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CAPITOLO 3

Nina si diresse dalle sue amiche, voleva organizzare un'ultima serata prima di dedicarsi anima e corpo al lavoro per i prossimi mesi.

Samantha era un'esperta in questo; praticamente organizzava sempre tutto lei. Conosceva tutti i PR più influenti e riusciva sempre ad entrare nei posti più in, anche senza prenotazione.

"Nina," disse Samantha, "appuntamento alle 20. C'è un evento imperdibile stasera! Ci sarà il mondo intero! Il Loft ha cambiato gestione e stanno pubblicizzando l'evento di questa sera come uno dei più grandi di tutti i tempi."

"Prenoto un taxi, passo a prendervi io che sono di strada. Non fate tardi!" rispose Susan.

Nina, con il sorriso ancora sul volto, salutò le sue amiche e si diresse nel suo ufficio, dedicandosi al lavoro per un po’.

Più tardi quella sera, Nina si stava preparando ad uscire. In ufficio vestiva con uno stile impeccabile, da vera professionista, ma nel tempo libero amava vestire in maniera più audace.

Indossò un abito semplice di seta color champagne che le accarezzava le curve morbide fino al ginocchio, con una profonda scollatura sulla schiena.

Aveva sciolto i capelli, che le ricadevano fino a metà schiena ancora umidi. Si era attardata in ufficio e non li aveva asciugati del tutto. Il trucco era leggero, con un ombretto luminoso oro, eye-liner nero e un rossetto rosso tenue.

Stava sistemando meglio i capelli quando suonò il citofono. Cavolo! Il taxi non l'avrebbe aspettata.

Sistemò un’ultima volta i capelli per ottenere un effetto bagnato, prese una pochette nera e, non avendo tempo di scegliere le scarpe, indossò le stesse che aveva in ufficio.

"Dai, bellezza, muoviti!" esclamò Susan quando la vide scendere le scale del suo appartamento.

"Stasera non vuoi rientrare con noi, a quanto pare. Sei davvero sexy, amica!" esclamò Samantha.

Nina si strinse sui sedili posteriori del taxi e guardò le sue amiche.

Susan indossava un tubino nero che valorizzava il suo décolleté generoso. Delle ciocche ribelli sfuggivano allo chignon di capelli corvini che le incorniciavano il viso. Le sue labbra erano carnose e gli occhi scuri, davvero provocante.

Samantha, invece, indossava un vestito animalier che lasciava scoperte le lunghe gambe snelle. I capelli biondi erano raccolti in una coda bassa che risaltava il suo viso minuto e i suoi occhi azzurri.

Il tassista fece loro i complimenti prima di partire e dirigersi al Loft.

*****

"Samantha!" un uomo le richiamò, facendo segno all'ingresso del locale. Le tre amiche superarono una fila che sembrava interminabile, guadagnandosi non poche occhiatacce da chi aspettava chissà da quanto tempo.

Una volta entrate, la musica chill le avvolse e un cameriere porse loro lo champagne di benvenuto offerto dalla nuova proprietà.

Era un locale sofisticato e moderno. Al piano terra, una pista da ballo era accerchiata da divanetti e piccoli salotti, mentre al piano superiore c'erano i privè, inaccessibili anche a una ragazza mondana come Samantha.

"Allora, Nina, a cosa dobbiamo brindare?" chiese Susan, una volta preso posto in un piccolo tavolo libero.

"Ragazze, tenetevi forte! Al prossimo consiglio di amministrazione, il sig. Parker mi proporrà come prossimo socio junior!"

Le tre ragazze lanciarono urla di gioia e si strinsero in un abbraccio prima di brindare.

"Sono davvero felice per te, Nina. Hai lavorato duro e sei in gamba! Così si fa!" disse Samantha.

"Ma non è detto che venga accettata la mia candidatura. Non posso ancora darla per certa. Tutto dipenderà da come lavorerò nei prossimi tre mesi. Questa sera mi ubriaco. Fino al prossimo CDA non metterò più testa fuori dall'ufficio," rispose Nina.

"Il sig. Parker crede molto in te; ti sponsorizzerà alla grande, Nina, vedrai! E poi te lo meriti davvero; altrimenti uno come lui non ti avrebbe mai candidata nel suo studio." Susan strinse la mano alla sua amica mentre si congratulava con lei.

"Beh, in effetti, Parker è stato davvero gentile e felice quando mi ha comunicato la sua decisione," disse Nina. Esitò un attimo prima di continuare: "In effetti, mi ha addirittura abbracciata!"

"Coooosa????" urlarono all'unisono Susan e Samantha.

"Non ci posso credere! Non è da lui! Eh, vecchia volpe, hai fatto breccia nel suo cuore, mi sa?" la punzecchiò Susan, ridendo.

"Ma no, ma cosa dite. È impossibile. È solo contento di aver puntato sulla risorsa giusta," si giustificò Nina, guardando le sue amiche prima di scoppiare tutte e tre a ridere.

"Dai, Nina, avvocato dalla morale di ferro, ammettilo: un pensierino su Parker l'hai fatto!" scherzò Samantha.

"Ma no, lo sai. Non è il mio tipo. È bellissimo, fighissimo, un gran professionista e un buon partito, ma no. È il mio capo e no, non ci andrei a letto. Forse." Rise Nina. "Tu, piuttosto, Susan, che fai gli occhi dolci a Marcus da una vita. Pensa per te."

"Sì, Nina, io penso per me. E infatti, se mi abbracciasse il caro Mr. Madison, io mi inginocchierei all'istante, non so se mi spiego!"

"A proposito," si ricordò Nina, "è arrivato il cliente scapolone oggi in ufficio?"

"Credo di sì, ma purtroppo è uscito subito a pranzo con Mr. Madison e non siamo riuscite a vederlo," rispose Samantha.

"Chissà, forse era il bell'uomo misterioso?!" si domandò Nina.

"Tu eri in riunione con il tuo Mr. Parker, Nina," ribatté Sam.

"Hey, non è il mio Mr. Parker. È solo il nostro capo e uno stimato collega. Smettetela. Lo sapete, non è il mio tipo," si difese Nina.

Le ragazze continuarono a scherzare tra di loro, mentre sorseggiavano i loro cocktail, quando la musica cominciò a suonare più forte, ad un ritmo dance.

"Forza, signorine! Andiamo a ballare!" urlò Samantha, trascinando le ragazze sulla pista da ballo.

*****

"Hey, Thomson, congratulazioni. Questa festa è pazzesca!" disse John Shepherd mentre raggiungeva Scott. In quel momento, era affacciato dal privè, scrutando la pista da ballo sottostante gremita di gente.

"Grazie, amico mio," rispose Scott. "Sono contento tu sia venuto."

Da quando si era trasferito qualche mese prima da Seattle, per consolidare l'azienda e i rapporti commerciali nella grande mela, Scott si era lasciato alle spalle tante cose, ma non i cari amici cui teneva. Uno di questi era proprio John, amico dai tempi dell'università insieme a Marcus Madison.

Marcus e John erano sempre stati simili: più solari e aperti. Lui, invece, era quello più ombroso, ma insieme avevano sempre fatto squadra e si volevano davvero bene.

"Scott, perché non scendiamo in pista? Sei il proprietario del locale e questo è il primo evento da quando è tuo. Andiamo a fare qualche conoscenza," disse John.

"Sai che non sono il tipo, e oltretutto non voglio che si sappia chi sono. Non vorrei trovarmi la stampa addosso anche qui," rispose Scott.

"Hai ragione, fratello, ma senti qua. Io vado giù a fare un giro di perlustrazione per te. Poi cerco un paio di ragazze e le porto su per farci un drink in compagnia. E poi forse ci raggiunge Marcus."

Scott rise; John e Marcus erano due scapoli impenitenti. "Vai, John. Io faccio un check in ufficio. La serata è ben avviata e il manager ha tutto sotto controllo, ma faccio lo stesso un controllo," disse mentre si avviava nel suo ufficio.

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