03
EDWARD
Aspetto due ore ma Mary non si fa vedere.
Ho un brutto presentimento.
Quando sto per andare via una ragazzina che sembra avere più o meno l'eta' di Mary mi si avvicina.
"Sei Edward?" Mi sta osservando attentamente con i suoi penetranti occhi verdi.
"Hai notizie di Mary?" le chiedo.
Lei deve sentire la preoccupazione nella mia voce perché decide di rispondermi, "Ha un problema, una persona di cui si fidava l’ha tradita. Non può uscire dal Mystery. Se vuoi parlare con lei devi venire con me."
"Va bene, faccio una telefonata e ti seguo."
Chiamo Alan e gli dico di rimanere lui con Michael Stivens mentre io cerco di capire cosa posso fare per aiutare la figlia.
Il locale è abbastanza vicino.
E mentre percorriamo la strada la ragazzina mi spiega in poche parole il problema.
Appena arriviamo la ragazza dagli occhi verdi mi fa salire subito al piano delle camere e bussa ad una porta.
Mi arrabbio molto quando vedo la ragazza che mi apre la porta. Mary non sembra più lei.
I suoi capelli castano chiaro sono spettinati e i suoi bei occhi azzurro cielo sono gonfi per il pianto.
La farò pagare a quel bastardo. Non so come ma so che lo farò.
"Forza impacchetta le tue cose, Ti porto fuori di qui."
"Come? "
"Pagherò la tua cauzione" le dico con un sorriso.
"Non sono in prigione Edward e no, non posso accettare. E anche se uscissi da qui non riuscirei ad aiutare mio padre. Qui forse posso fare qualcosa."
Mi avvicino a lei, "sei impazzita Mary? Vuoi partecipare davvero all’asta?”
"Per quello ho ancora tempo per pensarci, però intanto accetterò il lavoro."
"Mary... "
"Non lascerò morire mio padre Ed. E non accetterò l’elemosina da te o Alan.
Però ho paura che davvero quello che sospettate possa essere vero. State attenti e proteggete mio padre.
Io starò bene. Quando arriverà l’altro proprietario e mi chiameranno consegnerò loro il contratto. Ora per favore potete lasciarmi sola?"
Sia io che la ragazza acconsentiamo e la ragazza consegna a Mary un cellulare.
Prendo un foglietto dal comodino e le scrivo il mio numero, "chiamami se hai bisogno."
"Grazie Edward" dice e mi allontano.
Capisco i suoi sentimenti e la sua logica, ma non sta né in cielo né in terra che io la lasci da sola in un posto del genere.
Mi rivolgo alla ragazza dai capelli scuri, "come ti chiami?"
"Ketley."
"Io Edward. Non la voglio lasciare qui da sola. Posso parlare con il proprietario?"
Lei mi guarda titubante, "non vuole che tu paghi per lei."
"Non lo farò." dico.
"Bene, allora seguimi."
"Capo, lui vuole parlarti, è un amico di Mary."
"Ciao sono Patrick" mi dice l’uomo davanti a me.
"Come ho detto alla ragazza senza soldi non la posso lasciare uscire da qui.
Se li trova nessun problema.
Noi stiamo solo lavorando e lei ha firmato un contratto e accettato la caparra che ora non può restituire."
"Se provo che era sotto effetto di sostanze e che non poteva essere in piena coscienza il contratto sarebbe nullo" ribatto.
"Sì, ma non uscirete da qui senza avermi dato i soldi che le sono stati dati."
"Dovreste pretenderli da chi li ha realmente" dico di nuovo.
Lui scuote la testa, "non spetta a noi."
Batto il pugno sul muro.
"Merda non la lascio qui da sola. E’ fuori discussione" dico arrabbiato.
"Rimani qui allora." interviene una bella bionda.
"Non c’è un posto vacante nella sicurezza Pat?"
"Sì, in effetti Cecilia ha ragione. Mi serve un uomo e tu sembri perfetto per questo lavoro."
Sbuffo, "forse perché è quello che faccio. Sono guardia personale del padre della ragazza da 30 anni. L’unico giorno che mi sono ammalato è finito in ospedale."
Ci penso un’attimo. Se Alan rimarrà all’ospedale posso farlo.
"Ok... Ci sto."
"Bene, ma devi proteggere le ragazze allo stesso modo. Capisco che hai un legame affettivo con quella ragazza. Ma se alcuni uomini ne molestano un’altra tu intervieni. Ok?"
"Si va bene" dico e stringo la mano al mio nuovo capo.
"Bene, inizi subito."
"Ottimo, non vedevo l’ora" dico con tono ironico ma lo seguo mentre mi spiega cosa dovrò fare.
MARY
Sto piangendo. Non sapere come sta mio padre mi uccide.
Guardo il cellulare, forse posso contattare l’ospedale per almeno capire come sta.
Compongo il numero dell’ospedale.
"London central hospital come posso esserle utile?"
"Salve sono Mary Stivens, mio padre Michael Stivens è ricoverato da voi. E’ seguito dal dottor Moor. Potrei parlare con il dottore?"
"Si, glielo passo." dopo pochi minuti sento la voce del dottore.
"Pronto?"
"Buongiorno dottore sono Mary Stivens. Io non potrò venire per un po’ di tempo e ho perso il cellulare. Volevo lasciarle il mio nuovo numero e se mi può dare il favore di darlo ad Alan che è con mio padre così magari posso vederlo in video chiamata." dico titubante.
"Certo signorina Stivens. Riferirò il messaggio. Lei sta bene?"
"Certamente dottore. Grazie, forse so come trovare i soldi ma mi serve un po’ di tempo."
"Sono certo che ci riuscirà. Lei ha molta forza di volontà e con questa si ottiene molto."
“Grazie dottore”
“A presto signorina Mary.”
Sto pensando a come trascorrere la giornata quindo il telefono nella stanza suona.
"Pronto?"
"Mary, sono Patrick. James è arrivato. Scendi, Edward ti accompagnerà nel mio ufficio."
"Edward? Perché lui?"
"E’ la nostra nuova guardia per voi ragazze. Guardia o butta fuori se preferisci."
Ridacchio.
"Sembra il lavoro adatto a lui."
"Già. Scendi, ti aspettiamo."
Chiudo la chiamata e scendo.
"Non dovevi farlo" dico ad Edward.
"Non ti lascerò nei guai da sola Mary. Ti proteggerò. Alan rimane con tuo padre. E tranquilla, vengo pagato anche" dice facendomi l'occhiolino.
"Grazie" dico abbracciandolo.
Arriviamo davanti alla porta dei capi e Edward bassa e io entro.
James è più alto e magro di Patrick ed ha folti capelli neri e sembra anche un po’ più giovane.
"Piacere James" dice il mio secondo capo guardandomi dall’alto in basso con i suoi occhi marrone scuro.
"Il tuo fidanzato deve essere pazzo per averti scaricata. Dove lo trova un’altro diamante come te?"
Lo guardo stupita ma non so cosa rispondere e quindi rimango in silenzio.
"Non possiamo lasciarti andare senza riavere avuto la cifra che il tuo ragazzo si è preso. Possiamo venirti in contro, posso anche portarti una volta a settimana da tuo padre, ma non posso fare altro. Concordo con Patrick per la proposta che ti ha fatto. Se vuoi puoi restituisci i soldi. Se riesci prima dell’asta non sarai costretta a partecipare."
Annuisco e consegno a loro il contratto firmato.
"Quando inizio?"
Patrick sospira, “fra un’ora. Cecilia ti spiegherà il lavoro. Poi potrai riposarti e questa sera inizierai davvero. Il tuo compito sarà servire i clienti. Se vuoi puoi ballare su uno dei palchi prenderesti più soldi. Ma per oggi è meglio che fai confidenza con l’ambiente" dice Patrick.
"Grazie." rispondo.
Li saluto ed Edward mi accompagna da Cecilia che mi fa vedere dove prendere gli ordini e dove andare a prendere le ordinazioni pronte.
Colazione, pranzo e cena sono servite su una sala a parte e funziona come un ristorante: ordinazione e servizio al tavolo. Così funziona anche al casinò.
C’è una sala dove chi vuole oltre a giocare può anche consumare.
Invece per la discoteca ordinano al bar o nelle aree private. Non facciamo servizio in pista.
Cecilia mi fa scegliere fra varie maschere e scelgo una fatta a farfalla azzurra e gialla.
Mi copre praticamente tutto il viso.
"Bellissima" mi dice Cecilia.
"Potrai decidere se tenere sempre questa o cambiarla per i prossimi giorni. Ora cerchiamo qualche vestito che potresti usare. Magari qualcosa che si intona con la maschera.”
Lo troviamo, un bel tubino Azzurro e scarpe azzurre.
"Ah dimenticavo, forse sarebbe meglio che scegli un nome falso."
"Tu ne hai uno?"
La bionda annuisce. "Si sono Lilly, invece Ketley è Cloe..." Si ferma aspettando la mia risposta.
"Io sarò Sarah."
"Ottimo. A stasera Sarah."
Mi dice Cecilia con un sorriso.
"Fidati prenderai molte mance vestita così" mi dice facendomi l’occhiolino e so che non dovrei ma mi sento lusingata dal suo commento.