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Capitolo 7

Emma era tornata nel parco, quel luogo che per lei era diventato un rifugio. Con il quaderno in mano, si avviò verso la sua panchina preferita, sperando di trovare quel senso di pace che spesso fuggiva nella confusione della sua vita quotidiana. Il cielo era limpido, e l’aria fresca d’autunno le accarezzava il viso, rendendo il momento perfetto per perdersi tra le pagine e lasciare che i pensieri fluissero senza ostacoli.

Mentre si sedeva, il suo sguardo vagava tra le persone intorno, quando, a pochi metri di distanza, vide una figura familiare. Francesco camminava lentamente, le mani in tasca e lo sguardo rivolto verso il terreno come se fosse perso nei suoi pensieri. Emma si sentì inaspettatamente felice di rivederlo. Aveva sperato di incontrarlo di nuovo, ma non aveva mai immaginato che sarebbe successo così presto.

Alzò una mano per salutarlo e, quando Francesco la notò, il suo volto si illuminò con un sorriso sincero. Si avvicinò, visibilmente sorpreso e contento di vederla.

“Emma! Non pensavo di incontrarti di nuovo qui,” disse, con un tono caldo e accogliente.

“Nemmeno io,” rispose lei, un po’ imbarazzata. “Ma è un buon posto per staccare la mente, non trovi?”

Francesco annuì, osservando il quaderno tra le mani di Emma. “Stai scrivendo?”

“Ci provo,” rispose lei, sorridendo timidamente. “A volte le parole arrivano facili, altre volte… beh, è come se scivolassero via.”

Francesco la guardò per un momento, come se cercasse di leggere tra le righe. Poi, con un sorriso che rifletteva una leggerezza inaspettata, le disse: “Vuoi andare a prendere un caffè? C’è un piccolo bar qui vicino che adoro, sarebbe bello continuare a chiacchierare.”

Emma accettò l’invito, sentendosi improvvisamente entusiasta all’idea di passare del tempo con lui. Raccolse il quaderno, lo infilò nella borsa, e insieme iniziarono a camminare lungo il sentiero che attraversava il parco. Ogni passo li avvicinava a un nuovo inizio, un momento in cui avrebbero potuto condividere un po’ di più delle proprie vite, lontani dal caos e dalle preoccupazioni quotidiane.

Appena entrarono nel bar, furono accolti dall’aroma di caffè fresco e dalle note di una canzone jazz che riempiva l’aria. Il posto era piccolo e accogliente, con luci soffuse e un’atmosfera che invitava alla conversazione. Francesco indicò un tavolo vicino alla finestra, e mentre si sedevano, Emma si ritrovò a osservare il profilo di lui, notando la serietà nei suoi occhi, un aspetto che sembrava velato da una qualche ombra.

Ordinato il caffè, Francesco si appoggiò allo schienale della sedia, guardando Emma con un’espressione curiosa. “Allora, di cosa scrivi?” chiese, il tono leggero, ma l’interesse sincero.

Emma sorrise, passandosi una mano tra i capelli in un gesto nervoso. “Scrivo un po’ di tutto, in realtà. È il mio modo di dare un senso ai pensieri che a volte sembrano confusi. Di recente sto cercando di esplorare cosa significa… trovare il proprio posto nel mondo, suppongo.”

Francesco annuì, come se comprendesse perfettamente quella sensazione. “Capisco cosa intendi. Anch’io, in un certo senso, cerco di dare un senso alla mia vita, anche se il mio mondo è fatto di terra e vigne, non di parole.”

Emma lo guardò con curiosità, interessata a saperne di più. “E com’è vivere immerso nella natura, con un ritmo che sembra così diverso da quello della città?”

Francesco rifletté per un attimo, sorseggiando il caffè. “È un mondo semplice, ma non facile. Ci vuole pazienza, e a volte sacrificio. Ma c’è una bellezza nel vedere le cose crescere, nel sapere che ogni stagione ha il suo ritmo. Mi ricorda che non posso controllare tutto, e che la natura spesso decide da sola.”

Emma lo ascoltava affascinata, percependo la passione nelle sue parole. C’era una profondità in lui che le sfuggiva la prima volta che l’aveva incontrato. “Deve essere gratificante, però,” disse, sorridendo. “Costruire qualcosa con le tue mani e vedere il frutto del tuo lavoro.”

“Lo è,” rispose Francesco, abbassando lo sguardo per un attimo. “Ma ci sono anche delle responsabilità, e a volte quelle pesano più dei risultati.”

Emma avvertì un cambiamento nel suo tono, come se ci fosse un peso nascosto dietro le sue parole. “Deve essere difficile gestire tutto da solo,” azzardò, cercando di intuire la causa di quella sfumatura malinconica.

Francesco sorrise, ma era un sorriso stanco. “A volte. Soprattutto ora… ci sono delle complicazioni. Ma non voglio annoiarti con i miei problemi.”

Emma scosse la testa, guardandolo con comprensione. “Non mi annoi affatto. Mi piace ascoltare. E poi, siamo qui per conoscerci, no?”

Francesco sembrò rilassarsi a quelle parole, e per un attimo il peso sulle sue spalle sembrava diminuire. “Sei gentile, Emma. E sai, c’è qualcosa di strano in questo incontro, ma in senso positivo. Non sono abituato a parlare di me, ma con te sembra… naturale.”

Emma sorrise, sorpresa di provare una sensazione simile. Era come se quel momento fosse destinato ad accadere, come se entrambi avessero trovato qualcuno che potesse comprendere ciò che si celava dietro le apparenze.

Dopo un momento di silenzio, Emma decise di aprirsi un po’ di più. “Anche per me è così. Di solito non parlo molto delle mie emozioni, ma in questi giorni sento il bisogno di esprimermi. Forse è per questo che scrivo tanto.”

Francesco la osservò attentamente, cogliendo l’intensità nel suo sguardo. “A volte credo che ci incontriamo tutti per una ragione. Anche gli incontri casuali possono avere un significato, non trovi?”

Emma annuì, perdendosi per un attimo nei suoi occhi. “Sì, penso che tu abbia ragione. Le persone che entrano nella nostra vita, anche solo per un momento, lasciano qualcosa di loro.”

Francesco sembrava assorbire ogni parola, come se stesse cercando di fissare quel momento nella memoria. “Quindi, cosa ti ha portato qui? Perché hai scelto questo parco per scrivere?”

Emma sorrise, ripensando a come quel luogo fosse diventato un rifugio. “È un posto tranquillo. Mi fa sentire lontana dal caos, e al tempo stesso mi ricorda che non sono sola. Ci sono altre persone intorno a me, ognuna con la propria storia. E questo mi dà ispirazione.”

Francesco sorrise a sua volta, colpito dalla profondità del pensiero di Emma. “È bello come riesci a trovare un significato anche nelle cose più semplici. Mi ricordi il perché ho scelto di vivere in campagna.”

Emma lo guardò con interesse. “Penso che tu abbia trovato un equilibrio raro. Vivere lontano dalla frenesia della città ti permette di apprezzare la bellezza delle piccole cose, no?”

“Sì, e anche se ci sono sfide, non lo cambierei per nulla al mondo,” rispose Francesco, guardando il caffè che si stava raffreddando nella sua tazza. “Ma a volte, il peso delle responsabilità è grande. Specialmente quando sei uno dei pochi a opporsi a… certe persone.”

Emma lo guardò con attenzione, sentendo che c’era qualcosa di importante dietro quelle parole. Ma rispettò il suo silenzio, sapendo che certe cose andavano rivelate a tempo debito.

“Qualunque siano le tue battaglie, Francesco,” disse dolcemente, “sappi che hai il mio sostegno. Anche se ci conosciamo da poco, posso vedere che sei una persona onesta e coraggiosa.”

Francesco sembrò sorpreso, ma il suo sguardo si ammorbidì, e un leggero sorriso comparve sulle sue labbra. “Grazie, Emma. A volte, tutto ciò di cui abbiamo bisogno è qualcuno che ci creda.”

Il silenzio che seguì fu pieno di una dolcezza che entrambi non sapevano bene come interpretare. Era come se qualcosa di non detto fluttuasse tra loro, un’intesa silenziosa che non richiedeva parole. Sapevano di essersi aperti l’uno all’altra più di quanto avessero fatto con molti altri, e anche se i loro percorsi sembravano diversi, avevano trovato una connessione inaspettata, fatta di comprensione e rispetto reciproco.

Dopo qualche istante, Francesco sorrise, rompendo il silenzio con un tono leggero. “Dovremmo farlo più spesso, questo caffè insieme. È raro trovare qualcuno con cui è così facile parlare.”

Emma, leggermente arrossita, annuì. “Sì, anche io penso che sia… piacevole.” Aveva scelto le parole con cura, senza voler rivelare troppo, ma sentiva dentro di sé il desiderio di rivederlo presto.

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