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Capitolo 3: salvatore o carnefice?

"Come puoi pretendere di gestire un'azienda se non conosci neanche il suo stato finanziario? Il fatto che fossi all'estero non è una giustificazione per non interessarti della tua azienda."

Anche se il tono di Marzio era calmo, si percepivano note di disappunto.

Beatrice era inerme di fronte alle parole di Silvestri, che sembravano lame affilate che le trapassavano il cuore.

Aveva ragione.

Dopo la morte del padre, la ragazza si era sentita tremendamente sola, e quando si era presentata l'opportunità di trasferirsi all'estero, l'aveva colta al volo. Era partita con l'idea di lasciarsi tutto alle spalle... e ci era riuscita, forse anche troppo, vista la situazione attuale.

"Signor Silvestri, sono venuto a prenderla."

"Arrivo subito", rispose Marzio all'autista.

L'uomo guardò la ragazza, privata ormai di ogni forza.

"Questo sabato sarà il tuo compleanno. Lo festeggeremo al ristorante del Grand Hotel, situato all'ultimo piano. Allo scadere della mezzanotte mi darai la tua risposta. Se ritardi anche solo di un secondo, mi prenderò la tua azienda e la tua casa…e dovrai anche dire addio a tuo zio, dato che le spese per le sue cure hanno dei costi molto elevati".

Finito di parlare, Silvestri si avviò verso l'uscita.

"Ti sei definito il mio salvatore... invece sei il mio carnefice," disse Beatrice, cercando di trattenere le lacrime.

Marzio si fermò, poi si girò di scatto e rapidamente si trovò con il viso della ragazza tra le mani.

Fu così veloce che Beatrice si spaventò. Davanti a lei non c'era più un uomo freddo e spietato, ma un diavolo con gli occhi iniettati di sangue.

"Senti ragazzina, sono qui a offrirti un accordo per te e la tua famiglia e per i tuoi dipendenti… è un accordo benevolo per una società sull’orlo della bancarotta. Se questo non è un gesto di un salvatore, non so cosa possa esserlo."

Beatrice ebbe l'impressione che Marzio non fosse più un essere umano ma un demone, tanta era la rabbia che trasmettevano i suoi occhi.

I due si fissarono per qualche secondo, dopodiché Marzio liberò il volto della ragazza e si incamminò verso l'uscita.

Beatrice si lasciò cadere a terra, priva di forze.

"Oh, Beatrice, per favore alzati... non è così grave come sembra," disse la Strega, cercando di recuperare una scena pietosa

.

L'uomo si voltò leggermente per vedere quanto in basso fosse caduta la famiglia De Benedictis.

《Che scena patetica》, pensò l’uomo.

"Clara, metti tutto sul mio conto. Passerà un mio uomo più tardi per il saldo," disse Marzio prima di uscire dal ristorante.

"Certo Signor Silvestri, come desidera", rispose la donna accompagnando le parole con un leggero inchino.

L’uomo salì sull'auto, con lo sguardo feroce.

"La porto in ufficio Signore?" chiese l’autista.

"No. Devo prima cambiarmi, non posso presentarmi così per l’incontro di oggi."

"Bene Signore, la riporto nella residenza di famiglia?"

"No Alberto. Andiamo al mio appartamento, è più vicino", disse Marzio, cercando di calmarsi.

"Come desidera Signore."

Così dicendo, l’auto partì allontanandosi velocemente.

***

"Come hai potuto... Come hai potuto..." erano le uniche parole che Beatrice riusciva a dire.

"Non so neanch’io come sia potuto accadere... Carlo diceva che era il momento giusto per espandersi… aveva anche contattato una società americana che voleva investire su di noi... mi sembrava un buon affare… poi però è sparito lasciandoci in un mare di debiti," cercò di giustificarsi Liliana.

"UN BUON AFFARE!!!" gridò Beatrice, alzandosi velocemente da terra.

"Beatrice calmati. Parliamone con calma a casa, ti va?" disse Liliana, cercando di arginare sia la rabbia della figliastra che gli sguardi curiosi dei camerieri.

"Casa... Grazie a te potrei non avere più una casa, tanto meno una famiglia", rispose Beatrice, uscendo di corsa dal ristorante.

La ragazza iniziò a camminare senza una vera destinazione.

Era confusa, arrabbiata, triste... e nuovamente sola.

Si sedette su una panchina in un parco e restò con il viso tra le mani per un paio d’ore, persa nei suoi pensieri, quando il telefono squillò.

"Ehi..." rispose con un filo di voce.

"Ma come?!… ritorni a casa e non avvisi neanche il tuo migliore amico? Ti sembra corretto Bea?" disse l’uomo.

"Scusa Luca, hai ragione, ho avuto una giornata infernale."

"Ehi Bea, ma che succede? Hai una voce strana. Sei a casa? Passo a prenderti!"

"No, non sono a casa e sinceramente non so dove sono..." La ragazza non riuscì più a trattenere le lacrime, che iniziarono a scendere sul volto più intense del temporale di questa mattina.

"Mandami la posizione... vengo a prenderti", disse l’uomo con voce ferma.

"Luca..." disse singhiozzando.

"Dimmi?" domandò l’amico.

"Grazie... senza di te sarei completamente sola."

"Lo sai... io per te ci sarò sempre", rispose l’uomo. Ma erano ben altre le parole che avrebbe voluto dirle e che da sempre teneva celate nel suo cuore.

"Cosa non farei per te…amore mio", disse una volta terminata la conversazione.

Poi un bip proveniente dal suo cellulare lo riportò alla realtà. Era arrivata la posizione di Beatrice.

Dopo meno di mezz’ora, Luca arrivò.

"Beatrice!" esordì l’uomo. La ragazza alzò la testa; il suo volto era rosso e gli occhi gonfi. Vedere quell’immagine gli strinse il cuore. Sollevò Beatrice e l’abbracciò forte.

《Quanto avrà pianto? 》 si domandò Luca.

Nel conforto di quel contatto, così caldo e familiare, la ragazza iniziò a singhiozzare.

"Andrà tutto bene... Ci sono io ora con te," disse l’uomo, stringendola ancora un po' più forte.

"Certo. Hai ragione, andrà tutto bene," rispose Beatrice, guardando l’amico negli occhi.

"Questa è la nuova moda americana?" disse Luca, osservando l’abbigliamento dell’amica.

Quelle parole e il modo in cui le aveva pronunciate fecero sorridere la ragazza.

"È una lunga storia."

"Bene, me la racconterai davanti a un bel gelato... che ne dici?", propose l’amico.

"Volentieri... ho anche fame! Prima però devo passare in hotel a cambiarmi."

"Perché stai in un hotel?" chiese l’amico.

"Sono arrivata ieri notte e non volevo svegliare mio zio, così ho preferito stare in hotel."

Dopo una breve pausa, la ragazza continuò.

"Con quello che è successo oggi, non ho voglia di andare a Villa Maria Rosaria," disse con profonda tristezza.

"Che problema c’è? Vieni a stare da me! Ho una bella e accogliente camera degli ospiti che aspetta solo di essere usata da te!" disse Luca con un sorriso smagliante.

"Oh Luca! Sei la mia salvezza! Non so cosa farei senza di te."

I due amici si abbracciarono per un istante.

Beatrice ritrovò il sorriso e si sentiva molto più ottimista. Insieme a Luca, avrebbe trovato di sicuro una soluzione.

"Benissimo! Non perdiamo tempo, andiamo in hotel... lasciamo la valigia a casa e poi andiamo a mangiare una mega torta al cioccolato!"

Dicendo ciò, prese sottobraccio l’amica e si avviarono verso l’auto.

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