Capitolo 7
GABRIEL
Avevo trascorso l'ultima settimana evitando accuratamente sia mio padre che mio nonno. Pensai che se la nonna fosse stata viva adesso avrebbe avuto modo di fare una bella ramanzina sia a papà che al nonno.
Il secondo dopo che gli avevo detto che rinunciavo a tutto, orgoglioso non mi aveva voluto più parlare. Mio padre al contrario quella mattina mi era venuto a cercare, forse capendo che aveva sbagliato.
Mi aveva chiesto se era vero che ero innamorato di qualcuno, non gli avevo risposto. In fondo chi tace acconsente!
Al che aveva continuato lasciandomi sorpreso. "Simon vorrebbe che Adelaide sposasse Ronald Hoffman, una buona occasione per assorbire la sua impresa senza doverla comprare."
Avevo alzato la testa di scatto. "Non può, Heidi non vuole quel tipo, lei non può assecondare i suoi genitori." Cazzo eravamo nel ventunesimo secolo, queste erano cose che non si facevano più.
"Se è solo la sua parola potrebbe non essere ascoltata." Mi disse papà.
Io lo fissavo, come faceva a saperlo? Mi ero sempre tenuto per me quei sentimenti, senza mai rivelarli neanche a London. Come faceva invece lui a saperlo?
Mi guardai le mani che stringevano forte la camicia che stavo posando in valigia. Le rilassai e le lasciai andare.
"Non è come pensi. Heidi..."
"Smettila di chiamarla Heidi! Smettila di darle così confidenza se non vuoi andare avanti, smettila di marchiare il territorio ogni volta che arriva un nuovo ragazzo!" Mi zittì mio padre.
"Non marchio il territorio..."
"Assolutamente no!" Continuò sarcastico. "La manipoli solo a tuo favore allontanandola dai suoi corteggiatori. Ronald ha trovato irritante il tuo atteggiamento dai Jenkins." Mi informò
"Allungava un po' troppo le mani."
"Hannah è invece rimasta basita notando che erano stati cambiati i posti a sedere." Concluse
"Giuro non so chi sia stato." Ho risposto con un sorriso sulle labbra.
"Ripeto, queste cose non sono più fattibili. Lei è adulta e anche tu."
"Lei ha solo diciotto anni! Non posso fare nulla..." dissi allora scompigliandomi i capelli.
"Concordo che è giovane per un matrimonio. Ma sua sorella nonostante si sia fidanzata a sedici anni ancora non è sposata. Questo significa che i Thompson non mettono fretta per un matrimonio. Ti basta poco Gabriel, per essere felice tu e lei e per azzittire tutti." Mi disse mio padre.
"Sto partendo papà... domani all'alba ho l'aereo per Monaco." Gli dissi
"Cercherò di spingere Kristin Jenkins verso Ronald, ma non ti prometto nulla. Questo è il tempo che posso darti, se ci tieni a lei ti consiglio però di parlare con suo padre Gabriel. Questa sera gli Hoffman sono a cena da loro." Concluse papà
Lo guardai, avevo poco tempo e mi stava sfuggendo di mano.
"Tua sorella vorrebbe andare a pattinare con Alaska Thompson oggi. Potresti accompagnarle tu!" Mi consigliò andando alla porta.
Avevo un'ultima occasione per vederla e forse... sì avrei potuto parlare con Simon Thompson e anche con London. Dovevo spiegargli tutto!
Ovviamente tra il dire e il fare c'era di mezzo il mare e quando ero arrivato a Villa Thompson avevo scoperto di non essere l'unico ospite.
Oltre London c'era anche Olivia Thompson, giunta a fare due chiacchiere con la cugina Manila, con i suoi figli che urlanti come solo gli adolescenti sapevano essere stavano decidendo se andare a fare un tuffo in piscina o giocare con la Xbox. Di Simon Thompson non c'era traccia e se non lo avessi incontrato avrei perso quella chance.
Anche di Heidi non c'era traccia, mi rammaricavo più di non poter vedere lei che del padre. Poi la sua voce esplose tra le altre.
"Vi dispiace se... vengo anche io con voi..." diceva e cercavo di capire cosa stesse dicendo.
Tornai in me e prestai attenzione alle sue parole. Voleva un passaggio, glielo avrei dato con piacere. Mi bastavano il suo sguardo ed il suo sorriso per concederle tutto, anche se contraddire Manila forse non era il caso.
Poi però la matriarca dei Thompson accennò a Ronald Hoffman, mossa sbagliata a parer suo, e non ebbe più di che pensare.
"Possiamo portarti con noi Adelaide." Dissi impulsivo.
"Sei sempre gentilissimo Gab..." e quel nomignolo detto da lei era sempre apprezzatissimo.
Non era difficile non cedere alle sue richieste così dopo aver salutato London e i suoi parenti l'avevo presa su in auto con me.
"Perfetto. Dimmi dove devo fermarti." Le dissi avviando il motore e immettendomi sulla strada, mi voltai appena verso Heidi, ma il suo sguardo era fuori dal finestrino.
"A Jeffries Point."
Jeffries point? E da quando nei quartieri di lusso c'erano case famiglia? Puntai lo sguardo accigliato ah di lei. "Così lontano? Credevo fosse vicino."
Lei scosse la testa guardando più avanti a se che me. "Eh no! Per questo mamma non voleva che andassi oggi. Ce la faremo ad arrivare per stasera?"
"Certo che sì, alle sei saremo lì. Ma non credo che farai in tempo a tornare per..." la cena con gli Hoffman, ingoiai il groppo. "...potremo trovare traffico." Le dissi, sapevo di essere egoista. Ma non volevo che fosse a quella cena.
La osservai e ancora lei eludeva il mio sguardo, sicuramente stava mentendomi. Altrimenti come sempre mi avrebbe affrontato.
"Forse... è il caso di avvertire mamma se dovessimo trovare traffico."
"Di sicuro!" Le risposi, avrebbe fatto tardi, molto tardi. Se per le diciotto fossimo arrivati comunque doveva fermarsi alla casa famiglia e poi in libreria. London per quanto potesse fare presto ad andarla a prendere sarebbe potuto arrivare verso le venti? Sì decisamente Adelaide Thompson aveva boicottato la sua presenza alla cena e lui era stato il suo complice, consapevole.
"Scusami, dopo mi presti il telefono? Ho dimenticato il mio a casa." Mi disse e io le indicai il cruscotto, le avrei dato tutto di mio, non solo il cellulare.
...Arrivammo a Jeffries Point dopo le sei, una volta lì chiesi a Heidi dove dovessi portarla ma questa volta lei fu evasiva.
"Puoi fermarmi ovunque e andare. Posso a piedi da qui in poi." Mi rispose
Sospirai. "Guarda che ho capito che era una scusa la tua." Ammisi quindi. "Non vuoi partecipare alla cena con gli Hoffman."
Lei mi guardò stupida, i suoi splendidi occhi per una volta si incupirono. Abbassò lo sguardo annuendo.
"Non posso tornare a casa stanotte. Io... non posso permettere loro di decidere per me." Singhiozzò
Fermai l'auto alla prima piazzola disponibile così da poterle dare tutta la mia attenzione. "Devo dire a loro queste cose Adelaide. Non è così che risolvi la cosa, perché domani ritornerai a casa e Ronald Hoffman sarà ancora lì e tuo padre indispettito dalla tua azione potrebbe veramente decidere per te." Le dissi.
Lei sollevò il viso umido di lacrime. Mi sentii stringere il cuore, la mia Heidi non piangeva mai ed ora invece era inerme di fronte a me.
"Credi io non l'abbia fatto già sono mesi che sto lottando con i miei genitori. Sono stata ammessa all'università voglio studiare legge e loro vogliono impedirmelo. Poi ultimamente stanno insistendo affinché io accetti la corte di Ronald non lo voglio e non sono interessata a nessuno. Il mio solo scopo e laurearmi non è difficile da capire..."
"Ah..." Quindi quella storia sta andando avanti da parecchio. Non sapevo come aiutarla, però potevo comprenderla quando diceva che voleva studiare e andare avanti. In fondo come ho detto a mio padre stesso, Adelaide aveva solo 18 anni. Lei aveva una vita avanti tutta in salita e studiare era il minimo che potesse fare se solo lo voleva. Ero sempre più convinto che nessuno doveva accontentarsi solo delle briciole soprattutto se poteva permettersi di andare avanti. E non parlavo di permetterselo a livello economico, bensì per motivi che trascendevano tutto tranne la volontà stessa delle persone di proseguire un percorso di vita. "Cosa ti hanno detto i tuoi?"
" Che ho già un lavoro che mi aspetta la Thompson se voglio è che l'università non mi serve...Che studiare legge non è per me e soprattutto che poi non saprei cosa farmene della laurea. Ma io so cosa fare...Io voglio difendere i più deboli." Mi disse con fervore.
"Io comprendo ciò che dici però effettivamente riuscirai a portare avanti i tuoi obiettivi senza l'aiuto della tua famiglia? La facoltà di legge dura parecchi anni, mio cugino la frequenta ed è ancora fermo al primo anno." Le dissi.
Lei annuì. " forse il diritto non è fatto per tuo cugino. Io mi sono premessa di studiare e tanto, i libri che ho dietro sono tutti libri inerenti il diritto civile e penale. Poi voglio già iniziare a lavorare e cercherò lavoro in qualche studio come apprendista o forse come ricercatrice, come segretaria anche alle pulizie per me va bene l'importante è che io entri nell'ottica di ciò che voglio fare. Ripeto forse tuo cugino queste cose non le fa." Disse lei. "Io avendo studiato alla Latin Academy sono già avanti, lo sai che ci hanno fatto studiare latino ed ho voluto continuare a studiarlo proprio per questo obiettivo, invece che cinque anni studierò forse quattro anni. Può essere che dopo i primi due anni di corsi generali studierò direttamente alla scuola di legge. Anche se non dovesse andare bene almeno so che ci avrò provato non avrò rimpianti. Io non voglio rimpianti nella mia vita, non posso accontentarmi Gabriel."
Scossi la testa. "Tuo padre adesso è molto vicino all'ambiente politico. Se vuole ti impedirà di andare a lavorare ovunque, ha le sue conoscenze. Anche se ancora non senatore, Jenkins è comunque un rappresentante della camera, ha le sue conoscenze ha fatto entrare suo figlio Jonathan tra il suo staff senza problemi. E fidati Jonathan si è laureato per il rotto della cuffia non è un bravo avvocato, però conosce il minimo di leggi che serve per lavorare con suo padre. Dimmi quali sono le tue vere intenzioni Heidi." Le dissi infine, non poteva fare tutto da sola.
Lei si torturò le unghie mordendole nervosa. Al che attesi paziente, misi in moto e mi diressi verso lo Hyatt hotel dove avevo prenotato la camera per quella notte.
"Nella mia valigia c'è tutto..." Iniziò a raccontare Heidi. "Ho preso gli abiti che mi servono per ora e per l'inverno ho già spedito al camper universitario tutto. Io sparirò di casa, non tornerò né stasera né domani. Ho deciso tutto, starò via per un poco; prenderò un treno e uscirò dal Massachusetts. Ho lasciato una lettera alla mamma e a papà una per i miei fratelli. Sono maggiorenne quindi ho tutto il diritto di lasciare casa, per quanto vogliano cercarmi fin quando non rientro in Massachusetts papà non avrà il potere di venirmi a trovare o prendere. I corsi inizieranno ottobre, ho ancora un mese di tempo. Nel frattempo troverò lavoro in una caffetteria da qualsiasi parte per mantermi da sola e mio padre si sarà arreso. Inoltre ho un libretto di risparmio mio personale e la nonna Cecilia mi ha aiuterà con le tasse se ne avrò bisogno. Ma non toccherò i fondi che ho conservato gelosamente per scopi personali."
La ascoltavo, mi raccontava i suoi progetti e non la disturbavo. Ogni parola mi confermava che Heidi aveva studiato tutto nei minimi dettagli, anche la fuga. Non era stata impulsiva come mi era parsa e sicuramente era stata una coincidenza che fosse fuggita quel giorno con me.