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Capitolo 6

Quando Gabriel e Michaela giunsero ero pronta a prestare la mia recita. Impassibile e senza far emergere le mie emozioni, come solo un vero avvocato sapeva fare mi ero avvicinata ai Keller.

"Vi dispiace se vengo anche io con voi in centro?" Chiesi più rivolta a Michaela che a Gabriel. "Giuro non rovinerò il vostro pomeriggio, ho da regalare dei libri e dei vestiti alla casa famiglia e da prendere un libro che ho prenotato in libreria." Spiegai.

"Devi proprio oggi Adelaide? Questa sera avremo la famiglia Hoffman a cena e Ronald si anticipava per poter stare un po' con te prima." Intervenne mia madre.

Sinceramente non ci tenevo a rivedere i genitori di Ronald in via del tutto privata a casa. Dava molto segno di qualcosa di ufficiale che io non volevo.

"Possiamo portarti con noi Adelaide." Disse la voce di Gabriel.

Al che sollevai lo sguardo su di lui sorridendogli. "Sei gentilissimo come sempre Gab." Soprattutto quando mi salvi da Ronald 'mr polipo' Hoffman. "Sono giorni che mi aspettano alla casa famiglia." Gli dissi così da ammutolire anche i miei genitori.

"Il problema non sarebbe persistito se avessi preso una macchina tua." Intervenne London che spesso mi faceva da autista.

"Quando riesco uso quella che prende mamma. Ma visto che tu e la signora Hoffman visitate l'ospedale oggi non credo sia possibile usarla. Giusto?" Chiesi.

Mia madre sospirò ed annuì. "Verremo a prenderti noi al ritorno." Annunciò.

"Non so che ora farò mamma. Appena finisco prendo un taxi o un autobus o altro e torno." Perché era così difficile.

"Facciamo che quando hai finito mi chiami e vengo io." Mi disse infine London.

Accennai uno sguardo a mio fratello ed assentii. Lo avrei deluso, lo sapevo. Avrebbe aspettato una telefonata che non sarebbe arrivata e avrei lasciato tutti da soli con gli Hoffman.

Sorrisi a tutti per poi rivolgermi direttamente a Gabriel. "Se mi presti un attimo le chiavi dell'auto metto le scatole nel cofano."

Lui rise divertito e mi lasciò le chiavi. "Non graffiarmela." Mi disse intanto che tornava a rivolgersi ai miei.

Uscii dalla sala degli ospiti in corsa per andare a prendere le scatole che avevo realmente preparato, una con il trolley e l'altra con dei libri che effettivamente avrebbero potuto servirmi in quegli anni.

Mia madre intanto la sentivo si stava lamentando di me e di come effettivamente ci fossero più libri nella mia camera che nella biblioteca di casa.

Sbuffai mentre prendevo la prima scatola portandola nella Chevrolet di Gabriel. Aprii il cofano e la buttai dentro, dopodiché lasciando tutto aperto rientrai a prendere la seconda scatola. Nel mentre che la issavo su mi trovai di fronte Gabriel, in imbarazzo evitai di guardarlo e feci per andare all'auto. Ma lui senza dir nulla mi prese la scatola di mano e andò a posarla nel cofano.

"Hai finito?" Mi chiese, annuendo incrociai i piedi sul posto e mi guardai intorno, Alaska e Michaela ci stavano raggiungendo.

"Avanti i grandi e dietro le piccole Aly." Disse Michaela aprendo la portiera esteriore all'amica.

"Oh... io vado avanti?" Chiesi al mio autista improvvisato.

"Eh già!" Mi rispose lui sempre con la sua aria beffarda.

Sospirai, prima o poi quel suo sorriso sghembo mi avrebbe uccisa, lo sapevo...

... Lasciate le due ragazze al parco Gabriel mi guardò mettendo in moto.

"Dimmi dove devo fermarti." Mi disse.

Io sollevai gli occhi al cielo poi guardai oltre al finestrino. "A Jeffries Point." (1)

Lui mi guardò stupefatto, poi sollevò un sopracciglio. "Così lontano? Credevo fosse vicino."

Scossi la testa. "Eh no! Per questo mamma non voleva che andassi oggi. Ce la faremo ad arrivare per stasera?"

Lui annuì. "Certo che sì, alle sei saremo lì." Mi disse calcolando il percorso che avrebbero fatto. "Ma non credo che farai in tempo a tornare per..." concluse senza dire parole. "...potremo trovare traffico."

Mi grattai la fronte al fine di coprire gli occhi, così che non potesse vedere il mio sguardo.

"Forse... è il caso di avvertire mamma se dovessimo trovare traffico."

"Di sicuro!" Mi disse lui con un sorriso a trentadue denti.

Io feci spallucce, certe volte sapeva essere proprio strano.

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