beige, un maglioncino rosa antico e un paio di stivaletti. Presi il cappotto e la borsa e mi avviai a piedi.
La giornata era meravigliosa, gli alberi colorati, la brezza del mattino che sfiorava la pelle e il sole che scaldava un po’, sembrava davvero la giornata perfetta.
Arrivai un quarto d’ora prima in azienda, così che una collega mi mostrasse un po’ il luogo e mi spiegasse l’organizzazione.
Presi posizione alla mia scrivania, l’ufficio era un open space, le pareti bianche adornate con qualche pianta rampicante, i lampadari neri emanavano una luce giusta e le postazioni pulite ed ordinate. Eravamo in 5 persone.
Mi occupavo di una parte amministrativa, essendo grande l’azienda i compiti andavano suddivisi in modo equo. Mi spiegarono i miei compiti e mi misi al lavoro.
Il tempo volò letteralmente e in men che non si dica era arrivata l’ora di pranzo.
Andai in un ristorante con i miei colleghi, conoscendoli un po’ meglio.
C’erano due uomini e due donne.
Bryan aveva 30 anni, un uomo robusto e acuto, dalla capigliatura castana e occhi grigi.
Ethan, 37enne, biondo con occhi azzurri, mi raccontò e mostrò le foto della sua famiglia, aveva due figlie molto graziose, una di 4 e l’altra di 7 anni.
Marylin 44enne, donna dai capelli corvini e gli occhi neri, vissuta e con molta esperienza, elegante nell’abbigliamento e nelle maniere, lei era la mia mentore.
Infine c’era Margherita, aveva la mia stessa età, 27 anni. Dolce e di buon cuore, sempre pronta ad aiutare il prossimo. Aveva dei capelli bellissimi, biondi, lunghi fino al fondoschiena e gli occhi castani.
E poi c’ero io, la nuova arrivata.
Ordinammo dei piatti gustosi che ci saziarono. Un bicchiere di vino di accompagnamento e per finire un dolce agli amareti.
Erano quasi le 13 e dovemmo rientrare.
La passeggiata verso il lavoro è stata assai piacevole, come anche il pomeriggio trascorso.
Con loro non mi annoiavo di certo e il lavoro non era pesante. Bryan ogni tanto faceva qualche battutina per smorzare la nostra concentrazione.
Finito il mio impiego, presi le mie cose e tornai a casa. I miei due gatti mi aspettavano impazienti e affamati.
Gli feci due coccole e diedi loro da mangiare, poi spogliandomi nel mentre, mi avviai al bagno per fare un doccia lunga, calda e rilassante.
Mi misi sul divano a guardare un po’ la tv con i miei monelli distesi al mio fianco e ovviamente prendemmo sonno.
*****
Mi svegliai indolenzita, ma con la grinta giusta. I capelli erano scompigliati dato che erano ancora bagnati quando mi addormentai.
Aprii la finestra e guardai fuori.
Oggi avrebbe piovuto sicuramente.
Il cielo era cosparso di nuvole, un vento freddo soffiava e le persone iniziavano a svegliarsi. Mi preparai come da routine, diedi due buffetti ai miei patatini dolci e mi avviai.
La giornata proseguì tranquillamente, tranne il momento del ritorno a casa. Dimenticai completamente l’ombrello e quando arrivai davanti alla porta, ero bagnata fradicia.
Mi svestii all’ingresso e mi precipitai in doccia, non badando ai miagolii di Sam e Ricki.
Rimasi mezz’ora buona sotto l’acqua che scorreva, lavando via i miei peccati e dolori più oscuri.
Decisi di ordinare d’asporto. Un hamburger e delle patatine andavano più che bene.
Stasera avevo voglia di mangiare un po’ di schifezze.
Diedi la cena ai miei dolci animaletti e mi misi sul divano a cenare, accendendo la tv e guardando un film horror.
Terrificante! Le urla mi fecero gelare il sangue facendomi tornare a galla dei ricordi che pensavo di aver perso ormai…
Cambiai canale, cercando qualcosa che mi dava piacere. Decisi di guardare un film natalizio, anche se era ancora presto, mancava più di un mese alla festività.
Dovevo anche comprare delle decorazioni, ne avevo poche in quanto non sono mai andata pazza per queste ricorrenze, ma quest’anno mi sono imposta di cambiare molte cose nella mia vita e di trovare la felicità di un tempo.
Erano le 23 passate, così mi coricai sotto le coperte, questa volta con i capelli asciutti.
Trascorse una settimana, poi un mese, mi stavo abituando a questa nuova vita, mi sentivo abbastanza rinata.
Era sabato mattina e come ogni sabato, mi recavo in cimitero, portando dei tulipani freschi sulla tomba del mio piccolino.
“Quanto avrei voluto tenerti tra le mie braccia e proteggerti, oggi avresti quasi due anni”
Rimasi un’oretta sull’erba di fianco alla lapide.
Le lacrime mi cospargevano il viso e sbavavano il trucco, ma non aveva importanza. “Ora sei in un posto più felice”.
Il dolce vento accarezzava la mia pelle asciugandomi un po’ il viso umido “come se tu stessi sempre accanto a me e mi proteggessi da lassù, sarai sempre nel cuore di mamma”.
Guardai l’ora, erano le 11:30, avevo appuntamento con la mia amica Marta per pranzare insieme. Abbracciai la lapide, mi rimisi in piedi e mi asciugai un po’ il viso, dirigendomi verso il ristorante prenotato per pranzo.
Proseguii a piedi, mi bastavano 15 minuti per arrivare, ma mi fermai per tirare un sospiro e ripassarmi il trucco.
Nonostante Marta sapesse un po’ quello che avevo passato, non volevo che mi vedesse così, provando pietà, perché non c’era nessuna pietà da provare.