6/125. Giulia - II
Giulia aveva sviluppato una particolare abilità per liberarsi dei suoi nemici.
La sua strategia per abbatterli, non consisteva in un plateale bombardamento, ma in un lento e inesorabile assedio.
Con Ginevra al suo fianco a infonderle forza e coraggio riusciva a gestire le sue emozioni e la sua emotività.
Purtroppo la forza delle sue emozioni, manifestate tutte interiormente, le sue certezze ed i suoi punti di riferimento, vennero scossi e devastati improvvisamente durante l’ultimo anno della scuola media con la morte improvvisa della madre a causa di una forma tumorale aggressiva non diagnosticata in tempo.
Solo chi ha subito la perdita di un genitore all’inizio di un’età critica come l’adolescenza, può comprendere quanto sia devastante la sofferenza che si prova.
Non tenteremo neanche di descrivere i sentimenti di Giulia, per rispettare il suo dolore. Né pretenderemo di dire, che la sua sofferenza sia stata la più grande in assoluto. Infatti, non esiste una morte meno dolorosa di un'altra. Sono tutte terribili, solo che colpiscono in modi diversi.
La perdita di un coniuge, di un genitore, di un figlio, di un nonno, di un fratello, di un amico, quali di queste sarebbe più accettabile?
Se poi aggiungiamo le modalità ed il contesto con cui questa sventura ci colpisce, appesantendoci non solo con la disperazione e la sofferenza legati alla mancanza, ma anche con la rabbia per l’ingiustizia subita, ci troviamo di fronte alla ricetta perfetta, per far sì che le persone che restano a piangere i loro cari, si ritrovino sull’orlo di un baratro al limite dell’annientamento di sé stessi, per colpa dell’impossibilità di sopportare una tale sofferenza.
Fortunatamente l’essere umano ha le sue risorse e, anche se a fatica, e comunque mai completamente, riesce a risorgere in qualche modo dalle sue ceneri.
Anche per Giulia fu così.
Tuttavia, il percorso fu travagliato e non ci vuole uno psicologo per comprendere che inizialmente, con il carattere che aveva, finì con il chiudersi ancora di più in sé stessa.
Per diverso tempo tagliò tutto il mondo fuori. Compreso il padre.
Questo non significava però che dentro di lei ci fosse una quieta rassegnazione o una placida sofferenza, tutt’altro.
In un primo periodo la rabbia scorreva nelle sue vene come un fiume in piena.
Non potendo dare la colpa a nessuno se la prese con Dio, ma questo non le dava alcun sollievo visto che non c’era modo di scalfirlo o di vendicarsi contro di lui.
Per contrastare il rumore assordante della sua sofferenza che continuamente le urlava nella testa quanto fosse grande il suo dolore e meschina la vita umana, iniziò ad ascoltare musica rock, che, come un anestetico, le impediva di sentire quella pena che le martellava incessantemente nel cervello e pesava sul cuore.
Ad ogni modo, lei era comunque una bomba pronta ad esplodere e questa sua rabbia, per quanto non volesse condividerla con nessuno, trapelava dal suo sguardo, dalle sue conversazioni, dai temi che scriveva nei compiti in classe e da come trattava gli altri.
Lei osservava apatica la sofferenza che causava al padre, il quale era stato completamente tagliato fuori dalla sua vita.
Una svolta ci fu durante il primo anno delle superiori.
Nella sua classe erano in quattro ad avere l’esonero dalla religione cattolica. Erano tutte ragazze.
Una si chiamava Margherita, i genitori l’avevano chiamata così in onore dell’astrofisica Margherita Hack, facile comprendere perché non partecipasse a quell’insegnamento.
L’altra si chiamava Arianna, la cui madre single, di religione cattolica, decise di non condizionare la sua scelta religiosa, probabilmente per rispettare le credenze del suo padre biologico, che ufficialmente non si sapeva chi fosse con certezza, ma intorno a lei tutti se ne erano potuti fare un’idea.
Poi c’era Giulia, che al solo nominare la parola ‘Dio’ le venivano le bolle ed un attacco di furia omicida.
L’ultima si chiamava Chiara. Questa ragazza per Giulia, costituiva un vero mistero. Evidentemente non era cattolica, altrimenti non sarebbe rimasta fuori con loro, eppure conosceva bene la Bibbia e parlava spesso di Dio. Un giorno la sua curiosità ebbe la meglio sulla rabbia, così decise di chiederle di svelarle il mistero.
Niente di più semplice, la ragazza era cristiana ma non era Cattolica. In effetti avrebbe potuto arrivarci anche da sola. Iniziò così a farle diverse domande su ciò in cui credeva, finché non arrivò ad un punto cruciale che cambiò radicalmente il modo in cui Giulia avrebbe affrontato da lì in avanti la sua perdita.
Chiara le spiegò che la Bibbia insegnava che quello che le era accaduto era dovuto all’imprevedibilità della vita, all’imperfezione umana e alla scelta fatta dall’uomo di prendere le sue decisioni senza tener conto di come la pensa Dio, in sostanza tutto si riconduceva al libero arbitrio e alla sfortuna.
Questa spiegazione attenuò decisamente la sua rabbia repressa, modificando completamente il suo approccio alla vita.
Un Dio che sta a guardare il risultato delle nostre scelte determinate dal libero arbitrio era una possibilità decisamente migliore del Dio sadico che prima ti dà la vita e poi te la toglie quando gli pare.
Se ciò che ci capitava poteva essere riconducibile alla nostra libertà individuale e alla casualità, allora arrabbiarsi come se avessimo subito un torto, non aveva molto senso.
Non che esteriormente questa presa di coscienza avesse prodotto chissà quali cambiamenti, tuttavia interiormente la portò a valutare opzioni alternative al rancore e alla disperazione e cominciò a considerare che, se lei era padrona della sua vita, allora doveva ben ponderare quali scelte sarebbe stato opportuno fare per viverla al meglio.
Inoltre, poiché l’imponderabile era dietro l’angolo, doveva sforzarsi di vivere al massimo il tempo che aveva a disposizione, visto che non poteva contare con certezza sul futuro.
Questo le diede tranquillità ed un piano, un progetto da seguire.
Ovviamente lei era sempre la stessa, il suo carattere non era cambiato.
Come uno stealth, avrebbe continuato a nascondersi ai radar per poter portare a termine i suoi obiettivi senza essere intralciata dalla mentalità o dalle aspettative altrui, tuttavia sarebbe stata pronta a difendersi e lottare se ce ne fosse stata la necessità.
Non passò molto che iniziò a rendersi conto di quanto il suo atteggiamento stesse addolorando il padre, che già era profondamente provato dalla sua stessa perdita.
Un senso di vergogna la invase e la mortificò ripensando a come Cesare aveva cercato di avvicinarsi a lei e di supportarla nelle sue esigenze in tutti i modi possibili, mentre lei riversava su di lui solo rabbiosa indifferenza.
Una volta era corso a comprarle gli assorbenti e l’antidolorifico per i dolori mestruali, senza neanche che lei glielo avesse chiesto, se ne era accorto da solo, dal fatto che si stava contorcendo dal dolore nel suo letto.
Gli aveva perfino preso appuntamento dall’estetista per fare la ceretta, insistendo che non avrebbe dovuto assolutamente radersi con la lametta, perché altrimenti la sua peluria sarebbe aumentata drasticamente.
Da dove venisse tutta quella saggezza non poteva immaginarlo, ma fu determinante per infonderle fiducia nel fatto che non era sola e che qualcuno ancora le era accanto e la comprendeva.
Decise di contraccambiare quelle attenzioni con altrettanto affetto e comprese che dividere il dolore e la gioia con qualcuno era meglio che affrontare tutto da sola.
Cesare diventò il suo confidente, anche se non proprio per tutti gli argomenti, il suo migliore amico ed il suo nuovo punto di riferimento, insomma ritornò ad essere suo padre.
Con il tempo, Giulia, imparò a concedere anche ad altri il privilegio della sua amicizia e confidenza, ma sempre custodendo per sé stessa i sentimenti più profondi.
Così durante gli anni turbolenti del liceo, riuscì ad instaurare un profondo legame con Arianna e Margherita, fino ad arrivare, all’ultimo anno di superiori, anno in cui Davide divenne il suo primo e unico ragazzo.
Per il suo carattere timido, riservato e ferito dalla sofferenza di una perdita così grande come fu quella di sua madre, i risultati raggiunti erano davvero degni di nota.
Giulia sembrava aver trovato il suo equilibrio e raggiunto un’adeguata serenità.
Aveva un padre che adorava e che non le faceva mancare nulla, soprattutto emotivamente. Aveva delle amiche straordinarie, decisamente sui generis, ma comunque che le volevano bene. Non ultimo, un ragazzo affascinante ed intelligente.
Il periodo dell’università volò letteralmente.
Si laureò in sociologia e negli anni successivi, mentre prendeva la magistrale, iniziò a lavorare presso dei centri di assistenza allo studio, alla riabilitazione linguistica, cognitiva e relazionale, soprattutto dell’età evolutiva.
Quelli per lei furono anni davvero intensi.
Infatti, dopo la laurea breve lei e Davide decisero di andare a vivere insieme in un piccolo appartamento, iniziando a perseguire le loro ambizioni.
Giulia aveva sperimentato negli anni l’effetto benefico che si aveva nell’aiutare gli altri.
Si concentrava meno sui propri problemi e provava una sensazione di appagamento e di gioia nell’aver contribuito ad assistere e supportare con il suo lavoro un altro essere umano, condizione che lei non riusciva a raggiungere in altri modi.
Il suo carattere si stava a poco a poco aprendo di più, grazie all’affetto delle persone che aveva vicino e all’aiuto psicologico che dava ai ragazzi che seguiva nella terapia. In un certo senso aiutando loro, migliorava sé stessa.
Ma l’imponderabile aveva deciso di dedicarle ancora la sua attenzione e così, proprio dopo aver preso la laurea magistrale le venne inferta l’ennesima ferita.
Inizialmente dovette troncare qualsiasi rapporto amichevole con Margherita ed in seguito fu necessario porre drasticamente fine alla relazione con Davide.
Cesare ed Arianna temevano che l’impatto di quelle separazioni potesse ridurla nuovamente in frantumi.
Giulia era consapevole della loro preoccupazione, per questo si impegnò a fondo per nascondere la sofferenza che provava.
Non era una cosa facile, ma era necessaria.
Doveva proteggere le persone che amava ed i ragazzi che seguiva a terapia. Non poteva permettere che i suoi sentimenti sconvolti influissero negativamente anche sugli altri.
Giulia sviluppò in questo modo un livello di resilienza notevole.
Resilienza che in quella giornata di giugno le sarebbe servita ancora una volta.
Si era svegliata con il pensiero di telefonare a suo padre, erano un paio di giorni che a causa del lavoro non aveva avuto tempo neanche per scrivergli un messaggio e la sera, stremata, si addormentava senza neanche mangiare.
Assicuratasi che Cesare godeva di ottima salute, anzi che quel giorno si sarebbe dedicato alla sua attività preferita, la tortura in lingua latina dei suoi studenti, si precipitò a vestirsi per andare al lavoro.
Purtroppo quella mattina nessuno fece sapere in anticipo a Giulia che la sua giornata si sarebbe rivelata una sequenza sfiancante di incontri spiacevoli, quindi non poté scegliere se rimanere protetta tra le mura di casa sua o affrontarli consapevole.