Capitolo 2
Il giorno seguente, il sole era sorto alto nel cielo, e la campagna romana si svegliava lentamente. Francesco si trovava nel suo ufficio, circondato dall’odore dei vigneti e dal suono del vento che accarezzava le foglie.
Con uno sguardo pensieroso, fissava il panorama, cercando di trovare un equilibrio tra la bellezza del suo lavoro e l’oscurità che lo circondava.
La sua azienda vinicola era un sogno realizzato, un’eredità da proteggere, ma il peso delle minacce mafiose era un costante promemoria della fragilità della sua situazione.
A pochi chilometri di distanza, Emma si preparava per un’altra giornata di scuola, ignara delle complessità che avvolgevano la vita degli adulti. La giovane era piena di energia e di sogni, ma portava dentro di sé un’inquietudine che non riusciva a definire.
Si guardò nello specchio, apprezzando i capelli castani che le incorniciavano il viso e gli occhi verdi che brillavano di entusiasmo. Indossava una felpa comoda e jeans, pronta a fronteggiare una nuova giornata con le sue amiche, Clara, Teresa e Flavia.
“Sei sicura di voler andare al cinema stasera?” chiese Clara mentre si sistemavano i capelli.
“Certamente!” rispose Emma, cercando di mascherare l’ansia che l’attanagliava. “È solo una serata tra amiche. Ne ho bisogno.”
A scuola, Emma si immerse nelle lezioni, ma la sua mente vagava spesso.
Le parole degli insegnanti si mescolavano a pensieri confusi, la vita dei suoi compagni, le loro storie d’amore e di amicizie. Nonostante fosse circondata da persone, si sentiva spesso sola, come se ci fosse un velo invisibile che la separava dagli altri.
Nel frattempo, Francesco si trovava a dover affrontare le conseguenze delle sue decisioni. Dopo aver parlato con Teo, suo padre, si era reso conto che il cerchio si stava stringendo attorno a loro.
Le minacce della mafia erano diventate sempre più pressanti, e Francesco sentiva il peso della responsabilità di proteggere la sua famiglia e la sua azienda.
Ogni mese, l’emissario della mafia si presentava alla cantina, esigendo il pagamento del pizzo, un rituale che lo riempiva di angoscia.
Francesco rifletteva su come il suo passato lo avesse plasmato. Cresciuto in un ambiente dove la mafia era un tema comune, aveva sempre cercato di mantenere le distanze, ma ora la realtà era innegabile.
Le scelte che avrebbe dovuto fare per liberarsi da quella prigionia mentale e fisica erano molteplici e complesse.
“Non posso continuare così”, mormorò tra sé, chiudendo gli occhi per un attimo.
La pressione di mantenere l’azienda vinicola e le aspettative di una famiglia avvolta nell’ombra del crimine lo assillavano.
Doveva trovare una soluzione, un modo per combattere l’inevitabile, senza mettere in pericolo chi amava.
La giornata passò lentamente, ma Emma si sentiva viva. La scuola, con le sue risate e i suoi sogni, era un rifugio sicuro, lontano dalle ombre che circondavano la vita di sua madre.
Roberta, la madre di Emma, tornava a casa tardi ogni sera, affaticata dal lavoro come domestica. Emma sapeva che il lavoro di sua madre era fondamentale per mantenere la loro vita, ma l’ansia cresceva ogni volta che pensava a dove realmente fosse impiegata.
Cosa faceva Roberta, e perché tornava a casa sempre più silenziosa e distante?
Le domande ronzavano nella mente di Giulia, mentre si preparava a uscire con le sue amiche.
Le tre si ritrovarono in un bar, pronte per una serata di chiacchiere e risate. Le conversazioni si susseguivano veloci, parlando di tutto, dall’ultimo film visto ai ragazzi che incontravano.
“Ho sentito che qualcuno ha una cotta!”, esclamò Teresa, ridendo e guardando Emma.
“Non ho alcuna cotta”, replicò Emma, ma un sorriso traditore le illuminò il viso. Era vero che c’era una certa curiosità per un ragazzo del suo liceo, ma era un sentimento confuso, un’attrazione che la faceva sentire vulnerabile.
La serata proseguì tra risate e racconti, e per un momento Emma dimenticò le inquietudini che la attanagliavano. Tuttavia, quando la notte si fece profonda, i pensieri tornarono a farsi strada.
Cos’era quel vuoto che avvertiva? Cosa significava davvero per lei il futuro? E chi era il ragazzo che le riempiva la testa di domande?
Francesco, d’altro canto, si ritrovava in cantina, intento a controllare le bottiglie di vino pronte per essere imbottigliate. Il lavoro, sebbene gratificante, non era sufficiente a distoglierlo dalle sue preoccupazioni.
Mentre ispezionava le etichette, un pensiero lo assalì: come avrebbe potuto affrontare il prossimo pagamento del pizzo?
C’era qualcosa di terribile nell’idea di dover rimanere sotto il controllo di qualcuno che non rispettava nulla, né lui né il suo lavoro.
Il rumore della porta che si apriva interruppe i suoi pensieri. Teo entrò, con un’espressione grave.
“Dobbiamo parlare, Francesco. La situazione si sta facendo più complicata”.
Francesco sapeva che l’argomento di conversazione sarebbe stato la mafia, e il suo cuore si strinse. Ogni giorno portava con sé un peso che sembrava insopportabile.
“Lo so, papà. Ho paura che stiamo per perdere il controllo”, rispose, la voce tesa.
“Non possiamo farci trovare impreparati. Dobbiamo essere pronti a reagire. Non possiamo lasciare che ci dominino”.
Teo parlava con passione, ma Francesco percepiva il terrore velato nelle sue parole.
Erano intrappolati in una rete da cui sembrava impossibile sfuggire.
Mentre i due uomini discutevano delle loro opzioni, Giulia e le sue amiche si preparavano ad andare al cinema, ansiose di vivere un momento di leggerezza.
Ma nel cuore di Emma si nascondeva un’inquietudine, un’intuizione che le diceva che qualcosa di più grande si stava preparando, una tempesta che avrebbero dovuto affrontare.
Le vite di Francesco e Emma continuavano a scorrere parallelamente senza ancora incontrarsi mai, ignare del destino che stava tessendo i loro fili. Ma ognuno di loro sentiva l’eco di una connessione futura, un legame che un giorno avrebbe sfidato il caos che li circondava.