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1- Ombre del passato

Mi sveglio nel mio appartamento, un piccolo rifugio nel cuore di Praga. Le prime luci dell'alba filtrano attraverso le tende leggere, dipingendo la stanza con sfumature accese.

Mi alzo dal letto, i piedi nudi che toccano il pavimento freddo come un richiamo alla realtà, e mi avvicino alla finestra. Da qui, posso vedere il profilo della città che si risveglia lentamente. Le torri gotiche e i tetti rossi si stagliano contro il cielo che si tinge di rosa e arancione, come un dipinto impressionista.

Settembre è arrivato, portando con sé l'aria fresca del mattino che preannuncia l'autunno, ma che ancora conserva un po' del calore estivo durante il pomeriggio. Mentre osservo l'alba, mi perdo nei miei pensieri. La bellezza di Praga è un toccasana per la mia anima tormentata, un quadro vivente che nasconde le cicatrici del mio passato burrascoso.

Mi giro e mi dirigo verso l'armadio, aprendo le ante con un gesto deciso. Scelgo un abito semplice ma elegante, un tubino nero che abbraccia la mia figura snella, mettendo in risalto le curve con discrezione. Indosso il vestito, sentendo il tessuto morbido scivolare sulla mia pelle, e poi mi avvicino allo specchio per sistemare i capelli mossi in una coda alta.

I miei occhi verdi, nascosti dietro una montatura di occhiali da vista in metallo sottile e argentato, riflettono una profondità di emozioni che pochi riescono a comprendere, anche perché evito io in primis che possa accadere. Gli occhiali fungono da barriera, un filtro tra ciò che nascondono i miei occhi e il resto del mondo.

Indosso anche degli orecchini di acquamarina, un ricordo di mia madre che mi fa sentire meno sola, come se una parte di lei fosse sempre con me.

Il mio appartamento è un rifugio di tranquillità, un luogo dove ogni oggetto ha una storia.

Le pareti sono adornate con quadri e fotografie che ho raccolto nel corso degli anni, ciascuno un frammento del mio passato. La libreria, colma di volumi antichi e moderni, è un santuario di conoscenza e fuga. Sul tavolino del soggiorno, una tazza di tè ormai fredda e un libro aperto testimoniano le mie notti insonni.

Guardo l'orologio appeso alla parete. È ancora presto, ma preferisco arrivare alla galleria di Malá Strana prima che apra al pubblico. Mi piace avere quel tempo per me stessa, in silenzio, tra le opere d'arte che restauro con tanta passione. La galleria è il mio rifugio, un luogo dove posso immergermi nel lavoro e dimenticare per un po' il mondo esterno.

Prendo la borsa e mi affretto verso la porta. Le strade di Praga sono ancora tranquille a quest'ora, e il mio cuore si riempie di una calma inaspettata mentre cammino verso la galleria.

Il mio passo è svelto e affrettato, come se stessi scappando da un'ombra invisibile che mi insegue. È un'abitudine che ho da quando ero bambina, un riflesso di un passato da cui ho dovuto fuggire. I miei pensieri tornano a quei giorni, quando la mia fretta mi ha salvato, permettendomi di scappare dalla mia città natale e dai fantasmi che la abitavano.

Mentre cammino, sento il vento che mi accarezza il viso, portando con sé l'odore delle foglie che iniziano a cadere e il profumo del pane appena sfornato dalle panetterie vicine. L'aria di settembre è fresca e frizzante, ma conserva ancora un leggero tepore estivo che rende il pomeriggio piacevole.

La galleria è il mio unico porto sicuro, un luogo dove posso trovare pace e tranquillità. So che una volta lì, tra i dipinti e le sculture, troverò la serenità che cerco, lontana dalle ombre del mio passato.

Arrivo a destinazione e apro la porta con la mia chiave personale. L'interno è silenzioso, avvolto in una penombra che trovo confortante. Accendo le luci, una a una, rivelando le opere d'arte che mi circondano. Ogni pezzo ha una storia, un'anima, e io sono qui per riportarle alla luce.

La galleria si trova nel cuore di Malá Strana, uno dei quartieri più affascinanti e storici di Praga. Situata in un edificio antico con una facciata in pietra, la galleria emana un'aura di eleganza e mistero. Le grandi finestre ad arco permettono alla luce naturale di filtrare all'interno, illuminando delicatamente le opere d'arte esposte.

All'interno, le pareti sono dipinte di un bianco candido, creando un contrasto perfetto con i colori vivaci dei dipinti e delle sculture. Il pavimento in legno scricchiola leggermente sotto i passi, aggiungendo un tocco di autenticità all'ambiente. Le opere d'arte sono disposte con cura, ciascuna con il proprio spazio per essere ammirata e apprezzata.

La galleria è divisa in diverse sale, ognuna dedicata a un periodo artistico o a un tema specifico. Ci sono sale dedicate al Rinascimento, al Barocco, all'Impressionismo e all'Arte Moderna. Ogni sala è un viaggio nel tempo, un'immersione nelle diverse epoche e stili artistici.

Al centro della galleria, c'è una sala principale con un soffitto alto e decorato con affreschi. Qui vengono spesso organizzate mostre temporanee ed eventi culturali. È un luogo di incontro per artisti, critici d'arte e appassionati, un punto di riferimento per la comunità artistica di Praga.

La galleria di Malá Strana non è solo un luogo di esposizione, ma anche un centro di restauro e conservazione. Nel laboratorio, situato in una sala appartata, io e i miei colleghi lavoriamo con dedizione per riportare alla luce la bellezza nascosta delle opere d'arte. È un lavoro meticoloso e paziente, che richiede competenza e passione.

Mi avvicino al mio tavolo da lavoro, dove un antico dipinto attende il mio tocco.

Mentre mi siedo, noto qualcosa di insolito sotto la porta. Una busta bianca, anonima, giace lì come un presagio. Il mio cuore inizia a palpitare, un tamburo impazzito nel petto.

La raccolgo con mani tremanti, sentendo la carta ruvida sotto le dita. Sulla busta è scritto il mio nome, "Helena", in una calligrafia elegante ma sconosciuta. Non ho il coraggio di aprirla. La infilo nella tasca del mio camice bianco, che indosso per proteggermi da acidi, solventi e vernici.

La presenza della lettera mi rende inquieta, come un segreto sussurrato all'orecchio. Decido di chiuderla nel cassetto della mia scrivania, sperando che la distanza fisica possa placare l'ansia che mi attanaglia.

Mi siedo e inizio a preparare gli strumenti. Ogni pennello, ogni flacone di solvente ha il suo posto preciso.

Mentre lavoro, i miei pensieri vagano. Ricordo il giorno in cui ho lasciato la mia città natale, il cuore che batteva all'impazzata mentre correvo verso la libertà. La mia fretta mi ha salvato, ma ha anche lasciato cicatrici profonde. La tristezza del passato mi avvolge come un manto pesante, ma dentro di me c'è anche una scintilla di speranza, un desiderio di trovare finalmente la pace.

Il suono della porta che si apre mi riporta al presente. È il mio collega, Jan, che entra con un sorriso. È un uomo sulla quarantina, con capelli brizzolati e occhi azzurri che trasmettono una calma rassicurante. 《Buongiorno, Helena,》 dice, posando la sua borsa. 《Sei sempre la prima ad arrivare.》

《Sì, mi piace avere un po' di tempo per me stessa prima che inizi la giornata,》 rispondo, cercando di nascondere l'ombra di tristezza che attraversa i miei occhi.

Jan si avvicina e guarda il dipinto su cui sto lavorando. 《È un pezzo magnifico. Hai un talento straordinario, Helena.》

《Grazie,》 rispondo, sentendo un leggero rossore salire alle guance. 《È il mio modo di trovare pace.》

Continuiamo a lavorare in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri. La galleria inizia a riempirsi di visitatori, ma io rimango concentrata sul mio lavoro.

Ogni pennellata è un passo verso la guarigione, ogni restauro un modo per ricostruire non solo l'opera d'arte, ma anche me stessa.

Il tempo passa velocemente e, prima che me ne accorga, è già pomeriggio. Mi alzo e mi stiracchio, sentendo i muscoli tesi rilassarsi. Decido di fare una pausa e uscire a prendere un po' d'aria fresca.

Le strade di Praga sono ora affollate, ma io trovo conforto anche nel caos. Mi siedo su una panchina e osservo la gente passare, ognuno con la propria storia, i propri segreti.

I miei pensieri tornano a quel giorno in cui ho lasciato tutto alle spalle. La mia città natale era un luogo di dolore e sofferenza, ma anche di ricordi preziosi. Mi chiedo se un giorno avrò il coraggio di tornare, di affrontare i demoni che ho lasciato lì.

Il sole inizia a calare, tingendo il cielo di sfumature dorate e arancioni. Decido di tornare alla galleria, il lavoro mi aspetta, e io sono pronta a immergermi di nuovo in esso.

La galleria è un posto che mi sprona ad andare avanti, il luogo dove posso essere me stessa senza paura. E mentre cammino verso la porta, sento una nuova determinazione crescere dentro di me. Sono pronta ad affrontare il futuro, qualunque cosa esso porti.

Rientro nella galleria e mi dirigo verso il mio tavolo da lavoro. La lettera misteriosa è ancora lì, chiusa nel cassetto della mia scrivania. La sua presenza è come un'ombra che incombe, un segreto che attende di essere svelato.

Mi siedo e cerco di concentrarmi sul dipinto, ma i miei pensieri continuano a tornare a quella busta bianca. Chi potrebbe averla inviata? E perché?

Mentre lavoro, sento un leggero fruscio dietro di me. Mi giro di scatto, ma non vedo nessuno. Sono completamente sola, Jan è andato via prima oggi.

Il mio cuore accelera, e una sensazione di essere osservata mi avvolge. Cerco di scacciare la paranoia, ma l'inquietudine persiste.

Il sole è ormai calato, e le ombre della sera avvolgono Praga in un abbraccio silenzioso. La galleria è vuota, e il silenzio è rotto solo dal ticchettio dell'orologio appeso alla parete.

Mi alzo dal mio tavolo da lavoro, sentendo i muscoli tesi rilassarsi. Decido che è ora di tornare a casa. La lettera misteriosa è ancora nel cassetto della mia scrivania, un segreto che attende di essere svelato. La prendo e la chiudo nella mia borsa, appendo il camice all'attaccapanni e vado a lavare le mani.

Chiudo la galleria e mi incammino verso casa. Le strade di Praga sono illuminate dai lampioni, e l'aria fresca della sera mi accarezza il viso come un sussurro gentile.

Il mio passo è svelto, come sempre, ma questa volta non è solo l'abitudine a spingermi. Sento una strana inquietudine, come se qualcuno mi stesse osservando, studiando ogni mio singolo passo. Mi guardo intorno, ma non vedo nessuno.

Arrivo a casa e chiudo la porta dietro di me, sentendo un senso di sollievo. Il mio appartamento mi racchiude in un involucro di tranquillità.

Gli orecchini di acquamarina brillano alla luce soffusa della lampada, creando dei riflessi sulle pareti.

Sospiro rumorosamente, schiacciando via le scarpe dai piedi, come se con quel gesto volessi allontanare da me ogni pensiero negativo.

Mi siedo sul divano e prendo il libro che avevo lasciato aperto sul tavolino. Ma non riesco a concentrarmi.

Lo stomaco brontola appena, non ho mangiato quasi nulla quest'oggi. Ma al pensiero di dover mangiare qualcosa mi si attorcigliano le budella. I miei pensieri tornano alla lettera misteriosa. Chi potrebbe averla inviata? La curiosità mi tormenta, ma la paura mi trattiene. Decido di fare una tazza di tè, sperando che il calore e il profumo mi aiutino a rilassarmi e a placare quel buco allo stomaco.

Mentre l'acqua bolle, mi perdo nei miei pensieri. Ricordo il giorno in cui ho deciso di rinascere e quella lettera mi fa pensare a un passato che tenta di riaffiorare e non posso permetterlo, non dopo tutti gli sforzi che ho fatto per arrivare dove sono.

Il tè è pronto, e mi siedo di nuovo sul divano, avvolta in una coperta calda.

Non fa veramente freddo, ma io sento i brividi percorrere il mio corpo.

Sorseggio lentamente, sentendo il calore diffondersi. Ma la mia mente è ancora inquieta.

Decido di prendere la lettera. La tiro fuori dalla borsa e la guardo, sentendo il cuore battere più forte. La carta è ruvida sotto le dita tremanti e mi sembra pesante come piombo.

Finalmente, prendo coraggio e apro la busta. Magari mi sto soltanto lasciando suggestionare, potrebbe essere una dichiarazione d'amore. Dentro c'è un foglio di carta piegato. Lo apro lentamente, le mani sudate per la tensione. Le parole scritte mi colpiscono come un pugno allo stomaco: "Helena, il passato non può essere nascosto per sempre. Ci vediamo presto."

Il mio cuore si ferma per un istante, poi riprende a battere furiosamente. Chi potrebbe sapere del mio passato? La paura mi attanaglia, ma c'è anche una determinazione crescente dentro di me. Non posso lasciare che il passato mi controlli. Devo affrontarlo, qualunque cosa accada.

Mi alzo e guardo fuori dalla finestra. Le luci di Praga brillano nella notte, e io mi sento più sola che mai. Ma so che devo essere forte. Devo scoprire chi ha inviato quella lettera e perché. E devo farlo da sola.

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