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Capitolo 5 - Theresa

«Ti prego, io ho bisogno di sapere.»

«Cosa?»

Ammorbidisce i toni e involontariamente tiro un sospiro di sollievo. Adrian non è mai stato rude con me, ma poco fa ho visto la rabbia nei suoi occhi e ho avuto paura, la stessa di quando ho la sensazione che William mi prenderà a schiaffi da un momento all’altro.

«Che cosa…»

Non riesco a dirlo. Non riesco ad ammetterlo ad alta voce, anche se nella testa è tutto chiaro.

Più passa il tempo e più i ricordi si fanno nitidi e mi rivedo al buio, nuda tra le sue braccia, lui che mi sovrasta con il suo corpo e spinge il bacino per entrarmi dentro, la sua erezione che mi apre e mi toglie il respiro, io che vado incontro alle sue spinte per accoglierlo, per averne sempre di più e sentirmi sua mentre i respiri vanno in sincrono.

«Theresa.»

Mormora il mio nome proprio come ha fatto questa notte e un singulto mi coglie impreparata.

«Non è successo niente.»

Mente.

Vuole rifilarmi una bugia solo per non prendersi le responsabilità delle sue azioni, solo perché crede che evitando di ammetterlo, potremo poi convincerci entrambi che non sia mai successo nulla. Ma non è così semplice! Per me non lo è…

«È successo invece.»

«D’accordo, è successo e ora? Che cosa vuoi?»

È tornato serio, è diventato di nuovo aggressivo nei miei confronti.

Ora? Ora succede che sono in un mare di guai, succede che a occhi aperti sogno di fare l’amore con lui, succede che se William dovesse spogliarmi, io non vedrei più il mio fidanzato ma suo fratello che mi bacia e mi morde il seno, Adrian che mi lecca, Adrian che si muove sopra e dentro di me e urla il suo piacere, riversa il suo liquido seminale dentro di me e io non prendo precauzioni.

Come posso spiegarglielo?

Come posso ammettere che sono stata una sciocca? Che oltre ad aver tradito William corro anche il rischio di restare incinta?

Piango, piango e mi gira la testa, piango e mi manca il respiro. Ho paura, ho una paura folle che mi annienta, che mi devasta.

«Ehi! Theresa… cazzo!»

Impreca, allunga le sue mani e sembra che voglia abbracciarmi ma non lo fa. Si ritira in fretta come se fossi sporca e lui avesse timore di sporcarsi, come se fossi sbagliata, come se non fossi abbastanza.

Venire a cercare Adam è stato un pessimo errore.

Avanzo prima qualche passo lentamente, poi decido di tagliare la corda. Non ha senso restare qui, non ha senso guardarlo negli occhi e leggervi dentro il niente.

Non pretendo chissà che, non voglio nulla oppure voglio tutto, voglio solo cancellare tutto quanto, voglio solo stare bene e corro, mi allontano da lui perché forse la soluzione è questa, mantenere le distanze da Adrian.

«Theresa? Aspetta, dove vai?».

Mi insegue, sento la sua voce che mi raggiunge e ordino ai miei piedi di correre più veloci per seminarlo e spero si arrenda, spero mi lasci stare o che mi raggiunga, anche se poi continuerebbe ad essere sbagliato.

«Aspetta, dannazione.»

Mi afferra per un polso, io mi divincolo ma lui è più forte e le sue braccia sono una prigione dentro la quale soffoco il mio pianto, il suo petto mi regala tranquillità anche se le lacrime non abbandonano i miei occhi e il battito accelerato del suo cuore segue il mio.

Non so quanto tempo restiamo in questo modo, non so quanto tempo trascorro tra le sue braccia a respirare il suo profumo, lo stesso che ha deliziato i sensi questa notte ed è assurdo perché questo è il profumo di Adrian ed è così diverso da quello di William, erano diversi i suoi baci, il suo tocco, l’ardore con il quale ha saputo regalarmi il piacere, i suoi rantoli pieni di eccitazione.

Questo è Adrian e mi piace.

«Va meglio?» mi chiede a bassa voce mentre mi allontana un po’ da lui.

Con entrambe le mani mantiene all’indietro i miei capelli, si china un po’ per essere alla mia stessa altezza e i suoi occhi marroncini si perdono nei miei, il suo respiro mi solletica la faccia, le sue labbra hanno l’aspetto di poter curare ogni male anche solo con un bacio.

Scuoto debolmente la testa. Sì, va meglio ma il problema resta e lui sembra intuirlo.

«Senti Theresa, mi dispiace. Mi dispiace terribilmente e credimi, potessi tornare indietro non rifarei la stessa cazzata ma nessuno dei due era pienamente cosciente ieri sera».

Prende un respiro e io lo imito.

«Adesso sei sconvolta e lo sono anche io… ma che altro possiamo fare? Non vorrai raccontare tutto a William?»

«No.» La voce esce fuori rauca a causa del pianto. «No, William non deve saperlo. Non può saperlo.»

«Bene e puoi stare tranquilla perché io non gli dirò niente, okay?»

È sincero. Rispondo scuotendo ancora una volta la testa. Adrian respira e chiude gli occhi. Vorrei poterlo fare anche io, mettere un punto e ricominciare.

«Forse… forse mi sei venuto dentro.»

Vorrei mordermi la lingua e sento il calore risalire nel mio corpo per fermarsi tutto sul viso. L’ho detto.

Finalmente l’ho detto e ripenso al suo sperma tra le mie cosce. Adrian spalanca gli occhi.

«Sono pulito, puoi stare tranquilla.»

«Adrian.»

Mi mancano le parole e dannazione, perché non mi capisce? Perché non capisce cosa sto cercando di dirgli?

«Prendi la pillola, vero?»

Rispondono le lacrime per me e lui all’istante mi lascia andare, scottato dalla notizia e dal mio contatto.

Vacilla, la sua sicurezza vacilla mentre il terrore gli riempie gli occhi.

«Cristo Santo!» Si volta e colpisce forte con la mano un palo della luce vicino a noi. «Come diavolo fai a non prendere la pillola?»

È arrabbiato, sembra una bestia furiosa e io faccio qualche passo indietro.

«E adesso che cosa pretendi da me?»

«Io? Niente»

Mi trema la voce. Ho paura.

«Resta qui e non ti muovere.» Mi punta un dito contro, poi ritorna dentro gli uffici della sua azienda e io non ho il coraggio di avanzare un solo passo. Faccio come lui mi ha detto e poco dopo lo vedo tornare, stringe il suo giubbino tra le mani e indossa gli occhiali da sole per celare il suo sguardo torvo.

«Andiamo!»

Mi afferra per un braccio e mi strattona fino alla sua moto nel parcheggio.

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