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LIBRO 2 Edward Capitolo 7

Fu in infanzia abbastanza tranquilla. Passarono gli anni, e diventammo adolescenti. A quattordici anni, al compleanno di nostra sorella Diamond potevano già distinguerci fra di noi per carattere. Fisicamente avevamo i tratti di papà. Sia dalle foto che dalle parole di mamma e degli zii avevamo conferma di ciò. Io somigliavo in maniera impressionante a mio padre, avevo il viso a cuore come Heinrich, fronte ampia, il mento appuntito e gli zigomi scolpiti , naso aristocratico . La differenza tra me e mio fratello maggiore erano i colori, i capelli biondi castani e gli occhi verdi e limpidi erano di papà. Anche Emmanuelle aveva ereditato gli occhi verdi di papà, lei ed Elisabeth erano molto carine, alte circa un metro e sessanta, capelli mossi biondi scuri, occhi azzurri. Elisabeth, verdi Emmanuelle.

Nonostante fossimo nati senza titolo, lo zio Jean Marie e la zia Mirelle sin da piccolo ci hanno sempre fatto apparire con loro. Le nostre estati infatti si dividevano tra il Lussemburgo in compagnia di mamma e dei nostri cinque fratelli che tornavano e i viaggi diplomatici nelle gemellate città di Kyoto in Giappone e Maori in Nuova Zelanda con gli zii. Oltre alle lingue imparate in collegio, italiano, inglese e spagnolo, infatti, studiavamo in separate sede il Giapponese e il Maori con le rispettive lingue dei segni.

Erano momenti unici, soprattutto con mamma e i miei fratelli con i quali non ci era mai concesso passare il Natale insieme. Ne scoprimmo insieme il motivo nel momento in cui Diamond fece il suo ingresso in società.

Era estate, la scuola era finita, e noi eravamo con gli zii alla festa di Diamond, da ospiti. Con noi c’eranol lo zio Jean e la zia Èlene con i rispettivi coniugi. Lo zio Pierre in via ufficiale, con la sua alta divisa si trascinava dietro la zia e i miei cugini, Emanuel e Luis.

In quell'occasione scoprimmo perché ci era stato loro precluso poter vivere con mamma a Londra. Era bastato un attimo, il momento in cui avevamo assistito a come erano cresciuti i nostri quattro fratelli maggiori per farci capire, che a differenza dei fratelli maggiori, eravamo realmente cresciuti, felici, liberi e sereni. Vedere come quell'uomo dall'aspetto cattivo volesse imprimere le sue decisioni su Diamond con la violenza, aveva stretto il cuore mio e delle mie gemelle. L'uomo si chiamava Andrew Davis e si definiva il loro padre, egli volle imporre a Diamond, in quanto festeggiata di non ballare con un suo amico, perché… era di colore? No, assurdo. Non poteva essere. Tuttavia dalla ribellione di Diamond ne derivò una sorta di rissa. Diamond rinfacciò a quell'uomo che non gli avrebbe permesso più né di picchiarla né di torturarla psicologicamente. Infatti quel mostro stava quasi per picchiare anche Thomas chiamandolo bastardo. Fu però quando lanciò per aria mamma che non ci vidi più. Feci uno scatto avanti lanciandomi su di lei, non potevo permettere oltre. Allo stesso tempo anche lo zio Jean Marie si frappose fra mia madre e quell'uomo che si definiva suo marito.

"Mi dispiace non essere intervenuto prima Milady." Disse lo zio Jean Marie con uno sguardo dispiaciuto. Dietro di lui c'era lo zio Johanne che tratteneva il signor Davis con un altro paio di uomini che non conoscevo. Tutti lì a difendere mia madre.

Quante volte quell'uomo aveva picchiato la mamma? Cosa aveva dovuto vivere ella in quegli anni? Lui e le sue gemelle non lo sapevano, le due lo avevano raggiunto stringendosi a me e io le accolsi tra le mie braccia. Volevo difenderle da quel mostro.

Fu un momento che seppur tragico fu risollevato da Diamond che volle salvare le sorti della serata.

Chiese di portare via l'uomo e chiese di poter ballare col suo amico Liam, un ragazzo di colore molto affascinante. La serata proseguì eppure nel mio cuore si era formato un peso enorme.

Il dubbio fu, perché mio padre ha permesso che la mamma sposasse quell'uomo? E perché non l'aveva aiutata? Perché gli zii solo in quel momento erano intervenuti? Erano tante le domande e non vedevo l'ora di farli alla mamma.

Il giorno dopo, quando saremmo stati insieme avrei chiesto.

Ci godemmo infatti il resto della serata, come richiesto da Diamond. Elisabeth danzò con il cugino Louis per tutta la serata.

Emmanuelle, o più confidenzialmente Emma, fu invece sequestrata da Joel che la fece ballare tutta la sera. Io al contrario offrì balli a tutte le ragazze che me lo richiedevano. Tra queste dovetti accontentare mamma e Diamond che lo pretese in quanto festeggiata.

Quando danzai con mamma il mio sguardo si fece cupo.

"Perché hai sposato un uomo simile. Perché lui si e non papà?" Le chiesi non trattenendomi. Ero deluso e non riuscivo a mascherarlo.

"Oh Edward!" Esclamò Sapphire abbracciandomi. "Godiamoci la serata, più tardi quando saremo tutti soli, vi racconterò tutto." Mi disse dolcemente.

A malincuore acconsentii. Ero stato educato ad obbedire, non urlare ne a creare alcuno scandalo. Così obbedii, conclusi il ballo con sua madre e passai a ballare la zia Èlene e ancora la zia Mirelle e con Josephine, ballai con tutti.

A fine serata quando la festa terminò venimmo accolti da mamma e dai nostri fratelli maggiori nella suite a loro nome, lì al Grand hotel Rosewood.

Nonostante l'ora tarda e la stanchezza, io e le gemelle eravamo frementi, volevamo sapere e mamma non potette rifiutarsi di raccontare tutta la verità. Avevamo quattordici anni e comprendevamo benissimo ormai cosa era bene e cosa male.

"Non avrei mai voluto che assistesse a tutto questo, ne tu, ne le tue sorelle." Disse mamma.

"Adesso mi spieghi perché hai sposato lui al posto di papà?" Chiesi sempre più amareggiato.

Thomas si allontanò verso il banco bar dove versò un po' di scotch in alcuni bicchieri, ne diede due a Joel e ne tenne uno per se. Da quella posizione il maggiore dei figli di mamma si apprestava a far da spettatore, sapeva che quello doveva essere un confronto tra i noi e la mamma. In fondo lui sapeva tutto.

Mamma prese lo scotch che Joel le porgeva e ne bevve un sorso. "Non potevo sposare tuo padre perché ero già sposata con lui, poi ho incontrato vostro padre." Spiegò ella sincera.

"Lo hai quindi tradito? E per questo lui ti ha picchiata?" Chiese sorpresa Emmanuelle. "Mamma comunque non dovevi permettergli di picchiarti..." Affermò Elisabeth.

"Perché l'hai tradito con papà?" Chiesi ingenuamente. Se c'era una cosa che capivo era che la fiducia era importante in qualsiasi rapporto.

"In realtà mi ero già separata da lui quando ho conosciuto vostro padre, mi sono separata da lui molto prima della nascita di Diamond che anche non è sua." Rivelò mamma.

Diamond non era figlia di quel mostro? Eppure lui aveva agito nei suoi confronti come suo padrone.

"Quindi siete divorziati?" Chiese Emma facendomi tornare al discorso principale.

"Avevo chiesto il divorzio, ma Andrew non lo ha mai firmato, mai fino ad oggi." Le rivelò guardandosi intorno. "Ha molte conoscenze, per cui ogni volta che presentavo la richiesta di divorzio, questa veniva respinta." Spiegò sorridendoci . "Però credo che questa volta andrà diversamente, con la testimonianza della società londinese delle sue percorse e del carattere instabile che ha, probabilmente d'ora in poi io sarò libera. Potrò ottenere il divorzio anche se non consensuale."

Ne rimasi sorpreso, quindi tutto aveva una risposta.

"Perché lo hai sposato?" Le chiesi ancora. Volevo sapere tutto.

"Ricattava i miei genitori." Mi rispose secca. "Li obbligò a farmi sposare con lui, questo è il motivo per cui non ho potuto sposare né tuo padre, né il padre di Thomas e Diamond, concepita dopo che avevo cacciato Andrew di casa." Quindi anche Thomas non era di quello lì.

"Ma è tornato. Diamond ha detto che abusava di lei." Risposi.

"Le poche volte che l'ho fatta tornare dal collegio, lui ci ha provato. Però appena ho visto le sue cattive intenzioni l'ho mandata via. Farvi crescere in un collegio è stato per me un modo per proteggervi. Devi sapere che quando Thomas aveva cinque anni, gli ha quasi spezzato una gamba. Da allora ho cercato in tutti modi di proteggervi." Spiegò la mamma. "Vi ho mandato nei collegi ed ho nascosto la vostra identità per tenervi lontano da lui e dal male che poteva farvi. Infatti, nonostante lo avessi cacciato di casa trovava sempre un modo per tornare, inoltre era il padre di Joel e Samuel e non potevo tenere i tuoi fratelli lontano dal papà. Così lui ne ha approfittato ogni volta." Raccontò la mamma. "Quando Thomas aveva cinque anni non avevo le prove che lui abusasse di me e non avevo neanche il coraggio di denunciare ciò che mi faceva. Avevo paura che facesse del male ai miei genitori e che la vergogna si riservasse su di me. Andrew Davis non è mai stato una bella persona. Ma adesso che i tuoi fratelli, quelli di cui Andrew ha la patria podestà sulle carte, sono tutti maggiorenni posso muovermi più liberamente. Per questo vi ho tenuti lontani da casa mia fino ad oggi e non ho mai raccontato a nessuno di voi tre."

Emmanuelle sussultò. "Lo capisco, hai voluto proteggerci."

Ella annuì. "Agli occhi di tutti Diamond è la mia ultima figlia, adesso ha 18 anni e io posso non temere la minaccia che Andrew me li porti via. Voi non portate Davis di cognome e lui non vi conosce. Siete registrati come miei figli, ma in Lussemburgo e lui non arriva fin lì."

"Quindi adesso potremmo vivere con te e finire la scuola a Londra?" Le chiesi speranzoso.

"Per questo al Kleins Frau ci hanno salutate?" Chiese Elisabeth.

Mamma annuì. "Vostro padre aveva disposto che voi studiaste con i vostri fratelli maggiori. Voleva che cresceste insieme." Rispose.

"Quindi vivremo finalmente insieme come una famiglia." Esultò Diamond abbracciando le mie gemelle.

Ma mamma scosse le spalle. "In realtà lascerò decidere ai gemelli cosa vorranno fare." Ammise guardandoci. A noi? Perché?

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