Capitolo 7: Belle donne
Improvvisamente avevo davanti agli occhi quattro belle donne, ognuna di essa era una bellezza naturale, dall’aspetto eccezionale. Ancora una volta valeva il detto secondo cui ognuno si unisce ai propri simili, così le belle donne stavano sempre in compagnia di altre belle donne.
Erano tutte così belle che non sapevo a chi di loro rivolgere la mia attenzione. Mentre le ammiravo, all’improvviso ne vidi una dalla bellezza agghiacciante seduta all’angolo, rimasi scioccato, era Francesca, la donna che avevo incontrato sul treno. Ovviamente mi vide anche lei, lanciò uno sguardo e abbassò la testa ignorandomi. Accidenti che freddezza, non mi aveva nemmeno salutato.
Fortunatamente, la zia decise per me.
“Lascia che ti presenti. Questo è Marco, il nipote di cui vi parlo sempre. E’ bello, vero?” Mi presentò la zia orgogliosamente alle donne che erano nella stanza.
“E’ davvero bello!” Disse una donna che indossava un abito fucsia.
“Straordinariamente bello!” Disse una donna che indossava una gonna verde.
“Niente male...”
Molte altre donne annuirono, ovviamente con ammirazione, ma non avevano intenzione di alzarsi, solamente la più giovane tra loro lasciò il suo posto e si diresse da me e mi disse: “Ciao, mi chiamo Marta Riccardino, piacere di conoscerti.” Mi disse offrendomi la mano destra.
“Ciao, mi chiamo Marco.” Risposi sorridendo leggermente. Mentre le stringevo la mano, ebbi una sensazione piacevole, ma il mio sguardo, in modo quasi innaturale, cadde sul suo seno.
A differenza delle altre donne che si erano vestite e truccate con cura, Marta indossava solo una maglietta bianca con stampato un orsacchiotto rosa. Era molto carina, ma aveva due seni enormi. Una ragazzina di quindici o sedici anni, alta non più di 160 cm, con un petto pari a quello della zia, di Paola e di tutte le altre donne mature. Questo era sufficiente per descriverlo come enorme. Era un po’ paffuta, ma aveva il viso estremamente delicato di una bambola e un’espressione ingenua che mi riempiva il cuore.
I grandi seni di Poppea, Oh mio Dio, avevo vinto alla lotteria.
Ero così felice che mia zia mi avesse presentato queste donne, così fottutamente felice!
“Marco, hai una ragazza?” Mi chiese Marta davanti a così tante persone, ritirando la sua piccola mano senza speditamente.
“Non ancora...” Risposi sinceramente. La zia mi ha portato qui per trovarne una.
“Allora posso essere io la tua ragazza?” Disse Marta innocentemente.
Fui sorpreso...così velocemente?
E le altre donne, compresa la zia, sorridevano e borbottavano già, soprattutto Paola che rise fino a restare senza fiato, piegandosi e ponendo costantemente sotto i miei occhi i suoi due seni tremanti.
“Va bene, va bene, Marta non prenderti gioco di Marco, mangiamo così dopo andiamo a divertirci.” Si alzò e disse la zia per sciogliere l’imbarazzo visibilmente presente sul mio volto.
“No, io sono seria. Marco pensaci su.” Marta si strofinò il naso con aria offesa, poi fu spinta dalla zia a tornare al suo posto. Le sue parole infantili avevano causato la risata di tutti.
Sedutisi tutti, la zia continuò a presentarmi altre donne. Oltre a quelle di poco fa, ve ne era una con un vestito verde scuro che si chiamava Paoletta Rossi, era la sorella minore di Paola Rossi, 22 anni, studiava cultura cinese all’università di Porto Antico.
Quando tutti presero posto, mi sedetti tra mia zia e Marta, di fronte a me vi era Paola. Di tanto in tanto restavo scioccato dagli occhi affascinanti di Paola, fortunatamente i camerieri cominciarono a servire ben presto una serie di piatti deliziosi.
“Oggi brindiamo in occasione della presenza del nostro Marco.” Dopo che tutti i piatti furono portati, la zia fu la prima ad alzare il calice.
Guardando il vino rosso come il sangue nel bicchiere, il mio volto assunse un’espressione amareggiata.
“Zia, hai dimenticato che non posso bere?”
Sentendo che non potevo bere, gli occhi di tre persone si illuminarono. Lo scintillio degli occhi di Paola sembrava anticipare le scene successive all’ubriacatura. Gli occhi di Marta brillavano di uno sguardo furbo, non riuscivo a decifrare a che cosa stesse pensando. Anche la fredda Francesca mostrò uno sguardo sorpreso, solamente Paoletta rimase impassibile, guardò inavvertitamente la sorella e un debole sorriso le apparve sul viso.