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Capitolo 8. Il rapimento di una luna addormentata (2)

Elizabet.

"In quel preciso momento ho sentito la voce di Faith nella mia testa, in lontananza, per la prima volta nella mia vita, non mi era mai successo prima.

È stata l'unica cosa che mi ha fatto reagire, mia sorella, la mia famiglia stava soffrendo, soffriva molto, aveva bisogno di me.

La rabbia mi spinse a staccarmi da lui con forza e ad andare alla ricerca della persona che stava facendo del male alla mia famiglia. Per un attimo vidi che il mio stalker era rimasto sorpreso dalla mia rapida uscita dalle sue braccia, ma ora Faith aveva bisogno di me e così, senza guardarmi indietro, percorsi la distanza che mi separava dal luogo in cui sapevo che si trovava la mia migliore amica, fu un gesto istintivo.

Sentivo che quest'uomo mi seguiva molto da vicino e per una strana ragione percepivo che era arrabbiato, ma non chiedo perché, ma qualcosa o qualcuno dentro di me mi diceva che non era con me.

Quando raggiunsi l'albero, vidi un uomo grande e forte come una montagna, anche se un po' meno del mio inseguitore, cadere in ginocchio ai piedi del mio pericoloso amico.

"Ho sentito la mia amica che mi diceva di usare la sua mente, nella sua mente ho visto tutto quello che era successo.

"Ma non lui, non vedi, hai appena distrutto la sua autostima", gli dissi all'orecchio.

"Hai letto la sua mente per scoprirlo?", mi chiese nella mia mente.

In quel momento mi resi conto che non potevo, non potevo leggere la mente di nessuno dei due, nel mio stalker era come se ci fosse un muro invalicabile, ma nell'altro era come se fosse collegato al mio stalker in qualche modo, e questo mi impediva di leggere le loro menti, era frustrante.

"Che diavolo stava succedendo, chi erano quelle due persone e perché Fede lo faceva sentire così come me?", pensai guardandoli, mentre lo stalker guardava seriamente il suo amico, che si alzò con qualche difficoltà da terra e alla fine abbassò la testa verso il mio stalker. Sentivo che si parlavano, ma non con le labbra, sapevo che stavano parlando, lo capivo dagli occhi dello stalker, che c'era una qualche connessione tra loro, ma era come se mi trovassi di fronte a una fortezza.

"Cosa c'è che non va?", chiese di nuovo Faith nella mia testa.

"Non lo so, non riesco a leggere le loro menti, è come se fossero protette da qualcosa", mi guardò stupita, c'erano persone di cui non sapevo cosa pensassero e per lei questo era incredibile. Leggere la mente, a volte, è una punizione piuttosto che una benedizione, perché si può leggere e sentire tutto ciò che l'altra persona prova, e la mia Fede è pura sensazione.

"Allora non andiamo e lasciamo che risolvano i loro problemi", disse questa volta a voce abbastanza alta perché potessero sentirlo. Annuii, desiderosa di allontanarmi dalla presa di quell'uomo su di me, anche se dentro di me volevo solo rimanere al suo fianco, baciandolo di nuovo.

"Non so a cosa stai pensando Eli, ma smettila subito, sei completamente arrossata e questo risalta di più su di te, perché la tua carnagione è così pallida", mi disse con il pensiero la mia amica empatica.

"Anch'io, mi fai impazzire per come ti fa sentire quell'uomo, controlla i tuoi ormoni bellezza, io ho i miei", le dissi all'orecchio, prima di voltarmi e cominciare ad allontanarmi.

"Arrivederci, ci vediamo per sempre", disse il mio amico prima di seguirmi.

Ma non andammo molto lontano, in pochi secondi fummo entrambe sollevate in aria, messe sulle spalle di ciascuno dei nostri stalker, come due sacchi di patate, mentre venivamo trasportate, davanti a tutti, che tra l'altro non fecero nulla per impedire che due donne arrabbiate e furiose venissero rapite dai due uomini più attraenti dell'intera festa.

"O mi lasci andare adesso, stupida, o il colpo di prima sarà solo una carezza!", sentii gridare la mia amica, mentre colpivo inutilmente il retro del muro di pietra che mi conduceva alla sua auto.

"Non esiste che io salga lassù, stupido, mettimi giù ora, subito!" gli gridai, o meglio, gli ringhiai contro.

Tutto ciò che ottenni fu una risata, che purtroppo nella mia follia era la risata più sexy che avessi mai sentito.

"Mi sono detta, mentre io e Faith venivamo fatte salire su auto diverse, che quest'uomo così sexy e desiderabile ci aveva rapite, in pieno giorno, davanti a migliaia di testimoni.

Ma per migliorare le cose, prima che Faith venisse portata via, sentivo, nel profondo, che si stava godendo la situazione, anche se lo negava ad nauseam. La cosa peggiore è stata scoprire che per me, quel qualcosa che non conoscevo dentro di me, era più felice, scoppiava di gioia.

"Ho detto, Eli, che sei pazzo", dissi, sedendomi rigidamente in macchina, preparandomi alla prossima battaglia.

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