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4.LA SVOLTA A TORINO E L'AGGRESSIONE ALL'AGRITURISMO

Terenzi, dopo aver esaminato l'intero ambiente, sta finalmente appoggiando il borsone sul letto, quando squilla il cellulare:

-Pronto, Ghirodelli … ?-

-Buongiorno, commissario. E’ arrivato a destinazione?-

-Sì, ma è stato un viaggio allucinante, sapessi come ti invidio. Comunque, ci sono novità?-

-No, purtroppo. Ho fatto un’altra telefonata ai colleghi di Porto Ercole per ricordare che sarebbe arrivato oggi e loro hanno confermato la loro piena disponibilità: mi hanno detto di chiedere dell’ispettore capo Lorenzo Oldoini-

-Molto bene. Lì, a parte la situazione invariata, come va?-

-Come quando è partito, né più né meno. Il questore le manda i suoi saluti e le dà carta bianca-

-Ovvio, come al solito- Terenzi si avvicina alla porta finestra che dà sul balconcino, le tende già scostate, e guarda fuori, il sole alto nel cielo. -Questo pomeriggio faccio un salto dai colleghi, gli spiegherò la situazione e vediamo un po’ se sapranno esserci d’aiuto. Ci sentiamo più tardi-

-Va bene. Arrivederci, commissario, a dopo-

Nel primo pomeriggio i membri della piccola comitiva arrivata quel mattino, sono ognuno nelle proprie stanze.

Ginevra, alla numero 12, la prima porta a sinistra, è seduta fuori sulla poltrona del balconcino a continuare la sua lettura interrotta durante il viaggio, le gambe allungate sull'altra sedia di ferro di fronte a lei.

Due camere più avanti, la signorina Gandolfi sta provando alcuni passi di danza per lo spettacolo che avrebbe dato la sera stessa, esibizione concordata precedentemente il loro arrivo, con la padrona di casa.

Nella stanza accanto a quella della ballerina, Monica Leontini suona al suo preziosissimo e inseparabile violino un brano piuttosto difficile del suo repertorio.

L’unica controcorrente è come al solito la critica d’arte Ragusi, che sta passeggiando in corridoio in cerca di qualche oggetto degno della sua attenzione.

In quel mentre i due figli di Gabriella salgono rapidamente le scale, parlottando a bassa voce tra di loro:

-Buon pomeriggio- saluta Leonardo, non appena si accorge della figura vagante che ondeggia di fronte a lui e al fratello.

La donna li guarda accigliata, non degnandoli più di tanto della sua attenzione:

-Buongiorno- risponde, poi si gira nuovamente per proseguire il sopralluogo.

-Siamo venuti a cercare il vostro gruppo: sa è nostra abitudine portare i nuovi arrivati a fare un piccolo giro turistico per vedere la zona, in modo che se doveste andare a fare un passeggiata da soli non vi perdereste!- continua il giovane, non desistendo andandole dietro.

La donna chiude il taccuino su cui sta scrivendo, poi guarda poco convinta i due fratelli:

-Mi sembra una bella idea. Tra quanto dobbiamo essere pronti?-

-Direi che tra un quarto d’ora può andare bene: a quest’ora si gira meglio, tutti sono al mare o a riposare. Noi intanto andiamo ad avvisare gli altri ospiti - risponde Paolo, lanciando un'occhiata di approvazione a Leonardo.

I due giovani proprietari dell'agriturismo, portano i loro ospiti a fare un bel giro sul

promontorio, verso la cinta muraria e sul lungo mare. Il caldo afoso che li ha accolti solo poche ore prima, adesso va man mano scemandosi, lasciando il posto ad una brezza leggera.

Terenzi accetta di unirsi al gruppo non proprio di sua iniziativa, perché preferirebbe rimanere nella sua stanza a cercare una soluzione riguardo alla misteriosa scatola di porcellana che lo ha portato fino a lì, in attesa di recarsi al commissariato nel tardo pomeriggio. Alla fine però è

costretto ad arrendersi sotto le insistenze dei padroni di casa.

Dopo circa un’ora di cammino, la piccola comitiva si ferma in un bar in piazza per rinfrescarsi con qualche bevanda.

-Commissario, lei non viene?- domanda Ginevra poco più avanti dell’uomo.

-No, andate voi, vi aspetterò qui fuori-

Terenzi guarda dentro il locale: c’è troppa confusione per lui, inoltre non ha sete, è abituato a camminare a lungo durante le sue passeggiate in montagna. Decide quindi di allontanarsi di qualche metro, mettendosi a girovagare tra i vari negozietti lì vicino. Dopo un paio di minuti, prop mentre stava dando un'occhiata di puro interesse sportivo, a una racchetta da tennis esposta in una vetrina, cellulare prende a squillare:

-Ghirodelli, dimmi- risponde, allarmandosi per il mittente della telefonata

-Commissario, ci sono delle grandi novità! Abbiamo arrestato un sospetto, un tale Giovanni Arcangeli!-

-Non l’ho mai sentito nominare. Scommetto che non è schedato … -

-No, infatti, purtroppo è una faccia nuova. Lo abbiamo arrestato in flagranza di reato: stava cercando di forzare due volanti della polizia. Nella tasca dei pantaloni aveva un foglietto della

stessa grafia della persona che ci ha spedito la scatola. Quando gli abbiamo chiesto spiegazioni ha fatto scena muta, dice di sapere certe cose sul caso, ma continua a ripetere che vuole parlare solo con lei-

-Con me? E perché? Io non lo conosco-

ora la racchetta di tennis ha completamente perso ogni interesse nell'uomo, troppo assorbito dalla conversazione. -Non lo so, però è da tre ore che insiste … -

-Ha cercato di scappare, ha fatto resistenza?-

-No, commissario, è stato docile come un agnellino-

-Ci sono molte cose che non quadrano in questa storia. Cerca di riuscire a cavargli qualcosa, fatti dire perché vuole parlare con me, aspetto una tua telefonata più tardi-

- Noi qui faremo del nostro meglio, non si preoccupi-

-Bene, Ghirodelli. Ci sentiamo questa sera-

Appena attaccato il cellulare, Terenzi si accorge che la comitiva ha lasciato il bar.

Poco importa, il paese non è tanto grande, riuscirà a raggiungere da solo la centrale e poi a far ritorno all’agriturismo.

Sta riponendo nella tasca dei pantaloni il telefonino, quando si sente appoggiare una mano sulla spalla

-Commissario, la stavamo aspettando. Non l’abbiamo più vista e così io mi sono offerta di venire a cercarla. Tutto bene?-

Terenzi si morde il labbro, cerca di fare buon viso a cattivo gioco:

-Sì, grazie, è stata molto gentile. Vi raggiungo subito-

-Come prosegue il suo lavoro?-

-Non le posso rivelare nulla-

-Io ovviamente non ho fatto parola con nessuno che lei è un commissario-

-Ovviamente-

-Comunque, se posso esserle d’aiuto in qualche modo, non esisti a chiedermelo: mi farebbe molto piacere-

-Me ne ricorderò-

-Bene-

Convinta di aver fatto una buona azione, la ragazza si dirige verso il resto della comitiva, lasciando indietro il commissario che li raggiunge lentamente, sempre più convinto di aver fatto un grave errore a lasciare Torino per quel posto che nulla ha a che fare con le indagini.

Commissariato di Porto Ercole

Dopo essersi qualificato in portineria, Terenzi riesce ad ottenere un colloquio con l’ispettore capo Lorenzo Oldoini, un uomo molto alto dai folti capelli ricci e con un viso decisamente

affabile.

Entrati nel suo ufficio, il commissario comincia a raccontargli della difficile indagine di cui lui e la sua squadra si stanno occupando da settimane:

-Come le avrà accennato il mio collega Ghirodelli, a Torino stiamo lavorando su una serie di misteriosi episodi: le vittime sono tutte donne bionde e decisamente ricche … -

-Un caso di stalking?-

-Non lo definirei in questo modo, una persecuzione di così vasta scala non è facile da organizzare, inoltre non ha propriamente gli estremi per essere considerato tale: infatti non ci sono state aggressioni verbali vere e proprie e soprattutto fisiche che ci possano far seguire

questa pista-

-Allora che cosa hanno in comune le vittime, a parte l’aspetto fisico e il fatto che siano ricche?-

-Apparentemente solo questo. La cosa interessante è che nonostante siano donne piuttosto facoltose, a casa delle vittime non è mai stato rubato nessun gioiello o denaro o altri oggetti di valore. La persona misteriosa lascia a tutte le sue vittime dei biglietti intimidatori infilati dentro a spartiti di musica inesistenti-

-Come inesistenti?- lo interrompe Oldoini

-Sì, lo so che è assurdo, ma è così- Terenzi fruga brevemente nella tasca dei pantaloni ed estrae un quadernetto, da cui prende a sfogliare qualche pagina:

-Aspetti che le leggo esattamente le parole, le ho scritte qui sopra… ecco: “Ciò che tu mi hai fatto un giorno, ora io lo farò a te!”. Abbiamo fatto analizzare la grafia ma la nostra esperta non ne ha ricavato molto, se non il fatto che chi ha scritto questi messaggi è sicuramente un uomo. Anche le tracce organiche sono praticamente inesistenti e, sebbene abbiamo ricercato nel passato di ogni donna, non risulta nessun appiglio concreto che possa aiutarci nelle indagini. Per il momento siamo arrivati alla conclusione che solamente uno psicopatico metterebbe in scena un teatrino del genere-

Oldoini si appoggia allo schienale della poltrona girevole e congiunge le mani in grembo:

-E’ un caso veramente complicato. La pista che state seguendo è plausibile, ma oggigiorno di pazzi ce ne sono a bizzeffe in giro, e per quanto siano degli squilibrati un motivo lo hanno sempre, commissario. Il problema è che credono di essere nella ragione … -

-Era così per dire, ispettore, è ancora tutto campato per aria, non abbiamo elementi sufficienti per seguire alcuna traccia … -

- E la scatola che l’ha portato qui? Anche su quella non ci sono impronte?-

- No. Lo stesso giorno che mi è arrivata l’ho mandata ad analizzare insieme al pacco e al biglietto, ma la Scientifica non ne ha ricavato nulla-

- E’ davvero un brutto grattacapo. Ha detto che gli spartiti non sono autentici, giusto?-

-Sì, è così-

-E la carta su cui sono stati scritti, invece?-

-Lo può essere così come può essere falsa. L’esperta a cui l’abbiamo sottoposta ci ha detto che si può reperire facilmente dagli antiquari. A Torino, purtroppo, non risulta che ne abbiano vendute da diversi anni-

-Davvero interessante- commenta l’ispettore, poi prosegue:

-Dunque, ricapitolando: c’è un uomo che tiene di mira donne di una certa levatura sociale, nonostante questo non ruba loro nulla di prezioso, ma alle sue vittime lascia un foglietto minatorio inserito in uno spartito inesistente. Inoltre, lei è venuto qui a Porto Ercole in seguito ad un messaggio anonimo che accompagnava una scatola di porcellana, giusto?-

Terenzi sorride sarcastico:

-Sì, ispettore, mi accorgo anch’io che detto così può sembrare irreale, ma le assicuro che è la verità-

-Le credo, commissario, è questa storia che è paradossale-

-Ah, una cosa che non le ho ancora detto- prosegue Terenzi - è che oltre allo spartito e al biglietto, l’uomo misterioso lascia anche una rosa gialla-

-Una rosa gialla?-

-Esatto. Nel linguaggio dei fiori il colore giallo indica la gelosia- spiega il commissario

-Sono sposate le vittime?-

-Sì-

-Quante ha detto che sono?-

-A stamattina quando sono partito, quindici casi-

-La loro età?-

-Quarantacinque anni- Oldoini annuisce pensieroso:

-Questa coincidenza mi spingerebbe a dire che il nostro uomo agisca secondo regole ben precise, per il momento note a lui solo-

-Esattamente-

-Quindi l’unico appiglio che ci rimane è il sospettato che i suoi colleghi hanno fermato a Torino.

Come ha detto che si chiama?-

-Giovanni Arcangeli. L’ispettore Ghirodelli, che con me segue le indagini, ha detto che non è schedato, ma devono fare delle ricerche più approfondite, inoltre insiste a voler parlare solo con me-

-E per quale motivo?-

-Ancora non lo so, non l’ha voluto dire-

-Mi ha detto che alloggia all’agriturismo Campo dei Fiori?-

-Sì, ho seguito le indicazioni scritte nel biglietto-

-Già, il biglietto. Comunque le posso assicurare che il posto è pulito, lo hanno aperto appena tre mesi fa, per Pasqua, e anche i proprietari è gente assolutamente rispettabile- spiega Oldoini

-E questo, ispettore, non fa che complicare le cose. Perché mai quel pazzo ha scelto proprio quel posto?- ribatte sconcertato Terenzi, agitandosi sulla sedia.

-Questo purtroppo non lo sappiamo, commissario, può essere un caso, come può essere una strategia di cui ancora non conosciamo le ragioni. Ma stia certo che riusciremo a scoprirlo-

-Qualsiasi cosa si riuscirà a trovare, è sempre meglio di questo caos, ispettore. Senta, ho bisogno di chiederle un favore … -

-Certo, dica pure-

-Dovrebbe controllarmi l’elenco degli ospiti dell’agriturismo. Ospiti maschili, intendo. Quelli che sono arrivati oggi con me sono due fratelli, e poi ci sono i figli della signora Gabriella, Paolo e Leonardo Magistrini-

-D’accordo, commissario. Mi dia i nomi degli altri due uomini-

-Purtroppo non li so: so solo che uno si chiama Umberto perché l’ho sentito chiamare così dal fratello-

-Non è un problema. Quando torna all’agriturismo cerchi di scoprirlo e poi mi telefoni a questo numero- Oldoini prende un taccuino da un cassetto della scrivania, ne strappa un foglio e ci scrive il suo numero di cellulare.

-Grazie, ispettore, lo farò appena torno-

-Lo consideri già fatto, commissario- rassicura Oldoini sorridendo.

-Sono sicuro che la nostra collaborazione sarà molto proficua- sorride Terenzi

-Ne sono certo anch’io. Prima di lasciarla andare, posso offrirle un caffè? E’ della macchinetta ma è comunque buono-

-Lo accetto volentieri-

Ore 21.00, Sala dei ricevimenti, Agriturismo "Campo dei Fiori"

Dopo cena, il gruppo giunto quella mattina insieme agli altri ospiti dell’agriturismo, si sposta nella stanza attigua alla sala da pranzo, per assistere allo spettacolo di danza offerto da Serena Gandolfi. La sala dei ricevimenti, un nome altisonante e di buon auspicio, ha una capienza degna del miglior banchetto di nozze: i cinque tavoli di mogano sono stati spostati da un lato, così come quello deputato al buffet e quelli più piccoli per la colazione.

Al centro della sala, davanti al piccolo palco innalzato per l’occasione, troneggiano le sedie intarsiate, distanziate a sufficienza perché si riesca ad intravedere con chiarezza la scena del bacio di Apollo e Dafne, composta a mosaico sul pavimento tirato a lucido.

Sulle pareti di ovest e di sud corrono due lunghe vetrate incorniciate dalla stoffa taffetà color avorio delle tende sottilissime, mentre sul muro ad est si apre la grande porta su cui si affaccia il corridoio con la reception.

-Un attimo di attenzione, prego!- la voce di Gabriella risuona allegra ed emozionata:

-Vorrei presentarvi la signorina Serena Gandolfi, ballerina di fame mondiale- un applauso appassionato invade piacevolmente la stanza -che ci delizierà con una sua coreografia preparata apposta per la nostra serata! Non mi resta altro che augurarvi buon divertimento!-

Tutti hanno preso posto: in prima fila ci sono la signora Gabriella con i figli, la signorina Leontini, Ginevra vicino alla finestra e il commissario, che ha appena telefonato all’ispettore Oldoini per comunicargli i nomi dei due uomini giunti quella mattina insieme a lui.

Dietro di loro ci sono la critica d’arte Maria Elena Ragusi, i fratelli Parini e tutti gli altri ospiti.

La signorina Gandolfi balla davvero divinamente.

“La Sinfonia alla Gioia” di Beethoven è una perfetta accoppiata con la capace danzatrice che, tra piroette, volteggi e movimenti rapidi delle braccia, incanta ben presto tutti i presenti.

Ma dopo pochi minuti di esibizione, la luce del lampadario diviene soffusa, sempre più debole, fino a spegnersi completamente.

La finestra socchiusa si spalanca di colpo, soffiando sulle piccole fiammelle delle candele accese per dare risalto alla scena.

Un fruscio di foglie e di passi in lontananza spezza la calma e la tranquillità dell’atmosfera che si è appena creata.

All’improvviso un urlo e poi le luci si riaccendono di colpo.

-Cosa è stato?- il commissario si precipita a soccorrere la ballerina che, per lo spavento, è caduta a terra, tremante.

-Si calmi, signorina! Presto, mi porti un bicchiere d’acqua- dice rivolto a Gabriella.

-Subito!- la donna si precipita fuori dalla stanza, tornando poco dopo con ciò che Terenzi le ha chiesto.

-Tenga, beva adagio- la tranquillizza il commissario.

-Ora va meglio, grazie- Serena Gandolfi prova a rimettersi in piedi.

-Molto bene. Si sieda qui- continua Terenzi, accompagnandola alla sedia più vicina – che cosa è successo? Perché ha urlato?-

La donna emette un sospiro, poi inizia a raccontare, stropicciandosi le lunghe mani bianche:

-Non lo so … mi stavo esibendo, andava tutto bene, quando improvvisamente le luci si sono spente. Poi qualcuno mi ha dato una spinta e mi sono talmente spaventata che mi sono messa ad urlare e sono caduta-

Il commissario annuisce gravemente, non riuscendo a spiegare il motivo di quell’episodio: quando le luci sono tornate non ha notato nulla di strano, e anche adesso... si sta alzando dalla sedia, quando si accorge che proprio sotto la finestra, sono sparsi dei fogli.

Si avvicina per raccoglierli e si accorge con stupore che sono degli spartiti di musica “ La Rapsodia per pianoforte e orchestra” di Sergej Rachmaninov.

Terenzi si passa una mano sulla barba incolta, sconcertato da quello che ha -o meglio- non visto: ancora degli spartiti, come nelle sue indagini a Torino, questa volta però autentici e senza alcuna frase scritta sopra.

Alza lo sguardo dalla partitura, ancora incredulo:

-Chiamate immediatamente la polizia, sono un commissario di Torino.

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