2. Basta pensare, bisogna agire!
Lunedì 5 aprile, commissariato "L'Aquila" di Torino, ore 19.45
Per tutto il pomeriggio l’intero commissariato era stato impegnato a rispondere alle decine di telefonate di avvistamento che continuavano ad arrivare al centralino: sembrava che mezza Torino avesse incrociato il ricercato dell’identikit, tutti giurano e spergiurano che quel ragazzo che ho visto in via Tal dei Tali è proprio l’assassino della foto!, ma la verità è che - a fine giornata- nessuna segnalazione è da ritenersi davvero valida, perché se così fosse, solo in città ci sarebbero stati un centinaio di Sebastian Perrez.
E’ ormai tardi, in centrale sono rimasti insieme agli agenti di turno, solo il commissario e l’ispettore.
Terenzi si stiracchia le braccia, si alza dalla sedia e dà un’occhiata fuori dalla finestra: la bella giornata di primavera sta lentamente volgendo al termine, il sole è tramontato ormai da un pezzo, lasciando il posto a un cielo scuro e dubbioso, mentre i lampioni delle strade anticipano la luce della luna.
L’uomo è in piedi dalle sette del mattino, nello stomaco la colazione frugale al bar con cappuccino e brioche alla crema e il famoso super tramezzino di Maurizio: dai vetri leggermente ricoperti dell’alone serale, Terenzi riesce a vedere il locale in questione e, inevitabilmente, i ricordi tornano a farsi vivi nella sua mente.
“Ancora non riesco a crederci … è un anno che non è più con noi: era un ottimo poliziotto, con il giusto fiuto e le giuste capacità, eppure non gli è bastato … ma perché parlo di lui come se fosse morto?!”
La persona a cui il commissario si sta riferendo è proprio Maurizio, il quarantenne con la barba di qualche giorno e gli occhi chiari che, dopo dieci anni di fedele servizio alla comunità, aveva deciso di abbandonare la divisa per sostituirla con il grembiule e la scritta stampata sopra - decisamente poco narcisista- “Il cappuccino più buono lo so fare solo io”, che era diventato la sua corazza usata per non sporcarsi nella preparazione di manicaretti e bevande: l’ultima sua missione da poliziotto, un paio di anni prima, era stata sottocopertura per smantellare un’organizzazione di trafficanti di opere d’arte.
Tutto si era svolto senza problemi, fino a quando –durante il momento decisivo dello scambio tra la valigetta vomitante soldi e un preziosissimo servizio di vasi etruschi- Maurizio era stato colpito “ a tradimento” con un colpo di pistola alla gamba, sicuramente scoperto per un passo falso di cui non riusciva a ricordarsi, perciò era stato costretto a sparare a sua volta, uccidendo due dei quattro trafficanti.
Quell’episodio, senza particolari conseguenze fisiche per l’uomo, lo aveva profondamente danneggiato psicologicamente, per questo aveva deciso, in maniera irremovibile e ostinata, di rassegnare le dimissioni dal corpo di Polizia, e di prelevare il negozio a qualche centinaia di metri dal commissariato, trasformandolo nel bar più raffinato della zona, grazie alle sue indiscusse abilità culinarie.
“Basta pensare” si riscuote Terenzi “bisogna agire, altrimenti non riusciremo mai a prendere Perrez!”
Il poliziotto rimette a posto la tendina bianca della finestra e, gli occhi arrossati, ritorna verso la scrivania, rovistando tra i plichi di documenti sparsi sulla scrivania.
Se fosse per lui se ne starebbe anche tutta la notte in commissariato, tanto a casa, a parte la tartaruga Miss Marple che è ancora in letargo, non c’è nessuno che lo aspetta, ma la sua schiena ha bisogno di riposo: dopo quell’inseguimento di un paio di settimane prima finito non tanto bene per la sua spalla, il letto di casa è il rimedio migliore per alleviare i dolori fisici e i primi acciacchi dell’età, “trentasette anni portati più che dignitosamente”, si consola.
Riordina alla bell’e meglio la scrivania, ritira il primo fax di Marz in un cassetto e infila quello con il resoconto dell’omicidio nella cartelletta trasparente, poi si infila il giubbotto, agguantandolo dall’attaccapanni vicino al divanetto.
Ha ormai aperto completamente la porta, una mano in tasca a controllare se ha preso cellulare e chiavi di casa, quando gli si para davanti un giulivo Ghirodelli:
-Commissario, mi scusi, ero venuto a darle una buona notizia … può aspettare un attimo?!-
-Finalmente … certo, vieni- i due rientrano nell’ufficio, mentre Terenzi accende nuovamente l’interruttore della luce.
-Allora c’è qualche segnalazione attendibile?-
-Pare di sì- esordisce l’ispettore, sventolando un foglio di quaderno a quadretti - il proprietario di una ditta di macchine a noleggio, in via IV Novembre n°35, è sicuro di aver noleggiato un’autovettura proprio a Sebastian Perrez. La descrizione fisica corrisponde e anche i vestiti che indossava sembravano essere gli stessi che aveva ieri alla stazione … -
-Uhm, bene. E quando l’avrebbe visto?- domanda interessato il commissario, grattandosi il mento.
-Oggi pomeriggio, circa un’ora e mezza fa. Quando il presunto Perrez è uscito dall’autosalone, l’uomo ha acceso la radio e ha sentito il notiziario con l’identikit dell’uomo, per questo ci ha chiamato-
-Parlava un italiano scorrevole o con qualche inclinazione particolare?-
-Sì, mi ha detto che si faceva capire piuttosto bene, solo con un lieve accento straniero, ma quasi non si notava: l’uomo giura che l’inflessione fosse tedesca … -
-La targa della macchina e il modello te li sei fatti dare?-
-Ovvio: a sentire il titolare aveva molta fretta, tanto che gli andava bene qualsiasi automobile. Si tratta di una Audi grigio metallizzata targata AR 663 DN-
-Facciamo mettere dei posti di blocco a livello di tutte le uscite della città!-
-Subito, commissario-
-Un'ultima cosa: immagino che i dati forniti siano stati inventati di sana pianta … -
-Esatto: il presunto Perrez ha detto che era stato rapinato questa mattina, così non poteva fornire alcun documento d’identità. Comunque, per compilare il modulo del noleggio, ha detto di chiamarsi Hans Becker, nato a Dresda il 16 aprile 1974 e residente nella stessa città in via … -
-Sì, va bene, saranno sicuramente dati falsi. L’anno di nascita è però lo stesso: coincidenza o piccola dimenticanza?- lo interrompe Terenzi, quasi domandandolo a sé stesso.
-Non serve scervellarisi, perché ho già fatto un controllo, commissario: non esiste nessun uomo le cui generalità corrispondano alle sue- continua l’altro, indicando con un cenno del capo il foglio tra le mani che non ha concluso di leggere.
Il superiore sospira, grattandosi la barba incolta:
-Adesso vado a casa, ma mi raccomando, per qualsiasi evenienza, segnalazione o altro, non esitate a chiamarmi!-
-Non si preoccupi, sono di turno fino a mezzanotte, poi lascerò detto agli altri ragazzi … -
-Molto bene, conto su di voi. A domani-
-Buonanotte, commissario-