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CAPITOLO 4

Nina si avvicinò al bancone del bar per prendere un drink. Susan e Samantha la stavano aspettando in pista. Erano tutte e tre alticce. La serata proseguiva piacevolmente quando Samantha fu avvicinata da un ragazzo alto e di bell'aspetto.

Susan la guardò dalla pista da ballo, sogghignando. Dopo qualche scambio di convenevoli, Susan lasciò Samantha a ballare con il nuovo amico e raggiunse Nina al bancone del bar, che ancora aspettava il drink. Il locale era pieno e la fila era lunga.

All'improvviso, Marcus Madison comparve alle spalle di Susan. Nina trasalì quando lui la riconobbe, e Susan si voltò troppo velocemente, essendo un po’ su di giri.

Susan si scontrò contro il torace largo e muscoloso di Marcus. Era molto più bassa di lui, che superava il metro e ottanta, e si ritrovò dritta dritta sul suo petto. Quando lo riconobbe, non poté fare altro che arrossire e boccheggiare, non sapendo cosa dire. Si era appena scontrata con il suo capo.

"B-Buonasera, Mr. Madison, che... piacevole coincidenza, anche lei qui," balbettò Nina, mentre tirava a sé Susan.

Susan, dal canto suo, era rimasta imbambolata, ancora con le mani sul petto del capo. Se non fosse stato per Nina, il momento sarebbe stato ancora più imbarazzante.

"Buonasera, signore," rispose Marcus. "Che piacere incontrarvi. State aspettando i vostri drink?"

"Si, Mr. Madison. Sta aspettando anche lei?" chiese ingenuamente Susan.

Marcus abbassò lo sguardo su di lei senza rispondere subito. Con un cenno della mano fece segno al barman, e nel giro di qualche secondo comparvero tre cocktail.

"No, sono appena arrivato," rispose con un sorriso un po’ arrogante. "Il locale è di un mio caro amico."

Fece un altro cenno al barista e poi tornò a rivolgersi alle due ragazze.

"Da adesso non dovrete più aspettare per i drink, ho fatto un cenno al barman. Anche se vi dovrei suggerire di non bere troppo. Vi auguro un buon proseguimento, signore."

Marcus Madison salutò entrambe con un baciamano, prima Nina velocemente e poi Susan, soffermandosi un secondo in più a fissarla negli occhi.

Quando Marcus se ne andò, Susan si voltò verso Nina.

"Merda!" esclamò Susan con un'espressione contrita che meravigliò Nina.

Il suo atteggiamento lasciò Nina perplessa; era stato imbarazzante per Susan scontrarsi con il suo capo, ma era solo una coincidenza. E, in fondo, non era in orario di lavoro. Non capiva perché fosse così accigliata.

Susan era cotta di Marcus da quando, tre anni prima, aveva iniziato a lavorare come assistente amministrativa nello studio Madison and Parker. Trovarlo lì poteva trasformarsi in un'occasione per conoscerlo meglio.

Pensando a questo, si rese conto che i due soci e proprietari erano seri e stimati professionisti. Nello studio vigeva una regola che vietava le relazioni amorose tra colleghi. Forse si era accigliata per questo.

Intanto, le raggiunse Samantha accompagnata dall'uomo alto dai capelli scuri e rasati corti con cui stava ballando in pista.

Aveva un aspetto giovanile, indossava jeans scuri e una camicia bianca leggermente sbottonata, che lasciava intravedere un petto tornito e tatuato.

"Ragazze, vi presento John. John, queste due splendide fanciulle sono le mie amiche Nina e Susan."

Si scambiarono i primi convenevoli, quando John le invitò a salire nel privè.

"Ragazze, permettete che vi ospiti al mio tavolo nel privè? La musica è molto alta e ci impedisce di conversare."

Susan, che era su di giri, accettò subito, e lo stesso fece Samantha, ma Nina declinò l'invito.

Si era fatto tardi e non aveva voglia di rimanere oltre; aveva bevuto abbastanza e non voleva trascendere.

"Grazie, John, sei davvero gentile. Ragazze, rimanete pure, ma sapete che domani sono impegnata. Fate le brave!" cercò di congedarsi.

Susan, però, la guardò con il broncio. Non voleva reggere il moccolo a Samantha e al suo nuovo amico. Si avvicinò e le sussurrò all'orecchio: "Non lasciarmi da sola con questi due. Tratteniamoci solo un altro po’ e poi verrò via con te. Promesso!"

Nina alzò gli occhi al cielo, ma cedette. In fondo, sarebbe stata la sua ultima uscita per un po' e non poteva effettivamente lasciare Susan da sola, mezza ubriaca.

Seguì quindi John con Samantha e Susan su per le scale.

Il privè aveva delle piccole lampade su ogni tavolino che illuminavano l'ambiente buio con una luce calda e soffusa, ma non erano abbastanza forti da permettere di vedere bene.

John raggiunse uno dei salottini dai divani di velluto rossi e fece accomodare le ragazze prima di chiamare un cameriere e ordinare l'ennesimo distillato.

"Allora, ragazze, raccontatemi un po’ di voi. Di cosa vi occupate?" chiese John mentre si sedeva accanto a Samantha.

Samantha stava per rispondere quando udirono la voce calda e profonda di Marcus Madison.

"Queste tre fanciulle sono il fiore all'occhiello del mio studio, John." Poi si rivolse alle ragazze, che erano visibilmente in imbarazzo. "Signore, questo mascalzone è John Sheperd, un rinomato medico del New York Presbyterian ed un mio carissimo amico. Non sentitevi in imbarazzo, questa sera non parleremo di lavoro. A quanto pare, siete nostre ospiti."

Susan rimase imbambolata mentre guardava Marcus, e Nina le diede una gomitata per farla riprendere.

"Wow, John, sei un medico. Complimenti, il Presbyterian è un ospedale davvero prestigioso," esclamò Samantha. "Io invece mi occupo della segreteria e del coordinamento delle risorse dello studio Madison e Parker. Lo conosci?"

Scoppiarono tutti a ridere.

"E voi ragazze, siete colleghe quindi?" chiese John a Susan e Nina.

Nina guardò di sottecchi Susan, che era ancora immutolita per via della presenza di Marcus. Per evitare di far notare il silenzio dell'amica, rispose: "Sì, John, oltre che amiche, siamo anche colleghe. Susan, che non è muta come sembra, è assistente amministrativa, mentre io sono un avvocato."

Nel frattempo, Scott, che era salito per raggiungere i suoi amici, li guardò riluttante. John non aveva perso tempo e aveva portato su addirittura tre ragazze. Era incorreggibile.

Non aveva voglia di trascorrere l'ennesima serata alcolica né di accompagnare a casa una ragazza ubriaca per fare da spalla ai suoi amici. Le cose al locale erano già ben avviate; avrebbe inviato un messaggio ai suoi amici per avvisarli che stava andando via.

Stava per voltarsi per lasciare il privè prima di essere visto, quando notò un particolare: una delle ragazze indossava un paio di scarpe nere con la punta dorata.

Il dettaglio catturò la sua attenzione, ricordandogli la bella donna che gli era sfuggita già due volte quel giorno. Ma non poteva essere lei; sarebbe stata una coincidenza troppo assurda, pensò.

Quell'attimo di esitazione, però, permise a Marcus di notarlo e fargli cenno di unirsi.

Rassegnato, Scott si avvicinò al salotto.

"Signore," esclamò Marcus, "permettetemi di presentarvi il nostro ospite, Scott Thomson, proprietario del Loft e mio grande amico! Scott, queste tre giovani fanciulle sono Samantha Stone, Susan Fox e Nina Jones, e sono il fiore all'occhiello del mio studio."

Nina guardò l'uomo appena arrivato. Indossava jeans scuri stretti, una t-shirt nera e una giacca scura. Era alto, dal fisico asciutto e slanciato. Aveva capelli ramati e una barba sottile che seguiva la mascella volitiva. Il suo viso aveva lineamenti definiti e marcati, ed era davvero bellissimo.

Impiegò qualche istante prima di riconoscerlo. Era lui, l'uomo con cui

si era scontrata in ufficio! Si riprese quando notò che anche lui la

scrutava senza parlare.

Il suo sguardo era fisso su di lei, imperscrutabile. La cosa le creò disagio, così reagì in modo proattivo per spezzare il gioco di sguardi che, nel frattempo, non era passato inosservato al resto della compagnia.

"Salve, sono Nina. Complimenti per questa serata e per il locale, davvero molto elegante."

Scott non rispose subito. Marcus e John si scambiarono un’occhiata interrogativa. Ma che gli era preso? Aveva perso la lingua? E perché sembrava così concentrato?

Scott guardava la giovane donna che gli tendeva la mano. Sentiva una sensazione di familiarità, ma non poteva essere lei; quante coincidenze possono capitare in una giornata?

Le osservò il viso, con i suoi lineamenti delicati e sofisticati. Aveva le labbra carnose e gli zigomi alti. Era davvero molto bella.

Cercò di scoprire se indossasse degli orecchini, ma lunghi capelli castani le incorniciavano il viso, impedendogli di notare il dettaglio che avrebbe confermato se era lei o meno. Si rese conto di essere stato in silenzio e di non aver ancora risposto al saluto.

Le strinse quindi la mano mentre stava per risponderle, ma furono entrambi attraversati da una piccola scossa che li fece sobbalzare.

"Grazie, come vede, ho cercato di rendere l'atmosfera elettrizzante!" cercò di smorzare Scott con un sorriso.

Nina rimase colpita dalla bellezza del suo sorriso; aveva i denti bianchissimi e un po’ appuntiti, e delle meravigliose fossette spuntavano sotto la barba. "Wow," pensò, "è davvero attraente."

Distolse lo sguardo, sentendosi all'improvviso un po’ a disagio. Per ricomporsi, si passò le mani tra i capelli, portandoli indietro. Il gesto lasciò scoperte le orecchie, e Scott, che era rimasto attento, notò subito gli orecchini.

Sì, pensò, era proprio lei.

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