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Capitolo 7

All'alba del venti settembre atterrammo ad Oxford. Prendemmo un taxi e ci facemmo portare al trinity collage. Dopo qualche ora di sonno e i postumi della sbornia Liam sembrava abbastanza lucido.

"Ragazzi studierò qui!" Disse esaltato incamminandosi verso la struttura che non era molto grande.

"Dammi una settimana di tempo e ti raggiungo." Gli dissi positivo.

Liam si voltò e abbracciandoci salutò tutti. È stato un piacere conoscervi ragazzi. London scrivimi, hai i miei contatti."

"So di non essere sociale come London. Ma se ti fa piacere Liam sai come trovarmi." Lo salutò Gabriel.

"Ti chiamerò appena avrò bisogno del jet di paparino." Scherzò lui camminando all'indietro per mantenere il contatto visivo fino all'ultimo.

Tornammo al jet e poi a Londra dove Gabriel e London vennero a riposare un attimo a casa mia prima di tornare a Boston.

Mia madre quando rientrò dal lavoro nel pomeriggio e incontrò Gabriel quasi fu presa da un colpo. Avvertivo che fissava costante il mio amico. Ricordavo di Thomas Keller che aveva gli stessi colori di Gabriel, ma non il viso, probabilmente si somigliavano anche molto perché mia madre era bianca come un cadavere. A un certo punto con più confidenza inizió anche a chiedere a entrambi della loro famiglia. Decisamente stava informandosi su mio padre. Anche io scoprii un po' di cose. Che viaggiava il minimo indispensabile, per andare a Sidney a trovare suo figlio Rafael ad esempio, oppure andava in Italia a trovare la famiglia della moglie e in Germania per il fratello. Ma in linea di massima restava a Boston e dintorni, per stare con la famiglia e col padre che ormai era vedovo. I genitori di Gabe e London si conoscevano, ma lo avevano iniziato a frequentarsi da quando avevano iniziato la scuola. Micaela, l'unica sorella di Gabe era la migliore amica di Alaska, sorella di London.

"Micaela com'è?" Chiesi curioso. Assomigliava un po' a noi o a Diamond?

"Somiglia molto a Marina." Rispose Gabe.

"Wow! Allora è bellissima." Dissi ricordando la donna.

Non parlammo più, ne io, ne Gabe. Evitammo di parlare della morte di lei, sapevo quanto era stato distruttivo il lutto nella famiglia di Gabriel. Il mio amico non ricordava più nulla di lei, se non dalle foto. Infatti lui cambiò argomento.

"Adesso è meglio che torniamo. Papà già ci ha scritto un paio di volte. Devo dargli un orario di partenza."

"Hai già comprato il biglietto Gabriel?" Gli chiese mamma.

"No no. C'è il jet della società. Papà mi ha visto disperato e mi ha mandato con qui con la sua benedizione." Disse Gabriel facendo l'occhiolino a London. "Qualche volta i miracoli esistono. Anche papà è clemente."

London rise. "Dai vedrai che prima o poi si scioglierà un po'. Grazie mille lady Cooper di averci ospitati."

"E ancora complimenti. È davvero bellissima lady Cooper. Tom sei fortunato ad avere una mamma così giovane e gentile." Le disse salutandola.

"Grazie a voi ragazzi di essere venuti a festeggiare con Thomas il suo compleanno." Rispose mamma.

"Grazie sempre a papà Thomas." Scherzò London . "Arrivederci."

"Tom qualsiasi cosa chiamami sempre."

"Vai Gabe... vai. Certe volte mi stai col fiato sul collo più di mamma." Gli dissi sulla porta.

"Gemelli di sangue." Ancora mi canzonò Gabriel prima di salutare definitivamente mamma. "Arrivederci lady Cooper."

Chiusi la porta alle loro spalle e poggiai la testa contro lo scuro.

"Gemelli di sangue?" Mi distrasse la voce divertita di mamma.

"Abbiamo nove giorni di differenza. Ci abbiamo sempre giocato sopra." Lei tacque senza scoprirsi. "Ti sei innamorata di lui." La canzonai.

"È il mio ideale di bellezza. Ci vorrebbe solo qualche anno in più." Ammise.

"Te lo faccio incontrare più in avanti." Dissi. "Vedremo se ti piacerà ancora."

Mi voltai a cercare il suo sguardo. "Hai le ricevute delle mie azioni?"

Annuì. "Sono sulla tua scrivania."

"Bene, vado su. Così metto tutto in valigia." Mi avvicinai a lei e le diedi un bacio sulla guancia. "Buonanotte mamma."

"Buonanotte tesoro." Mi rispose. Andai verso le scale, mi fermai quando mi richiamò. "Thomas." Mi voltai col piede già sul primo grandino e attesi. "Auguri di buon compleanno."

Annuii. "Grazie mamma, grazie di tutto." Con tutto intendevo veramente tutto, la vita che mi aveva dato e che aveva sacrificato per me e i miei fratelli. Tutto!

Mamma assentì. "Buonanotte Tom." Mi congedò.

Capii che non mi avrebbe detto altro. Soprattutto non mi avrebbe detto che Thomas Keller era mio padre.

La settimana successiva arrivai ad Oxford. Al trinity college tirava una bella aria e i corsi erano molto intensi. Ero vicini di stanza con un paio di scozzesi anche se non riuscivo a fare tanta conversazione con loro. Ritrovai Liam al primo corso di economia e la prima cosa che feci fu andare a sedermi accanto a lui.

Mi disse che a anche lui piacevano i corsi e dopo la lezione mi portò nella sua stanza che si trovava una ventina dopo la mia.

Posammo la borsa e andammo insieme a pranzo. Una volta in mensa prendemmo le nostre ordinazioni e quando fummo a tavola aprii il portatile per controllare le azioni e i beni che avevo acquistato. Salivano di valore ogni giorno, tanto che avevo venduto una parte della quota del petrolio e avevo investito i proventi in bitcoin. Il mio conto stava salendo e ne ero soddisfatto, spiegai a Liam come stavo muovendomi e gli mostrai quanto creare una società insieme poteva favorire entrambi.

"Una società di investimenti. Possiamo decidere di partire da un capitale basso e gestendola noi due non saremo vincolati da eccessivi impegni. Mettiti in gioco prima di entrare nello studio commerciale di tuo padre." Gli spiegai. "Come vedi è una cosa che riesco a fare da solo. Ma se vuoi possiamo provare insieme e se non riesci la sciogliamo, purtroppo le società con una sola persona non si possono creare." Gli dissi chiedendomi perché con Liam fosse così facile parlare con confidenza di tutto. All'inizio in un taxi poteva essere stato una sfogo con un perfetto sconosciuto. Ma dopo non più. Era entrato nel mio mondo con i miei più cari amici ed ora eravamo io e lui. Liam con i suoi profondi occhi scuri sembrava sapermi leggere dentro e con leggerezza.

"Ok! Ci sto." Mi disse. "Fammi capire cosa fai, fai provare me e se va apriamo la società. Come la chiamiamo?"

Gli sorrisi. "LTK investiment?" Proposi. Erano le nostre iniziali e poteva andare benissimo.

"Liam, Thomas e??" Chiese lui.

"Liam Thomson e Thomas Keller che è il cognome di mio padre." Gli rivelai.

"Non ti va proprio avere il nome Davis eh?!" Mi disse lui. "Dovrai raccontarmi la tua storia amico mio. In fondo stiamo aprendo una società insieme."

"A patto che anche tu mi racconterai la tua." Gli dissi fermo sulla mia posizione. In fondo di Liam conoscevo solo il cognome ed il fatto che il padre avesse uno studio di commercialisti.

Iniziò così il nostro sodalizio e la nostra amicizia. Eravamo io e lui, col tempo avevamo imparato a leggerci dentro anche solo con lo sguardo.

Il percorso universitario si muoveva in parallelo al percorso della nostra società che cresceva sempre di più.

Personalmente e a livello familiare ero riuscito a mantenere Diamond in un collegio svizzero non femminile, al contrario non riuscii a fare nulla per Samuel che fu costretto dal padre ad andare all'Eton school per le scuole superiori.

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