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DUE SETTIMANE PIÙ TARDI
RAYAN CARTER
“Signore, suo nonno la vuole nel suo ufficio.”
"Grazie Julia, vado fra qualche minuto."
Lei torna alla sua scrivania.
Non mi parla molto da quando mi sono rifiutato di uscire nuovamente con lei dopo essermela scopata.
È stata una scopata decente, niente di più ma lei invece credeva chissà cosa e ora mi ignora dopo la mia minaccia di licenziarla se non la smetteva con le scenate.
Non sopporto le persone come lei.
Si è concessa a me per ottenere benefici sul lavoro.
È solo un’approffittatrice come lo sono la maggior parte delle donne.
A me piace divertirmi con loro.
Non voglio niente di serio.
Perché mai impegnarsi con un’unica donna in una relazione seria se posso avere di più da loro senza farlo?
Al momento sono con Stephanie, una ballerina di un locale, mora occhi scuri. Sembra una modella.
Con lei mi frequento da circa due settimane.
Domani potrei chiudere con un messaggio e magari andare con la nuova ragazza che mio nonno ha assunto qualche giorno fa.
Non mi ricordo il suo nome, ma ha due tette da paura e un bel culo.
I capelli non mi ricordo, rossi o forse biondi ma a chi frega?
Controllo e firmo gli ultimi due documenti davanti a me e poi entro nell’ufficio di mio nonno.
"Ce ne hai messo di tempo nipote."
"Ho concluso il contratto con gli Steward. Immagino sia per questo che mi hai chiamato, no? E’ firmato, eccolo."
Mio nonno lo guarda con sufficienza, "non ho timori riguardo il tuo rendimento o le tue decisioni nel lavoro. Ti ho chiamato qui per parlare della tua vita sentimentale."
"Con il dovuto rispetto nonno a te non dovrebbe interessare cosa faccio fuori dal lavoro no?"
"Se questo danneggia l’immagine della nostra azienda sì" dice con tono duro.
"Cosa intendi?"
Mi mostra una decina di giornali in cui sono in ciascuno in copertina e con donne diverse, molti si chiedono se uno che ha una vita privata così riuscirà a gestire un’azienda.
“Anche i nostri maggiori clienti lo hanno chiesto.”
"Perché?"
"Perché se continuerai così o metto qualcun’altro a capo di questo quando andrò in pensione o cercheranno un’altra azienda di investimenti."
"Bluffano."
"Oh, non credo proprio. Mi hanno già proposto dei nomi. Ma li ho tranquillizzati. Gli ho detto che ti stai per sposare."
Guardo mio nonno: è impazzito?
"Nonno io e Stephanie. .." Mi blocco alla sua espressione di disgusto.
"No, non con quella puttana, con Mary, la figlia di un mio vecchio amico."
"Perché dovrei farlo?"
"Perché altrimenti non sarai mai a capo dell’azienda, cosa che vuoi, no?"
"Si ma chi è?"
"Una ragazza adorabile, ora sta affrontando un periodo duro, ma suo padre ha la migliore azienda pubblicitaria e lei la gestiva con lui molto bene prima di avere dei problemi finanziari. Di cognome fa Stivens e la sposerai domenica."
"Domenica? Questa domenica? "
"Si, fra sei giorni."
"Oh andiamo nonno non puoi dire sul serio."
"Invece sì. O ti sposi con Mary o ti trovi un altro lavoro. E avrai questa settimana e la prossima libere."
"Praticamente mi hai combinato un matrimonio. Ma in che cazzo di anno siamo?"
"L’anno che è tempo che tu ti svegli nipote. Sono vecchio e tu hai superato i 30 anni, io non posso andare in pensione così ma voglio farlo.
Ma non posso con tutta questa merda" dice e batte un pugno sui giornali.
"Quindi ora tu metti la testa a posto. Sposi la ragazza e fai vedere a quella cazzo di gente che sei un bravo marito e magari il prossimo Natale sarai tu il presidente della nostra azienda. Oppure continua così ma io devo lasciare e quindi troverò qualcuno da mettere al mio posto."
Rimango un momento in silenzio ma poi acconsento, "molto bene nonno. Se dovrò la sposerò."
"Molto bene. Hai una macchina che ti aspetta per la prova dell’abito.”
Lo guardo scioccato: il bastardo sapeva già avrei detto di sì.
Cerco notizie su questa Mary Stivens e la vedo nelle foto con un playboy Jerry Aspens.
Non so come questa stronzetta dai capelli castani abbia conquistato mio padre, ma sarebbe meglio sposare Stephanie.
Almeno non ha debiti.
Chiamo Rogers, il mio investigatore privato.
“Dica signor Carter.”
"Voglio delle informazioni su una persona: Mary Stivens. Nel più breve tempo possibile."
"Certo signore."
Arrivo all’ingresso e vedo realmente una macchina che mi aspetta.
Ignoro la rabbia che provo e salgo nella lussuosa auto nera.
Iniziamo questa inutile farsa.
MARY
Mio padre ha avuto un peggioramento.
Quello stronzo di John Carter è venuto qui a dirgli tutta la situazione e lui per non obbligarmi a sposare uno sconosciuto ha insistito per tornare in azienda a lavorare contro il parere medico e ora è sdraiato su un letto e non si muove.
Patrick e James vista la situazione mi hanno lasciata venire in ospedale.
Sono brave persone.
Purtroppo non ho più scelta. Devo partecipare a quell’asta o parlare con Carter.
Esco dall’ospedale e sto per chiamare John Carter, quando vengo trascinata dentro ad una macchina.
Tento di divincolarmi e vedo Edward che sta cercando di aiutarmi.
Ma delle braccia forti mi trascinano dentro una lussuosa macchina nera.
"Stai tranquilla, voglio solo parlare."
La voce che sento è carica di autorità.
Lo guardo e mi si ferma il cuore.
E' il nipote di John Carter. Quello che lui vuole farmi sposare, almeno credo.
Dai lineamenti gli somiglia molto.
Rimango immobile a guardarlo, capelli castano scuro come il nonno e occhi grigi.
"Somigli molto a tuo nonno, tranne che per gli occhi,"
gli dico audacemente e lui sembra sorpreso per un momento, ma poi scuote la testa.
"Quelli li ho presi dalla parte materna della famiglia.
"Perché eri in ospedale? Sei incinta?"
Lo fisso sconvolta, "cosa?"
"Non vedo altri motivi per cui una donna potrebbe voler incastrare una persona in un matrimonio."
"Corretto come ragionamento ma io non voglio incastrare nessuno."
"Senti basta con questa aria da innocente.
Mio nonno mi ha detto oggi che ci sposiamo domenica."
"Non vedo tuo nonno da due settimane. Mi ha proposto un matrimonio con suo nipote che presumo sia tu, ma nulla di più e non ho accettato.
Non l’ho più visto da allora quindi non so di cosa tu stia parlando." dico sinceramente.
"Io non voglio sposarti ma mio nonno l’ha messa giù pesante.
Se non ti sposo perderò l’azienda. Trova un modo per uscirne piccola Mary perché ti assicuro che se ci sposeremo non sarai mai felice. Mi assicurerò personalmente di questo."
Dice prima di fermarmi davanti al Pub dove lavoro.
Sospiro sconfitta mentre entro al Mystery.
Se non posso chiamare Carter non mi resta che partecipare all’asta.
Mio padre ha bisogno di quell’intervento e lo avrà anche se dovessi perdere tutta la stima di mé stessa.