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Causa d'amore

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anne rachel
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Riepilogo

Nina, brillante avvocato in carriera, è ad un passo dalla nomina di socio presso il suo studio. Sta affrontando la causa con la cui vittoria potrà finalmente diventare socia! Quello che non sa è che non sarà più solo una causa di lavoro, ma una causa d'amore...

MiliardarioCEOPresidente

CAPITOLO 1

Nina Jones guardò per un attimo il suo riflesso nelle grandi vetrate scorrevoli all'ingresso dell'immenso grattacielo dove lavorava come avvocato.

La Madison and Parker Lawyal occupava tre dei 58 piani del grattacielo di Park Avenue, un edificio lussuoso e dal design moderno, sede di aziende importantissime e dello studio di avvocati dove Nina, da quattro anni, lavorava duramente, facendosi valere.

Era una tipica giornata primaverile di aprile; non faceva particolarmente freddo quella mattina, per cui aveva indossato una gonna tubino grigia, una camicia bianca, una giacca nera e accessori dorati.

Un perfetto outfit professionale che non rivelava la personalità di Nina, se non a un occhio attento, che avrebbe notato i tanti orecchini che le decoravano i lobi, i tacchi a spillo neri che terminavano in una punta dorata e gli occhiali da sole neri, molto rock.

Quando Scott Thomson la vide varcare la soglia dell'ingresso, stava leggendo un quotidiano di finanza nella hall, in anticipo per il suo appuntamento.

C'era un andirivieni di persone di ogni genere, che correvano frenetiche al ritmo della Grande Mela, ma lui aveva notato quei tacchi a spillo neri con quella punta in metallo dorato.

Istintivamente, aveva abbassato un lembo del giornale per capire chi li stesse indossando. Quel dettaglio catturò la sua attenzione.

Nascosto dietro le pagine del giornale, osservò la donna che, con passo deciso, si avvicinava ai tornelli per passare il suo badge, proprio vicino a dove sedeva lui.

I pochi secondi di attesa prima che il tornello si sbloccasse gli diedero il tempo di seguire la sua figura alta e snella, percorrendola con lo sguardo: dalle scarpe, alla gonna stretta che la fasciava, alla giacca raffinata che la avvolgeva, per poi notare i sei diversi orecchini di diverse dimensioni ai suoi lobi. Un dettaglio particolare che lo incuriosì.

Non era una cosa così abituale; di solito le impiegate rispettavano canoni di outfit molto rigidi, soprattutto per il tipo di azienda che aveva sede presso quel grattacielo.

Mentre rifletteva su questo, la guardia di sicurezza la lasciò passare. Erano stati pochi attimi e non era riuscito a intravedere bene il suo viso o il suo badge. Peccato.

La sua figura snella e sinuosa scomparve dietro le porte dell'ascensore, e lui non poté fare a meno di concentrarsi di nuovo sulla lettura del suo quotidiano.

Nina varcò l'ingresso dello studio. Danielle, la giovane stagista alla reception, le rivolse un caloroso ma rispettoso saluto.

Le giovani donne che lavoravano presso lo studio la guardavano con ammirazione e rispetto. Aveva 32 anni e lavorava presso lo studio associato Madison e Parker da quattro anni.

Era un orgoglio per lei lavorare in quel prestigioso studio di avvocati, e aveva faticato tutta la vita per riuscire a fare carriera, senza fare sconti a se stessa, neanche quando era una giovane universitaria.

Aveva degli obiettivi e li aveva perseguiti con abnegazione e forza di volontà, senza ricorrere mai a sotterfugi e senza scendere a compromessi. Soprattutto, senza sfruttare la sua innegabile bellezza, in un mondo che troppo spesso lascia spazio a chi non ha meriti professionali.

La maggior parte delle ragazze che lavoravano allo studio lo avevano visto; era un avvocato vincente, si era fatto notare proprio per le cause vinte, anche quelle più spinose.

Nina si diresse da Samantha Stone, la segretaria del suo gruppo, e si informò sui vari appuntamenti della giornata. Samantha le passò degli appunti e diverse cartelline di documenti, indicandole che era quasi ora di entrare in riunione con Jeremy Parker, il suo capo.

Andò nel suo ufficio, lasciò la borsetta e gli occhiali da sole nel guardaroba, recuperò diversi documenti dalla sua scrivania e li inserì nella sua borsa da lavoro. Poi tornò da Samantha per chiederle alcune informazioni. In quel momento era arrivata anche Susan Fox, una sua collega.

Lei, Susan e Samantha erano molto amiche; si erano conosciute a lavoro e sin da subito avevano legato, cercando di aiutarsi a vicenda per far carriera all'interno dello studio.

Sam e Susan, di tanto in tanto, amavano spettegolare e la riunione era stata posticipata di qualche minuto, per cui le tre giovani donne si diressero alla sala relax per prendere un caffè.

"Sai, Nina," disse Susan, "oggi arriverà uno dei clienti più facoltosi dello studio. Si dice che sia uno degli scapoli più ricchi di New York, un grande imprenditore ma anche un grande playboy. Io e Sam ci siamo appostate all'ingresso per vederlo arrivare; siamo curiose di vedere l'ennesimo vecchio scapolone che attira donne solo per i suoi soldi. Scommettiamo che è più brutto del vecchio Morgan?"

"Dai, Susan, sei cattiva! Magari è un uomo adulto per bene, che non ha ancora trovato l'amore," rispose Nina, ma poi scoppiò a ridere insieme alle ragazze; non ci credeva neanche lei.

Lavorare in un grande studio, spesso a contatto con il jet set di New York, le aveva permesso di guardare da vicino le persone più influenti della città.

Era raro incontrare persone oneste, che non avessero secondi fini. Lo sapeva bene: gli uomini erano viscidi e le donne delle arriviste. Raramente aveva incontrato persone diverse, ma il potere corrompe e, difficilmente, nel suo ambiente, un ricco imprenditore non era anche un perverso...

Nina allontanò quel pensiero, richiudendo nei cassetti della memoria il ricordo che stava affiorando. Non doveva distrarsi; doveva rimanere lucida. Era arrivato il momento di entrare in riunione, pensò, mentre si congedava da Samantha e Susan.

Si voltò per uscire dalla sala relax, forse troppo velocemente, e proprio in quel momento si scontrò con qualcuno. Istintivamente chiuse gli occhi, ma poi, sentendo i suoi documenti sparpagliarsi sul pavimento, si chinò a raccoglierli senza guardare chi le stava davanti.

Stava per dirgli qualche parola di scusa quando sentì Marcus Madison, socio e capo dello studio, chiamare qualcuno, forse proprio l'uomo con cui si era scontrata.

Raccolse subito i suoi documenti, sentì solo: "Mi scuso." Vide delle scarpe nere lucidissime che giravano sui tacchi per andare in direzione del signor Madison.

Nina, per un attimo, guardò l'uomo di spalle che si allontanava. Indossava un completo gessato nero molto avvitato, che avvolgeva la sua figura alta e longilinea e le sue spalle larghe. I capelli ramati le nascondevano il volto, ma sentiva solo un intenso profumo di legno di sandalo e tabacco.

Non male come profumo, pensò distrattamente; chissà chi era.

In quel momento, Jeremy Parker la chiamò: "Nina, eccomi, possiamo iniziare."

Jeremy era un uomo bello e affascinante, sulla quarantina. Aveva capelli biondi e occhi azzurri, con lineamenti raffinati; sembrava un aristocratico europeo.

Era anche una persona rispettabile e per bene, una delle poche per Nina, e aveva creduto in lei quando aveva iniziato a dimostrare che era un valido avvocato oltre che una bellissima giovane donna. Nina lo stimava molto.

Aveva anche avuto l'impressione che forse potesse piacere a Parker, ma lui era un serio e stimato professionista e non aveva mai dato segnali espliciti. Per quanto riguardava Nina, nonostante Parker fosse innegabilmente attraente, non pensava a lui in modo romantico. Era il suo capo e quindi era off-limits.

Ogni pensiero diverso dalla stima professionale non era consentito per la sua etica.

"Nina, accomodati. Ho un'importante notizia per te," disse Parker.