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8. Dovere

Dopo quei tre giorni di tregua, Louis scalpitava per tornare fuori.

"Oggi possiamo uscire? Mi annoio! Allora Julien, possiamo?"

"Hai dormito le tue mille ore?" gli domandò il compagno, solennemente.

"Sì! Ne ho dormite anche di più! Vero, Sebastian? Diglielo!"

"Ci siamo riposati abbastanza" assentì l’altro "Siamo pronti a ripartire"

"D’accordo, allora. Andate… tu che fai, Yolande? Vai con loro?"

"Certo"

"Oh, fa attenzione!" Ariadne abbracciò l’amica "Sii prudente"

"Sì, ci vediamo dopo"

Louis li trascinò fino ad un covo di vampiri che aveva scoperto di recente. Yolande non aveva mai chiesto perché rischiassero al punto da andare a stanare quelle creature di notte, e non di giorno quando erano addormentate e inermi: né glielo avrebbe chiesto ora. Si era però adattata bene al loro modus operandi, e più volte si era guadagnata le loro occhiate ammirate nel corso dell’azione. Solo quelle di Sebastian, però, riuscivano a farle correre lungo la schiena un brivido di piacere.

In quel momento il covo non era popolato come pensavano, contando appena tre creature che evidentemente avevano già fatto il loro pasto notturno. Yolande si slanciò al seguito dei ragazzi, ne abbatté uno, ma un altro le piombò addosso. Vedendola in difficoltà Sebastian la raggiunse, afferrò il braccio del vampiro. L’essere si rivoltò contro di lui con gli occhi di brace, e il giovane cacciatore riuscì per un pelo a schivare i suoi denti… ma non i suoi artigli. Yolande sentì il suo urlo di dolore, e vide la ferita aprirsi profonda sul suo braccio destro.

Louis, che si era appena disfatto del secondo vampiro, gridò.

"Amico!"

Il paletto saettò nel petto del vampiro, che cominciò a sciogliersi in cenere. Sebastian invece si accasciò in ginocchio, reggendosi il braccio ferito.

"Sebastian" Louis lo soccorse "No amico, non perdere i sensi! Resta sveglio. Yolande, dobbiamo portarlo via"

Lei annuì con decisione, prima di passare il braccio sotto la sua spalla e aiutarlo a sollevarlo.

Riportare il ferito al laboratorio non fu uno scherzo, ma i due riuscirono comunque a proteggerlo dai vampiri che li accerchiavano. Ariadne spiava il loro ritorno dalla finestra, e appena li vide arrivare arrancando corse ad aprire il portone. Non le serviva guardare l’ora per rendersi conto che erano tornati molto prima del solito, aveva capito subito che era successo qualcosa.

"Qui, la sua stanza è di qua"

Avvertito da Ariadne, Julien era tornato in fretta al piano di sopra portando tutto l’occorrente per il primo soccorso. Yolande e Louis lo posarono sul letto, ma Sebastian aprì gli occhi, guardandoli con gli occhi di un febbricitante.

"Che ci faccio qui? Perché mi avete portato via…"

"Sei ferito" rispose dolcemente Yolande "Stai fermo"

Julien gli fece scoprire il braccio e aggrottò la fronte.

"È una brutta ferita. Dovrò pulirla in profondità… farà male, amico"

Lui non riuscì a rispondere. I suoi occhi sofferenti fissi su Yolande le spezzarono quasi il cuore.

"No, non me ne vado" disse lei a bassa voce.

Non lasciò mai la sua mano mentre Julien lavorava, anche se lui era stoico. Si capiva però che il dolore lo stava devastando, nonostante l’amico tentasse di essere più leggero possibile. Infine, si fece aiutare da lei a fasciarlo.

"Dovremo cambiare la fasciatura spesso" spiegò Julien "Per fortuna siamo sempre attrezzati per queste evenienze"

"Sembra una ferita così profonda" disse piano Ariadne "Il suo braccio tornerà come prima?"

"Ma sì, certo" annuì lui "Non subito, però. Avrà bisogno di tempo"

"Non fa niente, Yolande e io possiamo cavarcela per un po’" disse Louis "Vero?"

Yolande annuì.

"Sì"

Nella sua stanza, Yolande non poteva dormire. Non aveva neppure ringraziato Sebastian per averle salvato la vita rischiando la sua: anzi, non era riuscita a dirgli proprio nulla. E adesso le sembrava ingiusto averlo lasciato solo, anche se non c’era niente che potesse fare, se non aiutarlo a cambiare la fasciatura. Julien le aveva detto che sarebbe stato più prudente farlo ad orari regolari, in modo da mantenere la maggiore pulizia e igiene possibili. Portarlo in ospedale, posto che ci fosse ancora qualcuno, avrebbe potuto significare mettere in pericolo loro stessi e altre persone.

Alla fine si alzò e andò a vedere. Era comunque ora del cambio, e si era offerta di pensarci lei mentre Julien dormiva un po’.

Entrò nella stanza convinta di trovare Sebastian addormentato. Invece, dalla luce della luna che filtrava dalla finestra lo vide seduto e a torso nudo, il bianco della fascia che spiccava nell’ombra.

"Ah… io sono venuta per…"

La luce sul comodino si accese. Lui la osservò, sempre pallido e sofferente.

"È ora del cambio fasciatura?"

"Sì"

Prese una sedia e si avvicinò. Sentiva i suoi occhi addosso mentre cercava di srotolare la garza, ormai intrisa di sangue.

"Devo pulirla…"

"… Farà male. Sì, lo so"

Si rimise all’opera, cercando le parole. Non poteva fingere che lui non avesse rischiato per un soffio di farsi mordere.

"Mi hai salvato la vita"

"Tu lo hai fatto mille volte"

"No… non in questo modo. Tu… stava per morderti"

Lui subito non replicò, continuando a guardarla. Poi

"Dovere"

Ma alle sue orecchie quella parola, apparentemente formale, suonò come la cosa più erotica che avesse mai sentito.

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