Capitolo 5 - Complicazioni (Mia)
Le luci soffuse produssero un effetto rilassante che mi portò a pensare che, forse, mi sarei divertita.
Ero vestita da Mercoledì Adams, mentre Jason era Fester.
Avrei desiderato qualcosa di più adatto, ma era stato un miracolo se ero riuscita ad avere la disponibilità dei costumi. Certo avevo dovuto sorbirmi le lamentele da parte del mio ragazzo, non soddisfatto di apparire con una maschera calva e una tunica nera completamente informe, ciononostante ero riuscita a calmarlo.
Eravamo seduti assieme agli altri, di tanto in tanto davamo un’occhiata alla pista da ballo, per ammirare le movenze della maggior parte di quelli che avevano scelto di ballare nonostante l’ingombro dei costumi.
Non volevo ammetterlo, ma mi stavo annoiando a morte.
Non trovavo nulla di divertente nel bere come un’ossessa per poi accasciarmi, senza energie, ridendo a crepapelle solo per essere immortalata in qualche foto da postare su facebook, era puerile e dannatamente fasullo.
La mania di apparire sempre e soltanto per far credere a qualcuno che stavamo passando una serata magnifica, quando invece era una noia mortale, era per me frustrante.
Finalmente qualcosa si mosse nel centro della pista, avevamo sentito che forse a metà serata ci sarebbe stato uno spettacolo, evidentemente era vero, perché ad un tratto si creò uno spazio tra quella calca.
La visione di una bara trasportata da due becchini catturò, non solo la mia attenzione, ma anche quella dell’intero locale.
La musica cambiò all’improvviso creando la giusta atmosfera e la bara venne appoggiata sulla pista.
Ad un tratto i due becchini si spostarono al centro della stessa inscenando un inchino d’altri tempi, poi si fecero da parte.
La bara si aprì e un vampiro emerse, mostrando la sua natura diabolica.
Sussultai per il modo in cui quel ragazzo si alzò, perché non fu un movimento naturale, mi sembrò troppo repentino, ma forse fu solo una mia impressione a causa delle luci troppo soffuse.
Il vampiro uscì dalla bara e mostrò il suo viso sotto le luci.
Mi venne un colpo! Era il nuovo iscritto, lo schianto che stamane si era seduto vicino al mio posto.
Un gruppo di ragazze estasiate lo circondò, e in un battito di ciglia sparì dalla mia visuale.
“Bell’entrata” esordì Jason, porgendomi il terzo bicchiere di birra, “Già” replicai rifiutandolo con un gestaccio, ne avevo già bevuto uno, e non avevo nessuna intenzione di ubriacarmi.
Voltai lo sguardo per tentare di vedere dove si fosse cacciato il vampiro, poi vidi Mary venire verso di me tutta eccitata.
“Vieni” ordinò, allungando la mano, “Dove dobbiamo andare?” chiesi esitante “Lo vedrai” disse, tirandomi come un’ossessa.
Seguii la mia migliore amica tra la calca, fino a quando non raggiunse la parete che delimitava una zona circondata da un circolo di divanetti, tutti occupati da ragazze. “Guardalo Mia, si chiama Christian, non è stupendo?” disse con gli occhi scintillanti, posai lo sguardo su quella visione e restai a bocca aperta.
Aveva tolto il mantello nero lasciando completamente scoperto il busto, non c’era indumento che coprisse quel torace statuario scolpito alla perfezione.
“Cazzo...” dissi, mordendomi il labbro inferiore, l’imprecazione fece sorridere Mary, che si voltò verso di me e disse “Notevole vero?”
“Come fai a sapere il suo nome?” chiesi, cercando di eludere la sua affermazione,
“Ho sentito uno dei becchini che lo chiamava, lo ha pronunciato chiaramente” rispose.
Restai per qualche secondo con gli occhi incollati su quel corpo che pareva ipnotizzare chiunque lo guardasse, ma nel momento in cui cambiò posizione vidi quello strano tatuaggio.
Sulla parte destra del costato, quel simbolo celtico mi provocò un tuffo al cuore. Avevo già visto quel segno, ma dove?
Incuriosita e bramosa di vederlo meglio mi prostrai in avanti, ma sbadatamente urtai i pungoli aguzzi del costume di Mary, provocandomi un taglio lungo un palmo sul braccio destro.
“Maledizione! No! No!” urlai, tentando di fermare quello zampillo improvviso che stava imbrattando il pavimento.
Mary si spaventò e si scostò per darmi modo di fermare quell’assurda emorragia, ma quello che successe fu così repentino che il mio cervello non registrò correttamente le azioni in sequenza.
Avvertii però una sensazione strana, assurda, imprevedibile, alzai la testa e restai disarmata.
A pochi passi da me si era materializzato Christian, la sua espressione non aveva parole, parole da descrivere
“Faresti bene a fermare quel sangue” ordinò, la sua voce suonò come un monito, ma non ne fui tanto sicura.
“Ci sto provando” dissi “ma devo raggiungere la mia borsa” aggiunsi, iniziando ad ansimare. Lui si avvicinò, studiò la ferita, mi guardò facendomi perdere la cognizione del tempo, quindi disse “Non c’è tempo, vieni ti porto al pronto soccorso, quel taglio ha bisogno di punti.”
Non so perché lo seguii senza parlare, non so nemmeno perché gli altri non si accorsero che me ne stavo andando, sapevo solo che avrei dovuto cucire la ferita il più presto possibile e lui, cosa davvero assurda, sembrava aver capito che per me era davvero importante.
Indossò una felpa, poi ne prese una seconda poggiandola sulle mie spalle, “Fa freddo” disse “vieni la macchina è vicina” continuò, avvolgendomi il mantello da vampiro attorno al braccio per marginare il sangue che, copioso, continuava ad uscire.
Quando fummo per strada provò a distrarmi dai miei cupi pensieri “Terrai ancora lezione domani?” chiese, “No, era solo una punizione” risposi, “Peccato, sai esprimerti come pochi sanno fare” aggiunse.
Lo guardai tremante, era un complimento quello e chi me lo aveva fatto non era altro che un dio greco uscito da chissà dove.
“Grazie” dissi “anche per questo” aggiunsi alludendo all’incidente.
Lui non disse nulla, fui io a spezzare quel silenzio che improvvidamente era calato.
“Mi chiamo Mia” dissi, lui distolse lo sguardo dalla strada, “Christian, piacere di conoscerti” replicò.