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4 - Il richiamo di Lukas

Mi sveglio di soprassalto, un urlo soffocato che mi risuona nelle

orecchie. Il cuore batte furiosamente nel petto, come un tamburo tribale

in una giungla silenziosa.

Il sogno, o meglio, l'incubo, è ancora vivo nella mia mente: mi trovavo in una stanza buia, le pareti si stringevano su di me come artigli di un predatore invisibile, con una figura indistinta che mi osservava con occhi freddi e giudicanti. Un senso di terrore mi avvolgeva, come se fossi intrappolata in una prigione senza via d'uscita. Il suono stridente della sveglia mi strappa da quel mondo oscuro, ma l'oppressione rimane.

Mi sveglio con il respiro affannoso, il sudore che mi bagna la fronte come rugiada su una foglia al mattino. La luce del giorno filtra attraverso le tende, dipingendo la stanza con sfumature dorate. Ogni dettaglio sembra più vivido, più reale, come se il mondo stesso stesse cercando di svegliarmi completamente. Mi alzo lentamente, ogni movimento un atto di volontà contro la stanchezza che ancora mi avvolge come una coltre di nebbia.

Mi avvicino allo specchio e vedo il mio riflesso: occhi cerchiati di ombre, capelli scompigliati come un nido di corvi. Ma c'è qualcosa di diverso nei miei occhi, una scintilla che non c'era prima e che pare stia cercando di darmi il coraggio di andare avanti. È il pensiero di Lukas, la sua presenza che aleggia su di me come un'ombra costante.

Ricordo il suo sguardo, intenso e penetrante, come se potesse vedere attraverso tutte le mie difese. È stato questo pensiero a farmi addormentare, a portarmi un po' di pace in una notte altrimenti tormentata dall'ansia.

Mentre mi preparo per la giornata, non posso fare a meno di pensare a lui. Ogni gesto, ogni pensiero è intriso della sua presenza. È come un veleno dolce che si diffonde lentamente, avvelenando ogni parte di me. Non capisco come mai mi senta così attratta da lui, ma non posso fare a meno di pensarlo.

Apro l'armadio e, sempre pensando a Lukas, scelgo con cura cosa indossare, nel caso ritorni alla galleria. Non voglio attirare troppo l'attenzione, ma nemmeno sentirmi inferiore a un uomo elegante e imponente come lui.

Opto per un abito di seta color smeraldo, che scivola sulla mia pelle come acqua fresca. Il tessuto leggero e fluido si muove con grazia a ogni mio passo, avvolgendomi in un abbraccio delicato. Aggiungo un paio di scarpe con tacco medio, eleganti ma comode, e una collana sottile che brilla delicatamente alla luce del mattino.

Gli orecchini appartenuti a mia madre mi accompagnano come sempre, dandomi il coraggio necessario a non sopperire.

Mi siedo davanti allo specchio e inizio a truccarmi. Applico un leggero strato di fondotinta per uniformare l'incarnato, un tocco di blush per dare vita alle guance e un velo di ombretto tenue per illuminare lo sguardo. Il mascara allunga le ciglia, rendendo i miei occhi più grandi e profondi. Infine, un rossetto rosso scuro che aggiunge un tocco di audacia al mio look.

Prima di uscire dalla stanza, mi spruzzo un po' del mio profumo preferito, un'essenza floreale che mi avvolge in una nuvola di freschezza, come un giardino segreto in primavera.

Passo poi ai capelli. Li spazzolo con cura, eliminando i nodi della notte, e li acconcio in morbide onde che cadono sulle spalle. Ogni ciocca è al suo posto, ogni dettaglio è curato. Mi guardo allo specchio e vedo una donna diversa, una donna pronta ad affrontare il mondo con sicurezza; una donna che vuole sentirsi tale, in tutto e per tutto.

Esco di casa con la mia solita fretta, ma anche con un'impazienza che non mi appartiene. Ogni passo è un battito del cuore, ogni respiro un pensiero rivolto a Lukas.

La strada verso la galleria sembra più lunga del solito, ogni semaforo rosso una tortura, ogni rallentamento un ostacolo insormontabile. Il sole è alto nel cielo, ma io mi sento come se stessi correndo attraverso un tunnel buio, con solo la speranza di rivederlo come luce guida.

Arrivo alla galleria con il fiato corto, il cuore che batte in gola rimbombando nelle membra. Entro con passo deciso, ma dentro di me sono un vortice di emozioni.

Ogni angolo, ogni ombra potrebbe presto nascondere la sua figura imponente. Ogni suono potrebbe annunciare i suoi passi, farmi sentire la sua imminente vicinanza, fino a incrociare il suo sguardo, intenso e penetrante, che mi osserva con malizia e desiderio.

Mentre indosso il mio camice, i miei pensieri cambiano rotta, mandandomi in subbuglio. Quell'uomo si è insinuato nella mia mente come un tarlo fisso, accantonando tutto il resto e distraendomi.

Quando sento la porta aprirsi, il mio cuore salta un battito e la speranza che possa essere lui si accende, lasciandomi delusa e con l'amaro in bocca quando vedo entrare Jan.

Il mio collega si avvicina alla sua postazione, come sempre indaffarato con gli attrezzi che lascia costantemente in disordine. Accenna un saluto come di consueto, ma appena mi nota con più attenzione, rimane interdetto.

《Wow…》 esclama quasi senza fiato. 《Helena, oggi sei splendida,》 dice con un sorriso ammirato. 《Sei sempre bella, ma oggi hai qualcosa di estremamente ammaliante.》

I suoi occhi azzurri mi scrutano in modo sfacciato, accarezzando la mia figura a più riprese.

Sento un'ondata di calore salire alle guance. Mi pento immediatamente di aver esagerato con il mio aspetto. Mi sono trasformata in un oggetto, in una specie di giocattolino che attira gli uomini; oltretutto mi sono ripromessa di cambiare.

Mi torna in mente che qualcuno probabilmente mi sta seguendo, e rendermi così appariscente non è il massimo. Ho faticato per quattro lunghi anni affinché riuscissi a ricostruire la mia vita, mantenendo un profilo basso e discreto, e mi è bastato vedere quell'uomo per farmi quasi mandare a puttane tutto. Devo ritornare in me, subito.

《Grazie, Jan,》 rispondo, cercando di mantenere la calma.

Jan si avvicina, curioso. 《Hai un appuntamento oggi? Non ti ho mai vista così elegante.》

La sua insistenza mi mette a disagio. Non abbiamo mai parlato delle nostre vite private. Diciamo che le nostre conversazioni sono sempre state limitate e riguardanti quasi esclusivamente il lavoro. 《No, nessun appuntamento, niente di speciale, oggi mi andava così,》 mento, sperando che cambi argomento.

Ma Jan non demorde. 《Davvero? Perché sembri pronta per una serata importante. Chi è il fortunato? A me puoi dirlo!》 dice, invadendo appena il mio spazio personale.

La sua curiosità mi irrita e mi sento a disagio. 《Jan, è solo un vestito,》 dico, cercando di mantenere la voce ferma. 《Non c'è nessun appuntamento.》

Lui ride divertito, ma continua a insistere sulla mia vita privata. 《Allora, cosa hai fatto ieri sera? Hai incontrato qualcuno interessante?》 continua, insinuando chiaramente che io sia vestita come ieri sera e che mi sia recata al lavoro direttamente da un altro posto, senza passare da casa.

Non sopporto le sue insistenze. Non sono affari suoi a prescindere. 《Jan, per favore, ho molto lavoro da fare,》 dico, cercando di tagliare corto.

Jan sorride in modo malizioso. 《Sai, Helena, potremmo uscire insieme una di queste sere. Che ne dici?》

Declino l'invito con un sorriso forzato. 《Grazie, Jan, ma ho già dei piani.》

Finalmente, sembra capire il mio disagio e si allontana, ma non prima di lanciarmi un ultimo sguardo curioso.

Mi sento sollevata quando se ne va, ma il pensiero di Lukas e la possibilità di essere seguita continuano a tormentarmi. Decido di fare un rapido controllo del mio telefono, assicurandomi che il GPS sia disattivato e che non ci siano app sospette. Ogni precauzione è necessaria, anche se minima.

Mentre mi muovo tra le opere d'arte, il mio cuore batte ancora forte. Ogni quadro, ogni scultura è solo uno sfondo per i miei pensieri. Cerco con lo sguardo, sperando di vederlo, di incrociare i suoi occhi. La sua assenza è un vuoto che mi consuma, ma la speranza di rivederlo mi spinge avanti.

Ma il tempo scorre inesorabile e si fa presto sera e ora di tornare a casa. Mi rassegno al fatto che non lo vedrò oggi e mi preparo a uscire dalla galleria. Ma proprio mentre sto per varcare la soglia, lo vedo entrare.

Lukas è lì, in piedi davanti a me, la sua figura elegante e imponente come una statua di marmo. Ancora più bello di quanto ricordassi. Il mio cuore salta un battito, e per un attimo tutto il resto scompare. È come se il mondo intero si fosse fermato, lasciando solo noi due in una bolla di tempo sospeso.

I nostri sguardi si incrociano per un istante, un momento che sembra eterno. Lui mi rivolge un saluto con il capo, un gesto breve ma carico di significato. Poi, senza una parola, si allontana e si dirige verso il direttore artistico. Rimango lì, con il cuore che batte furiosamente, incapace di muovermi, mentre il suo sguardo continua a bruciare nella mia mente.

Ogni fibra del mio essere è tesa, come una corda pronta a spezzarsi. Lukas si allontana, dirigendosi verso l'ufficio della direzione, e io mi ritrovo a fissare il vuoto, cercando di raccogliere i miei pensieri.

Mi costringo a muovermi, a riprendere il controllo. Respiro profondamente, cercando di calmare il battito del cuore. Mi avvicino a una delle opere d’arte, cercando di concentrarmi sui dettagli, ma la mia mente continua a tornare a lui e alla speranza di rivederlo da un momento all'altro. Ogni pennellata, ogni sfumatura di colore sembra sussurrare il suo nome.

Mentre mi perdo nei miei pensieri, sento una presenza alle mie spalle. Mi volto e vedo Jan che mi osserva con un sorriso curioso. 《Helena, tutto bene?》 chiede, la sua voce un misto di preoccupazione e interesse.

Annuisco, cercando di sembrare più calma di quanto mi senta. 《Sì, tutto bene. Solo un po’ di stanchezza.》

Jan si avvicina, il suo sguardo che mi scruta attentamente. 《Sei sicura? Sembravi un po’ persa nei tuoi pensieri. In un mondo tutto tuo.》

Sorrido debolmente. 《Sì, sono sicura. Grazie per la preoccupazione.》

Lui annuisce, ma non sembra del tutto convinto. 《Sai, Helena, se hai bisogno di parlare, io sono qui.》

Apprezzo il suo gesto, ma l’ultima cosa che voglio è discutere dei miei sentimenti per Lukas, o di qualsiasi altra cosa, con Jan. 《Grazie, Jan. Sei molto gentile.》

Lui sorride, ma c’è una scintilla di delusione nei suoi occhi. 《Bene, se cambi idea, fammi sapere.》

Annuisco e mi allontano, cercando di mettere distanza tra noi. Mi avvicino a un’altra opera, cercando di concentrarmi, ma la mia mente continua a tornare a Lukas. Ogni dettaglio della galleria sembra impregnato della sua presenza.

Mentre mi muovo nella galleria, sento il mio telefono vibrare nella borsa. Lo prendo e vedo un messaggio da un numero sconosciuto. Il messaggio è breve, ma il suo contenuto mi fa gelare il sangue nelle vene: “Ti sto osservando.”

Il mio cuore inizia a battere ancora più forte, come un tamburo di guerra che annuncia l'arrivo di un pericolo imminente. Sento un’ondata di panico salire, un maremoto che minaccia di travolgermi.

Guardo intorno, cercando di individuare chi potrebbe avermi inviato quel messaggio, ma non vedo nessuno di sospetto. Ogni volto è un enigma, ogni ombra un potenziale nemico.

Respiro profondamente, cercando di calmarmi, ma è come cercare di domare una tempesta con un sussurro. Decido di ignorare il messaggio per ora, ma la sensazione di essere osservata non mi abbandona. È come avere occhi invisibili puntati su di me, un peso costante che mi schiaccia.

Mi pento di aver osato troppo, di essermi resa così appariscente. Ogni passo che ho fatto stamattina, ogni scelta di abbigliamento, mi sembra ora un errore fatale. Mi sento come una falena che ha volato troppo vicino alla fiamma, attratta da una luce pericolosa e ingannevole. La mia imprudenza mi ha esposta, e ora ne pago il prezzo.

Il timore mi avvolge come una nebbia gelida, penetrando fino alle ossa. Ogni suono, ogni movimento intorno a me sembra amplificato, un eco minaccioso che risuona nella mia mente.

Cerco di mantenere la calma, di non lasciarmi sopraffare dalla paura, ma è una battaglia persa in partenza. La consapevolezza di essere stata poco attenta, di aver abbassato la guardia, mi tormenta come un rimorso incessante.

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