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02

MARY

Verso le due del pomeriggio passo in azienda e trovo una delle nostre ex guardie del corpo ferme davanti alla porta d’ingresso.

"Edward, come mai qui?"

"Speravo di incontrarti Mary. Devo parlarti."

"Va bene Ed, saliamo."

"Grazie."

Entriamo nel mio ufficio. È così triste vedere l’azienda così vuota.

"Potresti essere in pericolo." dice Edward.

Lo guardo scioccata e lui continua,

"Io e Alan stiamo ancora raccogliendo le prove ma crediamo che l’incidente di tuo padre sia stato provocato. E siamo anche certi che quelle azioni le abbia investite qualcun altro. Tuo padre non era in ufficio quando sono state investite. Abbiamo molte ipotesi, ma quella più probabile è che qualcuno abbia hackerato il computer" dice l’uomo.

"Vuoi dire che qualcuno ci ha volutamente mandato in banca rotta? "

"Sì Mary, credo di sì. Alan continua ad indagare mentre rimane con tuo padre. Io rimarrò con te per sicurezza."

Scuoto la testa, "Non ho i soldi per pagarti."

"Non ha importanza. Ce li darete quando vi rimetterete in piedi. Io e lui ne abbiamo parlato. Abbiamo qualcosa da parte. Reggeremo per un po’.”

Sospiro, "non so per quanto durerà. Mio padre deve essere ricoverato e operato in una clinica privata, devo trovare i soldi necessari entro due mesi. Ho chiesto un prestito a Jerry, ma non sembrava molto contento.

Però ha detto che mi farà sapere stasera. Ci incontriamo in un pub."

"Che locale?"

“Il Mystery pub.”

"Verrò con te" dice categorico.

"Preferirei tu proteggessi mio padre. A me può pensarci anche Jerry."

Sembra pensieroso, "Ok. Per stasera ti lascerò fare. Ma se succede qualcosa torno subito da te. Basta che mi chiami, va bene?"

"Perché ci state aiutando?"

"Perché vi conosciamo da molto tempo. Sono quasi trent’anni che lavoro per tuo padre e non meritate quello che sta accadendo. Soprattutto tu piccola Mary.”

"Non sono così piccola, ho 25 anni."

"Già, potresti essere mia figlia e visto che tuo padre non può proteggerti lo farò io. Ci troviamo domani qui davanti, va bene?"

"Certamente Edward, e grazie. Ringrazia anche Alan."

"Certo piccola, a domani."

Se hanno ragione meglio che non mi sposto molto, quindi prendo un portatile e carico tutti i dati importanti e anche le registrazioni delle telecamere dell’azienda per poter controllare se è accaduto qualcosa di insolito, poi torno al Mystery.

Vedo nuovamente Cecilia che mi offre da bere e ne approfitto per mangiare un boccone.

Poi mi chiudo in camera.

I dati sono allarmanti e da sola non so come farò, so solo che non posso mollare tutto.

Forse potrei vendere l’azienda, ma papà sarebbe d’accordo? E chi la comprerebbe così?

Mi concentro così tanto che non mi rendo quasi conto quando arriva l’ora dell’incontro con Jerry.

Mi preparo velocemente e lo aspetto fuori dal locale.

Lui mi porta a cena in un bel posto elegante.

Per tutta la cena non affrontiamo il discorso dei soldi e quando torniamo al Mystery mi chiede di bere ancora qualcosa assieme.

Ordino qualcosa di analcolico perché ho già bevuto vino e devo rimanere lucida.

Ma man mano che bevo la mia testa sembra più pesante e la mia vista si offusca.

Fatico a riconoscere chi ho davanti, sentire la voce, capire... Mi sembra di essere dentro una palla di vetro.

Ma perché? Cosa sta succedendo?

Sento la mia mano muoversi.

Perché? Non sono io che la comando ma so che si sta muovendo...

LA MATTINA SUCCESSIVA

La mia testa gira fortissimo e mi sembra di avere un’amnesia.

Sono nella mia stanza al Mystery... Ma quando ci sono arrivata?

Mi guardo intorno, tutto è in ordine, l’unica cosa strana è un foglio firmato da me che dichiara che avrei partecipato ad un’asta e per la mia partecipazione ho già ricevuto 20'000 sterline.

Controllo un po’ in giro ma non trovo traccia dei soldi.

Mi sembra assurdo. Dove sarebbero quei soldi?

Fatico a rimanere in piedi ma devo raggiungere il piano di sotto, devo capire cosa sta succedendo.

Cerco il telefono per chiamare Jerry o Edward, ma non lo trovo da nessuna parte.

Ho una strana sensazione, ho paura che Jerry mi abbia tradito, tutto sembra portare a questo, ma perché? Non ci voglio credere eppure il mio cuore si sente ferito.

Non voglio accettare questo.

Voglio parlare con qualcuno e risolvere la situazione.

Scendo e mi metto ad urlare che voglio parlare con il proprietario.

Mi si avvicinano alcune ragazze e spiego la situazione, poco dopo un uomo alto con capelli neri sulla quarantina si avvicina a me.

"Ciao mi chiamo Patrick e sono uno dei proprietari, cosa succede?"

"Mi chiamo Mary. Sono in una stanza sopra e mi sono svegliata con questo sul comodino e senza cellulare."

Lui legge il contratto.

"Sì, l’hai firmato ieri sera e me l’ha consegnato un ragazzo, quello che era a bere con te."

"Impossibile, deve esserci un errore."

Sospira e mi scruta attentamente.

Sembra valutarmi con attenzione.

"Senti, di solito non lo facciamo, ma posso fingere che non ci sia stato nulla se mi restituisci i soldi che hai avuto."

Lo guardo senza capire.

"Quando una ragazza firma per un impegno così le diamo una cifra adeguata per prepararsi a quella sera, non so ceretta, vestiti, lampade parrucchiere... Se una si tira indietro vogliamo il doppio dei soldi che lei ha ricevuto. Ma visto che è successo solo questa notte chiuderò un’occhio e fingerò che non sia successo nulla a patto che tu restituisca i soldi."

"Non li ho" dico debolmente.

"Allora mi spiace ma dovrai fare quello per cui ti abbiamo già pagata."

"Ma qui è scritto che devo dare la mia verginità a chi la compra."

Lui annuisce.

"Ma non posso. Devo sposarmi. Prima ci si sposa poi il resto... no?"

Vedo che le ragazze intorno mi guardano quasi con pietà.

"E non posso rimanere qui. Mio padre è in ospedale, senza 70.000 sterline non potranno operarlo nella clinica specializzata. Potrebbe morire o non stare bene al 100%. Devo trovare quei soldi, devo andarlo a trovare..." non riesco più a parlare, la situazione mi sembra surreale è la realtà o stoancora dormendo?

Il proprietario mi guarda.

"Con l’asta potresti fare molti soldi e potresti rimetterti in piedi. Pensaci. Una sola notte o al massimo qualche giorno e tutti i tuoi problemi potrebbero sparire."

Mi limito a scuotere la testa, non voglio farlo, non posso farlo.

“Ok allora ascolta” mi dice Patrick. "Potrebbe esserci un’asta perfetta per te e ci sono altre tre partecipanti e avverrà fra un mese. Si chiama l’asta delle spose. Chi ti compra deve sposarti o rimanere comunque molto tempo con te.

Però devi essere pronta a tutto perché se chiedi tu il divorzio dovrai restituire il doppio dei soldi ricevuti e ti avverto, a queste aste partecipano poche persone e soprattutto anziani o persone che non riescono a trovare la donna che vogliono nella vita fuori di qui. Potrebbero chiederti di tutto e potrebbero anche non offrire molto. Però certamente otterresti abbastanza per aiutare tuo padre e pagare il tuo debito qui.

I nostri clienti sono più da una botta e via ma per un pezzo raro come te sono certo che potrebbero anche essere disposti a sposarti. Solo, però pensaci bene perché saresti legata per tutta la tua vita al tuo compratore. Con l’altra asta saresti libera di tornare alla tua vita normale dopo aver adempiuto alla richiesta.

Però se non vuoi proprio partecipare va bene. Lavora qui. Se prima che avvenga l’asta riesci a restituirmi i soldi per me va bene straccerò quel contratto. Però se hai davvero bisogno di soldi come dici io credo dovresti partecipare" conclude.

"Non ci sono altri tipi di aste, tipo meno impegnative?"

“Oh ne facciamo molte, ma con nessuna faresti i soldi che ti servono. Per ottenere molto devi offrire molto. Se doni té stessa otterrai certamente una buona cifra.”

Non voglio, ma ho davvero alternative?

"Non ho alternative, vero?"

"Mi spiace Mary ma credo di no. Comunque ne parlerò con il mio socio e terremo conto che sei stata ingannata e vedremo se ci viene in mente qualcos’altro."

"Quindi non posso uscire?"

"Lascia che parli con James. Oggi pomeriggio avrai una risposta. Questo è il contratto di lavoro. Leggilo. Se hai qualche dubbio ne parleremo."

"Vivrò nella stanza dove sono ora?"

"Si, se ti piace puoi tenerla" mi dice con un piccolo sorriso.

"Grazie" dico e si allontana.

Vorrei piangere, urlare, distruggere tutto.

È davvero stato Jerry? Perché? Se non voleva più stare con me non poteva solo lasciarmi? Perché rinchiudermi qui?

Due ragazze si avvicinano, una è Cecilia, l’altra non la conosco.

"Ciao, mi chiamo Ketley."

La ragazza ha lunghi capelli neri e penetranti occhi verdi.

"Ciao, mi chiamo Mary."

"Sì, abbiamo sentito, senti so che la situazione è dura, però possiamo tentare di aiutarti. Questo credo sia tuo."

Dice e mi passa un telefono con lo scherno rotto.

"Sì, ma perché l’ha fatto?" chiedo disperata.

"Probabilmente perché vuote che tu rimanga davvero confinata qui.

C’è qualcuno che ti può aiutare?" chiede Cecilia.

Penso ad Edward. Posso fidarmi di lui o mi tradirà come Jerry?

"Forse" dico e spiego alle ragazze la situazione.

"Bene, ascolta all’incontro posso andare io, ho la mattinata libera,” dice Ketley, "e passo a prenderti un cellulare, hai preferenze?"

"Qualsiasi che costi meno di 100 sterline, non posso sprecare molti soldi" borbotto rassegnata.

"Bene, ci vediamo dopo."

risponde ed esce dal locale.

"Grazie" le dico semplicemente.

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