Libreria
Italiano
CapitolI
Impostazioni

Capitolo 8

Certamente, ecco una versione estesa del capitolo, che approfondisce l’angoscia di Francesco, l’atmosfera di tensione, e il legame emergente tra lui ed Emma.

Francesco aveva appena terminato di raccontare un aneddoto su una delle sue prime esperienze con la produzione del vino, un racconto che aveva fatto sorridere Emma. Ma un’improvvisa vibrazione sul tavolo li interruppe. Francesco gettò uno sguardo al telefono e si scusò, prima di rispondere.

“Pronto?” rispose, portando il telefono all’orecchio.

Dall’altro capo c’era la voce tesa e urgente di un vecchio amico di famiglia. “Francesco, è successo qualcosa a tuo padre. Qualcuno… qualcuno lo ha picchiato. È a casa adesso, ma vuole vederti.”

Per un attimo, Francesco rimase in silenzio, cercando di processare le parole. “Chi è stato?” chiese con una calma forzata.

“Non sappiamo esattamente, ma… vieni subito. È meglio che tu sia qui.”

Chiusa la chiamata, Francesco si alzò dal tavolo in fretta, il volto teso. Emma, attenta a ogni cambiamento nel suo linguaggio corporeo, notò subito la sua tensione.

“Francesco, che succede?” chiese, preoccupata, mentre lo osservava prepararsi per andare via.

Francesco si voltò verso di lei, combattuto. “Mi dispiace, Emma, devo andare. È un’emergenza familiare.” Non voleva dire di più, non voleva coinvolgerla in quella faccenda oscura che minacciava la sua famiglia. Ma il suo volto tradiva una preoccupazione che non riusciva a mascherare.

Emma percepì la sua angoscia e, con una voce rassicurante, gli disse: “Francesco, non ti conosco da molto, ma sembri scosso. Sei sicuro di voler affrontare tutto da solo?”

Lui esitò, osservandola. “Emma, non voglio che tu venga coinvolta in questa situazione. So che potrebbe sembrare strano, ma… tengo a te. Non voglio che tu venga associata a me o alla mia famiglia, non ora.”

Emma lo guardò con dolcezza e fermezza, come se riuscisse a vedere oltre la facciata che lui cercava di mantenere. “So proteggermi da sola, Francesco. E penso che in questo momento tu abbia bisogno di qualcuno. Non devi fare tutto da solo.”

Francesco la guardò per un lungo istante, e alla fine, con un cenno d’assenso, accettò. Forse, pensò, c’era un conforto in quella presenza inaspettata.

Durante il tragitto, il silenzio tra loro era carico di tensione. Mentre guidava, Francesco serrava il volante con forza, ogni tanto lanciando uno sguardo preoccupato fuori dal finestrino. Emma, seduta accanto a lui, sentiva la sua angoscia come un peso nel petto, pur senza sapere cosa li aspettasse.

Arrivarono davanti alla casa di Teo,

Francesco entrò rapidamente nella casa del padre, il cuore che batteva pesante nel petto. Ogni angolo di quella casa gli ricordava i momenti di forza e resilienza di suo padre, ma vederlo adesso, seduto sulla vecchia poltrona del soggiorno, con il volto tumefatto e il braccio fasciato, sembrava quasi un tradimento di quella stessa immagine. Teo, un uomo che non si era mai piegato davanti a nessuno, ora era visibilmente segnato, il dolore negli occhi tradiva le sofferenze che cercava di nascondere.

Appena Francesco entrò, Teo sollevò lo sguardo, provando ad abbozzare un sorriso, ma il tentativo appariva più come una smorfia. Accanto a lui, Emma si fermò a qualche passo di distanza, incerta su quanto avvicinarsi, ma visibilmente preoccupata. Sentiva il peso della situazione, avvertendo che quel momento era tanto delicato quanto necessario.

Francesco si inginocchiò lentamente accanto al padre, prendendogli la mano con delicatezza. “Papà…” sussurrò, lo sguardo pieno di apprensione, passando il pollice sui segni violacei lasciati dagli uomini di Donato. Teo evitò di guardarlo negli occhi, come se la presenza di quei lividi lo rendesse vulnerabile, qualcosa che non voleva mostrare al figlio. Dopo un attimo di esitazione, Teo sollevò gli occhi su Emma, incerto, e abbassò la voce.

“Francesco…” la sua voce era roca, esitante. “È… sicuro parlarne davanti a lei?” Gli occhi di Teo si spostarono verso Emma, rivelando una traccia di timore, ma anche una sottile speranza che Francesco fosse lì, non solo come suo figlio, ma con qualcuno che potesse capire e sostenere.

Francesco si voltò verso Emma, che ricambiò il suo sguardo con dolce fermezza, poi posò una mano rassicurante sulla spalla del padre. “Papà,” disse con un tono calmo ma deciso, “Emma è con noi. Puoi fidarti di lei come ti fidi di me.” Il suo sguardo tornò su Emma, come a volerle affidare la stessa responsabilità e fiducia che lui stesso le riservava. Emma gli fece un piccolo cenno di assenso, trasmettendo a Teo tutto il rispetto e la comprensione che poteva in quel momento così intimo e difficile.

Teo abbassò lo sguardo e respirò profondamente, assorbendo le parole del figlio. Passò una mano tremante sul ginocchio, prendendosi un attimo per lasciare che il peso della realtà gli scivolasse dalle spalle. Dopo qualche secondo, sembrò raccogliere il coraggio, e con un cenno di assenso, iniziò a raccontare.

“Bene…” sospirò, il tono spezzato e la voce più bassa. “Allora, Francesco, devi sapere… questi uomini, non si fermano più solo alle minacce. L’hanno fatto capire chiaramente,” disse, cercando le parole come se queste potessero riaprire le ferite che cercava di lasciarsi alle spalle. “Hanno voluto mostrarmi di cosa sono capaci, e se non ci sottomettiamo… promettono che le nostre terre… possono trovare fuoco molto facilmente.” Una pausa, durante la quale le mani di Teo iniziarono a tremare visibilmente.

Francesco osservava ogni dettaglio, ogni movimento nervoso e i segni del dolore fisico e psicologico. La mascella serrata tradiva la sua rabbia, che ardeva sotto la superficie con la forza di una tempesta che ancora non aveva trovato sfogo. Emma rimase in silenzio, ma dentro di lei cresceva un misto di indignazione e apprensione. Era difficile per lei restare lì senza dire nulla, ma percepiva che quello era il momento per ascoltare e comprendere, per poi, forse, poter davvero essere di supporto.

Teo, dopo un’altra pausa, continuò, cercando di controllare il tremolio della voce. “Francesco, capisci cosa significa? Non sono più solo parole. Vogliono tutto sotto il loro controllo, e noi… noi siamo solo una pedina in un gioco molto più grande di noi. Hanno fatto capire chiaramente che nessuno, nemmeno noi, ha il diritto di sfidarli.”

Francesco posò una mano rassicurante sul ginocchio del padre. “Papà, lo so. Ma non possiamo più permettere che ci trattino così. Non lasceremo che ci tengano in pugno, non questa volta. È ora di cambiare le cose.” La sua voce era calma ma decisa, e ogni parola portava con sé la determinazione di un uomo che aveva deciso di combattere. Emma, accanto a loro, annuì impercettibilmente.

Scarica subito l'app per ricevere il premio
Scansiona il codice QR per scaricare l'app Hinovel.