Capitolo 6
Cazz... era il mio compleanno. Mi dispiaceva lasciarla sola. Ma Gabriel era venuto appositamente per me dopo che lo avevo chiamato alle quattro di mattina.
Scesi e mi riservai in strada alla ricerca del primo taxi disponile. Appena lo trovai mi ci fiondai dentro in contemporanea con un ragazzo di colore.
"Ti prego prendiamolo insieme. Devo andare da mio fratello." Lo supplicai.
"Ehi bello! Non posso, ho l'aereo tra un'ora." Mi disse mettendosi comodo.
Feci altrettanto. "Se lo hai tra un'ora vuol dire che vai al city. Abbiamo la stessa destinazione."
Il ragazzo mi fissò sorpreso. "Al City AirPort fratello." Disse con confidenza. "Ehi fratello, hai urgenza di ritrovare tuo fratello?"
Scossi la testa, non poteva capire. "Ho scoperto poche ore fa che lo è. Certo che ho fretta."
"Per questo è qui?" Mi chiese.
Lo fissai, non per la curiosità, tanto per la domanda che mi aveva fatto. "No! Non so neanche se lui sappia che siamo fratelli." Ammisi.
"Ed è qui per te? Cioè è all'aeroporto per te?" Mi chiese. "Comunque sono Liam. Piacere di conoscerti bello." Mi disse tendendomi il pugno.
"È una lunga storia Liam. Nostro padre ci ha fatto crescere insieme. Ma temo che lui non sappia nulla, non so neanche come comportarmi. L'ho chiamato quando ho scoperto che era mio fratello e lui ha preso il primo volo per raggiungermi."
"Almeno vi volete bene fratello. Se ha preso un aereo per stare da te ovunque egli fosse, lui ci tiene a te." Precisò.
Annuii. "È qualcosa di reciproco. Io sono Thomas, grazie Liam mi hai ridato lucidità. Se avessi seguito il mio istinto avrei subito detto a Gabriel che siamo fratelli. Per dove parti?" Gli chiesi cercando di mostrare lo stesso interesse. Non sarebbe stato spigliato come il suo ma sapevo essere di compagnia anche io.
"Vado a Oxford. Il primo ottobre inizio l'università e vado a prendere possesso della mia stanza."
Lo guardai perplesso dalla testa ai piedi, saremo andati alla stessa università. "E parti con un solo zaino?" Gli chiesi.
"Mio padre ha già spedito tutte le mie valigie. Ha grandi aspettative su di me." Mi rispose con una smorfia.
"A quale collegio sei stato assegnato? Cosa studierai?" Chiesi sempre più curioso.
"Sono stato ammesso al Trinity, l'ho saputo solo mese scorso e studierò economia e management." Mi disse orgoglioso. "Una volta laureato mi toccherà lavorare nello studio commerciale di papà." Disse con un'ennesima smorfia.
"Anche io... cioè seguiremo gli stessi corsi e sono stato ammesso al trinity. A differenza tua sono libero da impegni, fonderò una mia agenzia di investimenti. Ho già avviato qualche pratica in merito." Dissi orgoglioso mentre scendendo dal taxi dividemmo anche il conto.
"Sei fortunato. Anche a me piacerebbe fare qualcosa di mio, ma ho le mani legate." Rispose Liam intanto che mi guardavo intorno.
Di Gabriel e London non c'era traccia. "Fallo adesso qualcosa. Una volta a Oxford non avrai obblighi verso tuo padre." Gli consigliai.
"Si ma è lui che paga tutto, non posso deluderlo come anche i rettori. Sai meglio di me che li dovremo dare il meglio di noi." Mi ricordò.
"Non avrai paura di fare un passo avanti. Andiamo Liam, sono sicuro che tuo padre e i rettori saranno fieri se mostri intraprendenza." Gli dissi sentendomi chiamare.
"Thomas?" Mi chiamò London, aveva un bicchiere tra le mani e i capelli biondi scomposti. Lo raggiunsi prendendo Liam e trascinandolo come me mentre salutavo il mio amico. Poco distante Gabriel mi dava le spalle mentre litigava con il distributore automatico.
"Liam, lui è il mio amico London. Lon, ti presento Liam. Saremo compagni di corso a Oxford." Dissi intanto che Gabriel ci raggiungeva.
Mi fu di fronte e mi afferrò per le spalle scuotendomi. "Tutto bene Tommy? È successo qualcosa? Tuo padre ha picchiato di nuovo tua madre, o peggio uno dei tuoi fratelli?" Mi chiese sparando fuori tutto come una mitragliatrice.
"Sto bene Gabe. È stato un attimo, sentivo di doverti chiamare e non mi sono accorto dell'ora." Mi giustificai.
"Siete molto legati. Ci sta che ti chiami nel cuore della notte." Intervenne Liam.
Gabe si voltò verso di lui curioso, lo guardò poi gli tese la mano. "Gabriel Keller. Sicuro di ciò che dici? Se me lo dici tu ci credo, Tom cerca di non farmi preoccupare e spesso omette di dirmi cose." Mi apostrofò guardandomi sospetto.
Liam si grattò la testa riccia guardandoci l'uno accanto all'altro. "Liam Thomson, piacere. Siamo protettivi eh... sei il fratello maggiore?" Chiese Liam ironico.
"No." Rispose Gabe secco intanto che io mi irrigidivo. Gabriel mi strinse per il collo e sorrise a Liam. "Siamo gemelli, abbiamo solo nove giorni di differenza."
"Oh cazzo!" Rispose Liam mentre London afferrava per il collo il moro, proprio come aveva fatto Gabe con me. Un sorriso a trentadue denti sul bel volto.
"Oh cazzo, lo dico io. Abbiamo lo stesso cognome." Proclamò. "Dobbiamo festeggiare, siamo qui appositamente per farlo a Thomas che si sentiva solo e adesso festeggiamo anche noi due."
"Thomson anche tu?" Chiese Liam arruffando i capelli già in disordine di London.
"Thompson. Ma non è una lettera che cambia la cosa! Siamo fratelli." Rispose il biondino.
"Thomson & Thompson. Ok puoi andare." Disse l'altro complice.
"Peccato che abbia già aperto una società con Gabriel. Altrimenti avrei rischiato, mi piaci Liam. Andiamo a festeggiare?" Concluse.
"Una società. Ehi fratello ma quanti anni avete. Thomas fa investimenti, voi avete delle società..." disse sorpreso.
Io guardai Gabriel, avevo il sospetto che anche lui aveva fatto fruttare i suoi cinquemila dollari.
"Comunque non posso seguirvi, devo prendere un aereo per Oxford." Concluse Liam.
"Annullalo, ti portiamo noi a Oxford. Così vediamo anche dove studierà Thomas." Disse Gabriel.
"Mi portate voi?" Chiese Liam.
Gabriel annuì. "Papà appena ha sentito che ero preoccupato per te mi ha concesso il jet della società. È a mia disposizione fino al mio rientro." Disse prendendo il telefono. "Anzi lo chiamo un attimo e gli dico che stai bene. Anche lui era in pensiero." Disse allontanandosi.
Liam mi fissò, io feci spallucce. "Ti ho detto che dovresti iniziare a formare il tuo avvenire. Vieni con noi e parliamo del nostro futuro."
"Tu sei fuori fratello!" Mi disse Liam mettendo in spalla il suo zaino.
"Non penso proprio. Basta poco per aprire la società, anche una sterlina. Ciò che conta è l'intenzione di portarla avanti." Lo sfidai.
"Oh basta parlare di lavoro, strategie di mercato e società." Affermò London "Dobbiamo festeggiare e lo faremo." Concluse portandosi via Liam.
Dopo un po' fui raggiunto da Gabriel che mi guardava imbarazzato. "La prossima giuro la aprirò con te. Avevo un'occasione per le mani e non potevo perderla." Mi disse.
"Lo capisco io stesso oggi ero impegnato per degli investimenti. Mi hai chiamato che stavo iniziando una pratica e ammetto non ho pensato ad aprire una società con te." Gli dissi.
"Investimenti immobiliari come la villa di tua madre?" Gli chiesi.
"Un po' di tutto, oro, qualche quota petrolio, titoli di stato." Ammisi.
"All'oro non ci ho pensato." Mi disse Gabe. "Appena ho dei profitti dai proventi dei bitcoin devo investire anche in oro. Grazie per la dritta Tom."
"Caz... la moneta digitale. Non ci avevo pensato!" Affermai guardandolo. "Ho speso gli ultimi millecinquecento dollari nelle quote societarie di mamma." Gli confidai.
"A quanto va?" Mi chiese mentre Liam e London tornavano.
"Ha una quotazione alta. Infatti ho solo iniziato a comprarla." Gli dissi. "Vorrei una bella quota poiché la società è stata fondata dai miei genitori." Gli spiegai.
"Però vuoi lavorartela. Ti capisco." Mi disse. "Dove vuoi andare a festeggiare?"'
"Con voi? Va bene qualsiasi cosa." Risposi.
"Chi di voi ha un'auto?" Chiese London.
"Nessuno." Rispose Liam.
"Perfetto, prendiamo una torta poi saliamo sul jet." Disse Gabriel.
"Figo." Disse Liam scambiando il cinque con London.
Fu il mio primo viaggio in un jet privato, anche solo per sorvolare i cieli di Inghilterra. Bevemmo la birra a disposizione del jet e mangiammo la torta. Non soffiavamo le candele da anni, ma la foto simbolo di un altro compleanno insieme era il dono più importante di quella giornata.
A fine serata Liam e London erano ubriachi, farneticavano che dovevano creare qualcosa insieme. Non si poteva essere Thomson e Thompson a caso, non si potevano avere in comune nomi che cominciavano con la L a caso. Era destino.
Non sapevo, non potevo dirlo. Però erano fortunati.
"Sarebbe bello avere una cosa in comune come loro, vero Tom?" Mi chiese Gabe.
"Si! Sarebbe splendido. Soprattutto non avere il nome di quell'uomo." Avevamo tanto in comune in realtà.. Ma probabilmente come mi aveva ricordato Liam, Gabriel non sapeva e non potevo turbarlo. Io sapevo di non essere il figlio di Davis, fortunatamente. Ma Gabriel no, aveva una vita relativamente normale.
"Ehi Tom. Volevo comunque dirti che anche io ti voglio bene." Mi disse Gabriel. Lo fissai e gli sorrisi. La telefonata di quella mattina. "Mi sei caro come un fratello. In fondo siamo cresciuti insieme, io, te, Gellert e Joel."
"Come fratelli." Ricordai. Lo avevamo fatto! Vero non c'era bisogno che sapesse.