3- Un bacio per una vita
Il bancone della zona bar è immenso e molto affollato e crearmi un varco tra tutte quelle persone in procinto di ordinare, mi risulta più difficile di quel che pensassi.
《Scusami!》
Attiro l'attenzione del barista alzando e agitando una mano.
Il ragazzo quando mi nota mi riserva un sorriso smagliante e appena si avvicina mi risponde con molta gentilezza.
《Ciao! Dimmi pure!》urla anche lui per sovrastare la musica.
《Vorrei pagare il drink che ha mandato quel tipo al mio tavolo》dico indicandolo discretamente 《dovrebbe essere un old fashioned, non ne sono sicura!》continuo cercando di essere chiara.
Il barista mi guarda serio e senza darmi nessuna spiegazione, raggiunge lo psicopatico dall'altra parte del bancone.
Li vedo parlare finché non noto nuovamente quegli occhi verdi puntati su di me.
Ci risiamo, penso tra me e me.
Quel tipo lascia lo sgabello sul quale era seduto e mi raggiunge con nonchalance, sorridendo appena.
Inizia un po' a spaventarmi, i suoi modi di fare sono inquietanti e poco consoni.
Fingo di non aver notato la sua presenza in arrivo e provo a richiamare il barista che però questa volta mi ignora con tutta la volontà.
Lo vedo con la coda degli occhi che si poggia con la schiena al bancone, proprio accanto a me.
Non posso più fingere, la sua presenza è ingombrante e mi mostrerai soltanto una stupida a negare di averlo notato, quindi sbuffando mi volto verso di lui.
《Sei proprio scortese sai?》dice fingendosi offeso, aggiustando il ciuffo ribelle che continua a finirgli avanti agli occhi.
Ha una faccia da schiaffi, non lo sopporto proprio.
《Cosa vuoi?》domando senza ombra di gentilezza.
《Cosa vuoi tu?》chiede di rimando urtandomi il sistema nervoso.
《Da te, sicuramente niente! Quindi lascia che ti rimborsi quel drink e finiamola qui!》rispondo porgendogli dei soldi, sicuro più di quelli dovuti.
《Metti via quei soldi, sono un gentiluomo io, cosa credi?》
《L'ho notato infatti quando stavi per investirmi!》protesto ancora risentita.
Il tizio continua a ignorare la mia richiesta e chiede da bere al barista e dopo aver sorseggiato quello che mi sembra un cognac, sorride fissando il liquido ambrato.
《Vedo che sei una che porta rancore, ma la colpa è solo tua!》sposta lo sguardo su di me《eri nel posto sbagliato al momento sbagliato!》
Che assurdità! Dialogare con lui è inutile, è troppo incentrato sulla sua insolita percezione del mondo.
Lascio delle banconote sul bancone e mi allontano, non voglio più dare retta a questo stupido.
《Sophie guarda!》
Scarlett mi ferma verso l'uscita, portando la mia attenzione su di un gruppo di persone che raggiungono il piano superiore del locale, quello riservato solo a persone considerate élite.
《Non mi dire che..》
Lascio la frase in sospeso e la mia amica annuisce, confermando ogni mio sospetto.
A quanto pare una nota attrice, sembra essersi abbassata a frequentare questo locale da quattro soldi per mantenere segreta una tresca con un uomo della zona.
《Cavolo Sophie! Questa è la nostra serata fortunata! Possiamo dividerci l'incarico. Io immortalo la sua presenza e tu scoprirai chi è il suo innamorato!》
Scarlett sembra aver già programmato tutto.
《Ovviamente tocca a me fare il lavoro sporco!》dico polemizzando, ma mi sta bene, tanto la mia macchina fotografica è fuori uso.
《Bhe, sei tu che hai fatto amicizia con il nuovo titolare del locale!》dice Scarlett ammiccando allo psicopatico.
《Che cosa stai dicendo?》domando incredula, sperando di aver capito male.
《Il belloccio che ti ha offerto il drink è il nuovo titolare, credevo lo sapessi ormai!》spiega come se lei non l'avesse saputo pochi minuti fa.
《E perché avrei dovuto saperlo?》
《Stavate parlando!》risponde dando per scontato che ci stessimo scambiando i documenti invece di battibeccare.
《Ma questo non implica nulla! Non gli ho mica fatto il terzo grado? Ma tu invece che ne sai?》chiedo, intuendo già la risposta.
La mia amica è tremenda, non perde tempo a impicciarsi in ogni situazione.
《Ho chiesto informazioni al cameriere, sono pur sempre una reporter io.》
Guardo il nuovo titolare girare nel locale assicurandosi che tutto vada bene e di tanto in tanto mi lancia qualche occhiataccia.
Forse dovrò riconsiderare il mio astio nei suoi confronti, almeno per stasera.
Il mio lavoro ha la priorità e sono abbastanza disperata.
Lavorando al giornale, con la scusa di fare domande per la rassegna stampa, raggiungo anche i luoghi del crimine prima delle forze dell'ordine.
Coloro che hanno ucciso i miei genitori sono ancora a piede libero e la malavita prima o poi commetterà qualche passo falso, me lo sento.
Quando succederà io riceverò una soffiata con la scusa di poter scrivere un articolo e le mie indagini private mi porteranno a capo del crimine.
Ho bisogno di questo lavoro, ormai sono entrata nel giro.
Vago per il locale in cerca di quel tipo inquietante che però adesso sembra essere evaporato.
Scarlett ha già tirato fuori la sua macchina fotografica e con discrezione sta scattando foto sperando che siano abbastanza nitide.
All'improvviso ho un lampo di genio.
Dopo aver trovato il grembiule di un cameriere, con il logo del locale, lo prendo ed esco pronta ad aggirare l'edificio fino a raggiungere il retro per entrare come parte del personale e così facendo avrei potuto accedere all'area riservata senza alcun problema.
Mi sarebbe servito poco tempo e non avrei dovuto fingere simpatia per il titolare.
Purtroppo, appena svolto l'angolo, iniziano a rimbombare nella mia mente le parole di quel pazzo.
Diceva che ero nel posto sbagliato nel momento sbagliato e aveva ragione.
Tra i cassonetti della raccolta differenziata si sta svolgendo una vera e propria esecuzione e mi si gela il sangue.
Un ragazzo sta per stramazzare al suolo dopo aver ricevuto ripetute percosse con delle spranghe di ferro da cinque uomini.
Il sangue gli cola ovunque e i suoi lamenti mi uccidono dentro; non avevo mai assistito a nulla del genere e per la prima volta sono riuscita a dare una forma visiva al dolore.
Sto per urlare in preda al panico.
Vorrei aiutarlo, fare qualcosa, magari chiamare la polizia, ma una mano mi blocca la bocca e mi tira via da quella scena d'orrore, trascinandomi in un vicolo cieco poco distante.
Sono spacciata, sicuramente ora farò la fine di quel ragazzo, che nel frattempo ha smesso anche di fiatare.
Ho gli occhi chiusi, mentre aspetto un colpo alla testa oppure una coltellata e non tento nemmeno di liberarmi da quel peso che mi tiene ferma e bloccata al muro di mattoni.
Un profumo che oramai mi sembra di sentire ovunque, mi pizzica le narici.
Apro gli occhi lentamente e vedo il tipo della Jaguar che mi fissa in modo severo.
Respira con affanno, non so se perché è agitato o perché ha dovuto faticare fisicamente per trascinarmi via e non so nemmeno se avere paura o essere sollevata, non capisco questo tizio cosa vuole da me.
Si porta l'indice sulle labbra rosee, suggerendomi di starmene saggiamente buona e in silenzio.
Annuisco, non sono poi così stupida.
Mi conviene essere obbediente nel tentativo di salvare la mia pelle.
Il suo telefono inizia a vibrare nella tasca dei suoi denim neri e si appresta a rispondere senza togliermi gli occhi di dosso e freddamente dice《Ottimo!》
Si allontana piano dal mio corpo e tento subito di scappare via, ma la fuga viene bloccata dal suo braccio.
《Dove credi di andare?》chiede a denti stretti, con gli occhi accigliati.
《Non sono affari tuoi!》rispondo con lo stesso tono.
《Stai giocando con il fuoco ragazzina!》ringhia furioso.
《E questa sarebbe una minaccia?》chiedo sfidando la sorte, dando il sopravvento alla mia impertinenza.
《Prendilo come un avvertimento!》
《D'accordo! Come ti pare! Adesso però lasciami andare!》dico in modo autorevole, ribaltando i nostri ruoli.
Finalmente si allontana da me del tutto lasciandomi andare. Mi blocco sul posto però appena sento dei passi venire verso di noi.
Lui tempestivamente mi tira verso di sé, sfila un anello dal suo mignolo e lo infila al mio anulare e nel frangente di un secondo mi prende il viso tra le mani e mi bacia.
Sgrano gli occhi per la sorpresa, che cavolo sta facendo?
Provo ad allontanarmi, ma lui con un braccio mi stringe impedendomi ogni movimento, trasformando il bacio in un impeto di passione, spostando le labbra sul mio collo, avvinghiandosi come un pitone pronto a stritolarmi.
I passi si avvicinano e un accenno di tosse lo porta a lasciarmi andare tenendo una mia mano stretta nella sua.
Resto in silenzio, non ho ben capito cosa sta succedendo e finché non sarò di nuovo a casa non fiaterò a meno che non sia necessario.
《Cosa c'è ancora?》chiede agli uomini che ci circondano.
Riconosco alcuni di loro, sono gli stessi che stavano uccidendo quel povero ragazzo.
Quindi fanno parte dello stesso gruppo deduco.
《Abbiamo visto la ragazza scappare, non sapevamo che...》
L'uomo sembra impacciato, in imbarazzo e non sa come finire il discorso.
《Ethan, vuole che ce ne sbarazziamo?》interviene un altro scagnozzo arrivando al dunque senza girarci intorno.
Quindi è Ethan il suo nome...
In strada mi ha chiesto se sapevo chi fosse, ma anche ora che ho il suo nome non riesco a ricollegarlo a nessuno, nemmeno tra i malavitosi.
《Come osi?》dice al suo uomo fulminandolo con lo sguardo.
《Ecco io...insomma..》
Il ragazzo cerca di giustificarsi senza riuscirci, dondolando sul posto impacciato.
Ogni parola potrebbe essere una condanna a morte per lui e quindi si ritrova a balbettare cercando di prendere tempo.
《Lei è la mia fidanzata!》dice Ethan prendendo la mia mano e mostrando l'anello che indosso.
《Cosa?》risponde lo stesso uomo e mi chiedo mentalmente lo stesso anche io.
《Jack, stasera sei particolarmente impertinente. Da quando devo dar conto alla servitù della mia vita privata?》risponde Ethan alzando la voce.
《Chiedo scusa! Allora volevo solo ricordare che abbiamo una questione da concludere e servono sue indicazioni.》risponde da bravo soldatino.
《Bene! Accompagno lei a casa e vi raggiungo!》esclama Ethan.
Ma neanche morta, penso tra me e me, poi mi ricordo che devo stare calma perché in un attimo potrei proprio diventare un cadavere e quindi divento immediatamente più accondiscendente.
《Sarà il caso che l'accompagni Oliver, abbiamo una certa fretta!》interviene un altro uomo.
《Io...》mi pronuncio con cautela.
Tutti gli occhi dei presenti sono puntati su di me, ma devo essere tranquilla e uscire da questa situazione.
《Io... preferirei prendere un taxi! Non è necessario che vi disturbiate per me!》
Provo a sembrare più ingenua che posso, spero di essere credibile.
Ethan mi guarda perplesso, sembra quasi preoccupato o forse sta silenziosamente chiedendomi di non fare brutti scherzi.
《Sei sicura?》chiede scrutandomi in viso e io annuisco convinta, senza battere ciglio.
《D'accordo!》
Ethan mi lascia la mano e proprio come poco fa, riprende il viso e mi bacia con più trasporto di prima.
《Buonanotte sugar!》dice lasciandomi poi anche un bacio sulla mano.
《Buonanotte!》rispondo leggermente in imbarazzo per poi farmi strada tra tutti quei gorilla.
Raggiungo nuovamente il locale, devo almeno dire a Scarlett di andare via e dal momento che di lei non trovo alcuna traccia vado nel panico.
Ho paura che possa esserle successo qualcosa.
Prendo il telefono per mettermi in contatto con lei e sono sollevata quando sento la sua voce.
《Scarlett! Grazie al cielo! Dove sei?》domando sollevata.
《Oh Sophie scusami è che sono in compagnia, a domani!》
La conversazione termina immediatamente.
Mi fa incavolare di brutto quando fa così, ma per una volta sono felice che se la stia spassando con qualcuno.
Il "the bravery house" non è più un luogo sicuro.
Salgo sul primo taxi disponibile e torno a casa.
Il tragitto mi sembra così lontano, eppure ci vorranno solo quindici minuti per giungere la destinazione.
Un tempo che mi sembra eterno.
Entro tra le mura di casa e appena mi chiudo la porta alle spalle sospiro rumorosamente e mi lascio cadere scivolando lungo la porta.
Stavo trattenendo in corpo una quantità di adrenalina quasi letale.
Un senso di nausea mi stringe la bocca dello stomaco e la vista si offusca come se fossi in una nube di fumo.
Mi gira la testa come se mi avessero appena risvegliata da un'anestesia, giurerei quasi di aver inalato del gas soporifero.
Questa sera ho rischiato di brutto, ma per fortuna i miei genitori hanno vegliato su di me, sono sicura che stavano stringendo la mia mano mentre il panico si faceva largo tra i miei pensieri.
È stato grazie a loro che ho tenuto il controllo della situazione.
Credevo di trovare i miei fratelli al mio ritorno, ma a quanto pare sono andati via dopo aver bevuto un paio di birre e anche questo è un bene. Sarebbe stato difficile non dargli spiegazioni sul mio stato d'agitazione, mi avrebbero fatto il terzo grado finché non avrei parlato.
Nonostante i loro modi apparentemente da stronzi, sono molto protettivi nei miei confronti e come minimo avrebbero iniziato a scortarmi a ogni passo per tenermi al sicuro.
Devo iniziare ad abituarmi a questo turbinio di emozioni viste le mie intenzioni e soprattutto devo crearmi un alibi da rifilare ai gemelli perché prima o poi si insospettiranno.
Credo che finalmente mi sto avvicinando alla pista che da tempo stavo cercando e tutto è successo per un fortuito caso.
Riflettendo sulla mia prossima mossa, raggiungo svogliatamente il bagno e mi spoglio per fare un bagno caldo, sento il bisogno di sciogliere la tensione accumulata.
La vasca si riempie di schiuma e bolle appena verso il sapone al mandarino sotto al getto d'acqua e il vapore annebbia il bagno completamente.
Sfioro le labbra con le dita e vi passo la lingua per un secondo, avverto una scossa nel ventre che mi confonde.
Mi sembra di sentire ancora il sapore di Ethan e il suo profumo pare essersi impiantato sotto la pelle ormai.
Ripensando alle ultime ore, mi sembra di aver fatto parte di un film d'azione, senza rimanere per i titoli di coda e per questo, la sua identità è ancora avvolta nel mistero per me.
Quel che so è che stasera mi ha salvato la vita, forse solo perché vuole essere lui a uccidermi.