1. Il biglietto del treno
Una volta in ufficio, Terenzi sistema il giubbotto marrone sull’attaccapanni vicino al divanetto e si avvicina alla scrivania per controllare se ci sono delle novità: da una prima occhiata nota che tutti i fogli sono esattamente nello stesso posto in cui li ha lasciati il tardo pomeriggio dello scorso giorno.
Avvicinandosi, però, nota che in una cartelletta trasparente, dietro la targhetta d’argento che porta il suo nome, c’è un foglio di cui non si è accorto prima.
Prende la busta, toglie la misteriosa carta al suo interno e si mette a leggere l’intestatario scritto a computer: “Berlin Kommissariat, Kriminal Polizei, Jägerstraße 22”
Dallo sguardo interrogativo apparso sul viso di Terenzi, è evidente che non sa né chi né perché abbia messo quei fogli sulla sua scrivania, tanto più che provengono dalla Germania:
“Hanno per caso scambiato il mio ufficio per la sede della Sezione Affari Esteri?”
Si affaccia alla porta senza alcuna esitazione, il misterioso foglio ancora tra le mani, alla ricerca dell’ispettore Francesco Ghirodelli.
Il sottoposto, un trentenne alto come una pertica, in jeans e camicia azzurra, sta parlando con altri due poliziotti davanti alla porta dei bagni, un sorriso divertito sotto il naso aquilino in stile divi degli anni Trenta:
“Uhm” sbuffa Terenzi “ queste riunioni clandestine nei luoghi più improponibili mi danno sui nervi!”
-Ghirodelli, nel mio ufficio!- lo richiama prontamente il superiore, sventolando nella sua direzione i pezzi di carta.
Dopo un’attesa di pochi secondi, il sottoposto entra di gran carriera nella stanza, un’espressione interessata negli occhi color petrolio e sul volto contornato dai ricci rossi :
-Buon giorno, commissario. Ha bisogno?-
Accigliato,Terenzi lo guarda con il foglio in mano, e gli chiede:
-Sì, vorrei sapere una cosa: sei stato tu a mettere questa cartelletta sulla mia scrivania?-
-Intende dire il rapporto dei colleghi di Berlino?- ribatte l’altro candidamente
-Esattamente. Cosa ci fa qui? Non mi pare che stiamo seguendo un caso con loro- risponde irritato l’uomo.
-No, infatti. Poco prima che lei arrivasse, il commissario Marz ha spedito questo fax per lei, così mi sono permesso di metterglielo sulla scrivania. Lo ha già letto?-
-Ti ho chiamato prima di farlo- continua spazientito, sedendosi sul bordo dello scrittoio.
-Cominque no, non l'ho letto ... - riprende Ghirodelli -non mi sembrava giusto farlo senza di lei-
-Ho capito … aspetta che lo prendo … -
Un sorriso divertito compare all'istante sul viso dell’uomo che, scuotendo leggermente il capo, comincia ad esporre ad alta voce:
“ Buon giorno, comisario Terenzi, sono comisario Hans Marz della sezzione criminale di Berlino. Io scritto perche bisogno di aiuto suo: arrivata a noi segnalazione che pericoloso omicida trova a Torino. Contatti me presto, e io spiego tutto bene. Grazie per attenzzione,arrivederci”
-Ha mandato solo questo?- chiede Terenzi, appoggiando nuovamente il foglio sulla scrivania, e guardando nuovamente in faccia Ghirodelli che annuisce prontamente.
-Ma noi non abbiamo ricevuto nessuna segnalazione-
-Fino a cinque minuti fa direi di no-
-Il questore ha per caso chiamato? Magari lei è stata messa al corrente-
-No, commissario, non credo. Perlomeno anche se lo sapesse, non si è ancora fatta sentire -
Terenzi si passa una mano sulla barba incolta e si va a sedere sulla sedia dietro la scrivania, sospirando ostentatamente:
-C’ è il numero del fax qui sopra: provo a scrivere a Marz per sapere qualcosa in più su questa storia. Tu intanto controlla che non sia arrivato qualche altro documento-
-Agli ordini!-
Dopo aver rintracciato il collega tedesco, Terenzi richiama nel suo ufficio Ghirodelli:
-Allora, sono riuscito a contattare Marz – il commissario fa un cenno al sottoposto per invitarlo a sedersi
-Le ha detto qualcosa in più di quello che ci ha scritto?-
-Sì … - esordisce grattandosi la fronte l’uomo – a parte che ho dovuto aspettare che rintracciasse un interprete che gli mettesse giù il fax, e così è passata quasi un’ora: un’attesa snervante! Comunque: da quello che ho capito, sembra che un assassino latitante dalla Germania sia giunto in Italia, molto probabilmente qui a Torino-
-Un assassino latitante?! E come fanno a sapere che si trova in città?-
-Ti ricapitolo brevemente quello che mi hanno scritto. Ieri pomeriggio alla stazione di Berlino, un uomo sale su un treno diretto a Torino: al momento di mostrare il biglietto, il controllore si accorge che non ne è provvisto, così gli fa una multa ma, visto che lui si rifiuta di pagare, il presunto assassino e latitante lo aggredisce.
Il controllore che cosa fa? Chiama immediatamente la polizia se non che, quando questa arriva, l’uomo misterioso è già scappato, facendo perdere le sue tracce e, lasciando per terra, volutamente o sbadatamente questo non lo so, una fototessera proprio del presunto assassino! E indovina un po’ chi raccoglie la testimonianza del controllore?-
-Il commissario Marz-
Terenzi annuisce, soddisfatto della rapida ricostruzione, poi continua:
-Al collega sembra di riconosce nella descrizione del fuggitivo e nella fototessera, una sua vecchia conoscenza, tale Sebastian Perrez, unico colpevole di aver ucciso nove anni fa la pittrice, nonché fidanzata, Rebecca Dünnerz, caso di cui si era occupato proprio il collega a suo tempo-
-Quando si dice le coincidenze della vita … e in tutti questi anni Perrez si sarebbe dato alla fuga?-
-Sembrerebbe così-
-E’ stato molto sciocco però a rovinarsi la latitanza per un biglietto non pagato-
-Che ti devo dire? Prima o poi anche i migliori delinquenti cadono in errore – legifera solennemente Terenzi, aprendo le mani in un gesto come per sottolineare l’evidenza delle parole appena pronunciate
-Marz le ha mandato un identikit dell’uomo?-
-Sì- il commissario prende il secondo fax -sotto la foto c’è anche qualche informazione biografica: Sebastian Perrez nato a Coimbra, in Portogallo, il 19 Marzo 1975, fino a nove anni fa residente a Berlino in Steelstraße 41, insieme alla fidanzata Rebecca Dünnerz, nata a Vienna il 3 Maggio 1974-
-E quale sarebbe stato il movente dell’omicidio?-
-Probabile raptus di gelosia. Marz non mi ha scritto niente in particolare a tal proposito, però ti leggo qualcosa riguardo il delitto: il cadavere fu rinvenuto dalla donna delle pulizie, tale Sabine Rotwald, la mattina del 27 Marzo 2006, riverso sul pavimento del salotto. La causa del decesso sembra sia stata un’overdose di sonniferi, anche se la vittima venne colpita, dopo essere già morta, con un oggetto contundente che non è mai stato ritrovato-
-Mi scusi, commissario, ma come hanno fatto ad accusare con certezza Perrez?-
-La signorina Rotwald ha confermato che, la sera prima dell’omicidio, l’uomo avrebbe cenato dalla Dünnerz.
In casa della vittima venne ritrovato il soprabito dell’uomo, riconosciuto dalla domestica e macchiato del sangue della fidanzata. Ma quando la polizia ha cercato di rintracciarlo per sentire la sua versione dei fatti, Perrez si era già volatilizzato nel nulla e così Marz lo ha indagato come unico colpevole per l’omicidio della donna. Fine della storia. Tu che cosa ne pensi?-
Ghirodelli sbuffa:
-Sinceramente, commissario, mi sembra un po’ strano. Voglio dire, l’assassino è stato davvero ingenuo a lasciare sul luogo del delitto un indizio che lo avrebbe di certo incastrato, come effettivamente è accaduto-
-Sì, però ricordati che è scappato, forse si è accorto troppo tardi di aver dimenticato il soprabito a casa della donna, e per non rischiare di essere scoperto, ha preferito dileguarsi!-
-Nove anni di latitanza sono tanti per un assassino comune- continua l’ispettore
-Necessari per far perdere le sue tracce e rifarsi una vita da un’altra parte: chissà dove è stato tutto questo tempo, forse qualcuno lo ha nascosto ... se davvero è stato lui ad uccidere la fidanzata, è molto probabile che abbia studiato il piano fin nei minimi dettagli. E se cosí fosse stato, quesgo non fa altro che andare a supportare l’ipotesi che sia stato un omicidio preterintenzionale: una latitanza così lunga non si organizza nel giro di cinque minuti-
-Commissario, forse non è detto che sia riuscito ad arrivare qui a Torino: potrebbe aver cambiato treno ad una delle fermate successive e aver preso un’altra coincidenza-
-Perché pensi questo?- incalza interessato Terenzi, alzandosi dalla poltrona per scostare le tende bianche e far entrare maggiore luce.
-Dopotutto, da quello che ho capito, nessuno ha visto Perrez dopo essere salito su quel treno, sempre che fosse davvero lui … -
-Può essere, ma Marz mi ha chiesto ugualmente di diramare l’identikit di Perrez qui in città: è una foto di nove anni fa, ma non dev’essere molto cambiato se il collega è riuscito a riconoscerlo-
-Come vuole- risponde Ghirodelli alzandosi dalla sedia.
Il superiore gli porge il foglio con tutte le indicazioni:
-Invialo alle altre centrali, agli alberghi, alle stazioni, ai taxi, insomma la solita procedura nei casi come questi. Ah, un’ultima cosa: sembra che al momento della fuga, Sebastian Perrez indossasse una maglietta arancione e un paio di pantaloni beige-
-Poco appariscente per uno che sta scappando … -
-Non scherziamo, per favore-
-Un po’ di sana ironia, commissario- ribatte sorridendo l’ispettore
-Se dovesse arrivare qualche altro fax, chiamami subito. Io intanto metto al corrente il questore: è un periodo in cui stranamente andiamo d’accordo, e vorrei prolungare il nostro idillio-
-Buona idea … le faccio sapere qualcosa in caso di segnalazioni-
Il sottoposto esce solennemente dall’ufficio, mentre l’aria mossa dalla porta che si richiude dietro di lui, riporta al loro posto le tende bianche sollevate.