Artemisia
Mi alzai stanca, avevo un po’ di mal di testa ed ero ancora impaurita, ma mi preparai per affrontare la nuova giornata.
Scelsi di vestirmi con un tailleur nero e una camicia bianca. Oggi non avrei messo i tacchi, mi facevano male i piedi, quindi optai per un paio di stivaletti eleganti neri.
Arrivata a lavoro trovai un bigliettino sulla mia scrivania che diceva “cena insieme?”
Riconobbi la scrittura e sospirai, ‘cosa vuole da me?’.
Margherita mi vide “Hei Artemisia, hai nuovo ammiratore eh?” Mi fece l’occhiolino.
A “Ah, niente a cui badare Margherita”, stropicciai il bigliettino buttandolo.
Oggi erano tutti più concentrati del solito, forse era per la riunione imminente di alcuni reparti con il titolare. ‘Già, tra poco lo vedrò, visto che anche il mio reparto è coinvolto’.
Quanto avrei voluto evitarlo, mi faceva girare la testa al solo pensiero, ma essendo il mio capo, non potevo rifiutarmi di partecipare.
La riunione si teneva alle 15.30, in una sala ampia, con finestre grandi quanto le pareti. C’erano sedie una accanto all’altra e davanti un soppalco, ‘immagino che lui stia lì a parlare’. Prendemmo posto, eravamo solo 3 reparti.
“Chissà cos’ha da dirci in questa riunione” commento Margherita.
“Niente di cui già non sappiamo, spero” rispose Marylin.
Lui entrò, seguito da tre uomini, uno era Marco, lo riconobbi subito, gli altri due non li avevo mai visti.
N “Buongiorno cari collaboratori”
Tutti insieme come i bambini dell’asilo rispondemmo al saluto.
N “Vi ho convocato qui oggi per esporvi l’andamento prossimo dell’azienda, apriremo una filiale a Chicago”.
La sua azienda si occupava nuove tecnologie mediche e ora avrebbe aperto un’altra filiale. Tutti esultarono, tranne me, ero assorta nei miei pensieri. Notai i suoi occhi che mi fissavano e risposi con un sorriso serio.
Ethan “Questo vuol dire che l’azienda sta andando molto bene, sono contento che amplieremo di più il fatturato, magari avremo anche un aumento”
Bryan “Non essere così ottimista, non credo che prenderemo di più” e si mise a ridere.
Mi piacevano i miei colleghi con la loro allegria e mi unii alla loro risata ammiccando.
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Nathan
La vidi con gli occhi vuoti mentre tutti esultavano, mi fermai a fissarla troppo a lungo poiché lo notò. Distolsi lo sguardo.
Continuai ad espormi, delle persone ridevano tra di loro, non ho sentito il perché, ma mi piaceva lo spirito della mia squadra.
Lei si unì alla loro risata. Era così bella quando rideva.
Finimmo la riunione e mentre tutti uscivano, la fermai.
N “Signorina, ha pensato alla mia proposta?”
La vidi imbarazzarsi, forse non capiva quale delle due intendessi.
N “Intendo il suo cambio mansione e anche la cena stasera”, un largo sorriso mi apparve sul viso.
A “Mm-no, non ho ancora ancora deciso se diventare la sua segretaria”
N “E in merito alla cena?”
I suoi occhi divennero più grandi.
A “Io, non penso di riuscire, voglio dire, arrivo stanca a casa, devo occuparmi delle faccende…”
N “Le faccende possono aspettare, sarò da te per le 20.00”
Lei abbassò lo sguardo, mormorando alcune parole incomprensibili, forse mi stava maledicendo, ma comunque non ha rifiutato.
Dopo di lei, soddisfatto di me stesso, uscii dall’atrio.
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Artemisia
Dovevo essere impazzita, ‘perché cazzo non l’ho rifiutato?’, tornai dai miei colleghi che erano intendi a prendere il caffè.
“Dov’eri finita?” Ethan mi diede una leggera gomitata.
A “Da nessuna parte”.
La riunione non era durata a lungo come mi aspettavo, era passata un’ora e mezza, quindi dovevo finire il mio lavoro prima di tornare a casa.
Staccai alle 17.30 salutando un po’ tutti. Fuori il tempo era limpido, il fresco dell’autunno mi faceva venire voglia di buttarmi a letto, ‘e così farò’ pensai.
Ma i miei piani non andarono come volevo.
Diedi la cena ai miei batuffoli coccolandoli un po’, poi mi buttai sul divano. Ero davvero stanca, ‘magari non sarebbe venuto’.
Passò un’ora e io ero ancora buttata sul divano a girare i canali, mi alzai per vedere cosa preparami per cena e il mio telefono squillò. Ebbi un sussulto, ma questa volta non era lo sconosciuto quindi risposi.
“Ciao bellezza”, il mio cuore saltò un battito, non poteva fare sul serio.
N “Allora, stai iniziando a preparati?” Sentii il suo ridacchiare.
A “Io, no, sono stanca”
N “Dai su, alle 20.00 sarò davanti casa tua e se non sarai pronta, ti preparerò io” rise.
A “D’accordo, d’accordo”. Ruotai gli occhi.
Chiusi la chiamata e andai a lavarmi, una doccia fredda per svegliarmi un po’.
Non sapevo di preciso come vestirmi, ma scelsi un abito lungo blu, a mezze maniche e un paio di tacchi beige che si abbinavano con il cappotto. Un trucco leggero, i capelli sciolti ed ero pronta. ‘Giusto in tempo’.
Guardai l’ora e mancavano 5 minuti alle 20.00, rimasi seduta sul letto, quando un’auto nera parcheggio davanti casa.