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Capitolo 2

- Solo i ragazzi", scrollò le spalle con indifferenza. - E non ho idea di come tu sia arrivato qui. Stavo tornando da una corsa ed eccoti qui. Dormivi", sbuffò, agitando la mano che mise subito nella tasca dei pantaloni da ginnastica.

Tra l'altro, non aveva addosso nient'altro che questi pantaloni e la mia attenzione fu nuovamente distratta da questo fatto, tanto che non mi concentrai subito sul biglietto che tirò fuori. Fu solo dopo che mi fu detto, con il tono di voce più sfacciato:

- E sei arrivato con questo", sventolò il foglio accartocciato in aria. - E a giudicare dal contenuto, mi sei stata regalata.

Da qualche parte, molto vicino, qualcosa rimbombò. No, il cielo sopra le nostre teste sembrava ancora sgombro di nuvole. Non c'era alcun accenno di tuono nemmeno lontanamente vicino. Era solo una mazza mentale che mi colpiva in testa, facendomi dolere le orecchie.

- Che cosa? - Gridai più forte di quanto le mie corde vocali mi permettessero.

Ma se la giusta rabbia nella mia voce non era sufficiente, o se il padrone dello schiavo era un esemplare molto resistente, perché reagì al mio grido con assoluta calma. Per di più:

- È sicuro di essere russo? - disse con nonchalance. - Te l'ho detto, mi sei stato regalato.

- E chi ti ha dato me? - Socchiuse gli occhi, senza nascondere la sua furia, poi fece un passo verso di lui.

Vorrei qualcosa di più pesante in mano in questo momento....

No, è di questo che sto parlando! Le ragazze sono volate al mare, lo hanno chiamato, si sono rilassate in hotel e nei club, hanno preso il sole in spiaggia!

- Se il biglietto deve essere creduto", fissò pensieroso il biglietto che teneva in mano, "allora mio nonno. Gonzalo.

E se ne sta lì come un flemmatico bruciato e continua come se tutto andasse come dovrebbe. È fastidioso.

- Non conosco nessun Gonzalo", ho risposto. - E di certo non sarò il tuo regalo!

Prima l'ho detto, poi ho pensato che non avrei dovuto dirlo così apertamente, sulla sua fronte.

E se fossero una specie di setta? Si danno davvero alle turiste smarrite, e poi si divertono con loro... Non voglio nemmeno immaginare in che modo.

Tuttavia, questa mia teoria è stata rapidamente abbandonata.

- Foda-se, anch'io non sono entusiasta di questo regalo", sorrise torvo, guardandomi ancora una volta. - Odio le rosse. Siete tutti volubili e problematici.

È qui che la situazione si è fatta un po' frustrante. Non per me stesso, ovviamente. Tutti i rossi in una volta. Beh, ok, non solo un po'. Decisi anche di mettere da parte tutte le altre lamentele per un po'.

- Quindi anche tu sei esigente, eh? - Arrotondai gli occhi in segno di immaginaria sorpresa e, prima che se ne rendesse conto, aggiunsi minacciosa: "Mi stai dicendo che anche i miei amici sono stati dati a qualcun altro?! Eravamo insieme a loro! - Metto la mano sul fianco. - Dove sono Lena e Dee? - Lo fissai minacciosamente, in attesa di una risposta.

Ho esercitato quel mio sguardo minaccioso per anni. Sui miei dipendenti. Loro, se li vedo così, si rifiutano di aumentarsi lo stipendio, accettano di fare gli straordinari, lavorano per due come dei fidanzati e si sbudellano l'un l'altro in caso di ammanchi o di danni ai miei beni guadagnati con fatica. In realtà, era su quest'ultimo aspetto che contavo. È vero, non contavo sul fatto che l'ambasciatore si sarebbe rivelato non solo un flemmatico bruciato, ma anche una bestia insensibile, cioè senza paura. Non si è minimamente immedesimato. Ma si avvicinò a me.

- Perché dovrei confessarti qualcosa? - Mi sovrastava come una roccia incrollabile.

L'ho paragonato a una roccia per un motivo. Era come una roccia. Potevo sentirlo nei miei seni di taglia 3 quando lei si scontrò per la prima volta con il suo busto e poi si strinse a lui.

E mi vergognerei di essere così palesemente intimo. Ma sono un po' agguerrita e bellicosa, quindi non posso tirarmi indietro. Soprattutto quando sembra che qualcuno sia convinto di volermi sopraffare con la sua autorità. Non per niente mi stava guardando in modo non meno minaccioso, e i suoi occhi erano blu-azzurri, come un cielo sconfinato, dove avrei voluto librarmi e... e i miei pensieri erano andati nel posto sbagliato nel modo più sfortunato e inopportuno.

Probabilmente è il sole cocente, sì.

C'è un motivo se sono così caldo e respiro forte, fino in fondo!

La mia testa è calda, la mia testa è diventata silenziosa sotto lo stress della situazione. E tra l'altro non era l'unica. Anch'io, insieme a lei, barcollai ancora una volta di lato. E l'omone mostrò di nuovo la sua improvvisa nobiltà. Mi prese. Prima con una mano, prendendomi per la vita e stringendomi di nuovo, poi con l'altra... lasciò che fosse per l'assicurazione. Non mi lasciò andare, fissandomi in silenzio e senza vergogna.

Stava chiaramente aspettando qualcosa.

А! Mi ha fatto una domanda. Proprio così!

- Perché avrei dovuto farlo? - Lo chiesi di nuovo, perché l'autorità di qualcuno, pur non sovrastandomi, confondeva ancora la mia parte raziocinante, per cui fuggivo da un'analisi adeguata della situazione.

E come potevo farlo se non avevo abbastanza ossigeno nel cervello? Non riuscivo nemmeno a inspirare correttamente, né a espirare. E dopo un po' smisi di respirare del tutto. Mi bloccai quando sentii un sussurro morbido e caldo nell'orecchio:

- Se volete ottenere qualcosa in questa vita, siate pronti a dare qualcosa in cambio....

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