6 - Ombre e desideri
Il buio della notte si dissolve lentamente, come un sipario che si alza su un nuovo atto della mia vita. Apro gli occhi e per un attimo mi sento disorientata, come se fossi stata catapultata in un mondo parallelo. Ma poi il ricordo del sogno riaffiora, dolce e vivido come un dipinto impressionista. Lukas. Il suo nome è un sussurro che si insinua nei miei pensieri, un'eco che risuona nel mio cuore.
Da quando l'ho visto, la mia mente è diventata un labirinto di pensieri ossessivi. Lukas è il filo di Arianna che mi guida attraverso i meandri della mia insonnia. Prima di lui, le notti erano un deserto arido, un'eterna veglia tormentata da incubi a occhi aperti. Ora, anche se gli incubi non sono del tutto scomparsi, riesco almeno a dormire un po'. È come se la sua presenza, anche solo immaginata, fosse una cura per la mia anima inquieta.
Questa mattina, però, è diversa. Mi sveglio con un sorriso, un evento raro e prezioso come un'eclissi solare. Il sogno che ho fatto su Lukas è stato un'oasi di pace nel deserto della mia mente.
Nel sogno, eravamo insieme, molto vicini, le nostre anime intrecciate come radici di alberi secolari. Sentivo il calore del suo sguardo, la dolcezza del suo tocco, e per un momento, il mondo sembrava un posto meno crudele.
L'attrazione che provo per lui è un fuoco che arde dentro di me, una fiamma che non riesco a spegnere. È un desiderio che mi consuma, un'onda che mi travolge e mi lascia senza fiato. So che probabilmente tra noi non ci sarà mai nulla di più di un amore platonico da parte mia, un'ammirazione vissuta da lontano. Ma anche solo il pensiero di lui è sufficiente a farmi sentire viva.
Non riesco a smettere di pensare a Lukas. È come una melodia che non riesco a togliermi dalla testa, un sogno a occhi aperti che mi accompagna ovunque vada. E mentre il sole sorge, illuminando la stanza con una luce dorata e a tratti mistica, mi rendo conto che, per quanto doloroso possa essere, non voglio smettere di sognare.
Ma c'è qualcosa di più. Un dettaglio del sogno che mi sfugge, un'ombra che si nasconde nei recessi della mia mente. Un sussurro, una promessa non detta.
Lukas non è solo un'ossessione, è un enigma da risolvere, un mistero che mi attrae come una falena alla fiamma. E mentre mi alzo dal letto, sento che questo è solo l'inizio di qualcosa di molto più grande, qualcosa che potrebbe cambiare tutto.
Mi alzo dal letto, pronta a iniziare la settimana con una determinazione che brucia come un fuoco sacro. Il cielo è ancora avvolto da un lieve manto notturno, le stelle pallide come ricordi lontani. So che mi attende un incontro con Lukas, e il pensiero mi fa battere il cuore come un tamburo di guerra.
Il direttore artistico, Petr, mi ha affidato completamente tutti i desideri di Lukas. Ogni opera che lui richiederà sarà compito mio renderla come nuova, infonderle vita con il tocco delle mie mani. È un compito che mi riempie di un misto di eccitazione e timore, come se stessi per camminare su una corda tesa sopra un abisso.
Mi dirigo verso il bagno, i piedi nudi che sfiorano il pavimento freddo come un bacio gelido. Decido di fare una doccia, sperando che l'acqua calda possa lavare via le ultime tracce di sonno e prepararmi per la giornata che mi attende.
L'acqua scorre sulla mia pelle come una cascata di seta, avvolgendomi in un abbraccio liquido. Chiudo gli occhi e lascio che il vapore mi avvolga, creando un bozzolo di calore e tranquillità. Il profumo del gel doccia alla lavanda e vaniglia riempie l'aria, un aroma dolce e rilassante che mi avvolge come un abbraccio confortante.
Mentre l'acqua scivola lungo il mio corpo, penso a Lukas. Ogni pensiero su di lui è come una scintilla che accende un fuoco dentro di me. Non vedo l'ora di rivederlo, di sentire la sua voce, di osservare il modo in cui i suoi occhi brillano quando parla delle sue opere preferite.
È un'attrazione che non riesco a spiegare, un magnetismo che mi attrae verso di lui come una falena alla fiamma.
Il mio respiro si fa pesante. Le mie mani sfiorano il mio corpo nei punti più salienti. Nella mia mente, l'immagine di Lukas nudo, con l'acqua che gli scivola beatamente sul corpo, mi accende come non mi è successo mai.
Immagino i suoi sospiri, mentre con dei colpi di reni mi dona piacere prendendone altrettanto per sé. Nonostante il caldo del getto d'acqua, la mia pelle è come intrisa da brividi di freddo. La mia mano afferra uno dei seni, riuscendo a contenerlo a malapena con il mio palmo piccolo, ma nella mia testa si proietta subito come un film tutto ciò che Lukas sarebbe capace di farmi con le sue mani, grandi e virili, con le dita affusolate e curate.
Sposto il soffione della doccia verso il mio inguine. Apro appena le gambe, appoggiandomi con la schiena alla parete. Il mio equilibrio vacilla, ma la mia mente è completamente stregata da un momento immaginario che mi coinvolge come se fosse reale.
La pressione dell'acqua mi solletica, massaggia, elettrizza, sempre di più. Le dita di Lukas, sono certa, potrebbero addentrarsi in profondità e farmi gridare di pura estasi, dandomi il colpo di grazia con il suo sguardo intenso e a tratti dominante.
Mi domando che tipo sia tra le lenzuola e mi piacerebbe vedere la sua espressione mentre assaporo il suo membro, mentre con la lingua circondo a poco a poco tutta la sua lunghezza. Mi piacerebbe vederlo alla mia mercé, mentre gli spasmi di un orgasmo irruento lo sconquassano e io raccolgo ogni goccia della sua essenza, come se fossi assetata di lui.
Delle scosse mi attraversano, mentre l'acqua si muove meravigliosamente tra le mie gambe, facendomi barcollare ma allo stesso tempo alleggerendo il mio corpo e la mia anima con una buona dose di beatitudine.
Il bagno è totalmente avvolto da una cappa di vapore, come se la nebbia autunnale si fosse addentrata tra le mura di casa.
Era da tempo che non passavo un momento così, intenso e giusto, senza sentirmi sbagliata, ma soddisfatta.
Esco dalla doccia e mi asciugo lentamente, ogni movimento un rituale che mi prepara per l'incontro. Apro l'armadio e osservo i vestiti appesi, tentata di scegliere qualcosa di elegante. Un abito nero, forse, o una camicetta di seta.
Ma poi mi ricordo di Jan, il mio collega, che è diventato fin troppo invadente ultimamente, e se mi vedesse preparata di tutto punto, probabilmente mi rovinerebbe la giornata con i suoi commenti sarcastici e fuori luogo. Dopotutto, Jan è una brava persona, e non voglio vedermi costretta a rispondergli male.
Ho già molti nemici probabilmente sparsi per il mondo, e vorrei evitare di farmene altri, soprattutto qui a Praga, dove tutto sommato credo di poterci mettere radici.
Opto per un look più casual, ma comunque curato. Un paio di jeans scuri e una maglietta semplice, ma ben tagliata. Mi trucco leggermente, giusto un tocco di mascara e un velo di rossetto. Prima di uscire, indosso i miei occhiali da vista. Senza di essi, mi sento troppo vulnerabile, come se il mondo potesse vedermi per quello che sono veramente.
Mentre mi guardo allo specchio, vedo riflessa una donna determinata, pronta a prendere in mano il proprio destino e spero di riuscire a vedermi sempre così. Con un ultimo sguardo alla stanza, esco, il cuore che batte forte nel petto.
So che la giornata sarà lunga e piena di sfide, ma sono pronta ad affrontarle tutte. Perché oggi, più che mai, sento che qualcosa di straordinario sta per accadere.
Arrivo alla galleria e trovo Jan stranamente già al lavoro, chino su una tela con la solita espressione concentrata. Mi avvicino, cercando di non attirare troppo la sua attenzione, ma è inutile. Jan alza lo sguardo e mi sorride, soffermandosi un po' troppo a osservarmi.
《Buongiorno, Helena. Ti sei vestita per impressionare qualcuno oggi?》 dice, con quel tono sarcastico che ormai conosco fin troppo bene. Sta diventando una costante quotidiana.
Sospiro internamente, cercando di mantenere la calma. 《Buongiorno, Jan. No, mi sono vestita per lavorare, come sempre.》
Lui ride, un suono che riecheggia nella sala vuota. 《Certo, certo. Sai, Helena, dovresti rilassarti un po'. Non è che ogni giorno dobbiamo salvare il mondo.》
《Non tutti possono permettersi di prendere le cose alla leggera come te, Jan,》 rispondo, cercando di mantenere il tono leggero ma fermo. 《Comunque, ho un incontro importante oggi. Ma si tratta solo di lavoro.》
Jan alza un sopracciglio, curioso. 《Oh, davvero? Con chi?》
《Con il signor Richter》 dico, cercando di non mostrare troppo entusiasmo. 《Petr mi ha affidato la responsabilità di esaudire tutti i suoi desideri artistici. Devo assicurarmi che tutto sia perfetto.》
Per un attimo, noto un'ombra passare sul volto di Jan, un lampo di qualcosa che potrebbe essere gelosia. 《Lukas quindi, eh? Immagino che sia un cliente molto speciale per te.》
Annuisco, cercando di ignorare il sottotono delle sue parole. 《Mi hai detto tu stesso che è un cliente importante per la galleria. Voglio fare un buon lavoro.》
Jan annuisce, il suo sorriso si fa più sincero, ma c'è una nota di tensione nei suoi occhi. 《Capisco. Lukas è un vero pezzo grosso, ma non lasciarti abbindolare dai suoi modi all'apparenza eleganti. Sotto sotto è un vero figlio di puttana, non lasciare che ti metta troppa pressione. Sei brava in quello che fai, Helena. Non hai nulla da dimostrare.》
Le sue parole, per quanto sincere, mi lasciano un po' perplessa e ammetto che mi creano un nodo allo stomaco. Jan può essere invadente e sarcastico, ma sa anche essere sorprendentemente gentile quando vuole e ora, mi sembra stia cercando di mettermi in guardia con fare protettivo. 《Grazie, Jan. Apprezzo molto le tue dritte.》
Lui mi fa un cenno con la testa e torna al suo lavoro, lasciandomi con i miei pensieri. Mi dirigo verso il mio spazio di lavoro, cercando di concentrarmi sulle opere che devo preparare. Ma il pensiero di Lukas è sempre lì, come un'ombra che mi segue ovunque vada, ora anche più di prima.
Con l'avvicinarsi dell'orario di chiusura della galleria, l'euforia che mi aveva accompagnato per tutta la giornata inizia a spegnersi. Lukas non si è presentato, e ogni minuto che passa mi sembra un colpo al cuore. Jan, sempre attento a ogni dettaglio, non tarda a notare il mio umore.
《Mi sa che ti ha dato buca,》 insinua con un sorriso che cerca di essere comprensivo ma finisce per sembrare beffardo.
Ammortizzo il colpo in silenzio, sentendo la mia euforia spegnersi sempre più. Ma poi mi armo di un sorriso ampio e rispondo: 《Non è a me che ha dato buca, Jan. È a Petr, visto che ha degli affari in trattativa con lui.》
Jan annuisce, il suo sorriso si fa più sincero. 《Hai ragione, ma forse è meglio così. Comunque, che ne dici di andare a bere qualcosa insieme, come semplici colleghi esausti, prima di tornare a casa?》
Declino l'invito con un sorriso, cercando di non ferire i suoi sentimenti. 《Grazie, Jan, ma ho ancora un po' di lavoro da finire. Magari un'altra volta.》
Lui sorride e annuisce. 《Va bene, Helena. Alla prossima allora, ci conto eh!》 Esce dalla galleria, lasciandomi sola con i miei pensieri e le mie tele.
Mi intrattengo ancora un po' per completare un punto saliente di un dipinto. Ora che ho trovato la giusta sfumatura da ritoccare, voglio prima concludere. Il silenzio della galleria è quasi confortante, un rifugio dove posso immergermi completamente nel mio lavoro.
Poco dopo, sento la porta aprirsi. Convinta che fosse Jan, dico senza voltarmi: 《Che cosa hai dimenticato, Jan?》
Ma a rispondere non è il mio collega. 《Non so cosa possa aver dimenticato questo Jan, ma io ho di certo dimenticato le buone maniere.》
Mi giro di scatto e vedo Lukas sulla soglia, un sorriso enigmatico sul volto. Il cuore mi salta in gola, e per un attimo non riesco a trovare le parole. 《Oh, è lei... non pensavo che sarebbe venuto vista l'ora.》
Lui si avvicina, il suo sguardo intenso che mi scruta. 《Mi dispiace per il ritardo. Ho avuto un imprevisto. Ma sono qui ora, e spero che lei possa perdonarmi.》