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Capitolo 3

La settimana trascorse lenta, come un fiume che scorre senza fretta, mentre Emma e Francesco affrontavano le loro rispettive battaglie quotidiane. I giorni di Emma erano riempiti da compiti, studio e le chiacchiere spensierate con le amiche, ma un’ombra di inquietudine si era fatta spazio nel suo cuore. Ogni volta che guardava sua madre, Roberta, tornare a casa, il suo sorriso si spegneva, e si chiedeva cosa si nascondesse dietro le porte chiuse della loro vita.

Francesco, nel frattempo, si sentiva sempre più schiacciato dal peso delle responsabilità. Il suo lavoro in cantina era diventato un rifugio, ma l’aria pesante della mafia lo circondava, come un predatore che attende pazientemente il momento giusto per colpire. Le minacce di Donato, il mafioso più potente della zona, risuonavano nella sua mente come un mantra inquietante. Il pensiero di dover rimanere sotto il suo controllo gli creava un’ansia costante.

Una sera, mentre Emma si preparava per una nuova uscita con le sue amiche, guardò il riflesso di se stessa nello specchio. Indossava un vestito blu che esaltava i suoi occhi verdi, eppure non si sentiva completamente a suo agio. Qualcosa le mancava, un pezzo di puzzle che non riusciva a trovare. Decise di fare una passeggiata prima di incontrare le sue amiche, per schiarirsi le idee e riflettere sulla sua vita.

Camminando per le strade di Roma, Emma notò il fascino che la città emanava anche di notte. Le luci dei lampioni danzavano sull’asfalto bagnato, e il profumo di pizza e di caldarroste riempiva l’aria. Si fermò davanti a una piccola libreria, attratta dalla luce calda che filtrava attraverso le vetrine. Entrò, e l’odore della carta e dell’inchiostro la avvolse come una coperta accogliente. I libri erano disposti in modo disordinato sugli scaffali, ognuno con una storia da raccontare.

“Posso aiutarti?” chiese la proprietaria, una donna di mezza età con occhiali spessi.

“Sto solo guardando”, rispose Emma, mentre si aggirava tra i corridoi. Ogni libro sembrava un mondo a sé stante, e si sentì attratta da un volume intitolato “Le avventure di un cuore ribelle”. Lo aprì e cominciò a leggere le prime righe, immersa in una storia di passione e libertà. Per un attimo, si dimenticò delle sue preoccupazioni e si lasciò trasportare in un universo dove l’amore vinceva su tutto.

Nel frattempo, Francesco si era ritrovato di nuovo in cantina, a lavorare fino a tardi. L’oscurità si era impossessata dell’ambiente, e il solo suono era quello delle botti che respiravano. Si fermò un attimo, posando il bicchiere di vino che aveva in mano. In quel momento di quiete, si sentì sopraffatto dall’angoscia. Il pensiero di non avere più il controllo sulla propria vita lo stava consumando.

“Devo trovare una soluzione”, mormorò tra sé, lanciando un’occhiata al suo riflesso nello specchio della cantina. La sua faccia era segnata dalla stanchezza, gli occhi scuri e tesi. Come poteva continuare a vivere con questa paura? Doveva proteggere la sua azienda e la sua famiglia, eppure non sapeva come farlo senza compromettere la propria integrità.

Il giorno dopo, Emma tornò a scuola e, come sempre, le sue amiche si accalcarono attorno a lei. Le chiacchiere spensierate le diedero un po’ di conforto, ma il suo pensiero tornava sempre a sua madre. Roberta, con il suo silenzio e il suo sguardo lontano, rappresentava un enigma irrisolvibile. Emma decise che era giunto il momento di affrontare la situazione e parlarne con la madre.

Quella sera, quando Roberta tornò a casa, Emma si sentì pronta. “Mamma, possiamo parlare?” chiese, mentre la madre si toglieva il cappotto.

“Certo, cosa c’è?” Roberta rispose, con un sorriso che non riusciva a nascondere l’affaticamento.

Giulia si sedette al tavolo della cucina, il cuore che le batteva forte nel petto. “Volevo chiederti… come va il lavoro? Sei sempre così stanca…”

Roberta abbassò lo sguardo, e Emma notò un velo di tristezza nei suoi occhi. “Va tutto bene, tesoro. È solo che ho molte cose da fare.”

“Ma ti vedo così… diversa. Sei felice?” Giulia osò chiedere, il suo cuore che si stringeva per l’ansia.

La madre esitò un attimo, poi rispose: “La vita a volte è difficile, ma stiamo facendo del nostro meglio.” Le parole di Roberta erano evasive, e Emma sentì il peso dell’incertezza crescere.

“Mamma, se c’è qualcosa che ti preoccupa, puoi sempre parlarmene”, le disse, cercando di trasmettere il suo affetto.

Roberta si sedette accanto a lei, e per un momento, Emma sperò di ricevere una risposta sincera. Ma la madre si limitò a sorridere debolmente. “Ti prometto che ti dirò se c’è qualcosa di cui preoccuparsi. Ma ora, perché non parliamo di qualcosa di più leggero? Come va a scuola?”

Emma si rese conto che non era il momento giusto. La conversazione tornò su argomenti più leggeri, ma nel profondo, la giovane si sentiva impotente. La vita di sua madre era avvolta da un mistero che non riusciva a penetrare, e quella frustrazione si trasformava in una determinazione silenziosa.

Francesco, nel frattempo, continuava a lavorare a stretto contatto con Teo. Ogni giorno, l’ombra della mafia si faceva più minacciosa, e le minacce di Donato si materializzavano in piccole azioni di intimidazione. Un giorno, mentre si trovava in cantina, notò una bottiglia di vino che era stata rotta, un chiaro segnale che le cose stavano degenerando. Non poteva permettere che la sua famiglia e la sua azienda fossero schiacciate dalla paura.

“Papà, dobbiamo fare qualcosa”, disse Francesco, la voce carica di urgenza. “Non possiamo continuare così. Dobbiamo trovare un modo per farli smettere.”

Teo lo guardò con espressione preoccupata. “Cosa proponi? Non possiamo affrontarli a viso aperto. Sono più forti di noi.”

“Dobbiamo cercare alleati”, rispose Francesco, sentendo crescere dentro di sé una determinazione nuova. “Ci sono persone in città che potrebbero aiutarci, che non vogliono vivere sotto il loro giogo.”

Teo annuì, ma il suo volto rimaneva scuro. “È rischioso. Dobbiamo essere sicuri di non metterci nei guai.”

“Lo so, ma non possiamo più vivere nella paura”, insistette Francesco, sentendo il bisogno di agire. Ogni giorno che passava senza prendere una decisione si sentiva sempre più intrappolato in una vita che non aveva scelto. La determinazione di cambiare le cose si stava facendo sempre più forte.

Emma, nel frattempo, iniziò a dedicarsi a un nuovo hobby: la scrittura. Cominciò a tenere un diario in cui annotava i suoi pensieri, le sue paure e le sue speranze. Scrivere le dava un senso di libertà, un modo per esplorare il suo mondo interiore e affrontare le incertezze della vita. Scrivere diventò il suo rifugio, e nelle parole trovò un modo per esprimere tutto ciò che non riusciva a dire ad alta voce.

Le pagine si riempivano di racconti e riflessioni, e con il passare delle settimane, Emma si sentiva sempre più vicina a se stessa. I suoi scritti riflettevano la sua crescita, e le emozioni che provava si materializzavano in parole che la aiutavano a capire il suo posto nel mondo.

Un giorno, durante una delle sue passeggiate nel parco, Emma decise di fermarsi e scrivere un racconto ispirato a una sua fantasia. Immaginò un ragazzo misterioso, con un sorriso contagioso, che le prometteva avventure e sogni.

Emma si sedette al tavolo di legno del parco, il suo taccuino aperto davanti a sé. Le parole scorrevano veloci, una danza di pensieri che cercava di catturare i suoi sogni e le sue paure. Mentre scriveva, sentiva che le sue emozioni si intrecciavano con la narrazione, rendendo ogni parola vibrante e reale. La ragazza del racconto si sentiva viva, libera da ogni vincolo, e Emma, mentre scriveva, sentiva di esplorare le sue aspirazioni più profonde. Desiderava ardentemente un amore autentico e avventure che la portassero lontano dalla monotonia quotidiana.

Il pomeriggio seguente, Francesco decise di prendersi una pausa dal lavoro e uscì a fare una passeggiata. I pensieri si affollavano nella sua mente, e si sentiva come un uccolo in gabbia, chiuso nel suo mondo di responsabilità e paura. Mentre camminava, si lasciò trasportare dall’istinto e si ritrovò in un parco affollato di gente, dove i bambini giocavano e le coppie passeggiavano mano nella mano.

All’improvviso, i suoi occhi si posero su una ragazza seduta su una panchina, intenta a scrivere in un taccuino. I suoi capelli castani le incorniciavano il viso, e un’espressione concentrata illuminava i suoi occhi. Francesco non riusciva a distogliere lo sguardo. C’era qualcosa in lei, un’energia che emanava come un richiamo irresistibile.

Mentre Giulia scriveva, un colpo di vento fece volare un foglio dalle pagine del suo taccuino. Si alzò di scatto, sorpresa, e guardò il foglio che fluttuava nell’aria. Francesco, notando la scena, si affrettò a raccoglierlo prima che atterrasse. La prese al volo, fermandosi davanti a lei.

“Ecco, penso che questo ti appartenga,” disse Francesco, porgendole il foglio.

Emma alzò lo sguardo e il loro sguardo si incrociò. “Grazie!” esclamò, il cuore che le batteva più forte per l’incontro inaspettato. “Stavo scrivendo e non mi ero accorta di cosa stesse succedendo.”

“È facile distrarsi quando si scrive,” rispose Francesco, sorridendo. “Cosa stavi scrivendo di così interessante?”

“Un racconto,” disse Emma, sentendosi più a suo agio. “Riguarda una ragazza che esplora la vita e si imbatte in un ragazzo misterioso.”

“Sembra affascinante,” commentò Francesco. “Sei brava a catturare i momenti.”

Emma si sentì lusingata. “Grazie. A volte scrivere è l’unico modo per esprimere ciò che provo.”

Il vento soffiava dolcemente, portando con sé il profumo dei fiori del parco. Entrambi rimasero in silenzio per un attimo, come se il mondo si fosse fermato. Emma si rese conto di come fosse strano, ma anche bello, avere un estraneo che sembrava comprenderla così rapidamente.

“Beh, io ti lascio al tuo racconto,” disse Francesco, dopo un momento. “Magari ci rincontriamo di nuovo qui. Questo parco è grande e sembra che ci sia sempre qualcosa di nuovo da scoprire.”

“Sì, sarebbe bello,” rispose Emma, mentre sentiva un lieve tuffo nel cuore. “Grazie ancora per il foglio.”

“Non c’è di che,” disse Francesco, mentre si allontanava, il sorriso ancora stampato sul viso.

Emma lo guardò allontanarsi, e il cuore le batteva forte. Non si erano dati un appuntamento, ma quel breve scambio di parole aveva acceso qualcosa dentro di lei. La giornata continuò, ma il ricordo di quel momento rimase impresso nella sua mente, come una piccola scintilla di possibilità.

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