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Capitolo 5

"Hai sistemato la stanza come ti ha chiesto tua madre?" Mi chiese Hannah.

La fissai e andai a darle un bacio affettuoso sulla guancia. "Quasi. Adesso devo uscire, ho una cosa urgente da fare." Le dissi indossando la giacca, sempre con la cassetta sotto braccio uscii. Sapevo cosa avrei fatto con i miei cinquemila dollari, lo avevo già fatto altre volte. Per prima cosa andai in borsa, dove valutai le varie azioni e i mercati. Dopodiché divisi i miei investimenti. Mille dollari li investii subito in oro, senza esitazione. Cinquecento li usai per investire nel petrolio, il mercato petrolifero saliva e scendeva e non mi sentivo di fare affidamento su di lui, acquistai anche delle azioni della Royal Scotland Bank, Infine investii mille dollari in dei titoli di stato. Mi restavano mille e cinquecento dollari e sapevo anche cosa farne. Senza indugio mi diressi nella city, raggiunsi il palazzo Callaghan, dove mamma lavorava ed evitando l'ascensori salii le scale a falcate.

La porta in vetro della T- KCG era aperta come sempre. Erano quasi le tre del pomeriggio e gli uffici stavano per chiudere. Ero in tempo!

Salutai Ebony dietro la scrivania e le chiesi se Drake era libero.

"Si! Stiamo per chiudere!" Mi rispose. "Tutto bene, è successo qualcosa?" Mi chiese preoccupata, sicuramente si riferiva a Andrew Davis.

"Certo! Voglio solo comprare una quota della società. Ho mille e cinquecento dollari in contanti e i proventi che mi spettano della villa a Richmond." Affermai.

Senza rendermene conto, iniziai la mia ascesa al successo, era bastato poco, se non una piccola spinta da parte di mio padre. Non usai le mille sterline che mi aveva lasciato la nonna, ci avrei messo la mano sul fuoco che erano quelle che aveva lasciato alla mamma quando era andata via di casa. Sarebbe stato un cattivo auspicio usarli e sperperarli. Li avrei tenuti, per le emergenze.

Drake accolse stupito la mia richiesta, mi affrontò e capì che ero deciso. "Devo chiedere al capo se posso venderti le quote. Fino ad oggi nessuno esterno ce l'ha mai chiesto. Che valore vuoi metterci su?" Mi chiese.

"Tremila dollari per ora. Mille e cinquecento te lo do in contanti altri da prelevare. Non puoi chiedere al grande capo, le banche chiudono tra quindici minuti, quindi prendere o lasciare. Altrimenti andrò altrove." Gli dissi deciso.

"M-ma..." sussurrò Drake titubante.

"Ok vado altrove." Affermai dandogli le spalle.

"Ok! Ok va bene. Ti vendo le quote, vieni nel mio ufficio e avviamo la pratica."

"Bene!" Gli dissi con un sorriso soddisfatto.

"Sei tale e quale tuo padre! Tutto e subito e a modo tuo." Mi disse Drake sedendosi. "Lo so che hai un piano."

Ero uguale a mio padre? Era questa la molla che mi era scattata dentro, che mi partiva ogni volta che vedevo qualcosa di fruttifero? Mi sedetti senza scoprire troppo le mie intenzioni. Ero uguale a mio padre! Ero uguale a mio padre!

Lo squillo del cellulare mi distrasse. Presi il telefono, era Gabriel...mio fratello pensai pieno di gioia. Adesso in America era un ora abbastanza normale.

"Pronto!" Risposi mentre Drake guardandomi di sottecchi lasciava partire la procedura.

"Vieni a prenderci. Ce la fai?" Mi rispose Gabriel.

A prenderlo? Fino in America? No, non ero pronto. "Sto bene, non posso venire negli Stati Uniti adesso."

"Ma io e London siamo qui! Al London city airport." Mi rispose. "Davvero credi che dopo la telefonata di stamattina ti avrei lasciato solo?" Chiese. "Vieni a prenderci."

Era venuto da me, per me! Senza che gli chiedessi nulla. "Arrivo, il tempo di firmare un contratto e ci sono."

"Ti aspettiamo! Ehi Tom, non potrei mai lasciarti da solo." Mi disse Gabriel.

"Posso chiederti da dove hai preso questi soldi?" Drake mi guardava con sospetto intanto che felice chiudevo la telefonata con Gabriel.

Chissà cosa ne aveva fatto dei suoi cinquemila dollari. "Investimenti. Tu dovresti saperlo meglio di me." Gli risposi tranquillo.

"Ma io guadagno dalla T-KCG." Mi rispose.

"Io anche guadagno... chiedi alla mamma. Guadagno il dieci percento dalla gestione di villa Richmond e altri proventi dall'affitto della tenuta." Gli dissi sincero. "Altrimenti non avrei potuto avere un conto in banca già a sedici anni."

Lui aveva sospirato. "Il dieci per cento." Mi disse.

Annuii. "Mamma voleva che prendessi di più poiché le propose erano mie. Ma mi sono attenuto ad un basso provento, così da poterlo dividere con i miei fratelli. Le priorità sarebbero di..." Samuel non era mio fratello. In quel momento mi fu chiaro. Ma eravamo lo stesso una famiglia. "Tutti!" Conclusi.

Qualcuno bussò alla porta, doveva essere il legale che avrebbe ufficializzato l'acquisto delle neo quote.

"Eccovi." Si annunciò mia madre, bella come sempre. "Come mai sei qui? Hai fatto ciò che ti ho detto?" Mi disse venendo a darmi un bacio.

"In parte." Le dissi. "Perché mi hai chiesto di farlo oggi? Oggi e non prima." Le chiesi. Volevo capire se era rimasta in contatto con mio padre.

Lei mi sorrise malinconica. "Era l'ultimo volere di tua nonna Elisabeth." Mi rispose tranquilla. "Ti ha lasciato qualche cosa di importante che solo tu dovevi trovare." Mi rivelò.

Annuii. "Mille sterline." Le dissi.

Mamma mi guardò scoppiando a ridere. "Erano in una busta ingiallita?" Mi chiese.

Ridemmo anche io e Drake. La storia dell mille sterline dovevano saperla tutti. "Si! Ho deciso di non spenderli. Proprio come facesti tu." Annunciai.

"In realtà decisi di metterli in questa società. Tuo padre me li restituì quando gli diedi i soldi guadagnati al bar di Mike." Mi rivelò.

"Vuol dire che non devono essere spesi. Sono di buon auspicio fermi dove stanno." Le dissi con una smorfia. Il cellulare tra le mani fissai mia madre. "Stasera non ci sarò. Sono arrivati i miei amici da Boston. Dovrei anche andare a prenderli in realtà, sto aspettando che Drake finisce l'operazione..."

"Puoi andare. La pratica è partita, domani possiamo chiuderla." Mi rispose lui.

"Poi mi racconti di questa storia? Perché hai deciso di prendere le quote della T-KCG?" Mi chiese mamma.

Scossi le spalle. "Semplicemente era giusto. È una cosa tua e di papà, devo esserci anche io dentro. Stop." Le dissi decidendo finalmente di chiamare papà il famoso Thomas.

Mia madre mi guardò sorpresa, annuì carezzandomi il viso e parlò. "Cosa ti ha lasciato Elisabeth? Posso saperlo?"

"Un lascito d'amore e la verità. So di Samuel, anche se penso ci fossi già arrivato prima della lettera della nonna. Non hai mai avuto il pancione in quel periodo e io ero a casa, avevo cinque anni ma ero a casa." Le dissi.

Lei annuì. "Sei sempre stato troppo sveglio. Margot aveva vent'anni quando Andrew abusò di lei, rimase incinta e... tuo padre mi consigliò di far passare Samuel per mio figlio, cosi da preservare la gioventù di Margot."

"Mio padre!" Le dissi sorpreso.

Annuì. "Dopo la tua partenza per Monaco, tornò a Londra, ci incontrammo e..." Si prese un attimo e sospirando continuò. "Mi chiese di andare via con lui. Di lasciare Andrew e ricominciare, noi cinque. Tuo padre aveva anche un altro figlio nato prima di te."

Quindi era il momento delle confessioni. L'eredità della nonna aveva aperto il vaso di Pandora. Sapevo già tutto. Mamma aveva detto di no a papà. "Non hai accettato." Le dissi amareggiato.

"Andrew non voleva che lavorassi. Me lo dimostrò abusando di me una settimana prima della tua partenza, cambiò il mio anticoncezionale con delle caramelle. Credeva che mettendomi incinta mi avrebbe tenuta chiusa in casa. Quando tuo padre tornò a Londra ero sicura al cinquanta per cento di non essere incinta perché mi era venuto il ciclo. Ma c'era ancora una probabilità, non potevo rischiare che andando via io sarei passata dalla parte sbagliata. Quella dove io avrei lasciato il tetto coniugale, in questo modo lui avrebbe potuto prendersi Joel e il bambino che forse avrei aspettato. Ti ricordo che Elisabeth aveva annunciato a tutti che Joel era il suo unico erede." Mi confessò mamma. "Poi a novembre ebbi la conferma di essere incinta. Tuo padre mi scrisse una lettera dove mi suggeriva di adottare Samuel e liberare Margot da ogni impegno, fingere di aver avuto un parto prematuro poi. Siamo in tre, adesso in cinque a conoscere la vera identità di Samuel." Concluse. "Otto mesi dopo la nascita di lui venne al mondo Diamond. Ad oggi vivo ancora legata ad Andrew per il loro solo bene. Io non ho potere decisionale su Samuel e lui lo sa troppo bene, mentre la mia Diamond..."

Annuii. Diamond era la bambina di mamma, la sua unica femmina e grande gioia. Ogni giorno era una sorpresa e la gioia nei suoi grandi occhi scuri come quelli di... non come quelli di Andrew Davis. Diamond aveva gli occhi di Gabriel. Ma certo, Diamond era mia sorella, mia e di Gabriel! "Non vuoi che ti porti via Diamond." Conclusi. "Quell'uomo non ha un minimo di amore verso nessuno di noi. Preserva solo il suo tornaconto, è un cancro per la nostra famiglia."

"Lo so! Manca poco." Disse mamma. "Samuel e Diamond hanno un'età ragionevole. L'anno prossimo Diamond inizierà la scuola superiore."

"Continuerà in Svizzera? Heinrich dice che ci sono delle ottime scuole private." Le proposi intanto che Ebony ci raggiungeva sconvolta.

"Ehi gente..." balbettò.

Tutti e tre la guardammo in attesa. Mancavano un quarto alle tre. Gli uffici erano chiusi al pubblico, dovevamo andare.

"Mamma adesso devo andare..."Sorrisi. "Gabriel mi sta aspettando in aeroporto e si sta facendo tardi. Prendi in considerazione la mia proposta però." Dissi tirandomi su e aprendo la porta. "Gabriel?!" Mi chiese.

"Il mio amico. Resto fuori ricordi?" Le dissi andando via.

La sentii lamentarsi con Ebony. "Anche quest'anno non festeggerà con me."

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