Capitolo 7. Il rapimento di una luna addormentata (1)
Arcel.
"Mate!" L'avevo trovato, quell'odore di erba umida e rugiadosa, così incredibilmente delizioso, mi diceva.
Il mio lupo ringhiava forte per l'eccitazione, mentre saltava dentro di me, lo sapevo, sapevo che l'avevamo trovata, il mio cuore pompava sangue così forte che riuscivo persino a sentirlo. I rumori intorno a me si affievolivano, mentre le mie orecchie e il mio olfatto si affinavano, alla ricerca di lei.
"Trovatelo, ci appartiene. È nostra", ringhiò il mio lupo interiore.
Non aveva intenzione di disobbedire al suo comando, o era del tutto capace di cercare di prendere il controllo, di cercarlo da solo, non l'avevo mai visto così eccitato, così felice.
Il suo profumo diventava sempre più forte man mano che mi avvicinavo all'interno della grande villa in cui si trovava l'orfanotrofio. Senza esitare, attraversai una delle porte e percorsi un corridoio, arrivando in una grande stanza.
In quel momento sentii il suo profumo avvicinarsi a me e la guardai dall'oscurità mentre scendeva le scale, con il corpo paralizzato, mentre vedevo quella bellezza, i suoi capelli d'argento, come la luce della luna, quel corpo fatto per giocare nel mio letto o sotto l'erba fresca fino all'alba, mentre mi accoglieva. Mentre segnavo il suo corpo e lo rivendicavo come mio, la mia bocca saliva con rimpianto al sapore della sua pelle.
Sapevo che mi stava cercando, il suo corpo emetteva i segni della sua eccitazione mescolati a quel profumo che mi faceva impazzire. Poco prima che si girasse verso di me, potei vedere il colore di quegli occhi, che erano dilatati dal desiderio di trovarmi, la mia luna mi voleva e lei non mi aveva ancora visto.
I suoi occhi esotici erano grigi, come quelli della Dea, la mia signora era la bellezza più stupefacente che avessi mai visto.
"La amo, prendila, ho bisogno di sentire il suo lupo al mio fianco, la amiamo", disse il mio lupo in preda alla frenesia.
Mi avvicinai alle sue spalle e la tirai a me, il contatto con il suo corpo mi fece quasi ululare, se non mi fossi controllato l'avrei marchiata proprio in quel momento.
"Mia!", dissi con un ringhio, non riuscivo quasi a parlare, la mia gola era paralizzata dal desiderio.
La sentivo tremare tra le mie braccia, mentre il mio lupo irrequieto, che ringhiava di piacere, ne sentiva l'odore, e pensavo di impazzire.
"Liberatemi, così potrà conoscermi!", mi giunse una voce che non identificai, il mio lupo ringhiò con rabbia, qualcosa non andava nel lupo della mia Luna.
"Comunica con lei, scopri cosa sta succedendo", dissi al mio lupo, che non esitò, era quello che poteva individuarla meglio, solo attraverso di lui potevo sentirla. La sentii gemere di piacere e la tirai più forte contro di me.
"Non mi lasci andare?" La voce della mia luna mi fece rabbrividire, adoravo il suo suono.
"No, tu mi appartieni già, perché dovrei lasciarti andare?", si aspettavano che gemessi di gioia come farebbe qualsiasi compagno quando incontra la sua compagna. Ma non è successo.
"Non appartengo a nessuno" quella frase mi paralizzò, cosa stava succedendo, sapevo che mi voleva, il suo profumo di lupo eccitato mi riempiva le narici, facendomi impazzire di desiderio.
La girai di fronte a me, mentre la tiravo di nuovo nel mio corpo, il mio lupo, e mi rifiutavo di lasciarla andare. Il gemito che le sue labbra emisero mentre mi guardava, mentre i suoi occhi si scurivano, diventando del colore dell'acciaio, per non parlare del profumo di feromoni che emanava da quella donna folle, mi disse che alla mia luna piaceva molto, troppo, quello che vedeva, il suo corpo incapace di controllare l'eccitazione e il desiderio che la mia presenza risvegliava in lei.
Lo guardai mentre si mordeva le labbra per controllarsi, provocando un ringhio udibile sia da parte mia che del mio lupo, completamente scosso.
"Pessima idea, luna mia, l'hai chiesto tu e ti sarà dato". incapace di trattenermi, la baciai e il mondo esplose intorno a noi, mentre un gemito, più simile a un ringhio di piacere, sfuggiva dalle labbra dell'unico essere che amerò per il resto della mia vita, la mia compagna designata, la mia luna.
Un secondo prima che mi immergessi nel piacere di baciarla, il mio lupo mi gridò.
"Liberala, ha il suo lupo sigillato, non si è mai trasformata, non sa chi è. Libera la nostra compagna", incisi quell'informazione nella mia mente e nel mio cuore, prima di approfondire il bacio.
Elizabet.
"Dio cosa mi succede, voglio solo che mi baci, che mi faccia tutto quello che vuole, non posso fare a meno di desiderarlo, il mio corpo non risponde, risponde solo al suo odore, alle sue carezze, a questa febbre che mi invade, e la cosa peggiore è che dentro di me qualcosa mi dice che lui è mio, che mi appartiene, essere sua è la cosa più logica, non ho voglia di negargli nulla, sono pazza, quest'uomo è fuoco puro, quest'uomo è fuoco puro, e io voglio bruciare in lui. E voglio bruciare in lui". La mia mente era completamente anestetizzata, come se fossi stata drogata, le sue labbra non aiutavano e anche il mio desiderio che non smettesse di baciarmi non era il modo migliore per tornare in me.
Mi aveva già infiammato averlo abbracciato da dietro, sentire il suo odore inebriante, ma quando mi girò e lo ebbi di fronte, fu come quando si è in un tunnel buio e sinistro e si esce alla luce, alla luce del sole, quell'uomo era inciso nel profondo di me, quegli occhi blu scuro, che leggevano la mia anima, Il suo viso, dove vedevo un'espressione di forte desiderio e di possesso, invece di provocare paura, in una vergine come me, provocava solo più desiderio, il desiderio di tirarmi a terra, di liberare il mio corpo da questa tensione che lo attanagliava, ogni parte del mio corpo chiedeva che lui le accarezzasse, una vera follia. Quindi rispondere a quel desiderio con un gemito era logico.