06
MARY
Accolgo il mio ospite all’ingresso del locale.
"Buongiorno signor Carter, mi hanno detto che vuole parlarmi."
Lui mi osserva e mi sorride,
"buongiorno Sarah, si, ho riservato un tavolo per noi."
"Certo, la accompagno."
Lui scuote la testa,
"tu oggi sei la mia ospite e non una cameriera di questo posto. Ci accompagneranno al tavolo come fanno con tutti gli altri."
Impallidisco dalla durezza del suo tono, "certo signor Carter" dico in fretta.
“John, chiamami così oppure mi farai sentire vecchio giovane ragazza.”
Arrosisco, "grazie."
"Senti, non essere timida, voglio solo parlare, tu mi sembri familiare, voglio capire perché e se ti serve aiuto posso offrirtelo."
"Non accetto la carità."
Lui sorride apertamente, "si me lo hanno detto. È stato questo che ti ha resa degna della mia attenzione."
Non riesco a chiedere cosa intendesse con quella frase perché arriva Ketley che ci fa accomodare al nostro tavolo e ci consegna due menù.
"Cosa ti piacerebbe mangiare?"
"Prenderò un’insalata."
"Oh, non credo proprio. Io voglio un pranzo completo e tu mi farai compagnia."
"Non ho molta fame" dico come scusa.
"Non sei brava a mentire e so che hai problemi di soldi. Però sei mia ospite e mangerai un pasto decente."
Faccio per ribattere ma arriva Ketley e chiudo la bocca.
"Scelto?" chiede dolcemente.
"Sì, riso al curry uno con verdure e gamberi, l’altro uguale ma con agguanta di salsa piccante. Di secondo due filetti con la vostra salsa migliore e contorni misti."
"Ti va bene la mia scelta cara?"
"Si, certo, solo che non serviva spendere così tanto per me."
Mi guarda intensamente, "probabilmente penserai che sto sprecando soldi, soprattutto visto che ne hai bisogno. Ma per me non è così.'
Lascia che Ketley si allontana e poi parla nuovamente.
"Come sta tuo padre Mary?"
Rimango immobile. Ha capito chi sono? Come può sapere?
"Mio padre?"
Annuisce, “si, come sta Michael? Sai che siamo amici, vero?"
Scuoto la testa, "l’ho scoperto poco fa. Edward lo sapeva."
"Ma certo, ecco perché quell’uomo mi era familiare, è la vostra guardia più fidata."
Sospiro sconfitta e tolgo la maschera, tanto cosa serve visto che sa chi sono?
"Sei davvero bellissima." dice osservandomi bene.
"Come sai chi sono?" chiedo.
Ride, "vivi nel nostro mondo da un po’, pensi che se vuoi padre volesse trovare qualcuno non ci riuscirebbe? Comunque diciamo che ho i miei metodi..."
"E ora che hai scoperto chi sono cosa vuoi fare?"
Chiedo un po’ titubante. Quest’uomo mi ha messo subito alle stette.
Sembra proprio voglia mettermi con le spalle al muro ma non voglio arrendermi.
"Posso aiutarti."
"Sono in difficoltà, è vero, ma ho ancora la mia dignità, non accetterò l’elemosina. Sto lavorando qui per sistemare quest’imprevisto e poi mi bastano un paio di buoni clienti e posso rimetterci in careggiata."
"Ne sono certo, ma questo non è compito tuo ma di tuo padre e lui sembra più convinto a cedere l’attività. Ha detto che ha ricevuto una buona proposta ma l’ho spinto a non accettare."
"Tu sei andato da lui?" chiedo.
"Si prima di venire qui."
"Perché gli hai detto di non vendere?"
"Perché la ditta che gli ha fatto la proposta è quella del tuo ex fidanzato."
Stringo i pugni.
"E’ una coincidenza troppo grande piccola, io credo c’entri lui con la vostra situazione, non solo con te. Sono pronto a prendervi sotto la mia ala protettiva e se mi mostri che la tua è una buona azienda potrei anche decidere di incorporarla nella mia, ma questo in un secondo tempo."
"Faresti tutto questo per buon cuore?" Chiedo scettica.
In quel momento arriva il nostro pranzo e lui non risponde ed iniziamo a mangiare.
Finito il piatto continua,
"so che non vuoi la carità e so che a tuo padre servono dei soldi per la sua operazione. Ti propongo di sposare mio nipote. Lui continua a scegliere donne che lo vogliono solo per i suoi soldi e che non possono contribuire a renderlo migliore. Tu invece puoi farlo."
"Non ho intenzione di obbligare nessuno a sposarmi."
"Potrebbe essere l’unica possibilità per aiutare tuo padre."
"Rovinerei la sua vita" gli rispondo.
"Oh credimi non c’è molto da rovinare: mio nipote è bravissimo negli affari, ma una frana nelle questioni di cuore."
"Mi spiace signor Carter ma no. Se tuo nipote sarà d’accordo nessun problema. Ma così no."
Il vecchio sorride, "da quanto non vedi tuo padre?"
"Una settimana."
"Non puoi uscire da qui, giusto?"
"Non da sola. i proprietari mi accompagneranno quando avranno tempo."
Annuisce, “vuoi il dolce?”
"No, sono sazia."
Saluto il signor Carter che però mi segue e chiama Patrick.
"Hai tempo per un paio di mani di carte?"
"Certamente signor Carter." risponde il mio capo.
"Ottimo. Tieni" dice consegnando un assegno a Patrick che lo controlla.
"20000 sterline per?" chiede il mio capo.
"Come cauzione, così potrà andare a trovare il padre."
Lo guardo scioccata.
"Quando tornerai straccerò l’assegno. Hai un’ora Sarah" dice il signor Carter.
Infondo è come un prestito momentaneo ed accetto.
Corro fuori dal locale seguita da Edward e ci dirigiamo verso l’ospedale.
Arriviamo velocemente nella stanza di mio padre e lui mi abbraccia forte appena mi vede, "mi sei mancata piccola."
"Anche tu papà."
"E’ vero che tu e Jerry vi siete lasciati?"
"Si papà."
"Vuoi parlarne?"
"Preferirei di no."
"E' venuto qui per acquistare la nostra azienda, ma non accetterò, se tu non vorrai."
"Preferirei di no padre, possiamo rimetterci in piedi e abbiamo ricevuto anche un’altra proposta che mi sembra più affidabile" rispondo.
"Da John, giusto?" mi chiede.
"Si."
"Va bene piccola, mi fido di John, ma negli affari è intransigente, non comprerà mai l’azienda nelle situazioni attuali e non sarebbe giusto accettare."
"Si padre, ha detto che devo dimostrargli sarebbe un buon investimento e lo farò. Prima però ho un paio di problemi da risolvere."
"Devi già andare vero?"
"Si papà."
"Vorrei tu non dovessi farlo, vorrei tu potessi rimanere con me."
"Lo vorrei anche io." gli rispondo abbracciandolo.
"Quel piccolo stronzo la pagherà per averci tolto la possibilità di stare assieme tesoro mio."
Annuisco, "tranquillo padre, la situazione si risolverà."
"Edward proteggila."
"Certo signor Stivens."
Salutiamo Alan e torniamo al Mystery.
Arriviamo con cinque minuti di anticipo e Edward mi ferma.
“Mary lui non ha problemi di soldi e tu meriti di essere libera.”
"Sai che non sarebbe giusto Ed."
"Nemmeno quello che ti è accaduto lo è."
"Già" dico ed apro la porta.
Il signor Carter è ad un tavolo con Patrick e James.
"Già tornata Sarah?"
Annuisco.
"Grazie signor Carter per quest’opportunità."
"Perché sei tornata?"
"Io non scappo dai problemi, li affronto. Non sarebbe stato giusto scappare per vari motivi e comunque immagino che non ci avrebbe messo molto a trovarmi nuovamente, no?"
"Sei molto sveglia giovane Sarah. Pensa alla mia proposta."
"In realtà ci ho già pensato. La risposta è no, signor Carter.
Chiamatemi romantica ma io credo che ci si sposi per amore. Io forse non potrò averlo ma tuo nipote sì. Non sarebbe giusto togliergli questa possibilità."
"Stai perdendo un’opportunità Sarah." Mi dice Patrick. "I Carter sono una buona famiglia. All’asta non sai chi potresti trovare." conclude lui.
"Lo so, ma non sarebbe giusto" rispondo.
JOHN CARTER
La ragazza è più testarda di quello che mi aspettavo.
La saluto e rimango con i proprietari di quel locale.
"Molto bene, mi aspetto che mi inviate tutti i dettagli di quest’asta. Io spiegherò bene la situazione al padre e certamente approverà la mia scelta."
"Non puoi farlo, lei non sarebbe d’accordo" mi dice la sua guardia. "Ti ha appena detto di no."
Lo guardo seriamente.
"Quando voglio qualcosa la ottengo. Voglio che quella ragazza entri nella mia famiglia.
Se per farlo dovrò partecipare ad una stupida asta lo farò.
E lei può fare i capricci quanto vuole, ma non avrà voce in capitolo e nemmeno mio nipote."
So quali tasti toccare con lui per ottenere quello che voglio.