3. La cura
Durante il pasto Julien raccontò alla piccola Ariadne - che lo osservava e ascoltava affascinata - moltissime cose sui suoi esperimenti e su ciò che aveva scoperto.
"Sto cercando di capire se la trasformazione può essere invertita" spiegò "Naturalmente spero che non accada mai, ma se uno di noi dovesse venire attaccato, devo almeno provare a trovare un antidoto"
"Non esiste un antidoto" disse Yolande, acidamente "Sono dei mostri. Non possono essere riportati allo stato di esseri umani"
Ariadne guardò la sua amica. Conosceva il motivo del suo odio per quelle creature, ma non era il caso che se la prendesse con quei ragazzi così gentili.
"Yo…"
"Probabilmente no" rispose tranquillo il giovane scienziato "Probabilmente tutti questi esperimenti sono solo perdite di tempo. Ma non voglio lasciare nulla di intentato"
Yolande non disse nulla. Ariadne annuì.
"Fai bene. È un lavoro pericoloso però. Insomma…"
"Abbastanza. Ma i ragazzi sono sempre tutelati"
"… In che senso?"
"La verità è che quando scendo nel laboratorio non so mai se ne uscirò vivo. Quando entro chiudo tutto. Così, se mai il vampiro si levasse… attaccherebbe solo me. Ci sono dei dispositivi nella porta, che gli impedirebbero di uscire"
"Oh! Ma è terribile!"
"Noi glielo abbiamo detto mille volte che è pazzo" disse Louis scuotendo il capo "Ma non immagini quanto sappia essere testardo"
"Se non lo fossi non mi dannerei tanto per questi esperimenti" rispose serafico l’altro.
Ariadne si era tranquillamente addormentata, e Yolande pensava che anche i ragazzi dormissero. Il sole era ormai alto.
Aveva i sensi affinatissimi, e sentì subito qualcuno alle sue spalle. Si voltò verso il ragazzo.
"Scusami, stavi…"
Lei scosse il capo. Era il giovane bruno, il più carino, doveva ammettere. Sebastian?
"Guardi spesso l’alba?" le domandò.
"Ogni volta che posso"
Lui le venne vicino.
"Piace anche a me. Non è mai uguale"
Yolande annuì.
"Così… ti chiami Yolande"
"Sì"
"Io Sebastian. Credo di non avertelo detto"
"No, ma ho sentito il tuo amico chiamarti"
Guardò la ragazzina addormentata.
"Le sei molto affezionata, vero?"
Yolande non disse né sì né no. Solo
"Ha solo me al mondo. E io ho solo lei. Proteggerla è il mio compito"
"I vampiri la inseguono?"
"Sì. Deve esserci qualcosa che gradiscono particolarmente, nel suo sangue. Ma non so cosa"
"Sì, Julien dice che ci sono persone più a rischio di altre. Se vuoi possiamo chiedergli di farle una visita"
"Una visita?"
"Una semplice analisi del sangue. Forse potrebbe scoprire cosa la rende così ambita"
Al piano di sotto c’era un’altra stanza, separata dal laboratorio da robuste pareti. Ariadne era stesa sul lettino e Julien preparava la siringa.
"Spero che tu non abbia paura dell’ago"
Lei scosse il capo. Lui abbassò la siringa e si avvicinò.
"Non sei obbligata a guardare, se ti dà fastidio"
"D’accordo"
Infilò l’ago nel suo braccio, e lei trasalì.
"Scusami, non sono abituato a fare iniezioni a una persona viva. Ti ho fatto male?"
"No"
La siringa si riempì in fretta del suo sangue. Julien la estrasse e rapidamente premette un pezzo di cotone sul piccolissimo foro. Aveva notato, naturalmente, i segni di morsi sulle sue braccia, che sarebbero potuti essere speculari ai suoi. Tuttavia, ritenne non fosse opportuno non mostrarlo, tantomeno farle domande.
"Ecco fatto. Tieni"
Lei premette il batuffolo e Julien si allontanò per travasare il sangue in una fiala, che ripose al sicuro.
"Lo analizzi?"
"Sì. Forse riusciremo a capire cosa c’è nel tuo sangue che i vampiri vogliono"
Ariadne annuì. Poi
"Sei molto gentile"
Lui arrossì. Per dissimulare si voltò.
"Faccio… solo il mio lavoro"
"Sì, ma non siete obbligati a farlo. Non ci conoscete nemmeno"
"Siete delle cacciatrici come noi. È giusto che uniamo le nostre forze"
"È Yolande la cacciatrice. Io sono soltanto al seguito"
"Ma di certo dai il tuo contributo"
"Io sono brava solo a farmi catturare. È già successo. E Yolande ha dovuto tirarmi via a forza"
"Ti hanno morso altre volte" non era una domanda. Del resto era abbastanza palese.
"Sì"
"Non ti sei trasformata"
"Anche Yolande dice che è strano. Ma non sappiamo il perché. Forse è lo stesso motivo per cui vogliono il mio sangue. E poi… neanche tu ti sei trasformato"
"… Già" si rese conto di non essersi più chiesto il motivo, dopo il primo assalto: lo aveva semplicemente preso come un dato di fatto. Ma gli sembrò che in quel momento fosse più urgente rassicurarla "Adesso puoi stare tranquilla. Siamo qui noi"
Lei annuì. Allungò la mano e prese la sua, la strinse.
"Grazie, Julien"