05. AFFRONTARE I RICORDI
«Che ne dici di questo?» domandò Livia alla sua amica Nicole mostrandole l'ennesimo abito che dopo qualche minuto, finì sul letto dove la ragazza aveva già riversato metà del suo guardaroba. Era passata una settimana da quando aveva incontrato e invitato Michael dentro casa. Qualche minuto dopo che le loro mani si erano intrecciate in un gesto che tradiva una sintonia empatica ed erano rimasti in un silenzio complice che parlava da sé, il cellulare del ragazzo squillò. Uno dei suoi clienti lo pregava di venire in azienda, perché il sito creato da Michael necessitava di un immediato aggiornamento.
«Mi dispiace, devo scappare. Ma verrò a trovarti per vedere come te la cavi.»
«Vai pure Michi, tanto non ti libererai di me così facilmente. Appena potrà camminare di nuovo, ti aspetta il cinese con me.» gli disse con fare ambiguo. Lui sorrise e le inviò un bacio posando prima le dita sulle labbra, ma lei fece il gesto di schivarlo lasciandolo perplesso.
«Ne voglio uno autentico. Non importa, me lo darai la prossima volta.»
«Ripasserò solo quando saprò che non sei più disabile. Sai, tutto quel trasportare mi ha fatto venire male alla schiena.» le disse prima di oltrepassare la soglia della stanza, abbassandosi per schivare il pistacchio che Livia gli lanciò contro stizzita.
«Sei un'idiota, ma io sono una ragazza buona e ti perdono.» gli urlò dietro sentendo la risata di Michael allontanarsi in corridoio.
Quando Livia udì la porta di casa chiudersi alle spalle di Michael, pensava che sarebbe stata nuovamente precipitata nel suo abisso di dolore e malinconia. Ma non fu così. Invece chiamò prima Nicole e poi sua zia, informandole di quanto accaduto ed entrambe vennero a trovarla per vedere come stava, preoccupandosi di portarle da mangiare ed evitando a Livia di stare in piedi troppo tempo.
Ricevette anche una telefonata dallo zio Gianni e raccontò l'episodio della caduta e dell'incontro con Michael, ma gli spiegò che non era il caso che passasse a trovarla quel giorno. Temeva che se lui e la zia si fossero incrociati venendola a trovare, sarebbero state scintille della peggior specie. Dopo il divorzio, il rapporto tra i due era rimasto teso a causa delle reciproche accuse di aver mentito davanti al giudice sui motivi del divorzio.
Lei e Michael si erano scambiati i numeri di telefono e lui non poté venire a trovarla di persona, ma questo non gli impedì di effettuare delle video chiamate che furono molto piacevoli per Livia. Non solo per la compagnia, ma anche perché lui le mostrò la sua camera e la postazione di lavoro.
Zia Sabrina e Nicole le avevano raccomandato di fare attenzione con quel ragazzo conosciuto da poco e così pure zio Gianni. Ma Livia ebbe la sensazione che l'uomo fosse innervosito da Michael per ragioni a lei sconosciute. Come se quel ragazzo gli avesse fatto qualcosa, ma forse lo zio era geloso e preoccupato. Comunque dopo un po' di obiezioni da parte sua in merito all'aver fatto entrare in casa Michael, vedendo che lei si stava spazientendo aveva cambiato argomento.
"Sono maggiorenne e padrona della mia vita. A maggior ragione adesso, che devo badare a me stessa da sola. E ho bisogno di ripartire, di ricominciare a vivere!"
«Questo come ti sembra?» domandò all'amica, poggiando su di sé un abito a tubino rosa shocking con due spacchi laterali senza spalline. Lei si passò una mano fra i capelli castani mossi e fissò Livia pensierosa con i suoi occhi dello stesso colore.
«Se vuoi portartelo a letto la prima sera, va benissimo. Ma da come me ne hai parlato Liv, sembra che tu sia già troppo coinvolta e questo non va bene.» disse Nicole, alzandosi dal letto e andando vicino alla sua amica.
«Cosa c'è di male a desiderare che non finisca tutto con una botta e via?» domandò Livia mettendosi sulla difensiva. Non voleva sentire l'ennesimo discorso carico di cinismo della sua amica a proposito di uomini.
«Non c'è niente di male a sperare Liv, ma non svelare subito le tue intenzioni. Metti qualcosa di carino ed elegante, ma non eccessivamente provocante. E lascialo parlare quando sarete a cena, magari dopo avergli riempito il bicchiere.»
«Hai qualche suggerimento tra i vestiti che ti ho già mostrato?» chiese, indicando gli abiti gettati sul letto.
«Fossi in te ci andrei con la tuta.» le disse con un sorriso, ricevendo uno sbuffo spazientito da parte di Livia.
«Guarda che dicevo sul serio. Se ti trova attraente con la tuta addosso, allora è l'uomo con cui passare tutta la vita.»
Nicole aveva questa idea assurda per la testa già da tempo. Non era un' amante dei tacchi alti e e dei vestiti attillati, ma non si tirava indietro quando c'era da uscire per andare a divertirsi. Peccato che quando portava un ragazzo a casa, sentiva il bisogno di togliersi tutto e infilarsi dentro una felpa da uomo che oltre ad essere larga arrivando a mezza coscia, dava al ragazzo di turno l'idea che avesse già qualcuno nella sua vita.
«Comunque se proprio vuoi essere tirata fuori dai guai, vieni con me.» disse togliendole quel vestito dalle mani, spedendolo a fare compagnia a tutti gli altri scartati. Livia seguì la sua amica e il cuore perse un battito quando vide che stava entrando nella camera dei suoi genitori, puntando al lato dell'armadio riservato al guardaroba della madre e aprendolo come se nulla fosse.
«Immaginavo che non l'avessi ancora liberato. Ti conosco come la ginecologa conosce la mia vagina.»
«Grazie per avermi paragonato alla tua vagina. Niki, perché stiamo frugando tra le cose di mia madre?»
«Per lo stesso motivo per cui quando avevo sedici anni e volevo fare colpo sui maschietti, andavo a saccheggiare l'armadio di mia sorella. Credo sia uno dei motivi per cui ha scelto di andare in un università situata in un'altra città, cambiando casa.»
Livia si avvicinò timorosa all'armadio, come se da un momento all'altro gli abiti potessero aizzarsi contro di lei. Da ragazzina anche lei aveva "saccheggiato" l'armadio di sua mamma, non avendo sorelle. Alcuni di quei vestiti erano legati a ricordi di uscite e relative litigate, quando sua madre scopriva che aveva indossato un suo abito osé senza dirle nulla.
«Niki, non ce la faccio. Non ho avuto il coraggio di mettere da parte le cose di mia mamma, come faccio a mettermi un suo vestito?»
Nicole interruppe la ricerca e si girò a guardarla. Ogni traccia di ilarità e apparente superficialità era scomparsa dal suo viso. Era seria e faceva quasi paura.
«Quando mi hai parlato di Michael e della vostra uscita, il mio cuore si è riempito di gioia per te. Mi è sembrato di rivedere la vecchia Liv ritornare alla vita e ne sono felice. Ma hai ancora tanti passi avanti da fare, per accettare la tua nuova condizione. Un giorno dovrai aprire questi armadi, per fare posto a nuovi abiti legati a ricordi e momenti felici con persone che faranno parte della tua vita. Non puoi trasformare questa casa in un mausoleo.»
Livia sentiva le lacrime scendere silenziose e liberatorie sul suo viso, mentre Nicole le andava incontro e l'abbracciava per trasmetterle forza.
«Niki, non so se quel momento arriverà mai. Ho bisogno d'aiuto.»
«E secondo te perché sono qui? Ti ho aiutata a svuotare il frigo dopo la morte dei tuoi, farò lo stesso anche con gli armadi. A patto che mi regali le cose di tua madre che non vuoi più.»
Nicole aveva lo straordinario talento di riuscire a farla piangere e ridere contemporaneamente. Era in grado di fare discorsi profondi e toccanti, ma un attimo dopo doveva farsi scappare una battuta per non sembrare troppo seria.
«Staremo sempre insieme?» domandò Livia ancora abbracciata alla sua più cara amica, facendo un respiro profondo e asciugando le lacrime col dorso della mano.
«Per sempre, a meno che tu non decida di sparire nel nulla.» rispose sarcastica e ignara del fatto che quella battuta innocente sarebbe divenuta una tragica realtà.