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7 - Il gioco del controllo

Il laboratorio della galleria di Malà Strana sembra restringersi, le pareti si avvicinano come se volessero soffocarmi, quando Lukas Richter fa la sua comparsa dopo l'orario di apertura al pubblico. Il suo ingresso è un'ombra che si allunga, un presagio che mi fa trattenere il respiro. L'odore di vernice e solvente mi avvolge, mentre il suono dei suoi passi rimbomba nel silenzio.

Avevo ormai perso le speranze di rivederlo, almeno per oggi, eppure eccolo lì, a chiedere il mio perdono per essere arrivato tardi.

Lukas è vestito in modo casual ma elegante: una camicia bianca leggermente sbottonata, jeans scuri che abbracciano perfettamente la sua figura atletica e un blazer grigio che aggiunge un tocco di sofisticatezza. Le sue scarpe in pelle nera sono lucide, e il suo orologio d'argento brilla sotto le luci del laboratorio.

Il suo portamento è sicuro, quasi regale, come se ogni suo movimento fosse studiato per affascinare.

Il mio cuore batte forte, un tamburo di emozioni contrastanti. Desideravo ardentemente rivederlo, ma il risentimento per aver atteso fino a ora mi avvolge come una nebbia densa.

Le parole di Jan risuonano nella mia mente, un monito a non lasciarmi intimidire da Lukas, perché il mio talento è evidente e vale molto di più del parere di un uomo come lui. Da quel che ho capito, Jan deve aver già avuto a che fare con Lukas e tra loro non scorre buon sangue.

Cerco di restare impassibile, totalmente indifferente alle sue parole, anche se dentro mi sento come un fiume in piena. Addolcisco il mio sguardo e sorrido in modo sereno. 《Signor Richter, lei non ha di certo bisogno del mio perdono...》

Lukas rimane basito, nei suoi occhi si accende un'ombra di stupore e successivamente quasi di sfida. 《Quindi possiamo proseguire con il motivo per cui sono qui e discutere del progetto?》 domanda, la sua voce è un filo di seta che tenta di avvolgermi.

《Mi spiace, ma come vede al momento sono impegnata,》 rispondo, mantenendo la mia voce ferma e continuando con il mio lavoro.

Lukas sorride, un sorriso che tenta di istigarmi, di rilanciare la palla avvelenata a me. 《Strano, Petr mi aveva assicurato di essere nelle mani di una professionista, ma a quanto pare sbagliava.》

Non mi sento minimamente scalfita dalle sue parole. Abbozzo un sorriso e dico: 《Proprio perché sono una professionista non mando all’aria un pomeriggio di lavoro intenso solo per un suo capriccio. Il suo progetto al momento dovrà aspettare.》

Lukas intensifica il suo sguardo, i suoi occhi sono due pozzi profondi che cercano di trascinarmi dentro. Si guarda intorno, afferra lo sgabello di Jan e si affianca a me. 《Mi piace il suo temperamento. Severo ma giusto. In tal caso, aspetterò.》

Devo fare appello alle mie più grandi forze di determinazione per non lasciar tremare la mano a ritmo del mio cuore. La sua presenza è un fuoco che mi brucia dentro, ma non posso permettermi di mostrare debolezza. Non ora.

Lukas, fingendosi ingenuo, come se non sapesse l’effetto che fa alle donne e l’effetto che fa a me, chiede: 《Sono curioso di vedere come svolge il suo strabiliante lavoro, le spiace se resto a guardare finché non finisce?》

Con tutta calma, senza alzare lo sguardo dalla tela, rispondo: 《Non è un problema, purché faccia silenzio.》

Lukas sorride e mima il gesto di chiudere a chiave la sua bocca, poi si mette a braccia conserte a osservare, ma il suo sguardo pare muoversi su di me e non sul dipinto.

Mi sento avvampare quando il ricordo della mia fantasia mattutina mi suggerisce di provarci, di fare in modo di finire a letto con lui per confrontare la realtà. I miei pensieri diventano sempre più impuri e il fatto che lui sia a un metro da me mi eccita da morire.

Riprendo il mio lavoro, concentrandomi sulla trama e il colore di una parte della tela probabilmente rosicchiata da qualche ratto. Il pennello scivola sulla superficie, ricostruendo con cura lo scorcio di un viso.

Lukas sorride, un sorriso che è un raggio di sole in una giornata tempestosa. Lo vedo con la coda dell'occhio e per un istante mi sembra che abbia letto nei miei pensieri. Per fortuna, la razionalità mi ricorda che è impossibile.

Ogni tratto che imprimo sulla tela è un atto di precisione, ogni sfumatura una danza di colori che riportano in vita l'opera.

Una ciocca di capelli mi sfugge continuamente davanti agli occhi, come un piccolo serpente ribelle. Con le mani sporche di vernice, non posso permettermi di toccarla, così la sposto sistematicamente con uno sbuffo. Ma poco dopo, la ciocca torna a darmi fastidio, come un piccolo tormento che non vuole lasciarmi in pace.

Sento Lukas alzarsi, il suono dei suoi passi è un sussurro sul pavimento, un'eco che risuona nel silenzio. Si aggira intorno al mio banco da lavoro, posizionandosi dietro di me. Il suo profumo, una miscela di legno e spezie, con un lieve sentore di liquirizia, impregna l'aria, insinuandosi nelle pareti del laboratorio come un incantesimo. Mi sussurra all'orecchio: 《Lasci che l'aiuti.》

Il suo respiro è caldo sulla mia pelle, come una brezza estiva. Prende delicatamente la ciocca ribelle e la sposta, fermandola dietro al mio orecchio. Il tocco delle sue dita è leggero, quasi etereo, ma lascia una scia di brividi lungo la mia schiena.

Il cuore mi batte forte, un tamburo che risuona nel silenzio del laboratorio. La sua vicinanza è un fuoco che arde sotto la superficie della mia calma apparente, un gioco di potere e desiderio che mi lascia senza fiato.

Al momento, il duello sul controllo tra me e Lukas vede in vantaggio proprio lui. Devo concentrarmi molto sul respiro per smettere di far tremare la mano e, per fortuna, ci riesco quasi subito.

Tuttavia, un lavoro che solitamente avrei svolto in circa quaranta minuti, ora, non al massimo della concentrazione, mi ha fatto superare abbondantemente i settanta minuti. Tutto sommato, però, tralasciando l'impresa, sono soddisfatta del risultato e di aver ricreato in modo perfetto il volto di un signorotto.

Dopo aver esaminato eventuali refusi di colore ed essermi assicurata di aver concluso degnamente, sospiro, cacciando fuori tutta la tensione accumulata.

Senza rivolgere nemmeno uno sguardo a Lukas, inizio a pulire i pennelli e le spatole, poso tutti i solventi e il materiale: trementina, olio di lino e pigmenti in polvere. Tolgo il mio camice, muovendomi in modo femminile e quasi felino mentre lo riappendo all'attaccapanni, e vado a lavare le mani.

Quando decido di aver fatto abbastanza la stronza, facendogli perdere tempo, mi avvicino a Lukas con fare vagamente civettuolo e, fingendomi ingenua a mia volta, sposto appena lo sguardo sull'orologio e poi su di lui. 《Mi spiace di averci messo così tanto, non mi ero resa conto che si fosse fatto così tardi.》

Lukas impassibile, si alza dallo sgabello, si avvicina a me e dice: 《Mi permetta di fare una cosa.》

Rimango perplessa, ma non ho il tempo di dire o fare altro. Lukas, facendo attenzione a non sfiorarmi, mi sfila via gli occhiali dal viso. Quel gesto mi destabilizza e una smorfia mi appare inevitabilmente in viso.

《Ho desiderato di farlo per tutto il tempo,》 dice Lukas, posando la montatura sul piano da lavoro ormai pulito. 《Ha degli occhi così belli, fanno invidia a tutte le opere d'arte magnifiche esposte qui dentro. È un peccato coprirli con dell'insignificante vetro.》

Ho smesso di respirare e non me ne sono nemmeno accorta subito. La mia sicurezza evapora come un solvente, e senza gli occhiali, a malapena riesco a sostenere il suo sguardo. Il suo complimento è un dardo che mi trafigge, lasciandomi vulnerabile e scoperta.

Sento costantemente lo sguardo di Lukas posarsi su di me, come un raggio di sole che attraversa una finestra polverosa, riscaldandomi e mettendomi a disagio allo stesso tempo. Ogni suo sguardo è una carezza invisibile, un tocco che mi fa tremare dentro. Devo riprendere il controllo.

《Allora, in cosa consiste il suo progetto e come può essere d'aiuto la mia esperienza?》 chiedo, cercando di mantenere la voce ferma e professionale.

Lukas guarda l'orario sul suo orologio al polso, un gesto che sembra quasi coreografato. La sua pacatezza e il controllo di sé stesso sono affascinanti, come un direttore d'orchestra che guida ogni movimento con precisione.

Mi guarda e dice: 《Si è fatto molto tardi e sarei un vero maleducato se la facessi stare ancora al lavoro dopo che ha fatto già gli straordinari.》

《Per me non è un problema,》 rispondo, cercando di mascherare il desiderio di passare più tempo con lui.

Lukas sorride, un sorriso che è un invito e una sfida allo stesso tempo. 《Possiamo parlarne domani, dopotutto è colpa mia, sono stato io a non rispettare l'appuntamento.》 dice, il tono di voce vagamente colpevole. 《Oppure,》 continua, lasciando il discorso appena sospeso, 《se proprio vuole, possiamo parlarne a cena. Almeno mi assicurerò che mangerà qualcosa.》

Vorrei accettare, vorrei passare altro tempo con lui, ma devo fare i conti con la circostanza che richiede un mio rifiuto. A malincuore, declino il suo invito. 《La ringrazio, ma credo sia meglio parlarne domani, nel contesto lavorativo, piuttosto che a cena.》

Lukas annuisce, il suo sguardo è un enigma che non riesco a decifrare. 《Come preferisce. Allora, ci vediamo domani.》 sentenzia, porgendomi una mano cordialmente per un saluto.

Annuisco, afferrando la sua stretta, beandomi del calore del suo tocco.

Mentre sto per ritirare la mano, lui la trattiene per un secondo. Mi guarda con uno sguardo intenso, celato da pensieri carichi di significati inespressi. Passa appena la lingua sul labbro inferiore e proprio come il giorno prima, posa un bacio sul dorso, ma questa volta esitando più del dovuto prima di lasciar schioccare le sue labbra.

《Le auguro una buona serata, Helena...》

La sua voce accarezza il mio nome in un modo languido. Una scossa nel ventre mi emoziona, la bocca si inaridisce e mi tocca deglutire più volte prima di riuscire a rispondere: 《Buona serata a lei.》

Mentre lo guardo uscire, sento un misto di sollievo e delusione. La sua presenza è come un fuoco che mi brucia dentro, eppure non posso permettermi di avvicinarmi troppo. Non ancora. Il suo fascino mi accalappia senza raggiungere confini, restare lucida è seriamente difficile per me.

Ho bisogno di qualche minuto per riprendere il controllo delle mie azioni. Il cuore batte ancora forte, come un tamburo in una notte silenziosa, ma respiro profondamente, cercando di calmarmi. Dopo aver raccolto i miei pensieri, prendo la borsa e il cappotto e mi appresto a uscire dalla galleria.

Mentre chiudo la porta a chiave, vedo Lukas appoggiato con disinvoltura alla parete esterna della galleria. Il tempo è cambiato: sono le undici di sera e fa abbastanza freddo. Un forte vento mi scompiglia i capelli, facendoli danzare come fili di seta al vento. Il freddo della notte mi avvolge, penetrando attraverso il cappotto come aghi di ghiaccio.

Lukas si avvicina, il suo passo è sicuro e fluido, come un predatore che si avvicina alla preda. 《Volevo darle almeno un passaggio, visto il brusco cambiamento meteorologico,》 dice, la sua voce è un velluto che mi avvolge.

《Non è necessario, grazie,》 rispondo, cercando di mantenere la voce ferma. Il suo sguardo è penetrante, come se potesse vedere attraverso la mia facciata di calma. Senza gli occhiali, mi sento vulnerabile, come se una barriera protettiva fosse stata rimossa. Cerco di nascondere il mio nervosismo, mantenendo il mento alto e il respiro regolare.

《Insisto,》 dice, il suo tono è gentile ma fermo. È palese che non è abituato a ricevere dei "no" come risposta. 《Non vorrei che prendesse freddo.》

Il vento continua a scompigliarmi i capelli e, per un momento, il suo profumo, che mi rendo conto che potrei riconoscere tra milioni, mi avvolge, mescolandosi con l'aria fredda della notte. Il mio cuore batte ancora più forte, come un uccellino intrappolato in una gabbia, ma devo mantenere il controllo. 《Apprezzo il gesto, ma preferisco andare a piedi.》

Lukas mi guarda per un istante, poi annuisce lentamente. 《Come preferisce. Buona notte, Helena.》

《Buona notte, Lukas,》 rispondo, mentre mi allontano. Ogni passo è un piccolo atto di volontà, un tentativo di mantenere la mia indipendenza e il mio controllo. Ma il suo sguardo, il suo profumo, la sua presenza rimangono con me, come un'ombra che non riesco a scrollarmi di dosso.

Prima di andarsene, Lukas si avvicina di nuovo, questa volta con una rosa in mano, presa da un chiosco lì vicino. Me la porge con un sorriso che è un misto di dolcezza e sfida. 《Questo è per farmi perdonare,》 dice, la sua voce è un sussurro che si perde nel vento.

Prendo la rosa, il suo profumo si mescola con quello di Lukas, creando un'armonia perfetta. 《Grazie,》 mormoro, sentendo il calore salire alle guance. La sua gentilezza mi disarma e, per un momento, mi sento persa nei suoi occhi.

Lukas si allontana, lasciandomi con la rosa in mano e un turbinio di emozioni nel cuore.

La notte è fredda, ma il pensiero di lui mi riscalda, come un fuoco che arde sotto la superficie della mia calma apparente.

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