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Capitolo 5: chi sei in realtà?

Giunto nel suo appartamento, Marzio si fece una doccia e si cambiò d’abito.

Era quasi sull’uscio della porta quando suonò il cellulare.

“Buon pomeriggio Signor Silvestri. Sono Grace, la segretaria del Signor Smith.”

“Buon pomeriggio, Grace,” rispose Marzio con un tono caldo, che usciva dalla sua bocca in modo automatico. Gli succedeva ogni volta che una donna gli parlava con voce seducente.

Ovviamente, non mischiava mai il lavoro con il piacere, ma per quella voce per cui la sua immaginazione si era già accesa, avrebbe potuto fare uno strappo.

La donna esitò per un attimo, poi riprese: “Mi dispiace disturbarla, ma c’è stato un contrattempo. Il Signor Smith non riuscirà a liberarsi prima delle 19:30.”

“Capisco,” rispose Marzio con tono glaciale.

“Per scusarsi, il Signor Smith vorrebbe invitarla a cena. Se le fa piacere, prenoto al ristorante Excellance… o dove preferisce lei”, disse la segretaria.

A Marzio non piacevano molto i cambi di programma, ma era un incontro troppo importante per mostrarsi ostile.

“L’Excellance va benissimo, ma accetto solo se ci sarà anche lei Signorina Grace”. Le parole di Marzio suonavano calde come il sole di mezzogiorno.

“Ci sarò, Signor Silvestri, ma come Signora Smith,” rispose la donna.

“Me lo farò bastare,” disse Marzio. “Per che ora?” chiese l’uomo.

“Le potrebbe andare bene alle 20:00?”

“Perfetto.”

“La ringrazio, Signor Silvestri, e mi scuso ancora per il disagio.”

“Nessun problema, a questa sera, Grace”, disse prima di riagganciare.

La donna rimase in silenzio per qualche secondo, immersa in un sogno ad occhi aperti su Marzio. Senza neanche accorgersene, sulle sue labbra apparve un sorrisetto malizioso. Il pensiero di vedere di persona il famoso Silvestri e di sentire ancora la sua voce la stava intrigando piacevolmente.

“Allora?” disse una voce alle sue spalle.

Grace si voltò lentamente. “Tutto secondo il piano, caro,” rispose la donna. Lo sguardo dell’uomo era duro, come a rimproverare l’atteggiamento disinvolto della sua segretaria. Grace lo notò e si corresse subito: “Oh, mi scusi Signor Smith. Il Signor Silvestri ha accettato l’invito di questa sera.”

“Perfetto. Grazie Grace. Meglio avviarci verso casa, così potrai prepararti con calma... Ti voglio più splendente che mai,” disse l’uomo baciando il collo di sua moglie, che emise un debole gemito.

***

Mentre rifletteva su come occupare il tempo dell’attesa, bussarono alla porta.

“Sì?”

“Signore, sono Alberto. Sto andando al ristorante a pagare il pranzo di oggi. Sono venuto a prendere la divisa da cameriere.”

“Entra.” Alle parole di Alberto, Marzio iniziò a ripercorrere mentalmente la scena di oggi.

Subito si presentò prepotentemente l’immagine di Beatrice mentre si passava il fon su tutto il corpo… e che corpo… snello, ma con le curve nei punti giusti… poi quegli occhi neri… accesi di una passione pura e sincera.

Nel pensare a quella ragazza, Marzio sentì delle strane sensazione crescere in lui.

Erano sentimenti opposti e contrastanti tra di loro: ferocia e dolcezza... protezione e ostilità...odio e amore...

《Quale amore?!》, pensò Marzio, sconvolto solo per averlo pensato.

“Signore? Signore, va tutto bene?” La voce dell’autista lo riportò alla realtà.

“Lascia stare Alberto, ci penso io. L'appuntamento con Smith è lì vicino.”

“Sicuro, Signore?” chiese l’uomo, un po’ titubante.

“Sì Alberto. A proposito, ci sono aggiornamenti sul lavoro che ti ho chiesto ieri?” chiese Marzio.

“Certo Signore. Non abbiamo ancora tutte le informazioni, ma sembra che i suoi sospetti fossero corretti. I nostri informatici hanno scoperto che il sito è finto e non esiste nessuna società americana chiamata Golden Life.”

Alberto aspettò in silenzio la reazione del suo capo, ma l’uomo non disse nulla.

Decise allora di azzardare: “Cosa intende fare Capo?”

Marzio guardò l’orologio; c’era ancora del tempo prima della cena.

“Girami tutto quello che hanno scoperto i nostri informatici.”

“Certo, Capo... Ma per questa sera?” chiese l’autista. “Posso esserle d’aiuto in qualche modo?” domandò Alberto.

“No, Alberto, grazie. Vai pure a casa... Ah, Alberto?”

“Sì, Signore.”

“Nessuno deve sapere di queste ricerche... Sono stato chiaro? Nessuno... neanche mio padre.”

“Certo, Signore. Lo sappiamo solo io, lei e...” Alberto fece una lunga pausa, “mio marito... pardon, volevo dire il capo della divisione informatica.” Con questa affermazione, l'autista volle sottolineare l’impossibilità di una fuga di notizie.

Marzio sorrise. “Buona serata e salutami il capo della divisione informatica... pardon... tuo marito.” I due uomini si guardarono sorridendo prima di congedarsi.

Rimasto solo, Silvestri iniziò a visionare i files. Le informazioni erano tante, ma non molto dettagliate e spesso incomplete.

Anche i profili falsi dei dirigenti della Golden Life erano ben fatti. Alcuni avevano addirittura degli account su tutti i principali social network.

《Chi sei in realtà?》 si domandò mentalmente Marzio.

Poi gli venne un’idea. Prese il cellulare e chiamò Alberto.

“Pronto?” rispose l’autista.

“Scusa Alberto se ti disturbo ancora... Potrei parlare con Andrea?” La voce di Marzio era concitata.

“Certo. Solo un attimo. Amore, è il capo, vuole parlare con te.” Quel lato dolce di Alberto era una vera e propria sorpresa per Marzio.

“Buonasera, Signore”, esordì Andrea con un atteggiamento timido.

“Buonasera Andrea, scusami se ti chiamo a quest’ora. Stavo visionando i files che mi ha inviato Alberto”.

“Sì, Signore. Ci stiamo ancora lavorando... Devo dividere le ricerche affinché nessuno possa capire. Marzio lo interruppe.

“Sì lo so Andrea, stai facendo un ottimo lavoro... Volevo chiederti se potessi indagare anche su Grace Smith, la segretaria del Signor Smith, nonché sua moglie.”

“Sul loro finto sito non c’è nulla. Avrei bisogno di una foto, visto che il nome potrebbe non essere quello vero,” rispose il capo della divisione informatica.

“Capito. Ti farò avere una foto entro domani mattina. Grazie e salutami tuo marito,” disse Marzio.

“Grazie. Buona serata anche a lei, Signore", salutò Andrea.

Marzio guardò l’orologio. Il tempo era volato; era ora di prepararsi per la cena. Si cambiò nuovamente, prese le chiavi dell’auto e la divisa da cameriere.

“È ora di andare in scena,” disse una volta entrato in auto. Poi partì a tutta velocità.

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